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Mercoledi, 24 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi )

San Filippo Neri:A chi veramente ama Dio non può avvenire cosa di più gran dispiacere quanto non aver occasione di patire per Lui.
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Maggio, mese di Maria Santissima - Meditazioni di don Bosco



Maria



Giorno vigesimoquinto. Il peccato di disonestà.

- v. Deus, in adjutorium meum intende.
- n. Domine ad adjuvandum me festina.
- Gloria Patri etc.
- Gesù mio, misericordia

1. S. Paolo comanda che questo peccato sia neppure nominato tra i cristiani: impudicitia nequidem nominetur in vobis. Io ommetterei di parlarne, o grande Apostolo di Gesù Cristo, se questo peccato non fosse quel gran maestro che manda tante anime all' eterna perdizione. Possiamo veramente dire che questo peccato fece aprire, l'inferno, e molti vi si precipitano infelicemente. Affine di averne un giusto orrore vediamo come Iddio detesti questo vizio abbominevole. Chi si dà a questo peccato è paragonato agli, animali immondi. L'uomo, che fu elevato alla più grande dignità ha perduto l'intelletto, ed è divenuto simile agli animali immondi che si trascinano nel fango. Jumentis insipientibus comparatus est, et similis factus est illis. O cristiano, conosci la tua dignità, e nel medesimo tempo comprendi il gran male che fai quando ti abbandoni a parole, a pensieri, ad opere impure. Inoltre perchè Iddio mandò un diluvio sopra tutta la terra? Perchè il genere umano erasi abbandonato alla disonestà. Omnis caro corruperat viam suam. Perchè mandò un incendio sopra Sodoma, Gomorra e sopra le città vicine? Perchè quegli abitanti eransi abbandonati a questo vizio. Perchè Onam fu colpito da morte repentina dopo un solo peccato? perchè quello era un peccato di disonestà. Quale precetto speciale Dio pubblicò dal monte Sinai fra tuoni e fulmini? È quello che dice: non fornicare, cioè non far cose disoneste. Qual è il male che il divin Salvatore proibì di fissare collo sguardo o trattenervi sopra il pensiero? È la disonestà. Qual è quel gran male che S. Paolo reputa così grande da non nominarsi fra i Cristiani? È l'impudicizia. Impudicitia nequidem nominetur in vobis.

2. Da questa dottrina rivelata da Dio tu conoscerai il gran male che è la disonestà: ma lo conoscerai molto più se ne consideri le funeste conseguenze. Se tu entrerai nelle famiglie e dimanderai la cagione di tante discordie, dì tante miserie, di tanti patrimoni mandati a fondo, molti sono costretti a rispondere che l'abbominevole vizio della disonestà ne fu la cagione. Dimandiamo ai medici che frequentano le case dei privati ed i pubblici ospedali, e ci sapranno dire quanti siano mandati alla tomba sul fiore de' loro giorni. Oh! se le ceneri di costoro potessero parlare dalle tombe potrebbero darci utilissimi avvisi. Gli uni direbbero che la disonestà fu cagione di risse, di giuochi, ubbriachezze, di morte. Altri che tal vizio loro indebolì la salute, e li condusse anzi tempo alla tomba, avverandosi in essi che i peccati abbreviano la vita: dies impiorum bremabuntur.

3. Ma tiriamo un velo sopra queste sciagure che cadono sopra il corpo, accenniamo alcuni dei mali che produce nello spirito. Dice Iddio, che il darsi alla disonestà è lo stesso come perdere la fede: luxuriari idem est ac apostatare a Deo. Di fatti noi vediamo i cristiani allegri, pieni di fervore nelle pratiche religiose, assidui ai Sacramenti: ma appena la disonestà si fa strada nel loro cuore, cominciano a divenir tiepidi, diminuiscono la frequenza de' sacramenti, si annoiano della parola di Dio, cominciano a dubitare delle verità della fede, e cadendo di abisso in abisso finiscono col divenire increduli e talora veri apostati. Luxuriari idem est ac apostatare a Deo. Che cosa poi diremo de' supplizi eterni riserbati nell'altra vita agli impudici? Io non voglio più continuare in questa orrenda considerazione; piuttosto suggerisco alcuni mezzi per tener lontano da questo vizio coloro che sono innocenti, e preservare coloro che ebbero la disgrazia di esserne infetti. La frequente confessione e la frequente comunione sono i due rimedii più efficaci. Fuga dei discorsi osceni, delle letture cattive, delle persone abbandonate al giuoco, all'ubbriachezza e a simili disordini. Frequenza della parola di Dio e lettura di buoni libri, dire mattina e sera tre Ave a Maria Immacolata e baciare la medaglia di Lei. Se tu, o cristiano, praticherai questi mezzi, ti conserverai senza dubbio lontano da questo vizio tremendo che mandò già tante anime all'inferno.

Esempio.

Una giovane della città di Torino ebbe la disgrazia di abbandonarsi al vizio di cui parliamo. E come accade a molti altri infelici, ella pure perdette la divozione, abbandonò la casa paterna per condurre vita dissoluta. Rovinata così nelle cose dell' anima, lo fu ben presto nelle cose del corpo; e caduta in grave malattia era quasi in punto di morte. Niuno osava parlarle di religione. Chi aveva osato dirle qualche parola fu mandato via con esecrazione. Un pio sacerdote informato del tristo caso, fu abbastanza coraggioso di fare anche egli una prova. Si presentò all'ammalata, ma essa come furia d'inferno disse mille maledizioni, e voleva costringerlo a fuggire. Soffrì tutto il fedele ministro di Dio, e dopo molti incidenti riuscì a farle accettare una medaglia dell'immacolata Concezione. Pieno di speranza di guadagnare una figlia a Maria, il sacerdote parte e va ad unirsi ad altri divoti che si radunano in Chiesa ad invocare la protezione di Colei che è rifugio dei peccatori. Sul declinare del medesimo giorno ritorna dall'inferma, da cui ebbe migliori accoglienze. Egli ottenne di farle dire tre Ave Maria. Dopo partì. Non era ancora giunto a casa, quando una persona di servizio lo chiama con gran premura che ritorni dall'inferma che voleva confessarsi. Andò egli prontamente, e la trovò che piangeva di dolore de' suoi peccati, desiderando di confessarsi prima di morire. Fece la sua confessione, diede segno del più sensibile pentimento. Chiese ella stessa di poter ricevere il Ss. Viatico, la estrema unzione e la benedizione papale, che le furono prontamente amministrati. Pareva che ella fosse per tramandare l'ultimo respiro quando raccogliendo tutte le sue forze, indirizzò queste ultime parole alle persone che in buon numero stavano dolenti intorno al letto: rallegratevi tutti in cuor vostro; io sono stata infelice, il mondo mi ha ingannata. Io ho abbandonato Iddio e la sua madre SS; ma essa non abbandonò me. Essa mi ottenne di non morire di mala morte, mi ottenne da suo Figlio la grazia di potermi confessare, e così chiudere l'inferno, ed aprirmi il paradiso. Dopo la mia morte raccontate a tutti il gran favore che Maria mi ha ottenuto. Io muoio, e morendo spero di andarla a ritrovare in cielo. Ciò detto, lasciò cadere il capo sul letto, e dopo alcuni istanti spirò.

Giaculatoria.

Maria, sei madre tenterà
Per gl'innocenti, e insieme
Pel peccator che geme,
Che spera in tua pietà.

Prendi il mio cuore, o Vergine,
Tu trasformar lo puoi;
Dagli gli affetti tuoi
Dagli il tuo amor divin.

Preghiera.

Ricordatevi o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo, che da Voi sia stato rigettato od abbandonato alcuno, il quale implori i vostri favori. Io animato da questa fiducia, mi presento a voi. Non vogliate o madre del Verbo Eterno disprezzare le preghiere di questo vostro umilissimo figlio, uditelo favorevolmente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria