Vita di Santa Margherita Alacoque
Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 8
25. Sarà monaca nonostante tutto
Essendomi dunque decisa a farmi monaca, quel divino Sposo della mia anima, per paura che gli sfuggissi ancora, mi chiese di permettergli di impadronirsi e rendersi arbitro della mia libertà, visto che io ero debole. Acconsentii senza difficoltà e da allora in poi s'impadronì talmente della mia libertà, che non ne ho più usufruito per il resto della mia vita. S'insinuò in quel momento così a fondo nel mio cuore, che rinnovai il mio voto, cominciando a capirlo. Gli dissi che, mi fosse pure costato mille vite, non sarei mai stata altro che monaca e lo dichiarai a chiare lettere, pregando che fossero congedati i miei partiti, per quanto vantaggiosi me li presentassero. Mia madre, vedendo ciò, non piangeva più in mia presenza, ma lo faceva continuamente con tutti quelli che gliene parlavano. Costoro non mancavano di venirmi a dire che, se l'avessi abbandonata, sarei stata la causa della sua morte e ne avrei risposto di fronte a Dio, perché lei non aveva nessuno che l'assistesse. Mi dicevano pure che potevo farmi monaca dopo la sua morte. Un fratello che mi amava molto fece ogni sforzo per distogliermi dal mio progetto, offrendomi parte dei suoi beni affinché mi potessi collocare meglio nel mondo. Ma il mio cuore era diventato duro come roccia di fronte a queste cose, anche se poi mi toccò restare ancora per tre anni nel mondo, in mezzo a tutti questi conflitti.
26. Vogliono attrarla verso le Orsoline di Maçon
Mi misero presso uno dei miei zii che aveva una figlia monaca, la quale, sapendo che anch'io volevo diventarlo, fece di tutto per avermi con lei. Ma io non sentivo alcuna inclinazione per le Orsoline e le dicevo: «Vedi, se entro nel vostro convento, sarà solo per amor tuo e invece io voglio andare in un convento dove non ci siano parenti né conoscenti, al fine di essere monaca per il solo amore di Dio». Ma poiché non sapevo quale convento sarebbe stato, né quale regola avrei seguito, visto che non ne conosce-vo, pensai di poter cedere alle sue insistenze; tanto più che amavo quella cugina, che si serviva dell'autorità di mio zio, cui non potevo opporre resistenza, dal momento che era il mio tutore. Mi diceva che mi amava come una figlia e che, per questo motivo, voleva tenermi vicina a lui, e non consentì a mio fratello di riprendermi, dicendo che intendeva essere lui ad avere podestà sulla mia persona. Mio fratello, che non aveva ancora accettato che io diventassi monaca, si arrabbiò moltissimo con me, pensando che fossi consenziente e che volessi gettarmi nelle braccia di sant'Orsola nonostante lui e senza il consenso dei miei parenti. Ma ne ero ben lontana; più insistevano per farmi entrare in quel convento e più la cosa mi disgustava. Una voce segreta mi diceva: «Non ti voglio là, ma a Santa Maria»
27. La distolgono dalla Visitazione
Non mi permettevano di visitare le monache di Santa Maria, nonostante vi avessi molte parenti, e me ne dicevano cose che avrebbero allontanato anche caratteri molto determinati. Ma più tentavano di distogliermi e più le amavo e sentivo crescere in me il desiderio di entrare in quel convento a causa del dolce nome di Santa Maria, che mi faceva capire che li c'era quanto cercavo. Una volta, guardando un quadro del santissimo Francesco di Sales, mi parve che mi volgesse uno sguardo paternamente amoroso, chiamandomi figlia, e così cominciai a considerarlo mio padre. Non osavo riferire nulla di tutto ciò e non sapevo come liberarmi di mia cugina e di tutta la sua comunità, che mi dimostrava un affetto tale, che non sapevo come sottrarmi.
28. Richiamata improvvisamente in famiglia
Proprio quando si stava per aprire la porta del convento, ricevetti la notizia che mio fratello era gravemente malato e mia madre allo stremo. Questo mi costrinse a partire subito per recarmi da lei, senza che fosse possibile impedirmelo, sebbene fossi malata anch'io più di rimpianto che altro, vedendomi forzata a entrare in un convento dove credevo che Dio non mi chiamava. Viaggiai tutta la notte per dieci leghe; non appena arrivata, ripresi la mia dura croce su cui ora non indugerò, avendone già parlato diffusamente. Basti dire che le mie sofferenze raddoppiarono. Mi facevano vedere che mia madre non poteva vivere senza di me, poiché il poco tempo in cui ero rimasta lontana era la causa del suo male, e che avrei risposto a Dio della sua morte. Così mi dicevano certi ecclesiastici e ciò mi causava molto dolore, per via del tenero affetto che provavo per lei e di cui il demonio si serviva per farmi credere che tutto ciò sarebbe stato la causa della mia dannazione eterna.