Vita di Santa Margherita Alacoque
Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 3
8. Persecuzione domestica
Intanto mia madre s'era spogliata della sua autorità domestica per cederla ad altri, i quali se ne appropriarono in maniera tale, che lei e io ci ritrovammo nella peggiore servitù;3 non che voglia biasimare queste persone, né credere che fecero male a farmi soffrire. Il mio Dio non mi permetteva simili pensieri, lasciando-mi solo considerare ogni cosa come uno strumento affinché si compisse la sua volontà. Entrambe non avevamo alcun potere in casa e non osavamo fare nulla senza permesso. Era una guerra continua, tutto era sotto chiave, al punto che molte volte non avevo di che vestirmi per andare alla santa Messa e dovevo farmi prestare cuffia e abiti. Così comincIai a sentirmi prigioniera e arrivai al punto di non poter fare nulla né uscire senza il consenso di tre persone. Da quel momento mi volsi a cercare ogni piacere e ogni consolazione nel santissimo Sacramento dell'altare. Ma trovandomi a vivere in un villaggio lontano dalla chiesa, potevo recarmici solo col consenso di quelle persone; e accadeva che, quando una consentiva, l'altra non era d'accordo; e spesso, allorché manifestavo il mio dolore con le lacrime, mi rimproveravano che forse avevo dato appuntamento a qualche ragazzo e che soffrivo di non potermici recare per essere accarezzata e baciata, con la scusa della messa o della benedizione del santo Sacramento. Proprio a me che provavo orrore di tutto ciò, che mi sarei fatta fare a pezzi piuttosto che nutrire simili pensieri! Era in quei momenti che non sapevo dove rifugiarmi, a parte qualche recesso del giardino o della stalla o altri luoghi segreti, dove mi era possibile inginocchiarmi per aprire con le lacrime il mio cuore a Dio, grazie all'intercessione della santissima Vergine, mia madre putativa, cui mi affidavo totalmente; restavo così per giornate intere, senza bere nè mangiare. Questo era normale e spesso la gente del villaggio, mossa a compassione, mi regalava verso sera un po' di latte o qualche frutto. Quando dovevo rientrare, ero così timorosa e impaurita, che mi pareva d'essere una povera criminale che avesse appena ricevuto la condanna; sarei stata più felice se fossi andata a mendicare il cibo, piuttosto che vivere in quel modo, anche perché non osavo sedermi a tavola. Infatti, sin dal momento in cui entravo in casa, ricominciava più forte la tiritera perché non mi ero occupata dei servizi domestici né di accudire i bambini di quelle benefattrici della mia anima; e senza che potessi dire una sola parola, mi mettevo al lavoro con i servi. Dopodiché trascorrevo le notti, così come le giornate, a versare lacrime, ai piedi del mio crocifisso, il quale mi mostrò, senza che io comprendessi nulla, che voleva divenire padrone del mio cuore e assimilarmi completamente alla sua vita di sofferenza. Per questo motivo voleva divenire il mio padrone, rendendosi presente alla mia anima per farmi agire come Lui aveva agito fra quei crudeli dolori, che mi mostrava di aver patito per amor mio.
9. Ecce homo, Amore per la sofferenza
Da quel momento la mia anima fu da Lui così penetrata, che desiderai che le mie pene non cessassero neppure per un istante. Perché da quel momento Lui era sempre presente, sotto forma di un crocifisso o dell'immagine dell'Ecce Homo che portava la sua croce; questo mi pervadeva di una tale compassione e di un tale amore per le sofferenze, che tutti i miei dolori mi apparivano leggeri in confronto al desiderio che provavo di patirne per conformarmi al mio Gesù sofferente. E mi dolevo se quelle mani, che talora si levavano per colpirmi, s'arrestavano senza aver scaricato su di me tutta la loro severità. Mi sentivo continuamente forzata a rendere ogni sorta di servizi a questi veri amici della mia anima, che si sarebbe di buon cuore sacrificata per loro, e non avevo piacere maggiore che far loro del bene e dire di loro tutto il bene possibile. Ma non ero io a fare tutto ciò che scrivo e che mio malgrado scriverò, perché era il mio sovrano Maestro, che si era impadronito della mia volontà e non mi permetteva alcuna protesta, sospiro o risentimento contro queste persone. Non mi consentiva neanche di soffrire perché non mi veniva usata compassione, dicendo che compassione non era stata usata nei suoi confronti e che Lui voleva che, qualora non fossi riuscita a impedire che me ne parlassero, dessi loro piena ragione e mi facessi carico di tutti i torti, dicendo, la qual cosa è verità, che i miei peccati meritavano ben di peggio.
10. Ripugnanza a scrivere la sua vita. Nostro Signore glielo impone e le spiega il perché
Ho dovuto farmi un'estrema violenza per scrivere questi fatti, che avrei voluto tenere accuratamente nascosti, evitando perfino di conservarne traccia nella mia memoria, così da lasciare ogni cosa in quella del mio buon Maestro, con cui mi sono lamentata per la grande ripugnanza che provo. E Lui si è fatto udire e mi ha detto: «Continua, figlia mia, continua, nonostante tutte le tue ripugnanze. E necessario che la mia volontà si compia». «Ma, Dio Mio, com'è possibile ricordarsi di quanto è avvenuto più di venticinque anni fa ? ». « Non sai forse che io sono l'eterna memoria del mio Padre celeste, che nulla mai dimentica e nella quale il passato e il futuro sono come il presente? Scrivi pure senza timore seguendo ciò che io ti detterò e ti prometto che ti ungerò della mia grazia, affinché io ne sia glorificato. In primo luogo, voglio questo da te per mostrarti come mi compiaccio di rendere inutili tutte le precauzioni che ti ho lasciato prendere per celare la profusione di grazie con cui mi sono compiaciuto ad arricchire una creatura povera e meschina come te. Non dovrai mai dimenticare tali favori per rendermi continuamente azioni di grazia. In secondo luogo, per insegnarti che non devi mai appropriarti dei miei favori, né essere avara nel distribuirli agli altri, perché io mi sono voluto servire del tuo cuore come di un canale per diffonderli secondo i miei disegni tra le anime, molte delle quali, come in seguito ti mostrerò, saranno così sottratte all'abisso della perdizione. In terzo luogo, è per mostrare che io sono la Verità eterna, che non può mentire, fedele alle sue promesse, e che i favori che ti ho concesso possono affrontare ogni sorta di esame o prova». Dopo queste parole mi sono sentita così fortificata, che, nonostante il grande timore che questo scritto sia letto, mi sono risolta a proseguire a qualunque costo per compiere la volontà del mio Signore.