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Sabato, 20 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi )

Santa Teresina di Lisieux:Gesù vuole che la salvezza delle anime dipenda dai nostri sacrifici, dal nostro amore. Egli viene da noi a mendicare delle anime. Sappiamo capire il suo sguardo! Tanto pochi lo capiscono.
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La Passione di Gesù dagli scritti della Beata Anna Caterina Emmerick



Quaresima

Il giardino di Giuseppe d'Arimatea e il sepolcro

Ho visto il giardino di Giuseppe d'Arimatea: si trova presso la Porta di Betlemme [ di Efraim], poco distante dal Calvario. E un bel giardino di forma irregolare che sale fino alle mura della città; è pieno di grandi alberi, di panche e di luoghi ombrosi. La vegetazione è ricca di cespugli, di fiori e di erbe aromatiche.

A levante, dal lato dove il terreno è in salita, si vede una grotta sepolcrale circondata da una siepe verdeggiante, accanto vi è una grande pietra orbicolare per ostruire l'ingresso. Qualche palma si trova davanti alla tomba.

Non lontano da quest'ultima vi sono altri due sepolcri in grotte più piccole e uno stretto sentiero che conduce al lato occidentale del giardino.

Per accedere al sepolcro bisogna discendere alcuni passi. La grotta è molto pulita e l'ambiente interno ben lavorato; è piuttosto spaziosa, tanto che otto persone, quattro per lato, possono restare addossate alle pareti senza impedire i movimenti di coloro che depongono la salma.

In fondo alla grotta, proprio di fronte all'ingresso, c'è una specie di nicchia abbastanza ampia scavata nella pare te rocciosa. La cavità ha la forma di un altare, è sopraelevata dal suolo ed è appoggiata alla roccia da un solo lato.

La porta del sepolcro è di rame e si apre a due battenti. Appena sarà deposto il corpo di Gesù, la pietra orbicolare verrà rotolata davanti all'apertura.

Il masso sepolcrale è bianco, ricoperto d'erba, e presenta venature rosse e turchine.

La deposizione del corpo di Gesù

Il venerdì santo 30 marzo 1820, mentre suor Anna Katharina Einmerick contemplava la deposizione di Gesù dalla croce, svenne improvvisamente, al punto di sembrare morta.

Quando si riebbe, nonostante le sue sofferenze non fossero cessate, così proferì: «Mentre contemplavo il corpo di Gesù steso sul le ginocchia della Madre dissi a me stessa: Guarda come è forte Maria, non ha nemmeno un istante di debolezza!» (Clemens Brentano).

Cinque uomini si avvicinarono al Calvario, levarono gli occhi alla croce e si dileguarono. Forse erano discepoli di Gesù che venivano dalla valle di Betania. La croce era sorvegliata solo da poche guardie.

Ho visto tre volte Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea sul Calvario: quando fecero riscattare le vesti del Signore durante la crocifissione; mentre osservavano il popolo che rientrava pentito a Gerusalemme; e infine per attuare il piano di recupero del santissimo corpo di Cristo. Dopo di che rientrarono in città e iniziarono a raccogliere tutto il necessario per l'imbalsamazione, mentre i loro servi prende vano le scale e alcuni attrezzi con cui effettuare la deposizione di Gesù dalla croce.

La donna, presso la quale Nicodemo aveva acquistato cento libbre di balsamo e le erbe aromatiche, aveva preparato con gran cura la merce. Giuseppe d'Arimatea portava un vaso con un unguento prezioso, i servi recavano sulla portantina vasi, otri, spugne e altri attrezzi vari; vidi anche del fuoco in una lanterna chiusa. I servitori precedettero i loro signori sui Calvario passando per un'altra porta.

Vidi la santa Vergine e altre quattro donne seguire a qual che distanza i servi dei due sinedriti.

Esse portavano grossi involti di tela sotto gli ampi mantelli neri. Ebbi l'impressione che vestissero a lutto

Giuseppe e Nicodemo erano avvolti in ampi mantelli grigi con il cappuccio, che servivano anche a nascondere gli involti preziosi. Essi si diressero verso la porta principale che conduce al Calvario.

La maggior parte della popolazione di Gerusalemme si era chiusa in casa. Le strade pullulavano solo di soldati.

Giunti alla porta della città, Giuseppe e Nicodemo presentarono il lasciapassare di Pilato ai soldati, i quali spiegarono che, dopo il terremoto, la porta si era inceppata e non poteva più aprirsi. Ma appena i due amici di Gesù misero mano al chiavistello, la porta si aprì suscitando lo stupore dei presenti.

Quando i due buoni sinedriti giunsero sul Calvario, il cielo era ancora cupo e nuvoloso. Essi trovarono le pie donne piangenti sotto la croce. Cassio e alcuni legionari convertiti, con umile deferenza, si mantenevano a rispettosa distanza dalle discepole.

Giuseppe e Nicodemo narrarono alla Vergine e a Gioanni tutto quanto avevano fatto per sottrarre Gesù all'ignominiosa morte. Essi spiegarono che adesso la profezia aveva trovato il suo compimento.

Infine si parlò dell'episodio miracoloso vissuto da Cassio a seguito del colpo di lancia al costato di Gesù.

Appena arrivò il centurione Abenadar, gli amici di Gesù si prepararono a rendere gli ultimi onori al loro Signore, provvedendo alla sua deposizione dalla croce.

La santa Vergine e Maria Maddalena erano sedute ai piedi della croce in mesto raccoglimento, mentre le altre donne erano intente a preparare i lini, gli aromi, l'acqua, le spugne e i vasi.

Tutti erano piegati dal dolore, ma allo stesso tempo re stavano silenziosi e raccolti. Alcune pie donne, di tanto in tanto, non potevano trattenere dei gemiti sommessi. Maria Maddalena, soprattutto, si era abbandonata interamente al suo patimento, da cui nessuno poteva distoglierla.

Dopo aver collocato le scale dietro la croce, Nicodemo e Giuseppe vi salirono e legarono all'albero della stessa il santo corpo di Cristo, poi ne fissarono le braccia al tronco trasversale e iniziarono a sfilare i chiodi, battendoli da dietro. Giuseppe tolse il chiodo di sinistra, lasciando che il braccio di Gesù ricadesse col laccio che lo circondava. Nello stesso momento, Nicodemo fissò alla croce il santo capo del Signore, che si era tutto piegato sulla spalla destra, e tolse il chiodo di destra, lasciando ricadere il braccio di Gesù sul corpo. I chiodi delle mani subito caddero dalle piaghe ingrandite per il peso del corpo; Abenadar, in vece, strappò faticosamente il lungo chiodo che trapassa va i piedi. Cassio raccolse con gran rispetto i chiodi e li depose ai piedi della Vergine.

Una volta che ebbero estratto tutti i chiodi, Giuseppe e Nicodemo collocarono le scale sulla parte anteriore della croce, vicino al santo corpo del Signore.

Con molta cura lo liberarono dolcemente dalle corde e lo lasciarono calare con grande attenzione.

Il centurione, salito su uno sgabello, lo raccolse tra le sue braccia, al di sopra delle ginocchia, mentre Giuseppe e Nicodemo, sostenendolo dall'alto, lo facevano scendere adagio.

Ad ogni piolo delle scale essi si soffermavano, usando ogni precauzione, come se portassero il corpo di un amico fraterno gravemente ferito. Così la salma martoriata del Salvatore giunse fino a terra.

Le pie donne, i soldati convertiti e qualche altro amico di Gesù, con il cuore straziato, seguivano i movimenti del la sua discesa dalla croce. Essi esprimevano con le lacrime l'indicibile dolore che li stava attraversando. Qualcuno levava le braccia al cielo e gemeva.

Le manifestazioni di dolore, come tutti gli altri movimenti compiuti da questa gente, si svolgevano nella massima compostezza, che rivelava sincera umiltà verso la suprema volontà di Dio.

Al rumore dei colpi di martello, Maria santissima, Maria Maddalena e tutti gli altri che avevano assistito alla crocifissione, avvertirono un fremito di angoscia nel proprio cuore. Quei colpi rammentavano loro le sofferenze di Gesù.

Dopo la deposizione, il santissimo corpo di Cristo venne ricoperto con un panno di lino dalle ginocchia ai fianchi, poi fu deposto fra le braccia della Madre addolorata.