Vita di Santa Margherita Alacoque
Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 19
62. Nostro Signore le mostra un quadro di tutte le sue miserie
Una volta che mi ero lasciata andare a un moto di vanità parlando di me stessa, mio Dio, quante lacrime e quanti gemiti mi causò questa mancanza! Nel momento in cui restammo soli, Lui mi rimproverò in questo modo con un viso severo: « Cos'hai tu, polvere e cenere, da poterti glorificare, visto che non hai nulla di tuo se non il nulla e la miseria, che mai devi perdere di vista, così come mai devi uscire dall'abisso del tuo nulla? E per fare in modo che la grandezza dei miei doni non ti faccia dimenticare chi sei, voglio mettertene davanti agli occhi il quadro». E subito mi mostrò questo quadro orrendo, dove c'era una sintesi di ciò che io sono. Questo mi sorprese tanto e mi suscitò tanto disgusto di me stessa, che, se lui non mi avesse sorretta, sarei svenuta dal dolore. Non riuscivo a capire l'eccesso di una così grande bontà e misericordia, che non mi aveva ancora fatta sprofondare nell'inferno e riusciva a sopportarmi, mentre io non nuscivo a sopportare me stessa. Ed era questo il supplizio mediante il quale Lui puniva in me i minimi moti di vana compiacenza, così costringendomi talvolta a dirgli: «O mio Dio! Ahimè! Fatemi morire oppure celatemi questo quadro, perchè non posso vivere vedendolo». Infatti, mi causava dolori insopportabill di odio e vendetta contro me stessa e, poiché l'obbedienza non mi permetteva di compiere su di me i rigori che questa visione mi suggeriva, non posso esprimere quanto soffrivo. Sapendo che quel Sovrano della mia anima gradiva tutto ciò che l'obbedienza mi ordinava e traeva un particolare piacere dal vedermi umiliata, questo mi rendeva così ligia nell'accusarmi dei miei peccati al fine di riceverne penitenze, che, per quanto dure fossero, mi parevano un dolce refrigerio in confronto a quella che m'infliggeva Lui, che vedeva difetti anche in ciò che pareva più puro e perfetto. E quanto mi fece provare un giorno di Ognissanti, in cui mi fu detto in modo intelligibile: «Nulla di sozzo nell'innocenza, I Nulla si perde nella Potenza, Nulla accade in quel beato soggiorno, Tutto si consuma nell'amare». Le spiegazioni date in merito a queste parole, per molto tempo mi hanno tenuta impegnata. « Nulla di sozzo nell'innocenza», cioè non dovevo avere alcuna macchia nella mia anima né nel mio cuore. « Nulla si perde nella Potenza», cioè dovevo dare tutto e abbandonare tutto a Lui, che era la potenza stessa; perché a dargli tutto non si perde nulla. Quanto agli altri due versi, si riferivano al paradiso, li dove nulla accade, perché tutto è eterno e ci si consuma nell'amore. E poiché in quello stesso istante mi fu mostrato un piccolo assaggio di questa gloria, Dio mio, in quale trasporto di gioia e desiderio tutto ciò mi trascinò! Ero in ritiro e passai tutto il giorno immersa in questi piaceri inesplicabili, di cui mi pareva che non si potesse fare altro che andare subito a goderne. Ma le altre parole mi fecero capire che ero ben lontana dal vero. Eccole: « Invano il tuo cuore sospira, Per entrarvi come credi. I Bisogna solo aspirarvi, Attraverso il cammino della croce». Dopodiché mi fu mostrato tutto quanto dovevo soffrire nella mia vita e tutto il mio corpo fu scosso da un tremito, sebbene allora non lo capissi a causa di quel quadro, come l'ho poi capito per gli effetti che me ne sono derivati.
63. Dio chiede umiltà e sincerità nella confessione
Mentre mi preparavo a fare la mia confessione annuale, cercando con grande scrupolo tutti i miei peccati, il divino Maestro mi disse: «Perché ti tormenti? Fa' ciò che è in tuo potere, supplirò io a quanto mancherà. In questo sacramento chiedo solo che un cuore contrito e umiliato, mosso da una volontà sincera di non dispiacermi mai più, si accusi senza mascheramenti. In tal caso, io perdono subito e ne consegue una perfetta emendazione».
64. Teme che lo spirito che la guida non sia lo spirito di Dio
Questo Spirito sovrano, che operava e agiva in me indipendentemente da me stessa, aveva preso possesso assoluto del mio essere spirituale e anche corporale, al punto che potevo avere nel mio cuore moti di gioia e di tristezza solo se così Lui voleva e occuparmi unicamente delle incombenze che Lui mi suggeriva. Ciò mi ha sempre tenuta in un oscuro timore di essere ingannata, nonostante tutte le assicurazioni che ho potuto ricevere del contrario, sia da Lui sia da chi mi guidava, cioè dai miei superiori. Mi erano stati assegnati direttori solo affinché esaminassero come agiva in me, con loro piena libertà di approvare o disapprovare. Il mio dolore era che, invece di liberarmi dell'inganno in cui credevo davvero di essere caduta, costoro mi ci spingevano ancora di più, sia i miei confessori sia gli altri, dicendomi di abbandonarmi alla potenza di quello spirito e di lasciarmi guidare senza riserve. Anche se si fosse fatto di me un giocattolo nelle mani del demonio, come pensavo, dovevo continuar a seguire i suoi impulsi.
65. L 'abito dell'innocenza
Feci dunque la mia confessione annuale, dopo la quale mi parve di vedermi e sentirmi al contempo spogliata e rivestita di un abito bianco, mentre mi venivano rivolte queste parole: « Ecco l'abito dell'innocenza di cui rivesto la tua anima, in modo che tu viva solo la vita di un Uomo-Dio, cioè in modo che tu viva come se tu non vivessi più, ma mi lasciassi vivere in te. Io sono la tua via e tu non vivrai più se non in me e per me, e voglio che tu agisca come se non agissi, ma mi lasciassi agire e operare in te e per te, rimettendo a me la cura di ogni cosa. Non devi più avere volontà, se non per non averne, lasciandomi volere per te in tutto e per tutto».