Santa Brigida di Svezia
IN TERRA SANTA
Il pellegrinaggio nella terra di Gesù era stato già più volte preannunciato alla veggente: la prima volta ad Alvastra, mentre assisteva il marito ammalato, la seconda volta a Roma, subito dopo l'anno giubilare 1350, nell'abitazione romana. In quell'occasione le era apparsa la Vergine che le aveva detto: «Andrai pellegrina nella città santa di Gerusalemme, quando piacerà a mio figlio. Andrai allora anche a Betlemme. Là ti spiegherò dettagliatamente come ho generato mio figlio Gesù Cristo, poiché egli così ha voluto».
Erano passati più di vent'anni da allora e dallo sposo celeste non era arrivata nessuna indicazione sul viaggio in Terra Santa. Il 25 maggio 1371 Brigida però ne udì la voce: «Preparatevi ad andare pellegrini a Gerusalemme per visitare la mia tomba e altri luoghi sacri che si trovano là. Appena ve lo dirò, lasciate Roma».
Brigida si spaventò, temendo di non riuscire a fare quanto il Signore le chiedeva: non era più giovane, si sentiva debole e ammalata, aveva mezzi economici limitati. Ma una nuova rivelazione dissipò i suoi dubbi e le fece superare ogni preoccupazione:
Partite adesso da Roma e andate a Gerusalemme. Perché temi per la tua età? lo sono il creatore della natura. lo posso rendere la natura debole o forte, così come mi piace. lo sarò con voi, raddrizzerò il vostro cammino, vi guiderò e vi ricondurrò a Roma. Vi provvederò anche dei mezzi necessari più abbondantemente di quanto abbiate avuto finora.
Brigida fece i preparativi. Con lei si mettevano in viaggio tre dei suoi figli: oltre a Caterina, c'erano anche Karl e Birger, venuti appositamente dalla Svezia per accompagnarla. Poi i due Petrus, il vescovo Alfonso e due cappellani svedesi. La partenza avvenne il 25 novembre 1371. In precedenza, come testimoniò Caterina, era stato comunicato alla santa che sarebbero ritornati tutti tranne uno.
La prima meta fu Napoli, dove Brigida e il suo seguito furono accolti con grandi onori dalla regina Giovanna. Qui trascorsero il Natale, in attesa del vento favorevole per prendere il mare. A quanto narrano le cronache, tra Karl e la regina nacque una storia d'amore molto passionale, che preoccupò alquanto la madre. Non si sa fino a che punto il fatto sia reale, di certo si sa che Karl era un personaggio particolare, romantico e amante dell'avventura. A fine febbraio peraltro Karl si ammalò, forse di cuore, e il 12 marzo 1372 morì. La regina pianse il suo cavaliere e partecipò con tutta la corte alle solenni esequie nella chiesa di Santa Croce.
Le testimonianze di Caterina e del vescovo Alfonso ci permettono di conoscere quale fu l'atteggiamento di Brigida: «Mentre la regina e molti piangevano, lei non pianse mai, ma raccomandava l'anima del figlio a Dio», raccontò la figlia'. E Alfonso:
Ella sedeva a otto, dieci passi dal figlio, e quando lui rese l'anima a Dio non disse nulla né pianse, ma alzate le mani benedisse e ringraziò il Signore, conformandosi umilmente alla volontà divina. Non pianse neppure al solenne funerale, come piansero la regina ed altri, ma disse: «Vai, figlio mio, pellegrino benedetto da Dio e da me» (Vade, fili mi, peregrine benedicte a Deo et a me). E poiché molti mormoravano e la criticavano, lei rispose: «Non m'importa che dicano male di me, poiché faccio la volontà di Dio» (Ego non curo, quid dicunt malum de me, dum tamen ego faciam voluntatem Dei).
Il giorno stesso delle esequie di Karl, il 14 marzo, la nave dei pellegrini salpò da Napoli e in cinque giorni, dopo una tempestosa traversata, giunse a Messina. Ripartiti dopo una settimana, Brigida e i suoi accompagnatori giunsero a Cipro il 14 aprile. Il viaggio, come raccontò in seguito il vescovo Alfonso, non fu esente da pericoli e sia i marinai sia i passeggeri erano spaventati. Brigida però restava «paziente e serena» e alzava le mani al cielo ringraziando Dio. E poiché le chiedevano come mai lo ringraziasse, lei rispose che lo ringraziava perché permetteva che avessero quelle tribolazioni.
A Cipro i pellegrini fecero una sosta di due setti-. mane. Appena giunta nell'isola, Brigida prese contatto con la regina Eleonora, figlia di Pietro d'Aragona e vedova di Pietro 1 di Lusignano, che era stato assassinato nel 1368 dai suoi cugini. La situazione politica era molto inquieta, anche a causa dei veneziani e dei genovesi che con i loro commerci avevano molto potere ed erano oggetto di timore e sfiducia. A quanto sembra, Eleonora aveva in animo di tornare in Spagna. Ella conosceva la fama di Brigida: l'accolse quindi con onore e le confidò le sue preoccupazioni.
Brigida prese a cuore le vicende del regno di Cipro e, in seguito a una rivelazione del suo celeste sposo, consigliò alla regina di non lasciare l'isola, di non risposarsi, di non cercare di vendicare l'assassinio di suo marito ma di restare accanto a suo figlio Pietro, che di lì a poco sarebbe stato incoronato re (di ritorno dalla Terra Santa Brigida fu presente all'incoronazione), e di consigliarlo per il meglio. Da Gesù ricevette anche una rivelazione destinata al giovane sovrano, nella quale si legge:
È un grande impegno essere re; è un grande onore, ma anche una preoccupante responsabilità. Per questo è opportuno che il re sia un uomo maturo, esperto, prudente, giusto e laborioso, più attento al bene dei suoi sudditi che all'imposizione della propria volontà. Per questo fin dai tempi più antichi i regni venivano governati bene se veniva scelto un sovrano capace di governare con giustizia e desideroso di farlo. Adesso però i regni non sono più regni, ma giochi da bambini, oggetto di follia e di rapina. Guai al regno il cui re è un bambino che conduce una vita sciocca, si circonda di adulatori e non si preoccupa del progresso della comunità. Dato però che questo fanciullo non porta in sé l'ingiustizia di suo padre, se vuole progredire e tenere alto l'onore del suo nome deve ubbidire alle parole che gli rivolgo per il bene di Cipro: non deve imitare lo stile di vita dei suoi predecessori, deve abbandonare la leggerezza dell'adolescenza, deve comportarsi da vero sovrano e scegliere consiglieri che amino più la sua anima e il suo onore che i suoi doni; deve odiare gli adulatori e non aver paura di dire la verità e di seguirla. Altrimenti questo giovane non avrà gioia dal suo popolo e il suo popolo non avrà gioia da questo giovane destinato ad essere re.
Appena le condizioni del mare lo consentirono, Brigida e il suo seguito si rimisero in viaggio per la Terra Santa; al gruppo dei pellegrini si unì il confessore della regina Eleonora, il francescano Martino d'Aragona, che fin dall'arrivo della santa a Cipro le aveva dimostrato grande venerazione. La traversata fu burrascosa e la maggior parte dei bagagli andò perduta. Particolarmente difficile fu l'ultimo tratto: quando erano ormai in vista di Gerusalemme, la nave fu sul punto di naufragare. Ma Brigida tranquillizzò tutti con queste parole: «Non temete, perché in questo naufragio nessuno di questa nave morirà». E così fu.
Finalmente i pellegrini poterono baciare il suolo della terra di Gesù. Sbarcati a Giaffa all'inizio di maggio, il 13 dello stesso mese Brigida e i suoi accompagnatori arrivarono a Gerusalemme e presero alloggio all'albergo dei Pellegrini. Il programma della santa prevedeva la visita ai luoghi dove Gesù era nato, era stato battezzato ed era morto e risorto. Gesù stesso , l'aveva sollecitata a non fare di più e a conservare le forze per i compiti futuri: «A causa della vostra debolezza è sufficiente per voi visitare i luoghi più vicini... Quando tornerete dal Giordano preparatevi al ritorno perché vi sono ancora molte cose da inviare ai pontefici». Il programma si concentrò quindi su Gerusalemme, Betlemme e il Giordano.
Complessivamente Brigida rimase in Terra Santa quattro mesi. La prima visita fu alla cappella costruita sul Golgota proprio nel punto in cui era stata eretta la croce, e fu qui che si presentò la grande visione della passione e morte di Gesù. Brigida aveva avuto fin da bambina un infinito amore e una grande venerazione per il Salvatore crocifisso e ogni venerdì, in memoria della passione, digiunava a pane e acqua. La visita alla cappella del Golgota avvenne appunto di venerdì: Brigida si inginocchiò, baciò devotamente la borchia collocata sul punto in cui era stata infissa la croce, pregò a lungo e pianse. Ed ecco che ebbe la visione che subito dopo trascrisse in questi termini:
Mentre ero sul monte Calvario e piangevo amaramente, vidi il mio Signore nudo e flagellato, condotto dai giudei alla crocifissione e da loro attentamente sorvegliato. Vidi anche un'apertura scavata nel monte e intorno a questa i carnefici intenti alla loro terribile opera. Il Signore però si rivolse a me e disse: «Osserva, in questa apertura nella roccia fu piantata la mia croce nell'ora della mia passione». Subito vidi i giudei conficcare la croce nel terreno e fissarla con piccoli pezzi di legno incastrati tutto intorno affinché fosse ben salda e non cadesse. Quando la croce fu solidamente sistemata, costruirono una sorta di scala di legno che arrivava fino al punto in cui dovevano essere inchiodati i suoi piedi, in modo che per mezzo dei gradini sia lui che i suoi carnefici potessero salirvi per la crocifissione. Poi i carnefici salirono e con insulti e derisioni fecero salire anche Gesù. Egli salì mansueto come un agnello che si fa condurre al macello. Quando fu sulla scala, stese spontaneamente il braccio, aprì la mano destra e la pose sulla croce. E quei crudeli tormentatori lo inchiodarono alla croce, piantando il chiodo dove l'osso è più solido. Poi, tirandolo con una corda, alzarono il braccio sinistro e inchiodarono la mano alla croce allo stesso modo. Poi il corpo di Gesù fu disteso sulla croce, i carnefici posero una tibia sopra l'altra e inchiodarono i piedi così uniti con due chiodi, stirando tutte le membra con tale violenza che le vene e i nervi furono sul punto di spezzarsi. Poi gli rimisero in capo la corona di spine che gli avevano tolto durante la crocifissione e la premettero forte sul santo capo. La corona produsse tali ferite che subito gli occhi si riempirono di sangue che colò giù copiosamente. Anche le orecchie si riempirono di sangue e tutto il viso e la barba si colorarono di sangue scarlatto.
Subito dopo i carnefici e i soldati allontanarono le scale; rimase soltanto la croce alla quale era crocifisso il mio Signore.
Mentre io, sopraffatta dal dolore, meditavo sulla crudeltà dei carnefici, vidi la madre di Gesù accovacciata a terra, straziata dalla sofferenza, tremante e quasi fuori dai sensi. Giovanni e le donne, che stavano alla sua destra non lontano dalla croce, la confortavano. La pena per la sofferenza della santissima madre mi trafisse il cuore come una affilatissima spada. Poi la madre dolorosa finalmente si alzò, sollevò lo sguardo verso suo figlio e rimase lì, sostenuta dalle donne, fuori di sé per l'orrore e quasi morta. Quando il figlio vide piangere lei e gli altri amici, la raccomandò con voce autorevole a Giovanni. Dalla sua espressione e dalla sua voce si capiva che il suo cuore era trafitto come da una freccia acuminata dall'infinita compassione per sua madre.
I suoi cari e bellissimi occhi erano quasi spenti, la bocca aperta e sanguinante, il volto pallido e macilento, il corpo livido per la mancanza di sangue. Le pelle del suo santissimo corpo era così sottile e delicata che ogni minimo colpo vi lasciava un segno. Di tanto in tanto Gesù faceva il tentativo di raddrizzarsi sulla croce, perché la sofferenza che provava era insopportabile. Talvolta il dolore saliva dalle sue membra e dalle sue vene fino al cuore, tormentandolo crudelmente. Era una morte prolungata con disumana crudeltà. Allora, sopraffatto dal dolore e ormai vicino a morire, gridò con voce forte: «O Padre, perché mi hai abbandonato?».
Ora aveva le labbra pallide, la lingua piena di sangue, il corpo esangue. Nell'angoscia dell'estrema sofferenza gridò per la seconda volta: «O Padre, nelle tue mani affido il mio spirito!». Poi alzò un poco la testa, ma subito la reclinò e rese lo spirito.
Quando la madre di Gesù vide ciò, tremò in tutto il corpo e sarebbe caduta a terra per l'indicibile sofferenza se non fosse stata sostenuta dalle altre donne.
Ora però i giudei cominciarono a schernirla e a gridarle ogni tipo di insulto. Gli uni dicevano: «Maria, tuo figlio è già morto!». Altri le rivolgevano parole di derisione. Ed ecco che un uomo si staccò dalla turba e con una lancia colpì Gesù sul lato destro con tanta violenza che quasi gli trapassò il corpo da parte a parte. E quando ritrasse la lancia dalla ferita, ne uscì una grande quantità di sangue.
Quando Maria vide ciò, prese a tremare violentemente piangendo e singhiozzando: un'altra spada affilata le aveva trapassato l'anima.
Quando tutti se ne furono andati, alcuni amici di Gesù lo deposero dalla croce e la madre lo accolse tra le sue sante braccia e lo strinse al seno. Il corpo di suo figlio era un'unica ferita, pallido e sanguinante. Allora la madre dolorosa asciugò tutto il corpo e le ferite di Gesù, gli chiuse gli occhi, glieli baciò e avvolse il corpo in un sudario pulito.
Poi con lamenti e lacrime condussero il corpo di Gesù alla tomba e ve lo deposero".
La visione fu trascritta da Brigida appena fu rientrata all'albergo dei Pellegrini e subito data ai sacerdoti perché la traducessero in latino.
Betlemme dista appena nove chilometri da Gerusalemme e il tragitto poteva essere percorso a piedi in meno di due ore. Sulla grotta della Natività l'imperatore Costantino aveva fatto erigere una chiesa e Brigida si concentrò in preghiera proprio dove Gesù aveva visto la luce ed era stato deposto nella mangiatoia. Ed ecco che si realizzò la promessa che la Vergine le aveva fatto anni prima, cioè di mostrarle come avesse dato la luce al suo divin figlio`. Brigida ebbe infatti una visione, che in seguito trascrisse in questi termini:
Quando ero nella grotta del Signore a Betlemme, vidi una vergine vestita di un mantello bianco e di un abito leggero attraverso il quale io vedevo distintamente la sua carne virginale. Il suo corpo era pieno e molto forte, perché era in procinto di partorire. Presso di lei si trovava un uomo più anziano (Giuseppe). Avevano con loro un bue e un asino. Quando furono entrati nella grotta, l'uomo più anziano legò il bue e l'asino alla mangiatoia. Poi uscì e portò alla Vergine una candela accesa, la fissò alla parete e poi si allontanò per non essere presente al parto.
Ora la Vergine si sfilò le scarpe, si tolse il mantello bianco e il velo che le copriva il capo, ripose questi due capi vicino a sé e rimase vestita solo dell'abito (tunica). I bellissimi capelli erano sciolti sulle spalle e brillavano come oro. Poi prese due teli finissimi di lino e due di lana che aveva portato con sé per avvolgere il bambino che stava per nascere e anche altri due piccoli teli di lino per avvolgergli la testa. Pose anche questi accanto a sé per usarli quando sarebbe venuto il tempo.
Quando tutto fu pronto, si inginocchiò con grande devozione e pregò. Appoggiava le spalle alla mangiatoia e teneva il volto rivolto verso il cielo di Oriente. Pregando con le mani tese verso l'alto e gli occhi rivolti al cielo, entrò in estasi e fu alienata nei sensi e pervasa di divina dolcezza. Io vidi allora che il bambino che si trovava nel suo grembo cominciava a muoversi. Ed ecco che in un attimo ella partorì suo figlio, dal quale emanava una luce che non si può descrivere, non paragonabile a quella del sole e men che meno a quella della candela accesa dall'uomo anziano, che al suo confronto addirittura scompariva.
Il parto avvenne in modo così rapido e improvviso che io non potei né osservare né distinguere esattamente in che maniera e con quale parte del corpo ella partorì. Piuttosto vidi subito quel bellissimo bambino nudo, che giaceva purissimo a terra. La sua pelle era perfettamente pulita. Vidi la placenta giacere a terra pura e tersa. Udii anche un canto angelico di meravigliosa bellezza e grande dolcezza. E subito il corpo della Vergine, che prima della nascita era gonfio, divenne di nuovo sottile e di meravigliosa bellezza.
Quando la Vergine si rese conto di aver partorito, piegò il capo, giunse le mani in atteggiamento di devozione e rispetto, pregò commossa davanti al Bambino e gli disse: «Benvenuto, mio Dio, mio Signore, mio figlio!».
Ed ecco che il bambino pianse e cominciò a tremare per il freddo e la durezza del suolo su cui giaceva. Si distese un poco, tese le piccole braccia e le gambe e cercò le carezze e la protezione della mamma. Lei lo prese fra le braccia, lo strinse al seno e lo scaldò con grande gioia e materno amore. Poi si sedette per terra, si pose il figlioletto in grembo e prese con delicatezza fra le dita il cordone ombelicale che subito si spezzò senza che ne uscisse sangue o altro liquido. Subito dopo cominciò a fasciare il bambino. Prima lo avvolse nei teli di lino, sopra a questi pose quelli di lana; coprì quindi la testolina con le due piccole pezze di lino che aveva preparato.
Quando tutto fu finito, l'uomo, san Giuseppe, entrò, si gettò a terra, rimase in ginocchio e pregò e pianse di gioia davanti al bambino.
La beata Vergine non si indebolì durante il parto, come avviene a tutte le altre donne. La sua forza fisica rimase intatta e il suo corpo riprese subito la forma che aveva prima del concepimento.
Ora Maria si alzò con il bambino tra le braccia ed entrambi, cioè la madre e Giuseppe, posero il bambino nella mangiatoia, si inginocchiarono e pregarono.
In seguito, Brigida ebbe dalla Vergine altri particolari sulla nascita di Gesù:
Quando fui sola nella stalla e pregavo in ginocchio, partorii mio figlio con tanta gioia e felicità dell'anima che non sentii alcun dolore e alcuna pena allorché egli lasciò il mio grembo. Lo avvolsi subito in teli puliti che già da tempo avevo preparato. Quando Giuseppe vide quello che era accaduto ne fu felice e si stupì che io non avessi avuto bisogno di alcun aiuto. Dato che la maggioranza delle persone a Betlemme erano occupate col censimento, non prestarono attenzione alla meravigliosa nascita divina. Tu però devi sapere che quanto ti ho detto è assoluta verità, anche se la gente che ragiona con mente umana osa pensare che mio figlio sia nato alla maniera in cui tutti nascono.
Dopo Gerusalemme e Betlemme, Brigida raggiunse con i suoi compagni il fiume Giordano e con grande commozione visitò il luogo in cui Gesù aveva incontrato Giovanni ed era stato battezzato. Sulla via del ritorno si soffermò a Betania per pregare sulla tomba di Lazzaro.
Nell'ultimo periodo a Gerusalemme, nell'estate del 1372, Brigida fu colpita da quei disturbi che un anno dopo, aggravandosi, l'avrebbero portata alla morte: stanchezza, febbre insistente e dolori di stomaco. Il che tuttavia non le impedì di portare a termine il suo programma di pellegrinaggi. L'8 settembre, giorno in cui si festeggia la nascita di Maria, Brigida ne visitò la tomba al Getsemani ed ebbe una visione in cui la Vergine le rivelò:
Dopo che mio figlio fu salito in cielo, io vissi ancora quindici anni nel mondo. Poi rimasi quindici giorni in questa tomba, trascorsi i quali fui accolta in cielo con infinito onore e gioia. Gli abiti con i quali ero stata sepolta rimasero nella tomba. Sappi che a parte il corpo trasfigurato di mio figlio e il mio, in cielo non c'è alcun corpo umano.
A Gerusalemme, con ogni probabilità, Brigida percorse molte volte la Via Dolorosa e tornò ripetutamente alla cappella del Calvario. I quattro mesi in Terra Santa costituirono per lei un periodo di grandissima gioia ed edificazione spirituale e passarono in un lampo. Quando, all'inizio di ottobre, venne il tempo del ritorno, i pellegrini si recarono a Giaffa e presero di nuovo il mare. L'8 dello stesso mese, dopo una buona e veloce traversata, sbarcarono a Cipro.
Erano passati più di vent'anni da allora e dallo sposo celeste non era arrivata nessuna indicazione sul viaggio in Terra Santa. Il 25 maggio 1371 Brigida però ne udì la voce: «Preparatevi ad andare pellegrini a Gerusalemme per visitare la mia tomba e altri luoghi sacri che si trovano là. Appena ve lo dirò, lasciate Roma».
Brigida si spaventò, temendo di non riuscire a fare quanto il Signore le chiedeva: non era più giovane, si sentiva debole e ammalata, aveva mezzi economici limitati. Ma una nuova rivelazione dissipò i suoi dubbi e le fece superare ogni preoccupazione:
Partite adesso da Roma e andate a Gerusalemme. Perché temi per la tua età? lo sono il creatore della natura. lo posso rendere la natura debole o forte, così come mi piace. lo sarò con voi, raddrizzerò il vostro cammino, vi guiderò e vi ricondurrò a Roma. Vi provvederò anche dei mezzi necessari più abbondantemente di quanto abbiate avuto finora.
Brigida fece i preparativi. Con lei si mettevano in viaggio tre dei suoi figli: oltre a Caterina, c'erano anche Karl e Birger, venuti appositamente dalla Svezia per accompagnarla. Poi i due Petrus, il vescovo Alfonso e due cappellani svedesi. La partenza avvenne il 25 novembre 1371. In precedenza, come testimoniò Caterina, era stato comunicato alla santa che sarebbero ritornati tutti tranne uno.
La prima meta fu Napoli, dove Brigida e il suo seguito furono accolti con grandi onori dalla regina Giovanna. Qui trascorsero il Natale, in attesa del vento favorevole per prendere il mare. A quanto narrano le cronache, tra Karl e la regina nacque una storia d'amore molto passionale, che preoccupò alquanto la madre. Non si sa fino a che punto il fatto sia reale, di certo si sa che Karl era un personaggio particolare, romantico e amante dell'avventura. A fine febbraio peraltro Karl si ammalò, forse di cuore, e il 12 marzo 1372 morì. La regina pianse il suo cavaliere e partecipò con tutta la corte alle solenni esequie nella chiesa di Santa Croce.
Le testimonianze di Caterina e del vescovo Alfonso ci permettono di conoscere quale fu l'atteggiamento di Brigida: «Mentre la regina e molti piangevano, lei non pianse mai, ma raccomandava l'anima del figlio a Dio», raccontò la figlia'. E Alfonso:
Ella sedeva a otto, dieci passi dal figlio, e quando lui rese l'anima a Dio non disse nulla né pianse, ma alzate le mani benedisse e ringraziò il Signore, conformandosi umilmente alla volontà divina. Non pianse neppure al solenne funerale, come piansero la regina ed altri, ma disse: «Vai, figlio mio, pellegrino benedetto da Dio e da me» (Vade, fili mi, peregrine benedicte a Deo et a me). E poiché molti mormoravano e la criticavano, lei rispose: «Non m'importa che dicano male di me, poiché faccio la volontà di Dio» (Ego non curo, quid dicunt malum de me, dum tamen ego faciam voluntatem Dei).
Il giorno stesso delle esequie di Karl, il 14 marzo, la nave dei pellegrini salpò da Napoli e in cinque giorni, dopo una tempestosa traversata, giunse a Messina. Ripartiti dopo una settimana, Brigida e i suoi accompagnatori giunsero a Cipro il 14 aprile. Il viaggio, come raccontò in seguito il vescovo Alfonso, non fu esente da pericoli e sia i marinai sia i passeggeri erano spaventati. Brigida però restava «paziente e serena» e alzava le mani al cielo ringraziando Dio. E poiché le chiedevano come mai lo ringraziasse, lei rispose che lo ringraziava perché permetteva che avessero quelle tribolazioni.
A Cipro i pellegrini fecero una sosta di due setti-. mane. Appena giunta nell'isola, Brigida prese contatto con la regina Eleonora, figlia di Pietro d'Aragona e vedova di Pietro 1 di Lusignano, che era stato assassinato nel 1368 dai suoi cugini. La situazione politica era molto inquieta, anche a causa dei veneziani e dei genovesi che con i loro commerci avevano molto potere ed erano oggetto di timore e sfiducia. A quanto sembra, Eleonora aveva in animo di tornare in Spagna. Ella conosceva la fama di Brigida: l'accolse quindi con onore e le confidò le sue preoccupazioni.
Brigida prese a cuore le vicende del regno di Cipro e, in seguito a una rivelazione del suo celeste sposo, consigliò alla regina di non lasciare l'isola, di non risposarsi, di non cercare di vendicare l'assassinio di suo marito ma di restare accanto a suo figlio Pietro, che di lì a poco sarebbe stato incoronato re (di ritorno dalla Terra Santa Brigida fu presente all'incoronazione), e di consigliarlo per il meglio. Da Gesù ricevette anche una rivelazione destinata al giovane sovrano, nella quale si legge:
È un grande impegno essere re; è un grande onore, ma anche una preoccupante responsabilità. Per questo è opportuno che il re sia un uomo maturo, esperto, prudente, giusto e laborioso, più attento al bene dei suoi sudditi che all'imposizione della propria volontà. Per questo fin dai tempi più antichi i regni venivano governati bene se veniva scelto un sovrano capace di governare con giustizia e desideroso di farlo. Adesso però i regni non sono più regni, ma giochi da bambini, oggetto di follia e di rapina. Guai al regno il cui re è un bambino che conduce una vita sciocca, si circonda di adulatori e non si preoccupa del progresso della comunità. Dato però che questo fanciullo non porta in sé l'ingiustizia di suo padre, se vuole progredire e tenere alto l'onore del suo nome deve ubbidire alle parole che gli rivolgo per il bene di Cipro: non deve imitare lo stile di vita dei suoi predecessori, deve abbandonare la leggerezza dell'adolescenza, deve comportarsi da vero sovrano e scegliere consiglieri che amino più la sua anima e il suo onore che i suoi doni; deve odiare gli adulatori e non aver paura di dire la verità e di seguirla. Altrimenti questo giovane non avrà gioia dal suo popolo e il suo popolo non avrà gioia da questo giovane destinato ad essere re.
Appena le condizioni del mare lo consentirono, Brigida e il suo seguito si rimisero in viaggio per la Terra Santa; al gruppo dei pellegrini si unì il confessore della regina Eleonora, il francescano Martino d'Aragona, che fin dall'arrivo della santa a Cipro le aveva dimostrato grande venerazione. La traversata fu burrascosa e la maggior parte dei bagagli andò perduta. Particolarmente difficile fu l'ultimo tratto: quando erano ormai in vista di Gerusalemme, la nave fu sul punto di naufragare. Ma Brigida tranquillizzò tutti con queste parole: «Non temete, perché in questo naufragio nessuno di questa nave morirà». E così fu.
Finalmente i pellegrini poterono baciare il suolo della terra di Gesù. Sbarcati a Giaffa all'inizio di maggio, il 13 dello stesso mese Brigida e i suoi accompagnatori arrivarono a Gerusalemme e presero alloggio all'albergo dei Pellegrini. Il programma della santa prevedeva la visita ai luoghi dove Gesù era nato, era stato battezzato ed era morto e risorto. Gesù stesso , l'aveva sollecitata a non fare di più e a conservare le forze per i compiti futuri: «A causa della vostra debolezza è sufficiente per voi visitare i luoghi più vicini... Quando tornerete dal Giordano preparatevi al ritorno perché vi sono ancora molte cose da inviare ai pontefici». Il programma si concentrò quindi su Gerusalemme, Betlemme e il Giordano.
Complessivamente Brigida rimase in Terra Santa quattro mesi. La prima visita fu alla cappella costruita sul Golgota proprio nel punto in cui era stata eretta la croce, e fu qui che si presentò la grande visione della passione e morte di Gesù. Brigida aveva avuto fin da bambina un infinito amore e una grande venerazione per il Salvatore crocifisso e ogni venerdì, in memoria della passione, digiunava a pane e acqua. La visita alla cappella del Golgota avvenne appunto di venerdì: Brigida si inginocchiò, baciò devotamente la borchia collocata sul punto in cui era stata infissa la croce, pregò a lungo e pianse. Ed ecco che ebbe la visione che subito dopo trascrisse in questi termini:
Mentre ero sul monte Calvario e piangevo amaramente, vidi il mio Signore nudo e flagellato, condotto dai giudei alla crocifissione e da loro attentamente sorvegliato. Vidi anche un'apertura scavata nel monte e intorno a questa i carnefici intenti alla loro terribile opera. Il Signore però si rivolse a me e disse: «Osserva, in questa apertura nella roccia fu piantata la mia croce nell'ora della mia passione». Subito vidi i giudei conficcare la croce nel terreno e fissarla con piccoli pezzi di legno incastrati tutto intorno affinché fosse ben salda e non cadesse. Quando la croce fu solidamente sistemata, costruirono una sorta di scala di legno che arrivava fino al punto in cui dovevano essere inchiodati i suoi piedi, in modo che per mezzo dei gradini sia lui che i suoi carnefici potessero salirvi per la crocifissione. Poi i carnefici salirono e con insulti e derisioni fecero salire anche Gesù. Egli salì mansueto come un agnello che si fa condurre al macello. Quando fu sulla scala, stese spontaneamente il braccio, aprì la mano destra e la pose sulla croce. E quei crudeli tormentatori lo inchiodarono alla croce, piantando il chiodo dove l'osso è più solido. Poi, tirandolo con una corda, alzarono il braccio sinistro e inchiodarono la mano alla croce allo stesso modo. Poi il corpo di Gesù fu disteso sulla croce, i carnefici posero una tibia sopra l'altra e inchiodarono i piedi così uniti con due chiodi, stirando tutte le membra con tale violenza che le vene e i nervi furono sul punto di spezzarsi. Poi gli rimisero in capo la corona di spine che gli avevano tolto durante la crocifissione e la premettero forte sul santo capo. La corona produsse tali ferite che subito gli occhi si riempirono di sangue che colò giù copiosamente. Anche le orecchie si riempirono di sangue e tutto il viso e la barba si colorarono di sangue scarlatto.
Subito dopo i carnefici e i soldati allontanarono le scale; rimase soltanto la croce alla quale era crocifisso il mio Signore.
Mentre io, sopraffatta dal dolore, meditavo sulla crudeltà dei carnefici, vidi la madre di Gesù accovacciata a terra, straziata dalla sofferenza, tremante e quasi fuori dai sensi. Giovanni e le donne, che stavano alla sua destra non lontano dalla croce, la confortavano. La pena per la sofferenza della santissima madre mi trafisse il cuore come una affilatissima spada. Poi la madre dolorosa finalmente si alzò, sollevò lo sguardo verso suo figlio e rimase lì, sostenuta dalle donne, fuori di sé per l'orrore e quasi morta. Quando il figlio vide piangere lei e gli altri amici, la raccomandò con voce autorevole a Giovanni. Dalla sua espressione e dalla sua voce si capiva che il suo cuore era trafitto come da una freccia acuminata dall'infinita compassione per sua madre.
I suoi cari e bellissimi occhi erano quasi spenti, la bocca aperta e sanguinante, il volto pallido e macilento, il corpo livido per la mancanza di sangue. Le pelle del suo santissimo corpo era così sottile e delicata che ogni minimo colpo vi lasciava un segno. Di tanto in tanto Gesù faceva il tentativo di raddrizzarsi sulla croce, perché la sofferenza che provava era insopportabile. Talvolta il dolore saliva dalle sue membra e dalle sue vene fino al cuore, tormentandolo crudelmente. Era una morte prolungata con disumana crudeltà. Allora, sopraffatto dal dolore e ormai vicino a morire, gridò con voce forte: «O Padre, perché mi hai abbandonato?».
Ora aveva le labbra pallide, la lingua piena di sangue, il corpo esangue. Nell'angoscia dell'estrema sofferenza gridò per la seconda volta: «O Padre, nelle tue mani affido il mio spirito!». Poi alzò un poco la testa, ma subito la reclinò e rese lo spirito.
Quando la madre di Gesù vide ciò, tremò in tutto il corpo e sarebbe caduta a terra per l'indicibile sofferenza se non fosse stata sostenuta dalle altre donne.
Ora però i giudei cominciarono a schernirla e a gridarle ogni tipo di insulto. Gli uni dicevano: «Maria, tuo figlio è già morto!». Altri le rivolgevano parole di derisione. Ed ecco che un uomo si staccò dalla turba e con una lancia colpì Gesù sul lato destro con tanta violenza che quasi gli trapassò il corpo da parte a parte. E quando ritrasse la lancia dalla ferita, ne uscì una grande quantità di sangue.
Quando Maria vide ciò, prese a tremare violentemente piangendo e singhiozzando: un'altra spada affilata le aveva trapassato l'anima.
Quando tutti se ne furono andati, alcuni amici di Gesù lo deposero dalla croce e la madre lo accolse tra le sue sante braccia e lo strinse al seno. Il corpo di suo figlio era un'unica ferita, pallido e sanguinante. Allora la madre dolorosa asciugò tutto il corpo e le ferite di Gesù, gli chiuse gli occhi, glieli baciò e avvolse il corpo in un sudario pulito.
Poi con lamenti e lacrime condussero il corpo di Gesù alla tomba e ve lo deposero".
La visione fu trascritta da Brigida appena fu rientrata all'albergo dei Pellegrini e subito data ai sacerdoti perché la traducessero in latino.
Betlemme dista appena nove chilometri da Gerusalemme e il tragitto poteva essere percorso a piedi in meno di due ore. Sulla grotta della Natività l'imperatore Costantino aveva fatto erigere una chiesa e Brigida si concentrò in preghiera proprio dove Gesù aveva visto la luce ed era stato deposto nella mangiatoia. Ed ecco che si realizzò la promessa che la Vergine le aveva fatto anni prima, cioè di mostrarle come avesse dato la luce al suo divin figlio`. Brigida ebbe infatti una visione, che in seguito trascrisse in questi termini:
Quando ero nella grotta del Signore a Betlemme, vidi una vergine vestita di un mantello bianco e di un abito leggero attraverso il quale io vedevo distintamente la sua carne virginale. Il suo corpo era pieno e molto forte, perché era in procinto di partorire. Presso di lei si trovava un uomo più anziano (Giuseppe). Avevano con loro un bue e un asino. Quando furono entrati nella grotta, l'uomo più anziano legò il bue e l'asino alla mangiatoia. Poi uscì e portò alla Vergine una candela accesa, la fissò alla parete e poi si allontanò per non essere presente al parto.
Ora la Vergine si sfilò le scarpe, si tolse il mantello bianco e il velo che le copriva il capo, ripose questi due capi vicino a sé e rimase vestita solo dell'abito (tunica). I bellissimi capelli erano sciolti sulle spalle e brillavano come oro. Poi prese due teli finissimi di lino e due di lana che aveva portato con sé per avvolgere il bambino che stava per nascere e anche altri due piccoli teli di lino per avvolgergli la testa. Pose anche questi accanto a sé per usarli quando sarebbe venuto il tempo.
Quando tutto fu pronto, si inginocchiò con grande devozione e pregò. Appoggiava le spalle alla mangiatoia e teneva il volto rivolto verso il cielo di Oriente. Pregando con le mani tese verso l'alto e gli occhi rivolti al cielo, entrò in estasi e fu alienata nei sensi e pervasa di divina dolcezza. Io vidi allora che il bambino che si trovava nel suo grembo cominciava a muoversi. Ed ecco che in un attimo ella partorì suo figlio, dal quale emanava una luce che non si può descrivere, non paragonabile a quella del sole e men che meno a quella della candela accesa dall'uomo anziano, che al suo confronto addirittura scompariva.
Il parto avvenne in modo così rapido e improvviso che io non potei né osservare né distinguere esattamente in che maniera e con quale parte del corpo ella partorì. Piuttosto vidi subito quel bellissimo bambino nudo, che giaceva purissimo a terra. La sua pelle era perfettamente pulita. Vidi la placenta giacere a terra pura e tersa. Udii anche un canto angelico di meravigliosa bellezza e grande dolcezza. E subito il corpo della Vergine, che prima della nascita era gonfio, divenne di nuovo sottile e di meravigliosa bellezza.
Quando la Vergine si rese conto di aver partorito, piegò il capo, giunse le mani in atteggiamento di devozione e rispetto, pregò commossa davanti al Bambino e gli disse: «Benvenuto, mio Dio, mio Signore, mio figlio!».
Ed ecco che il bambino pianse e cominciò a tremare per il freddo e la durezza del suolo su cui giaceva. Si distese un poco, tese le piccole braccia e le gambe e cercò le carezze e la protezione della mamma. Lei lo prese fra le braccia, lo strinse al seno e lo scaldò con grande gioia e materno amore. Poi si sedette per terra, si pose il figlioletto in grembo e prese con delicatezza fra le dita il cordone ombelicale che subito si spezzò senza che ne uscisse sangue o altro liquido. Subito dopo cominciò a fasciare il bambino. Prima lo avvolse nei teli di lino, sopra a questi pose quelli di lana; coprì quindi la testolina con le due piccole pezze di lino che aveva preparato.
Quando tutto fu finito, l'uomo, san Giuseppe, entrò, si gettò a terra, rimase in ginocchio e pregò e pianse di gioia davanti al bambino.
La beata Vergine non si indebolì durante il parto, come avviene a tutte le altre donne. La sua forza fisica rimase intatta e il suo corpo riprese subito la forma che aveva prima del concepimento.
Ora Maria si alzò con il bambino tra le braccia ed entrambi, cioè la madre e Giuseppe, posero il bambino nella mangiatoia, si inginocchiarono e pregarono.
In seguito, Brigida ebbe dalla Vergine altri particolari sulla nascita di Gesù:
Quando fui sola nella stalla e pregavo in ginocchio, partorii mio figlio con tanta gioia e felicità dell'anima che non sentii alcun dolore e alcuna pena allorché egli lasciò il mio grembo. Lo avvolsi subito in teli puliti che già da tempo avevo preparato. Quando Giuseppe vide quello che era accaduto ne fu felice e si stupì che io non avessi avuto bisogno di alcun aiuto. Dato che la maggioranza delle persone a Betlemme erano occupate col censimento, non prestarono attenzione alla meravigliosa nascita divina. Tu però devi sapere che quanto ti ho detto è assoluta verità, anche se la gente che ragiona con mente umana osa pensare che mio figlio sia nato alla maniera in cui tutti nascono.
Dopo Gerusalemme e Betlemme, Brigida raggiunse con i suoi compagni il fiume Giordano e con grande commozione visitò il luogo in cui Gesù aveva incontrato Giovanni ed era stato battezzato. Sulla via del ritorno si soffermò a Betania per pregare sulla tomba di Lazzaro.
Nell'ultimo periodo a Gerusalemme, nell'estate del 1372, Brigida fu colpita da quei disturbi che un anno dopo, aggravandosi, l'avrebbero portata alla morte: stanchezza, febbre insistente e dolori di stomaco. Il che tuttavia non le impedì di portare a termine il suo programma di pellegrinaggi. L'8 settembre, giorno in cui si festeggia la nascita di Maria, Brigida ne visitò la tomba al Getsemani ed ebbe una visione in cui la Vergine le rivelò:
Dopo che mio figlio fu salito in cielo, io vissi ancora quindici anni nel mondo. Poi rimasi quindici giorni in questa tomba, trascorsi i quali fui accolta in cielo con infinito onore e gioia. Gli abiti con i quali ero stata sepolta rimasero nella tomba. Sappi che a parte il corpo trasfigurato di mio figlio e il mio, in cielo non c'è alcun corpo umano.
A Gerusalemme, con ogni probabilità, Brigida percorse molte volte la Via Dolorosa e tornò ripetutamente alla cappella del Calvario. I quattro mesi in Terra Santa costituirono per lei un periodo di grandissima gioia ed edificazione spirituale e passarono in un lampo. Quando, all'inizio di ottobre, venne il tempo del ritorno, i pellegrini si recarono a Giaffa e presero di nuovo il mare. L'8 dello stesso mese, dopo una buona e veloce traversata, sbarcarono a Cipro.