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Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:La modestia esteriore riguarda tre cose: gli abiti, il portamento e le parole. Gli abiti, convenienti al proprio stato senza ricercatezza; il portamento, soave e composto e le parole, civili senza arroganza.
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Maggio, mese di Maria Santissima - Meditazioni di don Bosco



Maria



Giorno decimoquarto. II peccato.

- v. Deus, in adjutorium meum intende.
- n. Domine ad adjuvandum me festina.
- Gloria Patri etc.
- Gesù mio, misericordia

1. Prima di considerare che cosa sia il peccato, porta il tuo sguardo sopra un crocifisso, e poi ragiona cosi nel tuo cuore: il peccato è un fatto, un desiderio, una parola contro alla santa legge di Dio. Quando io commetto un peccato volto le spalle a Dio creatore, a quel Dio di bontà che mi ha colmato di tanti benefìzi, e io dispregio la sua grazia e la sua amicizia. Chi pecca dice col fatto al Signore: Andate, o Dio, lontano da me, io non vi voglio più ubbidire, non vi voglio più servire, non vi voglio più riconoscere per mio Dio, non serviam. Il Signore dice dalla croce: non far vendetta; e l'uomo risponde: ed io voglio vendicarmi. Dio dice: non prendere la roba d'altri; e l'uomo risponde: ed io me la voglio prendere. Dio dice: privati di quel gusto disonesto; l' uomo risponde: non me ne voglio privare. Dio dice: santifica i giorni festivi; l'uomo risponde: ed io li voglio profanare; e così dicendo abbandona Iddio, somma bontà, per darsi alle creature e soddisfare questo misero corpo.

2. Ma chi è Dio, contro di cui te la vuoi prendere? Egli è colui, che ti ha data la vita, te la conserva, e te la può togliere ad ogni momento. Dio è quel grande benefattore che ti ha dato quanto hai nella vita presente. Sanità, beni temporali, memoria, lingua, occhi, orecchi, piedi, mani, tutto fu dato da Lui, e di questi doni te ne servisti per offenderlo. Di più questo medesimo Iddio che tu disprezzi è il tuo Salvatore, che per salvare l'anima tua patì una morte la più dolorosa, e sparse in croce tutto il suo sangue, e dopo tutto questo ti ha preparata un' eterna felicità. E chi sei tu, o cristiano, che ti ribelli contro al tuo Creatore? Tu sei una miserabile creatura, che non può niente, un cieco che nulla vede, un povero che possiede niente. Miser et pauper et cæcus et nudus (Apoc. 3). E tu, miserabile creatura, hai ardimento di irritare questo tuo Dio, alla cui presenza trema il cielo, l'inferno e la terra? Vilis pulvisculus tam terribilem maiestatem audet irritare? (S. Bernardo).

3. Mentre tu consideri la maestà del tuo Dio, che offendi, e la viltà di te medesimo, ti prego di fare meco un grave riflesso. Questo Dio essendo tuo padrone, ti può in un momento privare di tutti i beni che ti ha dato, ti può privare della sanità, della vita, e farti precipitare nelle pene eterne dell' inferno. È vero che Dio è infinitamente buono, ma essendo giusto, non può a meno che essere molto sdegnato quando l'offendi. Perciò quando pecchi hai motivo a temere che i tuoi peccati giungano a tal numero da porre un termine al numero che Dio ha stabilito. In plenitudine peccatorum puniet. Non già che manchi la misericordia di Dio, ma che ti manchi il tempo a chiedere perdono, ti manchi la volontà, ti manchi quel tratto di grazia speciale che più non si merita colui che si abusa della Divina misericordia per offenderlo. Perciò tu devi temere giustamente che ad un altro peccato mortale l'ira divina ti colpisca e ti mandi eternamente dannato.

Mio Dio, basta quanto vi offesi, la vita che mi rimane, la voglio spendere ad amarvi e a piangere i miei peccati. Me ne pento con tutto il cuore, Gesù mio; vi voglio amare, datemi forza. Santissima Vergine Maria, Madre di Dio, aiutatemi. Cosi sia.

Esempi.

Se dopo il peccato Dio punisse subito chi lo commette, non sarebbe certamente cosi ingloriato come pur troppo lo vediamo ogni dì. Ma sebbene differisca ad applicare la pienezza dei castighi; tuttavia ci ha lasciato terribili esempi per far conoscere come egli anche nella vita presente castiga coloro che oltraggiano la sua santa legge. Lucifero era il più bell'angelo del paradiso. Egli commette un peccato di superbia volendo essere simile a Dio; e per questo peccato egli è cacciato dal paradiso insieme con numerosa schiera de' suoi compagni, e sono condannati alle pene eterne nell'inferno.

Adamo ed Eva commettono un peccato di disubbidienza nel paradiso terrestre, e sono tosto ambidue cacciati dà quel luogo di delizie, condannati colla loro posterità a quelle gravissime pene nell'anima e nel corpo, cui noi andiamo pur troppo ancora soggetti.

Cresciuto il genere umano in gran numero si moltiplicano i vizi. Iddio manda un diluvio che copre tutta la faccia della terra, e fa perire tutti gli uomini e tutti gli animali, eccetto quelli che fece rinchiudere nell'arca.

Gli abitanti di Sodoma, di Gomorra e di altre città vicine si danno al peccato della disonestà. Iddio manda una pioggia di fuoco, e incendia le case, incenerisce gli abitanti, e fa aprire le voragini della terra che tutto assorbisce, e vi comparisce un luogo che noi chiamiamo Asfaltide o mar morto.

Peccano gli Ebrei, e in pena della loro iniquità più milioni periscono nel deserto. Ricadono nel peccato o tutta la nazione ebraica, ora è fatta schiava; ora oppressa da altri flagelli, e finisce coll'essere interamente dispersa da non aver più nè re, nè principe, nè sacerdozio, nè città ove potersi radunare e formare un corpo di nazione.

Giuda Iscariota tradisce il divin Maestro, e si va ad impiccare. Anania e Saffira dicono una menzogna a s. Pietro e cadono ambidue morti sull'istante. Che se Iddio tante volte, in tante maniere castigò i peccati nella vita presente, quanto mai sarà grande, spaventoso, terribile il supplizio riserbato nell'eternità!

Giaculatoria.

Dal peccato che l'uomo incatena
Ai piaceri fallaci quaggiù
L'alma sciogli o Maria,e serena
Cerchi ognora tuo figlio Gesù.

Preghiera.

Ricordatevi o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo, che da Voi sia stato rigettato od abbandonato alcuno, il quale implori i vostri favori. Io animato da questa fiducia, mi presento a voi. Non vogliate o madre del Verbo Eterno disprezzare le preghiere di questo vostro umilissimo figlio, uditelo favorevolmente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria