Vita di Santa Margherita Alacoque
Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 12
38. Vestizione
Avevo superato la mia prova con un gran desiderio di vedermi interamente consacrata a Dio, il quale mi fece la misericordia di badare continuamente a me, per farmi ottenere questa felicità. Rivestita dunque del nostro santo abito, il mio divino Maestro mi fece vedere che era il tempo del nostro fidanzamento e che questo gli conferiva un nuovo potere su di me, dal momento che m'impegnavo ad amarlo esclusivamente.
Poi mi fece capire che, come tutti gli amanti più appassionati, mi avrebbe fatto gustare durante questo periodo quanto c'era di più dolce nella soavità delle carezze del suo amore. Queste furono in effetti così eccessive, che spesso mi lasciavano fuori di me e mi rendevano incapace di agire. Mi ritrovavo, allora, in un abisso di confusione così profondo, che non osavo farmi vedere. Ne venivo rimproverata e mi si faceva intendere che non era questo lo spirito delle figlie di Santa Maria, la quale non vuole nulla di straordinario, e che, se non abbandonavo tutto ciò, non mi avrebbero accettata.
39. Cercano di farle seguire il sentiero comune
Tutto questo mi causò una gran desolazione e feci ogni sforzo, senza mai risparmiarmi, pur di allontanarmi da quel sentiero, anche se tutti i miei sforzi si rivelarono inutili. La nostra buona maestra vi si adoperava pure lei, senza che io lo notassi. Mi vedeva molto desiderosa di fare l'orazione e di imparare a farla, ma io non ci riuscivo secondo le regole che mi venivano date, perché mi rifacevo sempre alla regola datami dal mio divino Maestro, nonostante tutti gli sforzi per dimenticarmene e allontanarmi da Lui. Allora, la maestra mi affidò come ausiliaria a una ufficiale. Questa mi faceva lavorare durante l'orazione e, quando andavo a chiedere alla mia maestra di poter riprendere a pregare, mi rimproverava aspramente, dicendomi di farlo mentre lavoravo, fra un esercizio e l'altro del noviziato. Così io facevo, senza che ciò potesse distrarmi dalla dolce gioia e consolazione della mia anima; anzi, la sentivo aumentare sempre di più. Mi venne ordinato di andar ad ascoltare i punti dell'orazione al mattino, dopodiché dovevo spazzare là dove mi veniva indicato, fino all'ora di Prima, quando dovevo render conto della mia orazione o, piuttosto, di quella che il mio sovrano Maestro faceva in me e per me, perché non avevo altra possibilità in tutto ciò se non di obbedire. Ne provavo un piacere estremo, nonostante tutte le pene che il mio corpo, così facendo, pativa. E in seguito cantavo: « Più contraddicono il mio amore e più quest'unico bene m'infiamma. Mi tormentino pure notte e giorno, ma non me lo si può toglier dal cuore. Più sentirò dolore e più mi unirà al suo Cuore».
40. Avidità di umiliazioni e mortificazioni
Sentivo una fame insaziabile di umiliazioni e mortificazioni, anche se per natura mi ripugnavano vivamente. Il mio divino Maestro m'incitava senza sosta a chiederne e io finivo per trovarne alcune assai particolari. Infatti, sebbene mi rifiutassero quelle che cercavo, ritenendomi indegna di farle, me ne assegnavano altre che non mi sarei aspettata e che erano così contrarie alle mie inclinazioni, che ero costretta a dire al mio buon Maestro, nello sforzo violento che dovevo fare: «Ahimè! Soccorretemi, vi-sto che ne siete la causa». E Lui lo faceva, dicendomi: « Devi ammettere che non puoi fare nulla senza di me, ma non ti farò mancare il mio aiuto, purché il tuo nulla e la tua debolezza sprofondino davanti alla mia forza».