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Venerdi, 29 marzo 2024 - Misteri dolorosi - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Tu puoi essere la pecorella smarrita mille volte, ma Gesù non si dimentica di te, ti cerca sempre. Lui vede tutto il tuo vagare e ha compassione per te: posa il Suo sguardo misericordioso sul tuo peccato e sulle tue ferite, sulle tue delusioni e fallimenti. Gesù non ti abbandona né ti condanna, perché ti ama. Lui è la medicina che guarisce non solo una malattia, ma la tua stessa vita. Quando uno si lascia trovare da Gesù Buonpastore, allora la vita si percepisce come qualcosa di nuovo e vivo, come un dono da custodire e da condividere. Lasciati trovare dall'Amore!
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Vita di Santa Margherita Alacoque



Alacoque

Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 16



52. Lui respinge le opere della volontà
Ciò che Lui biasimava con più severità era la man­canza di rispetto e di attenzione verso il santissimo Sacramento, soprattutto nel momento dell'ufficio e dell'orazione, le mancanze di rettitudine e purezza nelle intenzioni, e la curiosità vana. Sebbene i suoi occhi puri e chiaroveggenti scoprano anche le mini­me mancanze di carità e umiltà per biasimarle seve­ramente, nulla è paragonabile alla mancata obbe­dienza, nei confronti sia dei superiori sia delle rego­le. La minima risposta che manifesti ripugnanza per i superiori gli è intollerabile in un anima religiosa. «T'inganni», mi diceva, «se pensi di potermi piace­re con questo genere di azioni e mortificazioni scel­te dalla tua volontà, fatte più per piegare che per as­secondare la volontà dei tuoi superiori. Sappi che respingo tutto ciò come il frutto corrotto dalla vo­lontà individuale, di cui ho orrore in un'anima reli­giosa. Preferirei che godesse di tutti gli agi per ob­bedienza, piuttosto che si sfiancasse a forza di peni­tenze e digiuni voluti dalla sua volontà». Quando mi capita di fare questo tipo di penitenze e di mor­tificazioni per mia scelta e senza ordine suo o della superiora, non mi consente nemmeno di offrirgliele e mi corregge imponendomi una penitenza come per le mie altre colpe. Ognuna di queste trova la sua particolare pena nel purgatorio, lì dove mi purifica per rendermi meno indegna della sua divina presen­za, comunicazione e intervento, perché Lui faceva tutto in me. E una volta, finita un'Ave maris stella di disciplina, che mi era stata assegnata, mi disse: «Ecco la mia parte». E poiché io continuavo, ag­giunse: «Ecco, ora è quella del demonio». A tali pa­role smisi immediatamente. Un'altra volta, in cui fa­cevo la disciplina per le sante anime del purgatorio e volevo farne più di quanto me ne avessero consenti­to, le anime mi circondarono, lamentandosi per co­me le battevo. Tutto ciò mi convinse a morire piut­tosto che superare di tanto o di poco i limiti dell'ob­bedienza. In seguito, Lui mi assegnava una peniten­za, ma io non ci trovavo nulla di difficile, perché a quel tempo le mie pene e le mie sofferenze erano immerse nella dolcezza del suo amore. Spesso gli chiedevo di allontanarlo da me, per lasciarmi gusta­re con piacere le amarezze delle sue angosce, dei suoi abbandoni, delle sue agonie, dei suoi obbrobri e degli altri suoi tormenti. Ma Lui mi rispondeva che dovevo sottopormi indifferentemente a tutte le sue diverse disposizioni e non mettermi a imporre regole a Lui. « Ti farò capire in seguito che sono un direttore saggio e sapiente, il quale sa guidare le ani­me senza pericolo, quando queste si abbandonano a me dimenticando se stesse».

53. Si riposa sul petto di Nostro Signore, che per la prima volta le mostra il suo cuore infiammando quello di lei
Una volta, davanti al santo Sacramento, con un po di tempo a disposizione, perché le mie incombenze me ne lasciavano assai poco, mi ritrovai tutta inve­stita da questa presenza divina, così forte che mi di­menticai di me stessa e del luogo dov'ero. Allora mi abbandonai a questo divino Spirito, consegnando il mio cuore alla forza del suo amore. Lui mi fece ri­posare a lungo sul suo petto divino e li mi fece sco­prire le meraviglie del suo amore e i segreti inesplicabili del suo sacro Cuore, che mi aveva sem­pre tenuto nascosti. Quando me lo aprì per la prima volta, fu in modo così forte e toccante, che non mi lasciò ombra di dubbio, considerati gli effetti che questa grazia produsse in me, al punto che temo sempre di sbagliarmi in tutto quanto dico che è ac­caduto in me. Ecco come mi pare che la cosa si sia svolta.Lui mi disse: « Il mio Cuore divino arde così tanto d'amore per gli uomini e per te in particolare, che, non potendo contenere in se stesso le fiamme della sua carità ardente, deve diffonderle per mezzo tuo e manifestarsi agli uomini per arricchirli dei suoi pre­ziosi tesori. Io te li rivelo, affinché tu sappia che contengono le grazie santificanti e salvifiche neces­sarie per allontanare gli uomini dall'abisso della per­dizione. Ti ho scelta, sebbene tu sia un abisso d'in­degnità e ignoranza, per il compimento di questo grande disegno, in modo che tutto sia fatto da me». In seguito, mi chiese il mio cuore, che gli supplicai di prendere, cosa che fece e lo mise nel suo adorabi­le Cuore, dove me lo fece vedere simile a un piccolo atomo che si consumava in quella fornace incande­scente. Ritiratolo di lì come una fiamma ardente in forma di cuore, lo rimise nel posto da cui l'aveva preso, dicendomi: «Ecco, mia amata, un prezioso pegno del mio amore, che chiude nel tuo costato una piccola scintilla delle sue più vive fiamme, affin­ché ti serva da cuore e ti consumi fino all'estremo momento. Il suo ardore non si spegnerà e potrà tro­vare un po' di refrigerio solo nel salasso. Io lo se­gnerò talmente col sangue della mia Croce, che ti porterà più umiliazioni e sofferenze che sollievo. Ecco perché voglio che tu chieda con semplicità questo rimedio, sia per praticare quel che ti è stato ordinato, sia per darti la consolazione di versare il tuo sangue sulla croce delle umiliazioni».

54. Come segno ha sempre un dolore al fianco e divie­ne discepola del sacro Cuore
« Come segno che la grande grazia che ti ho fatto non è un'immaginazione, ma il fondamento di tutte quelle che ti concederò, sappi che, pur avendo io chiuso la ferita nel tuo costato, il dolore ti rimarrà per sempre e, se finora hai avuto solo il nome di mia schiava, adesso ti conferisco quello di amata disce­pola del mio sacro Cuore». Dopo una grazia così grande e che si protrasse per un lungo periodo, durante il quale non sapevo se mi trovavo in cielo o sulla terra, rimasi molti giorni co­me infiammata e inebriata. Ero talmente fuori di me, che non riuscivo a dire una parola se non facen­domi violenza, e mi toccava farmene una così gran­de per distrarmi e mangiare, che mi ritrovavo allo stremo delle forze nel tentativo di sopportare il mio dolore e me ne sentivo molto umiliata. Non riuscivo a dormire, perché quella ferita, il cui dolore mi è co­sì prezioso, mi causa20 ardori così violenti, che mi consuma e mi fa bruciare viva. Sentivo una così grande pienezza di Dio, che non sapevo esprimerla alla mia superiora come avrei desiderato fare, nono­stante la pena e l'imbarazzo che queste grazie mi causavano nel raccontarle, per via della mia grande indegnità, che mi avrebbe piuttosto spinta mille vol­te a scegliere di raccontare i miei peccati a tutti. Questo mi sarebbe stato di grande consolazione, se mi fosse stato consentito farlo e leggere ad alta voce la mia confessione generale in refettorio, per mo­strare il fondo di corruzione che era in me, e per evitare che attribuissero valore alle grazie che rice­vevo.