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Venerdi, 29 marzo 2024 - Misteri dolorosi - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Il nostro Dio è Uno e Trino. E questo non è un rompicapo bensì il Mistero. Dio si rivela a te progressivamente. Nel cammino di fede, ora tu stai andando lentamente e vedi Dio come in uno specchio. Poi, quando accetterai di morire di più a te stesso, Lo sentirai più vicino e Lo vedrai meglio. Che meraviglia! Ogni volta che Lui ti si rivela, ti mostra il Suo volto di Misericordia. Il segreto della vera conoscenza di Dio sta nel farsi piccolo, sempre più piccolo, fino a ridursi all'importanza di un bambino.
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Maggio, mese di Maria Santissima - Meditazioni di don Bosco



Maria



Giorno decimoottavo. Le pene dell'inferno.

- v. Deus, in adjutorium meum intende.
- n. Domine ad adjuvandum me festina.
- Gloria Patri etc.
- Gesù mio, misericordia

1. La misericordia di Dio e la sua giustizia sono i due attributi che maggiormente risplendono nella potenza Divina. Finchè l' uomo vive coll' anima unita al corpo è tempo di misericordia. Ma separata l'anima dal corpo, comincia per l'uomo il tempo di giustizia; e coloro che non vollero approfittare della misericordia Divina nella vita presente, dovranno patire i rigori della giustizia Divina nell' inferno. Per inferno s'intende un luogo destinato dalla giustizia Divina per punire con supplizio eterno quelli che muoiono in peccato mortale. È di fede che vi è questo luogo di supplizio eterno. Sia che noi lo chiamiamo inferno, abisso, voragine, carcere, luogo di tormenti, luogo di caligine, di oscurità, di disordine, di stridor di denti, di rabbia, di vendetta, di tenebre, di fumo, di fuoco, o con qualsiasi altro nome si voglia chiamare secondo è rivelato nella Sacra Scrittura, si viene sempre a significare un luogo ove ciascuno è punito dei peccati commessi nella vita. Per quæ peccat quis, per hæc et torquetur (Sap. 11). Il santo profeta Davidde dice: che l'uomo è gettato giù nell'inferno, come un tronco di legno è precipitato entro una ardente fornace. In un momento quel tronco è tutto circondato dalle fiamme e diventa un carbone ardente. Pone eos ut clibanum ignis. E quanto più un senso del corpo ha peccato, tanto più sarà tormentato. Quantum in deliciis fuit, tantum date illi tormenti (Apoc. c. 18). Sarà tormentata la vista colle tenebre, l'odorato con odori i più ingrati, l'udito con urli continui e coi pianti dei dannati. La bocca soffrirà una fame da arrabbiato.

2. Ma uno de' maggiori tormenti è la pena del fuoco. Secondo il Vangelo vi è un fuoco terribile che non si estingue nè giorno nè notte. Quel fuoco acceso dalla giustizia di Dio tormenta il dannato in ogni parte. Quegli infelici in simile guisa tormentati patiranno la sete, la fame e l'ardore delle fiamme; piangono, urlano e si disperano. O inferno, o inferno, quanto sono infelici quelli che vi cadono! che dici, o cristiano? Se ora non puoi reggere un dito sopra il lume di una candela, non puoi soffrire una scintilla di fuoco sulla mano senza gridare, come potrai vivere tra quelle fiamme? Pensa che un solo peccato basta per mandarti all'inferno e farti patire quelle pene atroci per tutta 1' eternita.

3. Crescono di gran lunga i tormenti dei dannati quando penseranno al motivo per cui si sono dannati. Eglino soffrono quei terribili tormenti pel piacere di un momento, per uno sfogo di passione, per una cosa da nulla. Propter pugillum hordei et fragmen panis. Penseranno al tempo che loro fu dato per rimediare alla loro eterna perdizione, penseranno ai buoni esempi dei compagni, agli avvisi dei confessori, ai propositi fatti in confessione e non eseguiti, e questo penseranno in tempo in cui non avvi più rimedio alla rovina. La volontà non avrà mai più niente di quello che vuole e al contrario patirà tutti i mali. L'intelletto conoscerà il gran bene che ha perduto, cioè il Paradiso. O inferno, o inferno, che mali orribili prepari agli oltraggiatori della legge di Dio! Orsù, adunque, penitenza; non aspettare che non vi sia più tempo; chi sa che questa non sia l' ultima chiamata che Iddio ti fa, a cui se non corrispondi Egli lasci libero il corso alla sua giustizia e ti faccia piombare giù in quegli eterni supplizi? Cristiano, va, e scrivi da tutte le parti, che un solo peccato mortale può mandarti all'inferno, e perciò guardati dal commetterlo.

Esempio.

Un esempio terribile abbiamo nel Vangelo intorno alle pene dell'inferno. Il divin Salvatore lo espone egli medesimo nel modo seguente (Luca 16). Era un uomo ricco (Epulone), il quale si vestiva di porpora e di altri abiti di gran lusso. Sua delizia grande era di preparare ogni giorno sontuosi pranzi per lui e pe' suoi amici. Eravi pure un certo mendico per nome Lazzaro, il quale, sebbene coperto di piaghe si strascinava all'uscio di quel ricco e stava là giacendo e aspettando limosina. Non potendo ottenere altro, dimandava che almeno gli fossero date le bricciole di pane che cadevano dalla mensa del ricco. Ma nè il ricco nè i suoi servi vollero dargli cosa alcuna. Solamente i cani andavano a leccargli le piaghe. Non passò molto tempo che il mendico morì forse per necessità e per fame. Ma oh beata morte! Gli angeli portarono l'anima di lui nel seno di Abramo, ovvero nel limbo, che era il luogo ove riposavano le anime dei giusti morti prima della venuta del Salvatore. Poco dopo la morte di Lazzaro, morì anche il ricco, ma quanto mai fu trista la sorte che lo seguì. Morì il ricco, dice il Vangelo, e l'anima di lui fu sepolta nell'inferno. Dio permise che quel ricco potesse alzare gli occhi dal mezzo dei tormenti e vedesse di lontano Abramo e con esso il medesimo Lazzaro che era presso di lui glorioso. L' Epulone non ebbe ardire di raccomandarsi a Lazzaro, perchè l'aveva troppo disprezzato in vita; egli si rivolse ad Abramo ed esclamò così: o padre Abramo, abbi pietà di me. Che vuoi, rispose Abramo? Padre Abramo, continuò l'altro, io non ti domando di essere liberato da queste fiamme, neppure che mi sieno diminuite, non dimando di godere le delizie che ho godute in vita; un solo favore ti chiedo, e concedilo per pietà. Qual è questo favore? che tu mandi Lazzaro ad intingere la punta del suo dito nell' acqua, e venga qui a lasciarne cadere una goccia sopra la mia lingua per rinfrescarla; imperciocchè io sono orribilmente tormentato tra queste fiamme. Abramo gli rispose: figliuolo, ricordati che tu hai goduto i piaceri e le ricchezze in vita tua; Lazzaro al contrario non ebbe altro che patimenti. Non è dunque giusto che egli adesso sia consolato, e tu sii tormentato? Inoltre avvi un grande abisso, ovvero una grande divisione tra noi e voi, di modo che ninno di qui può andare fino a voi, nè alcuno da cotesto luogo può venire fin qua. L'Epulone vedendo di non poter avere nessun conforto per lui, pensò di poter almeno far avvertire i suoi parenti affinchè facessero uso migliore delle ricchezze, e non andassero un giorno ad accrescergli i tormenti colla loro presenza nell'inferno. Disse egli dunque ad Abramo: Padre, giacchè non puoi favorir me, ti prego che tu mandi questo Lazzaro a casa di mio padre, imperocchè io ho cinque fratelli e desidero che li avverta delle sciagure che loro sovrastano, acciocchè non vengano anche essi in questo luogo. Nota bene, o cristiano, che coloro i quali non credono alla santa parola di Dio, nemmeno credono ai morti, qualora risuscitassero. Perciò Abramo rispose così: i tuoi fratelli e gli altri parenti hanno la legge di Mosè ed i profeti, li ascoltino. No, egli disse, no, Padre Abramo, ma se alcun morto andasse ad essi per partecipare l'orrore di queste pene, certamente farebbero penitenza. Abramo conchiuse: se non danno ascolto alla legge di Mosè e a quanto predicarono i profeti, nemmeno crederanno ad uno che risuscitasse da morte.

Giaculatoria.

Dai mali orribili
D'eterno esiglio,
Maria, salvatemi,
Son vostro figlio.

Preghiera.

Ricordatevi o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo, che da Voi sia stato rigettato od abbandonato alcuno, il quale implori i vostri favori. Io animato da questa fiducia, mi presento a voi. Non vogliate o madre del Verbo Eterno disprezzare le preghiere di questo vostro umilissimo figlio, uditelo favorevolmente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria