Storia di un'anima - Santa Teresa di Lisieux
2. L'OMBRA CUPA DELLA SOFFERENZA (1877-1881) - Parte 4
65 - Quando Teresa si ammalava, ciò che le accadeva tutti gli inverni, non si può dire con quanta tenerezza materna veniva curata. Paolina la metteva nel proprio letto (favore incomparabile), e poi le dava tutto quello di cui aveva voglia. Un giorno tirò fuori da sotto il traversino un temperino graziosissimo, e lo regalò alla figlioletta, lasciandola immersa in un rapimento indescrivibile. «Ah, Paolina, tu mi vuoi tanto bene, dunque, giacché ti privi per me del tuo bel coltellino che ha una stella di madreperla? Ma poiché mi ami così, lo faresti il sacrificio del tuo orologio per impedirmi di morire?». - «Non soltanto per impedirti di morire darei il mio orologio, bensì soltanto per vederti presto guarita, farei subito tale sacrificio». Ascoltando queste parole di Paolina il mio stupore e la mia riconoscenza erano tanto grandi che non so esprimerli. D'estate, qualche volta, avevo mal di stomaco, e Paolina mi curava, come al solito, teneramente; per divertirmi, ciò che era la cura migliore, mi faceva fare il giro del giardino in carriola e poi mi faceva scendere, e metteva al posto mio un bel cespo di margherite che sospingeva con molta precauzione fino al mio giardino dove lo deponeva con grande pompa...
66 - Paolina riceveva tutte le mie confidenze intime, e gettava luce su tutti i miei dubbi. Una volta mi meravigliavo che il Signore non dia gloria uguale in Cielo a tutti gli eletti, e temevo che non tutti fossero felici; allora Paolina mi disse di andare a prendere il bicchiere grande di Papà e di metterlo accanto al mio piccolissimo ditale, poi di riempirli di acqua tutti due; e mi domandò: «Quale è più pieno?». Le risposi che erano pieni tutti e due, e che non si poteva mettere più acqua di quanta ne potevano contenere. La mia cara Madre mi fece capire così che il buon Dio dà in Cielo ai suoi eletti tanta gloria quanta possono riceverne, e che l'ultimo non avrà niente da invidiare al primo. In tal modo, mettendo alla mia portata le verità più sublimi, lei, Madre, sapeva dare all'anima mia il nutrimento che le occorreva.
67 - Con quanta gioia vedevo ogni anno arrivare la distribuzione dei premi! In questo, come in tutto, la giustizia era rispettata ed io ottenevo soltanto le ricompense meritate; sola, in piedi in mezzo alla nobile assemblea ascoltavo la sentenza letta dal «Re di Francia e di Navarra»; il cuore mi batteva forte quando ricevevo il premio e la corona... era, per me, come una immagine del Giudizio! Subito dopo la distribuzione, la reginetta si toglieva il suo abito bianco, poi si affrettavano a travestirla affinché potesse prendere parte alla grande rappresentazione! Com'erano gioiose quelle feste di famiglia! Allora, vedendo il mio re caro così radioso, com'ero lontana dal prevedere le prove che dovevano visitarlo!
68 - Tuttavia, un giorno il Signore mi mostrò in una visione davvero straordinaria, l'immagine vivente della prova che egli si compiaceva di prepararci Papà era in viaggio da vari giorni, ne dovevano passare ancora due prima che tornasse. Potevano essere le due o le tre del pomeriggio, il sole sfolgorava e tutta la natura pareva in festa. Mi trovavo sola alla finestra d'una soffitta che dava sul giardino grande; guardavo dinanzi a me, avevo lo spirito occupato da pensieri ridenti, quando vidi, dinanzi alla lavanderia che si trovava proprio di faccia, un uomo vestito in tutto e per tutto come Papà, medesima statura e identico passo, soltanto molto più curvo. La testa era coperta da una specie di grembiule di colore incerto, in modo che non potei vedere il viso. Portava un cappello simile a quello di Papà. Lo vidi venire avanti d'un passo regolare, lungo il giardinetto mio. Subito un sentimento di timore soprannaturale m'invase l'anima, ma in un attimo riflettei che certamente Papà era tornato, e si nascondeva per farmi una sorpresa; allora chiamai forte forte, con una voce che tremava dall'emozione: «Papà, Papà!... ». Ma il personaggio misterioso non pareva udisse, continuò il suo passo regolare senza neppure voltarsi; seguendolo con gli occhi, lo vidi dirigersi verso il boschetto che tagliava in due il viale grande, io mi aspettavo di vederlo rispuntare dall'altra parte dei grandi alberi, ma la visione profetica era svanita! Tutto ciò durò un istante solo, ma mi s'impresse così profondamente nel cuore che oggi, dopo quindici anni... il ricordo è ancora presente come se la visione stesse dinanzi agli occhi.
69 - Maria era con lei, Madre, in una stanza comunicante con quella nella quale mi trovavo io; nel sentirmi gridare «Papà», ebbe un'impressione di paura, intuendo - mi ha detto in seguito - che qualcosa accadeva di straordinario; senza farmi vedere la sua emozione, accorse a me, mi domandò che cosa mi prendeva di chiamare Papà il quale era ad Alenncon; allora raccontai ciò che avevo visto. Per rassicurarmi Maria mi disse che certamente era Vittoria che, per farmi paura, si era coperta il capo col grembiule; ma Vittoria, interrogata, affermò di non aver lasciato la cucina; d'altra parte, ero ben sicura d'aver visto un uomo e che quell'uomo aveva l'aspetto di Papà, allora andammo tutte tre dietro il folto degli alberi, ma non trovando nessun segno che indicasse il passaggio di qualcuno, lei mi disse di non pensarci più.
70 - Non pensarci più non era in mio potere; di frequente l'immaginazione mi ripresentava la scena misteriosa che avevo visto, e ben spesso ho cercato di alzare il velo che mi nascondeva il significato di essa, perché rimanevo convinta in fondo al cuore che quella scena avesse un senso, e che il segreto di essa mi sarebbe stato svelato un giorno... Quel giorno si è fatto attendere lungamente, ma dopo quattordici anni il Signore ha strappato egli stesso il velo misterioso. Trovandomi in «licenza» con suor Maria del Sacro Cuore, parlavamo come sempre delle cose dell'altra vita e delle nostre memorie fanciullesche, quando le ricordai la visione che avevo avuta all'età da sei a sette anni; a un tratto, mentre riferivo i particolari di questa scena strana, capimmo insieme ciò che significava. Era proprio Papa che avevo visto, camminare curvo per l'età, proprio lui che portava sul volto venerabile, sulla testa ormai bianca, il segno della sua prova gloriosa. Come il Volto adorabile di Gesù che fu velato durante la Passione, così il volto del suo servo fedele doveva essere velato nei giorni del dolore, per potere poi splendere nella Patria celeste presso il suo Signore, il Verbo Eterno! Dal seno di quella gloria ineffabile quando regnava nel Cielo, il nostro Babbo amato ci ha ottenuto la grazia di capire la visione avuta dalla sua reginetta in una età in cui non si può temere l'illusione. Dall'intimo della sua gloria ci ha ottenuto questa dolce consolazione di capire che dieci anni prima della nostra grande prova, il Signore ce la mostrava già, come un Padre fa intravedere ai figli l'avvenire glorioso che prepara per essi, e si compiace considerando in anticipo le ricchezze inestimabili che apparterranno loro.
71 - Ah! perché il buon Dio ha dato proprio a me quella luce? Perché ha mostrato a una bambina tanto piccola una cosa incomprensibile per lei, una cosa che, se l'avesse capita, l'avrebbe fatta morire di dolore, perché?... Ecco uno dei misteri che senza dubbio capiremo nel Cielo, e che formerà la nostra eterna ammirazione.
72 - Quanto è buono il Signore! Come proporziona le prove alle forze che ci dà! Mai, come ho detto, avrei potuto sopportare nemmeno il solo pensiero delle pene amare che l'avvenire mi riservava. Non potevo nemmeno pensare senza fremere che Papà poteva morire. Una volta era salito sopra una scala e, poiché io rimanevo proprio li sotto, mi gridò: «Allontanati, povero cosino, se casco ti schiaccio». All'udir ciò provai una rivolta interiore, invece di allontanarmi mi appiccicai alla scala pensando: «Almeno se papà cade, non avrò il dolore di vederlo morire, perché morrò con lui!». Non posso dire quanto bene volevo a Papà, tutto, in lui, mi suscitava ammirazione; quando mi spiegava i suoi pensieri (come se fossi stata una bambina grande), gli dicevo ingenuamente che certamente se egli avesse detto quelle cose ai grandi uomini del governo, lo avrebbero preso per farlo re, e allora la Francia sarebbe stata felice come non lo era mai stata... Ma in fondo ero contenta (e me lo rimproveravo come pensiero egoistico) di essere la sola a conoscere bene Papà, perché sapevo che se fosse divenuto re di Francia e di Navarra sarebbe stato infelice: è la sorte di tutti i monarchi e soprattutto non sarebbe stato più il mio re, proprio di me sola!
73 - Avevo sei o sette anni quando Papà ci condusse a Trouville. Mai dimenticherò l'impressione che mi fece il mare, non potevo fare a meno di guardarlo continuamente; la sua maestà, il fragore dei flutti, tutto parlava all'anima mia della grandezza e della potenza di Dio. Ricordo che, durante la passeggiata sulla spiaggia, un signore e una signora mi guardarono mentre correvo gioiosamente intorno a Papà; poi si avvicinarono, e gli domandarono se ero sua, e dissero che ero proprio una bella bambina. Papà rispose di sì, ma mi accorsi che faceva loro segno di non farmi dei complimenti. Era la prima volta che mi sentivo chiamare carina, mi fece molto piacere, perché non l'avrei creduto; lei, Madre mia, faceva tanta attenzione a non lasciarmi vicino nessuna cosa che potesse appannare la mia innocenza, soprattutto a non lasciarmi udire nessuna parola capace di farmi scivolare nel cuore la vanità! Poiché non davo retta se non alle parole sue o di Maria (e mai lei mi aveva rivolto un solo complimento), non detti grande importanza alle parole e agli sguardi ammirativi della signora. La sera, all'ora in cui il sole par che si tuffi nell'immensità delle acque, lasciandosi davanti un solco luminoso, andai a sedermi sopra una roccia con Paolina sola. Allora ricordai la storia commovente «del solco d'oro»! Lo contemplai a lungo, quel solco luminoso immagine della grazia che rischiara il cammino su cui passerà la piccola nave dalla vela bianca... Accanto a Paolina presi la risoluzione di non allontanare mai l'anima mia dallo sguardo di Gesù, affinché voghi in pace verso la Patria del Cielo. La mia vita scorreva tranquilla, felice. L'affetto da cui ero circondata ai Buissonnets direi quasi che mi faceva crescere, ma senza dubbio ero già abbastanza grande per cominciare a lottare, a conoscere il mondo e le miserie di cui è pieno.
66 - Paolina riceveva tutte le mie confidenze intime, e gettava luce su tutti i miei dubbi. Una volta mi meravigliavo che il Signore non dia gloria uguale in Cielo a tutti gli eletti, e temevo che non tutti fossero felici; allora Paolina mi disse di andare a prendere il bicchiere grande di Papà e di metterlo accanto al mio piccolissimo ditale, poi di riempirli di acqua tutti due; e mi domandò: «Quale è più pieno?». Le risposi che erano pieni tutti e due, e che non si poteva mettere più acqua di quanta ne potevano contenere. La mia cara Madre mi fece capire così che il buon Dio dà in Cielo ai suoi eletti tanta gloria quanta possono riceverne, e che l'ultimo non avrà niente da invidiare al primo. In tal modo, mettendo alla mia portata le verità più sublimi, lei, Madre, sapeva dare all'anima mia il nutrimento che le occorreva.
67 - Con quanta gioia vedevo ogni anno arrivare la distribuzione dei premi! In questo, come in tutto, la giustizia era rispettata ed io ottenevo soltanto le ricompense meritate; sola, in piedi in mezzo alla nobile assemblea ascoltavo la sentenza letta dal «Re di Francia e di Navarra»; il cuore mi batteva forte quando ricevevo il premio e la corona... era, per me, come una immagine del Giudizio! Subito dopo la distribuzione, la reginetta si toglieva il suo abito bianco, poi si affrettavano a travestirla affinché potesse prendere parte alla grande rappresentazione! Com'erano gioiose quelle feste di famiglia! Allora, vedendo il mio re caro così radioso, com'ero lontana dal prevedere le prove che dovevano visitarlo!
68 - Tuttavia, un giorno il Signore mi mostrò in una visione davvero straordinaria, l'immagine vivente della prova che egli si compiaceva di prepararci Papà era in viaggio da vari giorni, ne dovevano passare ancora due prima che tornasse. Potevano essere le due o le tre del pomeriggio, il sole sfolgorava e tutta la natura pareva in festa. Mi trovavo sola alla finestra d'una soffitta che dava sul giardino grande; guardavo dinanzi a me, avevo lo spirito occupato da pensieri ridenti, quando vidi, dinanzi alla lavanderia che si trovava proprio di faccia, un uomo vestito in tutto e per tutto come Papà, medesima statura e identico passo, soltanto molto più curvo. La testa era coperta da una specie di grembiule di colore incerto, in modo che non potei vedere il viso. Portava un cappello simile a quello di Papà. Lo vidi venire avanti d'un passo regolare, lungo il giardinetto mio. Subito un sentimento di timore soprannaturale m'invase l'anima, ma in un attimo riflettei che certamente Papà era tornato, e si nascondeva per farmi una sorpresa; allora chiamai forte forte, con una voce che tremava dall'emozione: «Papà, Papà!... ». Ma il personaggio misterioso non pareva udisse, continuò il suo passo regolare senza neppure voltarsi; seguendolo con gli occhi, lo vidi dirigersi verso il boschetto che tagliava in due il viale grande, io mi aspettavo di vederlo rispuntare dall'altra parte dei grandi alberi, ma la visione profetica era svanita! Tutto ciò durò un istante solo, ma mi s'impresse così profondamente nel cuore che oggi, dopo quindici anni... il ricordo è ancora presente come se la visione stesse dinanzi agli occhi.
69 - Maria era con lei, Madre, in una stanza comunicante con quella nella quale mi trovavo io; nel sentirmi gridare «Papà», ebbe un'impressione di paura, intuendo - mi ha detto in seguito - che qualcosa accadeva di straordinario; senza farmi vedere la sua emozione, accorse a me, mi domandò che cosa mi prendeva di chiamare Papà il quale era ad Alenncon; allora raccontai ciò che avevo visto. Per rassicurarmi Maria mi disse che certamente era Vittoria che, per farmi paura, si era coperta il capo col grembiule; ma Vittoria, interrogata, affermò di non aver lasciato la cucina; d'altra parte, ero ben sicura d'aver visto un uomo e che quell'uomo aveva l'aspetto di Papà, allora andammo tutte tre dietro il folto degli alberi, ma non trovando nessun segno che indicasse il passaggio di qualcuno, lei mi disse di non pensarci più.
70 - Non pensarci più non era in mio potere; di frequente l'immaginazione mi ripresentava la scena misteriosa che avevo visto, e ben spesso ho cercato di alzare il velo che mi nascondeva il significato di essa, perché rimanevo convinta in fondo al cuore che quella scena avesse un senso, e che il segreto di essa mi sarebbe stato svelato un giorno... Quel giorno si è fatto attendere lungamente, ma dopo quattordici anni il Signore ha strappato egli stesso il velo misterioso. Trovandomi in «licenza» con suor Maria del Sacro Cuore, parlavamo come sempre delle cose dell'altra vita e delle nostre memorie fanciullesche, quando le ricordai la visione che avevo avuta all'età da sei a sette anni; a un tratto, mentre riferivo i particolari di questa scena strana, capimmo insieme ciò che significava. Era proprio Papa che avevo visto, camminare curvo per l'età, proprio lui che portava sul volto venerabile, sulla testa ormai bianca, il segno della sua prova gloriosa. Come il Volto adorabile di Gesù che fu velato durante la Passione, così il volto del suo servo fedele doveva essere velato nei giorni del dolore, per potere poi splendere nella Patria celeste presso il suo Signore, il Verbo Eterno! Dal seno di quella gloria ineffabile quando regnava nel Cielo, il nostro Babbo amato ci ha ottenuto la grazia di capire la visione avuta dalla sua reginetta in una età in cui non si può temere l'illusione. Dall'intimo della sua gloria ci ha ottenuto questa dolce consolazione di capire che dieci anni prima della nostra grande prova, il Signore ce la mostrava già, come un Padre fa intravedere ai figli l'avvenire glorioso che prepara per essi, e si compiace considerando in anticipo le ricchezze inestimabili che apparterranno loro.
71 - Ah! perché il buon Dio ha dato proprio a me quella luce? Perché ha mostrato a una bambina tanto piccola una cosa incomprensibile per lei, una cosa che, se l'avesse capita, l'avrebbe fatta morire di dolore, perché?... Ecco uno dei misteri che senza dubbio capiremo nel Cielo, e che formerà la nostra eterna ammirazione.
72 - Quanto è buono il Signore! Come proporziona le prove alle forze che ci dà! Mai, come ho detto, avrei potuto sopportare nemmeno il solo pensiero delle pene amare che l'avvenire mi riservava. Non potevo nemmeno pensare senza fremere che Papà poteva morire. Una volta era salito sopra una scala e, poiché io rimanevo proprio li sotto, mi gridò: «Allontanati, povero cosino, se casco ti schiaccio». All'udir ciò provai una rivolta interiore, invece di allontanarmi mi appiccicai alla scala pensando: «Almeno se papà cade, non avrò il dolore di vederlo morire, perché morrò con lui!». Non posso dire quanto bene volevo a Papà, tutto, in lui, mi suscitava ammirazione; quando mi spiegava i suoi pensieri (come se fossi stata una bambina grande), gli dicevo ingenuamente che certamente se egli avesse detto quelle cose ai grandi uomini del governo, lo avrebbero preso per farlo re, e allora la Francia sarebbe stata felice come non lo era mai stata... Ma in fondo ero contenta (e me lo rimproveravo come pensiero egoistico) di essere la sola a conoscere bene Papà, perché sapevo che se fosse divenuto re di Francia e di Navarra sarebbe stato infelice: è la sorte di tutti i monarchi e soprattutto non sarebbe stato più il mio re, proprio di me sola!
73 - Avevo sei o sette anni quando Papà ci condusse a Trouville. Mai dimenticherò l'impressione che mi fece il mare, non potevo fare a meno di guardarlo continuamente; la sua maestà, il fragore dei flutti, tutto parlava all'anima mia della grandezza e della potenza di Dio. Ricordo che, durante la passeggiata sulla spiaggia, un signore e una signora mi guardarono mentre correvo gioiosamente intorno a Papà; poi si avvicinarono, e gli domandarono se ero sua, e dissero che ero proprio una bella bambina. Papà rispose di sì, ma mi accorsi che faceva loro segno di non farmi dei complimenti. Era la prima volta che mi sentivo chiamare carina, mi fece molto piacere, perché non l'avrei creduto; lei, Madre mia, faceva tanta attenzione a non lasciarmi vicino nessuna cosa che potesse appannare la mia innocenza, soprattutto a non lasciarmi udire nessuna parola capace di farmi scivolare nel cuore la vanità! Poiché non davo retta se non alle parole sue o di Maria (e mai lei mi aveva rivolto un solo complimento), non detti grande importanza alle parole e agli sguardi ammirativi della signora. La sera, all'ora in cui il sole par che si tuffi nell'immensità delle acque, lasciandosi davanti un solco luminoso, andai a sedermi sopra una roccia con Paolina sola. Allora ricordai la storia commovente «del solco d'oro»! Lo contemplai a lungo, quel solco luminoso immagine della grazia che rischiara il cammino su cui passerà la piccola nave dalla vela bianca... Accanto a Paolina presi la risoluzione di non allontanare mai l'anima mia dallo sguardo di Gesù, affinché voghi in pace verso la Patria del Cielo. La mia vita scorreva tranquilla, felice. L'affetto da cui ero circondata ai Buissonnets direi quasi che mi faceva crescere, ma senza dubbio ero già abbastanza grande per cominciare a lottare, a conoscere il mondo e le miserie di cui è pieno.