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Venerdi, 19 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Leone IX Papa ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Tutte le vanità sono riprovevoli, ma lo è di più la vanità nel parlare di sé, che quella degli abbigliamenti.
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Maggio, mese di Maria Santissima - Meditazioni di don Bosco



Maria



Giorno vigesimottavo. Del Paradiso

- v. Deus, in adjutorium meum intende.
- n. Domine ad adjuvandum me festina.
- Gloria Patri etc.
- Gesù mio, misericordia

1. Consolante argomento, o cristiano, io propongo quest'oggi alla tua considerazione. Egli è il paradiso. Per fartene un'idea consideriamo le cose visibili della terra, e poi le confronteremo con quelle del cielo. Immaginati una notte serena: quanto mai è bello a vedersi il firmamento celeste con quella moltitudine e varietà di stelle! Supponi anche un bel giorno in cui la chiarezza del sole non impedisca la vista delle stelle e della luna. Metti poi insieme quanto si può trovare di grande, di prezioso, di saporito, di squisito al gusto nel mare, ne' paesi, nelle città e nelle corti de' re e de' monarchi di tutto il mondo tutto questo insieme è un nulla se viene paragonato alla gloria del paradiso, perchè questa è un' idea dei beni della terra; ma che sarà mai quando saremo da Dio ammessi a contemplare, e godere gl' immensi beni che vi sono nel regno di quella gloria? Ci piace la libertà? Or bene in paradiso potremo a nostro talento passeggiare in tutti i luoghi per l'aria, per la luna, per le stelle, pel sole. Potremo in un momento portarci dal cielo alla terra, e dalla terra al cielo, potremo penetrare nei luoghi più chiusi, negli angoli più secreti senza ostacolo e senza timore. Ci piace la musica? Ma che dolce musica sarà mai quella degli angioli e dei santi in paradiso! Un solo istrumento celeste toccato per pochi istanti da un serafino rapì fuori dei sensi estatico s. Francesco d'Assisi. Ci piace di essere letterati? Andiamo in paradiso, e in un momento diventeremo più dotti di Salomone, più illuminati di tutti i filosofi; là in un istante senza noia e senza fatica apprenderemo le scienze più sublimi. Ci piace di vagheggiare le bellezze delle creature? ma quanto più bello deve essere il Creatore?

2. Considera poi la gioia che proverà l'anima nell'incontrare i parenti e gli amici, nel rimirare la nobiltà, la bellezza, la moltitudine de' cherubini, de' serafini e di tutti gli angeli, di tutti i santi, che a milioni a milioni lodano e benedicono il creatore. Là vedremo Adamo, Abramo, i patriarchi, i profeti, il coro degli Apostoli, l'immenso numero dei martiri, dei confessori, delle vergini. O quanto godono in quel fortunato regno! Sono sempre lieti, senza infermità, senza dispiaceri, senza affanni, che turbino la loro allegrezza, il loro contento: neque luctus, neque clamor erit ultra.

3. Osserva però, o cristiano, che quanto abbiamo finora considerato, è assai poco in confronto della grande consolazione, che si prova nella vista d'Iddio. Egli consola i beati col suo amorevole sguardo, e sparge nel loro cuore un mare di delizie. Noi lo vedremo non più cogli occhi della fede, ma lo vedremo a faccia a faccia, contempleremo da vicino il suo volto, la sua divina maestà. Videbimus eum sicuti est. Il beato resterà talmente immerso nelle delizie che andrà esclamando; sono sazio, o Signore, della vostra gloria. Satiabor cum apparuerit gloria tua. Siccome il sole illumina ed abbellisce tutto il mondo, così Iddio colla sua presenza illumina tutto il paradiso, e riempie que' fortunati abitatori di letizia incomprensibile. Perciò tutte le schiere degli angeli, de' santi e de' beati nel colmo del loro gaudio in segno di gratitudine verso Dio canteranno: Santo, santo, santo è il Dio degli eserciti, a cui sia onore e gloria per tutti secoli. Coraggio adunque, o cristiano, ti toccherà di patire qualche cosa in questo mondo, ma il premio, che avrai in cielo, compensa infinitamente tutto quello, che patirai sopra la terra. Che grande consolazione sarà la tua quando ti troverai in Cielo al possesso della beata eternità, in compagnia de' parenti, degli amici, de' santi, de' beati, e dirai: io sarò sempre col Signore, questa mia felicità non mancherà mai più: semper cum domino erimus. Allora sì che benedirai quel momento in cui ti sei dato al Signore, benedirai il momento in cui facesti quella buona confessione, e cominciasti ad accostarti con frequenza ai santi Sacramenti; benedirai quel giorno in cui lasciando le cattive compagnie ti desti alla virtù: e tutto pieno di gratitudine ti volgerai al tuo Dio, cantandogli lode e gloria per tutti i secoli de' secoli. Così sia.

Esempio.

Alcune apparizioni di Maria nella vita presente bastarono a riempire di gaudio straordinario i suoi divoti. Onde che sarà mai il godere per sempre la compagnia di Lei in cielo? Racconta s. Gregorio Magno che una fanciulla di nome Musa era molto divota di Maria: aveva però il difetto di trattenersi volentieri colte sue compagne in leggerezze. Affinchè col crescere degli anni ella non perdesse la divozione e l'innocenza. Maria volle seco pigliarla. Ma prima qual tenera madre, l'andò pian piano disponendo. Una notte le comparve questa signora insieme con molte verginelle che sembravano della medesima età, e le disse: vuoi tu accompagnarti con queste zitelle ed essere mia serva? O Dio il volesse, risposo Musa, che volentieri sarei loro compagna. Orsù, disse la Vergine, se vuoi conseguire tal favore hai da mutar costumi senza far più tante burle e leggerezze. Se così farai, tornerò con loro di qui a un mese, e diverrai ancora tu come una di queste bellissime donzelle. A tal vista Musa restò attonita, e si mise in tanta serietà che pareva divenuta di età matura; stava ritirata, parlava poco, di rado rideva, non faceva più azione alcuna da fanciulla. I suoi genitori vedendo tale mutazione, dimandarono che avesse; ed ella raccontò loro quanto aveva veduto. Lo stimarono essi un sogno, ma perchè il termine prefisso era breve, stavano attendendo l'esito. Si approssimava il trigesimo giorno, e la fanciulla s'infermò di maniera che in un subito si ridusse a morte. Stando adunque ella cogli occhi chiusi, li aperse in un tratto, e vide la Beatissima Vergine colla stessa compagnia di prima che la chiamava. Rispose allora Musa: ecco, Signora, vi seguo; ecco, Signora, vengo; e cosi dicendo morì per accompagnarsi col coro delle sante Vergini in cielo a cantar per sempre le lodi di Gesù e della Ss. sua Madre.

Giaculatoria.

Oh che premio e che corona
Alla nostra fedeltà
Il Signor promette e dona
Nell'immensa eternità.

Caro Dio, bontà infinita
Esser voglio a voi fedel;
V'offro il cuor, v'offro mia vita.
Sol mi diate un giorno il ciel.

Preghiera.

Ricordatevi o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo, che da Voi sia stato rigettato od abbandonato alcuno, il quale implori i vostri favori. Io animato da questa fiducia, mi presento a voi. Non vogliate o madre del Verbo Eterno disprezzare le preghiere di questo vostro umilissimo figlio, uditelo favorevolmente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria