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Sabato, 20 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:O mio Gesù, mi hai mandato molte prove in questa mia vita ancora breve, ma, in compenso, ho capito molte cose, perfino quello che non avrei mai creduto di poter capire. Davvero è bene avere totalmente fiducia in Dio e permettergli di agire in noi con libertà.
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Vita di Santa Margherita Alacoque



Alacoque

Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 23



77. Temono che sia posseduta dal demonio
Tornando al mio stato di sofferenza, che si protraeva, anzi aumentava sempre più, a causa di altre penose umiliazioni, in casa iniziarono a credere che fossi pos­seduta dal demonio. Mi aspergevano con acqua bene­detta, facendo segni di croce e altre preghiere per scacciare lo spirito maligno, ma Colui dal quale mi sen­tivo posseduta davvero non intendeva affatto andar­sene e anzi mi stringeva più forte a sé, dicendo: «Amo l'acqua benedetta e amo così teneramente la croce, che non riesco a fare a meno di stringermi a co­loro che la portano con me e per amore mio». Queste parole riaccesero in me il desiderio di soffri­re così tanto, che quanto stavo soffrendo mi sembrò di colpo una goccia d'acqua, buona più per accresce­re che per acquietare la mia insaziabile sete di soffe­renza. Mi pare di poter dire che in quel momento non c'era alcuna parte del mio spirito né del mio corpo che non soffrisse il suo particolare dolore, mentre da nessuna parte ricevevo compassione o conforto. Il demonio mi batteva con furia e avrei avuto mille volte la peggio, se dalla mia parte non ci fosse stata una straordinaria potenza che mi sorreg­geva e combatteva per me. La superiora, non sapen­do cosa fare, mi ordinò di fare la santa comunione e di chiedere a Nostro Signore, per obbedienza, che mi restituisse il mio precedente stato di salute. Presentandomi, dunque, a Lui come sua vittima d'immolazione, mi disse: «Sì, figlia mia, vengo da te come sommo sacerdote per darti nuova forza, in modo che tu possa dedicarti a nuovi sacrifici». In­fatti, così accadde e mi ritrovai così cambiata, che mi pareva di essere una schiava rimessa in libertà. Ma questo non durò a lungo perché ricominciarono a dirmi che l'artefice di tutto quello che mi accade­va era il demonio e che, se non mi fossi guardata dai suoi inganni, mi avrebbe condotta alla perdizione.

78. «Cos 'hai da temere?»
Questo fu un terribile colpo per me, che avevo sempre dubitato e temuto d'ingannarmi e d'ingan­nare, seppure involontariamente, gli altri. Piangevo di continuo e non riuscivo in alcun modo a sottrar­mi alla potenza di quello spirito sovrumano che agi­va in me; per quanti sforzi facessi, non riuscivo ad allontanarlo o a impedire che agisse in me. Si era talmente impadronito delle mie facoltà spirituali, che mi pareva di ritrovarmi in un abisso, dove più tentavo di uscire e più mi sentivo sprofondare. Usa­vo a tal fine tutti i mezzi che mi venivano consi­gliati, ma invano. Talvolta combattevo così tanto, che ne restavo esausta, ma il mio Sovrano si diver­tiva di ciò e mi rassicurava talmente, che dissipava subito tutti i miei timori, dicendomi: « Cos'hai da temere fra le braccia dell'Onnipotente? Potrebbe mai lasciarti perire abbandonandoti ai tuoi nemici, dopo che sono divenuto tuo padre, tuo maestro e tua guida fin dalla tua più tenera età? Ti ho dato prove continue dell'amorosa tenerezza del mio Cuore divino, li dove ho fissato la tua dimora at­tuale ed eterna. Per maggiore sicurezza, dimmi quale prova vuoi più forte del mio amore e te la for­nirò. Ma perché combatti contro di me, che sono il tuo solo, vero e unico amico?». Questi rimproveri per la mia diffidenza mi causarono un così grande rimorso e imbarazzo, che mi proposi d'allora innan­zi di non contribuire affatto alle prove cui avrebbe­ro sottoposto lo spirito che mi guidava, limitandomi ad accettare umilmente e di buon cuore tutto quanto volevano che facessi.

79. Nuova espressione della sua ripugnanza a scrivere la sua vita
O mio Signore e mio Dio, Voi solo conoscete la pe­na che soffro facendo questo atto di obbedienza, e la violenza che devo farmi per superare la ripugnan­za e l'imbarazzo che provo scrivendo questo raccon­to. Concedetemi la grazia di morire, piuttosto che inserire qualcosa che non provenga dalla verità del vostro Spirito e che a Voi non dia gloria e a me ver­gogna. E per misericordia, mio sovrano Bene, vi supplico che non sia mai visto da nessuno, a parte colui che volete che lo esamini, in modo che que­sto scritto non m'impedisca di rimanere sepolta in un eterno disprezzo e oblio delle creature. O mio Dio, concedete questa consolazione alla vostra schiava povera e meschina! Ed ecco che la mia ri­chiesta ha ricevuto questa risposta: «Lascia che tut­to accada secondo i miei voleri e lasciami portare a compimento i miei disegni, senza mai immischiarti, perché mi occuperò io di tutto». Proseguirò dunque per obbedienza, o mio Dio, senza altra pretesa che quella di accontentarvi con questa specie di martirio che soffro nello stendere questo scritto, di cui ogni parola mi pare un sacrificio. Possiate esserne eterna­mente glorificato! Ecco come mi ha espresso la sua volontà in merito a questo scritto. Poiché mi sono sempre sentita portata ad amare il mio sovrano Si­gnore per il suo stesso amore, non volendo né desi­derando altri che Lui solo, non mi sono mai attacca­ta ai suoi doni, per quanto grandi fossero, e li ho ac­cettati solo perché venivano da Lui. Vi riflettevo il meno possibile, cercando di dimenticare tutto per non ricordare che Lui, al di là del quale tutto il re­sto non è nulla per me. E quando si è reso necessa­rio compiere quest'obbedienza, credevo che mi fos­se impossibile poter parlare di cose accadute tanto tempo fa, ma Lui mi ha dimostrato il contrario. In­fatti, per facilitarmi l'impresa, mi fa riprovare in ogni punto lo stesso stato d'animo di cui parlo. Questo mi convince che Lui lo vuole.

80. Nostro Signore le manda il reverendo padre La Co­lombière
In mezzo a tutte le pene e a tutti i timori che soffri­vo, avevo sempre il cuore in una pace inalterabile. Mi fecero parlare con persone esperte in dottrina, le quali, invece di rassicurarmi sul mio percorso, ac­crebbero ancora di più le mie pene, finché Nostro Signore inviò qui padre La Colombière. Gli avevo già parlato all'inizio, quando il mio sovrano Maestro mi aveva promesso, poco dopo essermi consacrata a Lui, che mi avrebbe mandato un suo servo, al quale voleva che riferissi, secondo l'intelligenza che mi avrebbe concesso, tutti i tesori e i segreti del suo sa­cro Cuore che mi aveva confidato. Mi aveva detto che me l'avrebbe inviato per rafforzarmi nella sua via e per dividere con questi le grandi grazie del suo sacro Cuore, che avrebbe abbondantemente sparso durante i nostri incontri. Allorché quel sant'uomo era giunto, mentre parlava alla comunità, avevo udi­to interiormente queste parole: «Ecco colui che ti invio». Me n'ero resa conto subito, durante la pri­ma confessione delle Quattro Tempora, perché, sen­za che ci fossimo mai visti né parlati prima, si era intrattenuto molto a lungo con me e mi aveva parla­to come se avesse capito cosa mi succedeva. Ma quella volta non avevo voluto aprirgli il mio cuore e, avendo lui visto che volevo ritirarmi per paura d'in­fastidire la comunità, mi aveva chiesto se mi sareb­be stato gradito che venisse a trovarmi un'altra vol­ta per potermi parlare. Il mio carattere timido, che temeva tutti questi contatti, mi aveva indotta a ri­spondergli che, non stando a me decidere, avrei fat­to tutto quanto l'obbedienza mi avrebbe ordinato. Mi ero ritirata dopo un colloquio di circa un'ora e mezza. Di lì a poco, era ritornato e, sebbene sapessi che la volontà di Dio era che gli parlassi, non avevo smesso di provare una spaventosa ripugnanza nel parlargli ed era stata la prima cosa che gli avevo det­to. Aveva risposto che era felice di avermi dato occasione di offrire un sacrificio a Dio. Allora, sen­za pena né sforzo, gli avevo aperto il mio cuore e gli avevo mostrato il fondo della mia anima, sia nel be­ne sia nel male.