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Giovedi, 18 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Galdino ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:Pensa che hai da rendere conto a colui che è autore e difensore della legge da te calpestata. Dovrai presentarti colpevole a colui che fa tremare l'universo, a colui davanti al quale i reprobi urleranno: "Montagne, crollate su di noi, seppelliteci vivi, che non abbiamo a vederlo!". Sì, il Signore ha taciuto, ha lasciato correre per tanto tempo; come un agnello, si lasciò schiaffeggiare e sputacchiare da te, dai tuoi peccati, e non reagì. Ma il suo volto pallido e dissanguato sulla croce, un giorno lo vedrai acceso d'ira contro di te. Potrai tu allora sostenere quel terribile aspetto?
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Santa Brigida di Svezia



Santa Brigida

IL SOGGIORNO A NAPOLI

Brigida e il suo sposo Ulf facevano parte del Terzo ordine francescano; è quindi ben comprensibile che, giunta in Italia, la futura santa desiderasse con tutto il cuore visitare la tomba di san Francesco ad Assisi. Per mettersi in viaggio attese però, come sempre, di ricevere indicazioni dal cielo.

E le indicazioni arrivarono. Il 4 ottobre 1351, festa di San Francesco, Brigida stava pregando nella chiesa a lui dedicata, San Francesco a Ripa in Trastevere, quando le apparve il poverello di Assisi che le disse: «Vieni nella mia cella, per mangiare e bere con me».

Il viaggio fu realizzato nell'estate successiva in com­pagnia di Caterina e di altre persone, tra cui la nobile signora romana Francesca Papazzuri che in seguito le offrì la sua casa. Come leggiamo negli Atti processua­li, il lungo tragitto fu percorso interamente a piedi. A Santa Maria degli Angeli, a pochi chilometri da Assisi, i pellegrini visitarono la cappella della Porziuncola, un semplice oratorio del X secolo ricostruito da san Fran­cesco. Oggi la Porziuncola si trova sotto la cupola del­la grande basilica rinascimentale eretta tra il XVI e il XVII secolo. Ai tempi di santa Brigida però l'oratorio era come ai tempi del poverello di Assisi. f 1 pellegrini si recarono poi alla chiesa di San Francesco, progettata da frate Elia, architetto dell'ordine; lo splendido complesso, iniziato nel 1228, due anni dopo la morte del santo e consacrato nel 1253, con­sta di due chiese sovrapposte, la basilica superiore e quella inferiore. Nella prima Brigida e i suoi accom­pagnatori ebbero certamente modo di ammirare il ce­lebre ciclo di affreschi di Giotto, dipinto tra la fine del XIII secolo e l'inizio del XIV, dove in ventotto riqua­dri è descritta la vita del santo. La tomba di san Fran­cesco è custodita invece fin dal 1230 nella basilica in­feriore, e fu qui che Brigida si trattenne a lungo. Men­tre pregava le apparve il santo che le disse:

Sii benvenuta! Ti ho invitata nella mia cella per mangiare e bere con me. Tu però devi sapere che que­sta casa non è la cella della quale ti ho parlato. La cel­la che intendevo è piuttosto la vera obbedienza che io ho sempre osservato, così che io non ho mai vo­luto stare senza una guida spirituale; per questo ho sempre avuto presso di me un sacerdote al quale ho sempre umilmente ubbidito. Questa era la mia cella. Comportati anche tu in questo modo, perché ciò è gradito a Dio. Il cibo di cui con gran gioia mi sono nutrito era questo: ho allontanato il mio prossimo dalle vanità della vita mondana, perché potesse ser­vire Dio con tutto il cuore. Questa gioia era per me come un dolcissimo cibo. La mia bevanda era la gioia che provavo quando mi accorgevo che le persone che avevo convertito cominciavano ad amare Dio con tut­te le loro forze, a vivere in povertà e a dedicarsi alla preghiera. Vedi, figlia mia, questa bevanda allietava tanto la mia anima che tutto ciò che è mondano mi ripugnava. Vai dunque in questa mia cella, mangia questo mio cibo e bevi questa bevanda con me, af­finché tu possa essere saziata in eterno da Dio.

Il pellegrinaggio ad Assisi non fu certo l'unico di Brigida in Italia: ce ne furono molti altri, soprattutto nel Sud della penisola. Nell'estate del 1366 Brigida si recò a Ortona, poco a sud di Pescara sul litorale adria­tico (oggi in provincia di Chieti), nella cui cattedrale sono custodite fin dal 1258 le reliquie dell'apostolo Tommaso, qui trasferite da Edessa. A quanto risulta, questo pellegrinaggio fu ispirato dal vescovo svedese Thomas di Vàxjò, che si era recato a Roma per im­pegni inerenti al suo ufficio ed era ospite in casa di Brigida. Insieme a Caterina, ai due Petrus e al sacer­dote svedese Magnus Pederson, il vescovo Thomas ac­compagnò Brigida in questo e in altri pellegrinaggi.

Da Ortona i pellegrini svedesi raggiunsero il mon­te Gargano nelle Puglie e visitarono il santuario di Monte Sant'Angelo (Foggia), famoso per le apparizioni dell'arcangelo Michele. In base alla tradizione, l'ar­cangelo apparve la prima volta nel 490 al vescovo di Siponto quando nella zona era ancora vivo il culto pa­gano, e disse che l'immensa grotta divenuta poi san­tuario era sacra a lui e doveva quindi essergli dedica­ta. Soltanto alla terza apparizione il vescovo fece quan­to richiesto. Quattro secoli dopo l'arcangelo apparve all'imperatore tedesco Enrico detto il Santo, che ave­va voluto trascorrere una notte da solo nella grotta.

Dal Gargano la piccola comitiva raggiunse Bari, nel cui splendido duomo romanico riposano le spoglie di san Nicola, vescovo di Myra in Asia Minore, morto verso la metà del IV secolo e sepolto nella sua città. Nel 1087 il corpo del santo era stato rapito dai pira­ti e portato a Bari, dove era stato accolto con immenso entusiasmo e venerazione. Mentre pregava nella crip­ta davanti alla tomba, Brigida ebbe la visione di san Nicola che, fra le altre cose, le disse:

Sappi che come la rosa produce profumo e il grap­polo d'uva un dolce succo, così il mio corpo ha rice­vuto dal Signore la particolare benedizione di trasu­dare olio. Egli infatti onora i Suoi eletti non solo in cielo, ma anche sulla terra, affinché molte persone ne siano edificate e partecipino alla grazia concessa ai santi.

È evidente il riferimento a quella che viene chia­mata «manna di san Nicola», che cominciò a trasudare dalle ossa del santo dopo la sua morte. Il fenomeno, testimoniato fin dall'antichità, continua ancora oggi. Alla manna sono attribuite proprietà terapeutiche.

Da Bari i pellegrini raggiunsero Benevento, per onorare le reliquie di san Bartolomeo che riposano nella chiesa a lui dedicata fin dall'838; e infine Saler­no, dove nella cripta del duomo riposano le spoglie dell'evangelista Matteo. In ognuno di questi luoghi Brigida, come si legge nelle Rivelazioni, ebbe visioni e locuzioni interiori.

Era ormai giunto l'autunno e Brigida, seguendo l'indicazione del Signore, si diresse verso Napoli per trascorrervi le feste natalizie. A Nola si unì al gruppo il conte Nicola Orsini: a Roma Brigida era stata in rap­porti di familiarità con la famiglia Orsini e aveva co­nosciuto il giovane Nicola. A Napoli, attraverso le sue conoscenze, il conte aprì a Brigida le porte della cor­te della regina Giovanna.

Con i suoi accompagnatori Brigida prese alloggio all'albergo dei Cavalieri di Malta, vicino alla chiesa di San Giovanni al Mare. Invece di qualche settimana, Brigida rimase a Napoli due anni, dal luglio 1365 al­l'ottobre 1367, perché incaricata dal Signore di svol­gervi compiti importanti.

A Napoli regnava la regina Giovanna, donna mol­to bella e molto discussa per la sua condotta spregiu­dicata. Dopo i Vespri Siciliani del 1281, il regno del­le Due Sicilie era stato diviso fra la famiglia d'Arago­na, in Sicilia, e gli Angiò a Napoli. Durante tutto il XIV secolo i due Stati furono in guerra; il papa ap­poggiava Napoli contro l'usurpatore spagnolo. Di­scendente per parte materna dai conti di Provenza, Giovanna era salita al trono nel 1343. Il suo matri­monio con Andrea d'Ungheria si era rivelato infelice. Gli sposi erano mal assortiti: colta e gioiosa lei, roz­zo e grossolano lui. Nel 1345, nel palazzo di Aversa dove i sovrani trascorrevano l'autunno, Andrea fu as­salito e strangolato da assassini che restarono ignoti. Tutti sapevano che tra gli sposi non correva buon san­gue e sospettarono di Giovanna.

Nel 1347, a vent'anni, Giovanna sposò suo cugino Ludovico di Taranto, senza curarsi di chiedere la di­spensa papale necessaria a causa della stretta parente­la; nel gennaio dell'anno successivo Ludovico di Un­gheria varcò le Alpi per vendicare il fratello Andrea. Al suo arrivo a Napoli Giovanna però si era già imbarca­ta per la nativa Provenza, per recarsi ad Avignone dal papa. A quel tempo Brigida viveva ancora in Svezia, ma la fama di Giovanna era diffusa in tutta Europa.

Intanto a Napoli i baroni insorsero contro l'inva­sore ungherese e riuscirono a cacciarlo nel giugno 1348. Giovanna tornò salutata con giubilo da quello stesso popolo che poco tempo prima l'aveva accusata dell'omicidio del marito. Rientrata a Napoli, la re­gina dovette affrontare molti problemi, come la pe­ste nera, che falcidiò tutta Europa e mieté centinaia di vittime, così che non fu possibile imporre tasse; ci fu poi il terribile terremoto che nel 1349 colpì il re­gno devastando varie città tra cui l'Aquila, Aversa, Ascoli e Montecassino, dove crollò il monastero be­nedettino. Anche a Napoli rovinarono molti edifici, tra cui il campanile della cattedrale.

Intanto nel Paese regnava la più grande confusione a causa delle bande di mercenari di Ludovico d'Unghe­ria, condotte da capitani di ventura che saccheggiava­no, uccidevano e mettevano ogni cosa a ferro e fuoco. Questa situazione durò fino al 1352, quando finalmen­te si giunse alla pace col re di Ungheria; Giovanna e Lu­dovico di Taranto furono incoronati con una festa gran­diosa alla quale parteciparono tutti i signori della peni­sola. Gradualmente nel regno di Napoli tornò la pace.

Quando Brigida arrivò a Napoli, Giovanna si era sposata per la terza volta con Giacomo di Maiorca. Nicola Orsini, conte di Nola, introdusse Brigida nel gran mondo napoletano. Una conoscenza importan­te per lei fu quella con la baronessa Lapa Buondel­monti, sorella del gran siniscalco di Napoli Niccolò Acciaiuoli.

L'amicizia fra le due donne si approfondì per una guarigione miracolosa attribuita a Brigida. Negli Atti del processo si legge infatti che il figlio di Lapa, Esaù, di dieci anni, era gravemente ammalato di tubercolo­si e che i medici non nutrivano più speranza di sal­varlo. Chiamata al suo capezzale, Brigida toccò il pic­colo, che subito guarì.

Sembra certo che Brigida e il suo seguito, dopo es­sere rimasti per qualche tempo nell'ospizio dei Cava­lieri di Malta, si trasferissero nel palazzo di Lapa per il resto del soggiorno a Napoli. Probabilmente i pel­legrini svedesi non avevano i mezzi per sostenersi due anni in albergo e l'ospitalità offerta risultò preziosa.

A Napoli la situazione non era molto diversa da quella di Roma e Brigida constatò subito una grave de­cadenza morale. Lo esprime molto chiaramente una rivelazione nella quale la Vergine le parla di due dei gravi peccati della città:

Il primo peccato consiste nel fatto che molti in que­sta città comprano pagani e infedeli per farne dei ser­vitori e alcuni di questi signori non si preoccupano di farli battezzare o di convertirli alla fede cristiana. An­che se alcuni di loro vengono battezzati, i loro pa­droni non si curano poi di farli educare nella fede cri­stiana. Inoltre alcuni tengono le loro serve o schiave in tale miseria e ignoranza come fossero cani, le ven­dono e - peggio ancora - le inviano spesso nei bor­delli per guadagnare denaro in maniera vergognosa e obbrobriosa. Alcuni le tengono nelle loro case come concubine per sé o per altri. Vi sono poi altri padro­ni che torturano e tormentano i loro schiavi con pa­role ingiuriose, al punto che alcuni di essi cadono nel­la disperazione e desiderano togliersi la vita.

Il secondo peccato è quello dei cattivi indovini, veggenti e repugnanti streghe, che prosperano nella città. Si ricorre ai loro esorcismi e alle loro stregone­rie per ottenere favori d'amore e fertilità, per guari­re le malattie o per scrutare il futuro.

Particolarmente la regina Giovanna, famosa per i suoi troppo liberi costumi, è oggetto delle cure di Bri­gida, che fu incaricata dal Signore di inviarle questi ammonimenti:

Scrivile che: primo, ella deve fare una confessione coscienziosa di tutto ciò che ha fatto fin dalla giovi­nezza e prendere la ferma risoluzione di migliorarsi seguendo i consigli del confessore; secondo, deve ri­flettere attentamente in che modo si è comportata nel suo matrimonio e nella sua attività di regnante, per­ché un giorno dovrà rendere conto di tutto a me; ter­zo, deve avere la volontà di pagare i suoi debiti e di restituire ciò che ha acquisito arbitrariamente, perché finché si trattengono beni acquisiti ingiustamente l'a­nima è in grave pericolo; non serve fare molte ele­mosine se non si paga quello che si deve pagare; quar­to, la regina non deve gravare la sua gente con nuo­ve tasse, ma anzi alleggerire quelle esistenti, perché Dio ascolterà i lamenti di coloro che ella avrà rapi­nato; quinto, deve tenere consiglieri giusti, amanti della verità e non soggetti ai partiti, che non pensino al personale arricchimento ma si accontentino del ne­cessario; sesto, deve quotidianamente ricordarsi in certe ore del giorno delle ferite e delle sofferenze di Cristo, per ridestare in questo modo nel suo cuore l'amore per Dio; in determinati tempi deve invitare i poveri, lavare loro i piedi e nutrirli; settimo, deve sen­tire un amore sincero per i suoi sudditi e consolare coloro che sono stati ingiustamente offesi; ottavo, de­ve distribuire i suoi doni con intelligenza, senza ar­ricchire alcuni e opprimere altri; nono, nel punire i colpevoli non deve badare tanto al denaro che potrà ricavarne quanto alla giustizia; e dove vede penti­mento e umiltà, deve mostrare maggior misericordia; decimo, finché vive deve fare in modo che nel suo re­gno ci sia pace, poiché io le annuncio che non avrà eredi naturali; undicesimo, deve accontentarsi dei co­lori naturali e della naturale bellezza del volto di cui Dio l'ha ornata, perché i colori artificiali non piac­ciono a Dio; dodicesimo, con grande umiltà e penti­mento deve meditare sui suoi peccati, perché davan­ti ai miei occhi ella è una corruttrice di molte anime, una capricciosa devastatrice dei beni che le ho dona­to, un motivo di preoccupazione per i miei amici; tre­dicesimo, deve nutrire in cuore un timore costante, perché per tutta la sua vita è vissuta più come una donnaccia che come una regina; quattordicesimo, de­ve rinunciare a tutte le abitudini mondane, allonta­nare le adulatrici e trascorrere il tempo che le resta, che sarà breve, in onore mio, perché finora mi ha con­siderato una persona che non tiene conto dei suoi pec­cati. Se non mi ascolta, la tratterò non come una re­gina ma come un'ingrata e la fustigherò dalla testa ai piedi.

A quanto risulta, durante la permanenza di Brigi­da a Napoli la regina corresse almeno in parte il suo comportamento, ma dopo la partenza della veggente riprese purtroppo il suo abituale modo di vivere.

A Napoli Brigida esercitò molte opere di miseri­cordia, visitò chiese e santuari e nel novembre 1366 si recò ad Amalfi a venerare le reliquie dell'apostolo Andrea: questo fu l'ultimo dei pellegrinaggi italiani. Poi tornò a Napoli e vi rimase fino all'estate del 1367.

Il 16 ottobre di quell'anno era certamente di nuovo Ì= a Roma per assistere al ritorno di papa Urbano V