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Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:Voglio vivere e morire come i santi, con gli occhi fissi su di te, o Gesù. Ho cercato dei modelli intorno a me senza trovarne uno che servisse a guidare la mia azione. Il mio progresso nella santità, in questo modo, ritardava. Dal momento in cui cominciai a fissare il mio sguardo su di te, o Cristo, che sei il mio modello, so con certezza che otterrò il successo malgrado la mia miseria, ho fiducia nella tua misericordia e tu saprai trarre una santa anche da me. Mi mancano le capacità, ma non la buona volontà. A dispetto di tutte le sconfitte, voglio lottare come hanno lottato i santi e voglio agire a loro somiglianza.
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Vita di Santa Margherita Alacoque



Alacoque

Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 28



96. Persecuzioni in occasione del rinvio della preten­dente di Chamron
Si levarono contro di me tante altre persecuzioni, che mi pareva che tutto l'inferno si fosse scatenato contro di me e che tutto cospirasse per annientar­mi. Tuttavia, confesso che mai ho goduto di una pa­ce maggiore dentro me, né mai avevo provato tanta gioia, come quando minacciarono di mandarmi in pri­gione e di farmi comparire davanti a un principe del­la terra, a imitazione del mio buon Maestro, come og­getto di scherno e come una visionaria che s'inte­stardiva nelle sue vane illusioni. Non racconto questo per far credere che ho sofferto molto, ma piuttosto per rivelare le grandi misericordie del mio Dio nei miei confronti. Io non stimavo né amavo nulla quanto la parte della sua Croce che Lui mi dava, e che per me era un cibo così delizioso, che mai mi veniva a noia.

97. Il suo ardente desiderio per la comunione le vale un’incomparabile parola di Nostro Signore che la inebria d'amore e di riconoscenza
Se fossi stata libera di comunicarmi spesso, avrei avuto il cuore pieno di gioia. Una volta che lo desi­deravo ardentemente, il mio divino Maestro si pre­sentò a me mentre ero incaricata di spazzare, e mi disse: « Figlia mia, ho udito i tuoi gemiti e i desideri del tuo cuore mi piacciono tanto, che, se non avessi istituito il mio divino sacramento d'amore, lo isti­tuirei per amore tuo, per così avere il piacere di abi­tare nella tua anima e riposarmi amorosamente nel tuo cuore». Fui penetrata da un ardore tanto inten­so, che sentivo la mia anima piena di trasporto, al punto da non potermi esprimere che con queste pa­role: «O Amore! O eccesso d'amore di un Dio verso una creatura così miserabile!». E per tutta la vita questo è stato un pungolo per spingermi alla ricono­scenza nei confronti di quel puro amore.

98. Dà sollievo all'anima sofferente di un benedettino
Un'altra volta, mentre ero davanti al santo Sacra­mento nel giorno della sua festa, d'improvviso mi si presentò davanti una persona tutta avvolta da un fuoco, i cui ardori mi penetrarono così forte, che mi parve di bruciare insieme a questo. l'e sue condizioni pietose mi fecero capire che si trovava in purgatorio e versai molte lacrime per lei. Mi disse che era un benedettino che una volta aveva ricevuto la mia confessione e mi aveva ordinato di fare la santa comu­nione,in virtù della quale Dio gli aveva permesso di rivolgersi a me per trovare sollievo alle sue pene. Mi chiese di offrirgli tutto ciò che avessi potuto fare e sof­frire per tre mesi e io gliel'accordai subito, dopo ave­re ottenuto il permesso dalla mia superiora. Lui mi dis­se ancora che il motivo delle sue così grandi sofferenze era aver preferito il suo interesse alla gloria di Dio, at­taccandosi troppo alla propria reputazione. Il secondo motivo era la mancanza di carità nei confronti dei suoi fratelli; e il terzo l'eccessivo affetto naturale che ave­va nutrito per le creature durante gli incontri spiritua­li, cosa che a Dio dispiaceva molto. Mi sarebbe assai difficile esprimere quanto dovetti sof­frire in quei tre mesi. Lui non mi allontanava mai e dalla sua parte era come se bruciassi anch'io, con do­lori così vivi da gemere e piangere quasi continua­mente. La mia superiora, mossa da compassione, mi or­dinava buone penitenze, soprattutto discipline, perché le pene e le sofferenze esteriori, che mi venivano per­messe per carità, davano molto sollievo alle altre, che quella Santità d'Amore imprimeva in me come un piccolo assaggio di quelle che faceva patire a quelle povere anime. In capo a tre mesi, vidi il benedettino in tutt'altro modo, perché, ricolmo di gioia e di gloria, andava a godersi la felicità eterna. Ringraziandomi, mi disse che mi avrebbe protetta davanti a Dio. In quei tre mesi, mi ero ammalata, ma poiché la mia sofferenza cessò insieme alla sua, guarii presto.