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Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Quando riusciamo a tenere a mente che al matti­no abbiamo tenuto nelle mani un Dio tutto santo, sa­remo maggiormente pronte a trattenerci da tutto ciò che possa macchiare la nostra purezza. Di qui un profondo rispetto per la nostra persona; un rispetto per gli altri, comportandoci con tutti con normali atti di cortesia, ma astenendoci da sentimentalismi o da affetti disordinati.
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Vita di Santa Margherita Alacoque



Alacoque

Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 10



32. Interventi per metterla presso le Orsoline
Così, quel francescano andò a negoziare la mia dote presso quella cugina che non cessava di starmi die­tro. Mia madre e i miei parenti volevano che entras­si in quel convento e io non sapevo più come difen­dermi. Ma mentre lui ci andava, mi rivolsi alla san­tissima Vergine, mia buona maestra, con l'interces­sione di san Giacinto, cui rivolsi molte preghiere e feci dire molte messe in onore della mia santa Ma­dre, la quale mi disse amorevolmente consolandomi. «Non temere nulla, tu sarai la mia vera figlia e sarò sempre la tua buona Madre». Queste parole mi cal­marono e non mi lasciarono alcun dubbio sul fatto che ogni cosa si sarebbe aggiustata, nonostante tutte le opposizioni. Mio fratello, di ritorno dal convento, mi disse: «Vogliono quattromila lire. Spetta a te di­sporre del tuo patrimonio come piu ti aggrada, per­ché non è ancora stato fissato nulla».

33. Andrà alla Visitazione. Paray l'attrae subito
Io gli risposi risolutamente: « Non se ne farà mai nulla. Voglio andare dalle monache di Santa Maria, in un convento lontano, dove non ci siano parenti né conoscenti; voglio essere monaca solo per amore di Dio. Voglio lasciare il mondo completamente e andare a nascondermi in un luogo lontano, per di­menticarlo ed esserne dimenticata e non vederlo mai più». Mi vennero proposti molti conventi tra cui sceglie­re, ma, non appena mi nominarono Paray, il mio cuore si riempì di gioia e vi acconsentì subito. Tut­tavia, dovetti recarmi ancora a trovare quelle mona­che che mi avevano ospitata quando avevo Otto anni e ciò mi costò una battaglia difficile da sostenere. Quelle monache mi accolsero dicendo che ero figlia loro e domandandomi come mai volevo abbandonar­le, visto che mi amavano così teneramente. Mi dis­sero che non volevano vedermi a Santa Maria, sa­pendo bene che li non sarei riuscita a resistere. Ri­sposi che volevo provare e mi fecero promettere che sarei ritornata da loro qualora avessi cambiato idea. Sapevano bene, così dicevano, che mai avrei potuto abituarmi. E, nonostante tutto quanto potevano dir-mi, il mio cuore restava insensibile e si confermava nella sua decisione, ripetendo sempre: «Bisogna mo­rire o vincere».

34. L'amata Paray. «È qui che ti voglio»
Tralascio tutti gli altri conflitti che ho dovuto sostenere, per mettermi a parlare del luogo della mia felicità, l'amata Paray, dove, non appena entrai in parlatorio, mi furono interiormente dette queste pa­role: « E qui che ti voglio». Dopodiché dissi a mio fratello che bisognava mettersi d'accordo, visto che non sarei andata in un altro posto. Ciò lo sorprese alquanto, avendomi condotta li solo per farmi cono­scere le monache di Santa Maria e senza che io avessi precedentemente mostrato desiderio di voler diventare una di loro. Ma, adesso, non volli venir via finché ogni cosa non fu definita. In seguito mi parve di aver preso una nuova strada, tanto intensamente mi sentivo felice e in pace. A rendermi così felice era il fatto che chi non sapeva quanto stava accadendo, diceva: « Guardala, ha proprio i modi di una monaca». In effetti, mi vestito con più vanità di quanto avessi mai fatto e del pari mi divertivo, per la gran gioia che sentivo di appartenere tutta al mio sovrano Bene, il quale, mentre scrivo, mi rivol­ge spesso questo amorevole rimprovero: « Guarda, figlia mia, non potrai mai trovare un padre così amoroso col suo unico figlio, che si sia preso tanta cura di lui e cui abbia dato tante e così tenere testi­monianze d'amore come quelle che io ti ho dato e che ti darò del mio amore, che ha usato tanta pa­zienza e cura nel coltivarti e nell'adattarti a modo mio fin dalla più tenera età, aspettandoti dolcemen­te, senza mai rifiutarmi, nonostante tutte le tue resi­stenze. Ricordati che, se mai tu dimenticassi la rico­noscenza nei miei confronti e non mi attribuissi la gloria di ogni cosa, questo sarebbe il mezzo per far inaridire questa fonte inesauribile di ogni bene».