Vita di Santa Margherita Alacoque
Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 10
32. Interventi per metterla presso le Orsoline
Così, quel francescano andò a negoziare la mia dote presso quella cugina che non cessava di starmi dietro. Mia madre e i miei parenti volevano che entrassi in quel convento e io non sapevo più come difendermi. Ma mentre lui ci andava, mi rivolsi alla santissima Vergine, mia buona maestra, con l'intercessione di san Giacinto, cui rivolsi molte preghiere e feci dire molte messe in onore della mia santa Madre, la quale mi disse amorevolmente consolandomi. «Non temere nulla, tu sarai la mia vera figlia e sarò sempre la tua buona Madre». Queste parole mi calmarono e non mi lasciarono alcun dubbio sul fatto che ogni cosa si sarebbe aggiustata, nonostante tutte le opposizioni. Mio fratello, di ritorno dal convento, mi disse: «Vogliono quattromila lire. Spetta a te disporre del tuo patrimonio come piu ti aggrada, perché non è ancora stato fissato nulla».
33. Andrà alla Visitazione. Paray l'attrae subito
Io gli risposi risolutamente: « Non se ne farà mai nulla. Voglio andare dalle monache di Santa Maria, in un convento lontano, dove non ci siano parenti né conoscenti; voglio essere monaca solo per amore di Dio. Voglio lasciare il mondo completamente e andare a nascondermi in un luogo lontano, per dimenticarlo ed esserne dimenticata e non vederlo mai più». Mi vennero proposti molti conventi tra cui scegliere, ma, non appena mi nominarono Paray, il mio cuore si riempì di gioia e vi acconsentì subito. Tuttavia, dovetti recarmi ancora a trovare quelle monache che mi avevano ospitata quando avevo Otto anni e ciò mi costò una battaglia difficile da sostenere. Quelle monache mi accolsero dicendo che ero figlia loro e domandandomi come mai volevo abbandonarle, visto che mi amavano così teneramente. Mi dissero che non volevano vedermi a Santa Maria, sapendo bene che li non sarei riuscita a resistere. Risposi che volevo provare e mi fecero promettere che sarei ritornata da loro qualora avessi cambiato idea. Sapevano bene, così dicevano, che mai avrei potuto abituarmi. E, nonostante tutto quanto potevano dir-mi, il mio cuore restava insensibile e si confermava nella sua decisione, ripetendo sempre: «Bisogna morire o vincere».
34. L'amata Paray. «È qui che ti voglio»
Tralascio tutti gli altri conflitti che ho dovuto sostenere, per mettermi a parlare del luogo della mia felicità, l'amata Paray, dove, non appena entrai in parlatorio, mi furono interiormente dette queste parole: « E qui che ti voglio». Dopodiché dissi a mio fratello che bisognava mettersi d'accordo, visto che non sarei andata in un altro posto. Ciò lo sorprese alquanto, avendomi condotta li solo per farmi conoscere le monache di Santa Maria e senza che io avessi precedentemente mostrato desiderio di voler diventare una di loro. Ma, adesso, non volli venir via finché ogni cosa non fu definita. In seguito mi parve di aver preso una nuova strada, tanto intensamente mi sentivo felice e in pace. A rendermi così felice era il fatto che chi non sapeva quanto stava accadendo, diceva: « Guardala, ha proprio i modi di una monaca». In effetti, mi vestito con più vanità di quanto avessi mai fatto e del pari mi divertivo, per la gran gioia che sentivo di appartenere tutta al mio sovrano Bene, il quale, mentre scrivo, mi rivolge spesso questo amorevole rimprovero: « Guarda, figlia mia, non potrai mai trovare un padre così amoroso col suo unico figlio, che si sia preso tanta cura di lui e cui abbia dato tante e così tenere testimonianze d'amore come quelle che io ti ho dato e che ti darò del mio amore, che ha usato tanta pazienza e cura nel coltivarti e nell'adattarti a modo mio fin dalla più tenera età, aspettandoti dolcemente, senza mai rifiutarmi, nonostante tutte le tue resistenze. Ricordati che, se mai tu dimenticassi la riconoscenza nei miei confronti e non mi attribuissi la gloria di ogni cosa, questo sarebbe il mezzo per far inaridire questa fonte inesauribile di ogni bene».