Santo Rosario on line

Sabato, 20 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Quanto è difficile sradicare un vizio, che abbia messo radici in gioventù.
font

Biografia di Santa Clelia Barbieri



Santa Clelia Barbieri



La grande cesta della Provvidenza

A malincuore Anna andò ad eseguire l'ordine: «Mi ricordo benissimo che, mentre accendevo, minac­ciai con la mano il nostro S. Francesco dicendo: «Guai a voi, se non provvedete!».

Passarono poche ore e si sentì bussare alla porta. L'umile cuciniera andò ad aprire. Si presentò un uomo con una grande cesta, colma di ogni ben di Dio: farina, pane, vino e tante altre cose... Clelia aveva avuto ragione, come sempre, con quella sua fede sem­plice, tale da spostare montagne di miseria e di sfidu­cia.

La devozione verso il santo da Paola aveva una espressione popolare diffusa dovunque: i tredici venerdì in preparazione alla festa del 2 aprile, con pre­ghiere che ripercorrevano la storia di questo calabrese dal miracolo facile, incantevole per la semplicità, sia che fosse fra i mandriani della sua terra che alla corte di Luigi XII; l'uomo della quaresima perpetua e pur straordinariamente longevo (27 marzo 1416 - 2 aprile 1507), eremita per vocazione e pur risucchiato dai massimi problemi della sua epoca.

Clelia imparò da mamma Giacinta a invocare il «minimo povero romito da Paola»; non perse l'abitu­dine quando intorno a lei si cominciarono a radunare le ragazze, che otto anni dopo la sua morte presero, con evidente riferimento al santo da Paola, il nome di Minime.

Quando si trattava di affrontare difficoltà serie o progetti impegnativi, Clelia si rivolgeva al suo inter­cessore e patrono con la «tredicina» tradizionale.

Fu sotto l'immagine del «vecchio dalla barba bianca» che durante la malattia le apparve il futuro benefattore. Nell'aprile 1869, al termine dei tredici venerdì, si presentò alla canonica un uomo, mandato da Vincenzo Pedrazzi, per chiedere informazioni sul­l'opera nascente. Di lì venne un flusso continuo di aiuti, dalle tre corbe di frumento alla edificazione della casa madre.

Tutto era cominciato dai «canapoli», quando Cle­lia mandò Giuseppe Garagnani, papà della Violan­tina, da un contadino del Pedrazzi, perché gli desse un mazzo di cannarelle di canapa per farne degli zolfa­nelli. Il contadino lo mandò dal padrone. Il padrone da don Guidi. Nacque una provvidenziale amicizia. Le mele rubate

Un altro episodio - quello delle mele rubate - sa dei libri della Sapienza e mostra quanto fosse pene­trante il discernimento della ragazza delle Budrie.

«Mia mamma - dice Anna Forni - ebbe l'idea di portare alla Clelia e alle sue compagne alcune mele; ma vedendo che erano poche, ne raccolse alcune sotto gli alberi di altra proprietà e ne prese pure dagli alberi, fuori del proprio campo; tutte insieme le portò alla Clelia. Questa nell'accettarle, le divise in tre parti e disse: - Questa parte la tengo, perché l'avete rac­colta nel vostro campo; così questa seconda parte, perché l'avete raccolta sotto gli alberi; la terza no, perché l'avete rubata».

Quando Clelia parlava così, la guardavano con un sentimento di tremore. Lo spirito di profezia agiva in lei e le accendeva il volto...

In quei brevi anni visse molte vite in una sola vita. Il Signore aveva come condensato in lei molti carismi che avrebbero dovuto espandersi nel futuro della sua famiglia spirituale: carismi di luce, carismi di pace, carismi di carità apostolica.

La chiamarono madre

I fatti straordinari non avvenivano tutti i giorni; ma nemmeno tanto di rado. La Provvidenza mandava la manna quotidiana in quel deserto di povertà e di fede. Orsola, così aliena dal pubblicizzare gli eventi che accompagnarono la fondazione, racconta che una sera, trovandosi senza niente da cena, le sorelle si disponevano già a tornare in famiglia per sfamarsi. Clelia le invitò ad avere fiducia. Dissero il rosario, e al termine della preghiera arrivò una donna con una sporta piena del necessario per mangiare. Anche altre volte la prodigiosa «sporta» integrò lo scarso piatto della cena serale. Una provvidenza misurata e quieta, di cui si stenta a sollevare il velo.