Vita di Santa Margherita Alacoque
Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 29
99. Nostro Signore le fa patire le pene di un anima minacciata dal castigo
Il mio Sovrano mi aveva fatto sapere che, quando avesse deciso di abbandonare a se stessa qualche anima per cui voleva che soffrissi, mi avrebbe fatto provare lo stato di un'anima riprovata e la desolazione in cui si trova nel momento della morte. Non ho mai provato nulla di così terribile e non saprei come raccontarlo. Una volta, mentre lavoravo da sola, mi apparve una monaca, all'epoca ancora viva, e mi venne detto in modo intelligibile: «Ecco questa religiosa solo di nome, che sono pronto a scacciare dal mio cuore e ad abbandonare a se stessa». Al contempo fui presa da un tale terrore, che, essendomi prosternata con la faccia a terra, così rimasi a lungo, incapace di rialzarmi. Allora, promisi alla Giustizia divina che avrei sofferto tutto ciò che avesse voluto, purché non l'abbandonasse. Ed essendosi la sua giusta collera rivolta verso di me, mi parve di trovarmi in una spaventosa angoscia e nella desolazione; mi sentivo un peso enorme sulla schiena. Se alzavo gli occhi, vedevo un Dio adirato con me e armato di verghe e frusta, pronto a colpirmi; inoltre, mi pareva di vedere l'inferno aperto per inghiottirmi. Io mi sentivo dentro come in rivolta e in confusione, perché il mio nemico mi assediava da ogni lato con violente tentazioni, soprattutto di disperazione, e fuggivo ovunque il mio persecutore, senza riuscire a sottrarmi al suo sguardo. Non c'è tormento cui non mi sarei abbandonata pur di sfuggirgli. Mi vergognavo moltissimo, perché pensavo che le mie pene fossero note a tutti. Non potevo neanche pregare né esprimere le mie pene, se non con le lacrime, limitandomi a dire: «Ah! Com'è terribile cadere nelle mani di un Dio vivente». Altre volte, gettandomi di faccia a terra, dicevo: «Colpite, mio Dio, tagliate, bruciate e consumate tutto ciò che non vi piace e non risparmiate il mio corpo né la mia vita, né la mia carne, né il mio sangue, purché salviate per l'eternità quest'anima». Confesso che non avrei potuto reggere a lungo uno stato così doloroso, se la sua amorosa misericordia non mi avesse sorretta sotto i rigori della sua giustizia. Fu così che mi ammalai e faticavo a riprendermi.
100. Si offre di portare il peso della collera di Dio per le anime colpevoli
Lui mi ha spesso fatto provare queste situazioni dolorose, in mezzo alle quali, una volta che mi aveva mostrato i castighi con cui voleva punire certe anime, mi gettai ai suoi sacri piedi, dicendo: «O mio Salvatore, sfogate su di me tutta la vostra collera, cancellatemi dal libro della vita, piuttosto che perdere quelle anime che vi sono costate così care». Mi rispose: «Non ti amano e non cesseranno di affliggerti». «Non importa, mio Dio! Purché vi ami-no, non smetterò di pregarvi di perdonarle ». «Lasciami fare; non le sopporto più». E, abbracciandolo più forte, aggiunsi: «No, mio Signore, non vi lascerò finché non le avrete perdonate». E Lui mi diceva: «Lo farò, se tu accetterai di rispondere in loro vece». «Si mio Dio, ma vi pagherò con i vostri stessi beni, che sono i tesori del vostro sacro Cuore». E di questo si accontentò.
101. Il concerto dei Serafini, i suoi «soci divini»
Una volta, mentre lavoravo con le altre alla canapa, mi ritirai in un piccolo cortile vicino al santo Sacramento, dove facendo il mio lavoro in ginocchio mi sentii subito cadere in un grande raccoglimento, sia esteriore sia interiore, e al contempo mi apparve l'amabile Cuore del mio Gesù, più risplendente del sole. Era in mezzo alle fiamme del suo puro amore, circondato da Serafini che cantavano una dolcissima melodia: « L'amore trionfa, l'amore gode, L'amore del sacro Cuore dà gioia». E quando quegli spiriti beati m'invitarono a unirmi a loro nelle lodi di quel Cuore divino, non osavo farlo. Mi rimproverarono e mi dissero che erano venuti allo scopo «di associarsi a me per rendergli perenne omaggio d'amore, adorazione e lode, e che per questo avrebbero preso il mio posto davanti al santo Sacramento. Così io avrei potuto amarlo senza interruzioni, grazie alla loro intercessione, e che pure loro avrebbero partecipato al mio amore, soffrendo nella mia persona come io avrei goduto nella loro». E intanto scrissero questa nostra associazione nel sacro Cuore a lettere d'oro e con i caratteri ineffabili dell'amore. Questo durò circa due o tre ore, ma ne ho risentito effetti per tutta la vita, sia per il soccorso che ne ho ricevuto, sia per le soavità che questo aveva prodotto e produceva in me, al punto che ne rimasi come sommersa e smarrita. Nelle mie preghiere, li chiamavo solo miei soci divini. Questa grazia mi diede un tale desiderio di purezza d'intenzioni e una tale idea di quanta ce ne vuole per conversare con Dio, che tutto il resto al confronto mi pareva impuro.
102. Ottiene con un doloroso sacrificio la grazia per la giovane monaca di Senecé
Un'altra volta, una delle nostre sorelle cadde in un sonno letargico,34 senza speranza che le si potessero impartire gli ultimi sacramenti. La comunità ne era molto addolorata, soprattutto la madre superiora, che mi ordinò di promettere a Nostro Signore tutto quanto avesse voluto pur di ottenere la grazia. Non ebbi neanche il tempo di eseguire quest'ordine, che già il Sovrano della mia anima mi promise che quella monaca non sarebbe morta senza ricevere le grazie che giustamente desideravamo ricevesse, a patto che gli promettessi tre cose che voleva assolutamente da me: la prima era che mai rifiutassi alcun incarico nella vita religiosa; la seconda, che mai rifiutassi di recarmi in parlatorio; e la terza, che mai rifiutassi di scrivere. A questa richiesta confesso che tutto il mio essere fremette per la grande ripugnanza e avversione che provavo. E risposi: « O mio Signore, Voi mi prendete per il mio lato debole, ma chiederò il permesso». La superiora me lo accordò subito, nonostante la grande pena che me ne sarebbe venuta, e mi fece fare una promessa in forma di voto, affinché non potessi più sciogliermene. Ma, ahimè, quante infedeltà ho commesso, perché non mi fu tolta la ripugnanza che provavo e che è durata tutta la mia vita, ma quella monaca ricevette i sacramenti.