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Sabato, 20 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:La modestia esteriore riguarda tre cose: gli abiti, il portamento e le parole. Gli abiti, convenienti al proprio stato senza ricercatezza; il portamento, soave e composto e le parole, civili senza arroganza.
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Vita di Santa Margherita Alacoque



Alacoque

Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 19



62. Nostro Signore le mostra un quadro di tutte le sue miserie
Una volta che mi ero lasciata andare a un moto di va­nità parlando di me stessa, mio Dio, quante lacrime e quanti gemiti mi causò questa mancanza! Nel mo­mento in cui restammo soli, Lui mi rimproverò in questo modo con un viso severo: « Cos'hai tu, polvere e cenere, da poterti glorificare, visto che non hai nul­la di tuo se non il nulla e la miseria, che mai devi per­dere di vista, così come mai devi uscire dall'abisso del tuo nulla? E per fare in modo che la grandezza dei miei doni non ti faccia dimenticare chi sei, voglio mettertene davanti agli occhi il quadro». E subito mi mostrò questo quadro orrendo, dove c'era una sintesi di ciò che io sono. Questo mi sorprese tanto e mi su­scitò tanto disgusto di me stessa, che, se lui non mi avesse sorretta, sarei svenuta dal dolore. Non riuscivo a capire l'eccesso di una così grande bontà e miseri­cordia, che non mi aveva ancora fatta sprofondare nell'inferno e riusciva a sopportarmi, mentre io non nu­scivo a sopportare me stessa. Ed era questo il supplizio mediante il quale Lui puniva in me i minimi moti di va­na compiacenza, così costringendomi talvolta a dirgli: «O mio Dio! Ahimè! Fatemi morire oppure celatemi questo quadro, perchè non posso vivere vedendolo». Infatti, mi causava dolori insopportabill di odio e ven­detta contro me stessa e, poiché l'obbedienza non mi permetteva di compiere su di me i rigori che questa vi­sione mi suggeriva, non posso esprimere quanto sof­frivo. Sapendo che quel Sovrano della mia anima gra­diva tutto ciò che l'obbedienza mi ordinava e traeva un particolare piacere dal vedermi umiliata, questo mi rendeva così ligia nell'accusarmi dei miei peccati al fi­ne di riceverne penitenze, che, per quanto dure fosse­ro, mi parevano un dolce refrigerio in confronto a quella che m'infliggeva Lui, che vedeva difetti anche in ciò che pareva più puro e perfetto. E quanto mi fece provare un giorno di Ognissanti, in cui mi fu detto in modo intelligibile: «Nulla di sozzo nell'innocenza, I Nulla si perde nella Potenza, Nulla accade in quel bea­to soggiorno, Tutto si consuma nell'amare». Le spiegazioni date in merito a queste parole, per molto tempo mi hanno tenuta impegnata. « Nulla di sozzo nell'innocenza», cioè non dovevo avere alcuna macchia nella mia anima né nel mio cuore. « Nulla si perde nella Potenza», cioè dovevo dare tutto e ab­bandonare tutto a Lui, che era la potenza stessa; perché a dargli tutto non si perde nulla. Quanto agli altri due versi, si riferivano al paradiso, li dove nulla accade, perché tutto è eterno e ci si consuma nell'a­more. E poiché in quello stesso istante mi fu mo­strato un piccolo assaggio di questa gloria, Dio mio, in quale trasporto di gioia e desiderio tutto ciò mi trascinò! Ero in ritiro e passai tutto il giorno immer­sa in questi piaceri inesplicabili, di cui mi pareva che non si potesse fare altro che andare subito a go­derne. Ma le altre parole mi fecero capire che ero ben lontana dal vero. Eccole: « Invano il tuo cuore sospira, Per entrarvi come credi. I Bisogna solo aspirarvi, Attraverso il cammino della croce». Dopodiché mi fu mostrato tutto quanto dovevo sof­frire nella mia vita e tutto il mio corpo fu scosso da un tremito, sebbene allora non lo capissi a causa di quel quadro, come l'ho poi capito per gli effetti che me ne sono derivati.

63. Dio chiede umiltà e sincerità nella confessione
Mentre mi preparavo a fare la mia confessione an­nuale, cercando con grande scrupolo tutti i miei pec­cati, il divino Maestro mi disse: «Perché ti tormen­ti? Fa' ciò che è in tuo potere, supplirò io a quanto mancherà. In questo sacramento chiedo solo che un cuore contrito e umiliato, mosso da una volontà sin­cera di non dispiacermi mai più, si accusi senza ma­scheramenti. In tal caso, io perdono subito e ne con­segue una perfetta emendazione».

64. Teme che lo spirito che la guida non sia lo spirito di Dio
Questo Spirito sovrano, che operava e agiva in me indipendentemente da me stessa, aveva preso pos­sesso assoluto del mio essere spirituale e anche cor­porale, al punto che potevo avere nel mio cuore mo­ti di gioia e di tristezza solo se così Lui voleva e oc­cuparmi unicamente delle incombenze che Lui mi suggeriva. Ciò mi ha sempre tenuta in un oscuro ti­more di essere ingannata, nonostante tutte le assicu­razioni che ho potuto ricevere del contrario, sia da Lui sia da chi mi guidava, cioè dai miei superiori. Mi erano stati assegnati direttori solo affinché esa­minassero come agiva in me, con loro piena libertà di approvare o disapprovare. Il mio dolore era che, invece di liberarmi dell'inganno in cui credevo dav­vero di essere caduta, costoro mi ci spingevano an­cora di più, sia i miei confessori sia gli altri, dicen­domi di abbandonarmi alla potenza di quello spirito e di lasciarmi guidare senza riserve. Anche se si fos­se fatto di me un giocattolo nelle mani del demonio, come pensavo, dovevo continuar a seguire i suoi im­pulsi.

65. L 'abito dell'innocenza
Feci dunque la mia confessione annuale, dopo la quale mi parve di vedermi e sentirmi al contempo spogliata e rivestita di un abito bianco, mentre mi venivano rivolte queste parole: « Ecco l'abito dell'in­nocenza di cui rivesto la tua anima, in modo che tu viva solo la vita di un Uomo-Dio, cioè in modo che tu viva come se tu non vivessi più, ma mi la­sciassi vivere in te. Io sono la tua via e tu non vivrai più se non in me e per me, e voglio che tu agisca co­me se non agissi, ma mi lasciassi agire e operare in te e per te, rimettendo a me la cura di ogni cosa. Non devi più avere volontà, se non per non averne, lasciandomi volere per te in tutto e per tutto».