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Sabato, 20 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi )

Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney):Ecco dunque un tale che si tormenta, che si agita, che fa chiasso, che vuole dominare su tutto, che si crede qualche cosa, che sembra voler dire al sole: «Togliti di lì lasciami illuminare il mondo al tuo posto!... ». Un giorno quest'uomo orgoglioso sarà ridotto tutt'al più ad un pizzico di cenere che sarà portata via di fiume in fiume... fino al mare.
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Santa Brigida di Svezia



Santa Brigida

IL PAPA

Rivelazioni sul Papa

Una notte, mentre vegliava in preghiera, Santa Brigi­da ebbe una visione, come se le parlasse una voce prove­niente da un cerchio che emanava luce come il sole. Que­sta voce le disse le seguenti parole: «Sono la Madre di Dio, poiché egli ha voluto così. Sono anche la Madre di tutti coloro che godono delle sovreminenti gioie del cielo. Benché i bambini si sentano felici quando vengono soddisfatte le loro esigenze conformemente ai loro desi­deri, la contentezza che provano è maggiore quando ve­dono il viso materno bello e gioioso: similmente per no­stro Signore è cosa gradita dare a tutti in cielo la gioia e la contentezza della vista della mia bellezza, della mia purezza e del mio splendore virtuoso, sebbene essi rice­vano già ogni sorta di bene dalla potenza della Divinità per mistero divino... Io sono la Madre di tutta la giustizia che è nel mon­do e che mio Figlio ha amato con perfetta dilettazione e così come la mano materna è sempre pronta a opporsi ai colpi e ai pericoli che minacciano suo figlio, quando qualcuno vuole percuoterlo, allo stesso modo sono sem­pre pronta a difendere i giusti sulla terra e a liberarli da ogni genere di pericolo. Inoltre sono la Madre di tutti i peccatori che deside­rano fare ammenda e che non intendono più offendere Dio e sono determinata a proteggerli, proprio come fa­rebbe una madre carissima; una madre che vedesse i suoi amati figli indifesi assaliti a spada tratta dai nemici, non si opporrebbe forse al pericolo con generosità per liberarli, difenderli e proteggerli nel suo seno? Io faccio e farò lo stesso con tutti i peccatori che chiederanno immediatamente perdono a mio Figlio e che invocheranno la sua misericordia con vera contri­zione e gioia divina. Ascolta con attenzione ciò che desidero dirti su due figli. Il primo è Gesù Cristo, nato dalla mia carne vergi­nale per manifestare il proprio amore e per riscattare le anime; per questo motivo non si è sottratto alle pene corporali, né ha risparmiato il proprio sangue; non si è nemmeno rifiutato di udire obbrobri e di patire le soffe­renze di una morte amara. Egli è il Dio onnipotente del­le gioie celesti ed eterne. Il secondo che reputo mio Figlio tanto quanto il pri­mo è colui che siede sul trono pontificio, ossia il trono di Dio sulla terra, purché ami Dio con tutto il cuore e obbedisca a tutti i suoi comandamenti. Ora desidero dire qualcosa su questo papa, di nome Urbano che, grazie alle mie preghiere, ha ottenuto di es­sere illuminato dallo Spirito Santo. Doveva fare ritorno a Roma, unicamente per esercitarvi la propria giustizia e la propria misericordia, per stabilire e rafforzare la fede cattolica e la pace e, in questo modo, rinnovare la Santa Chiesa. Così come una madre conduce il proprio figlio là dove le sembra opportuno, mostrandogli il seno, allo stesso modo ho guidato papa Urbano da Avignone a Roma, senza che incorresse in pericoli fisici, con le mie preghiere e tramite l'intervento dello Spirito Santo. Ora, cosa fa per ricompensarmi? Mi volge le spalle, non mi guarda e pretende di allontanarsi da me, guidato com'è dagli inganni dello spirito del male. In verità, lo disgustano le opere divine e gode del benessere materiale. Del resto, il diavolo lo attira verso il diletto monda­no, poiché questo Papa ama all'eccesso il suo paese na­tale ed è legato agli affetti terreni; inoltre si lascia trasci­nare dai consigli degli amici che propendono per le co­se della carne e sono occupati a soddisfare i propri pia­ceri e desideri, anziché curarsi dell'onore e della gloria di Dio, della salvezza e del progresso dell'anima. Se ritornerà nel paese in cui è stato eletto papa, egli riceverà uno schiaffo tale da fargli tremare i denti e da offuscargli la vista, impallidirà e il suo corpo sarà per­corso da brividi. Gradualmente l'ardore dello Spirito Santo verrà meno in lui e le orazioni degli amici di Dio che avevano deciso di pregare per la sua salvezza, affo­gheranno nelle lacrime ed il Papa le cercherà invano, i cuori si raffredderanno nei suoi confronti ed egli ren­derà conto a Dio: di ciò che ha fatto sul soglio pontifi­cio e di ciò che ha omesso nella sua grande maestà». Libro IV, 138

Rivelazione fatta pervenire a Gregorio XI tramite Laten degli Urini

Una certa persona, intenta a vegliare senza dormire mai, venne rapita spiritualmente mentre pregava. E seb­bene le sue forze sembrassero venire meno, il suo corpo si infiammava e fremeva per l'amore ardente che l'ani­mava, mentre la sua anima si consolava e si rinvigoriva grazie alla forza divina e la sua coscienza era colma di intelligenza spirituale. Questa persona ebbe la seguente visione. Udì una voce melodiosa che le diceva: «Sono colei che, in modo affatto divino, ha generato nel tempo co­lui che è stato generato nell'eternità; e mentre altre volte ti ho detto cose che dovevano essere annunciate a papa Urbano, ora desidero dirti cose che devono essere an­nunciate a papa Gregorio. Ma, affinché siano più com­prensibili, ricorrerò a delle similitudini. Quando una madre tenera vede che l'amato figlio - nudo e tremante di freddo, sdraiato per terra e incapace di alzarsi da solo - piange d'amore per il desiderio di' abbracciarla e di succhiarne il latte, si intenerisce e si affretta verso di lui perché non soffra per il freddo, lo solleva con mano pietosa e materna e l'avvolge subito tenendolo stretto a sé con dolcezza, lo riscalda con il calore del proprio petto e l'allatta con il latte del proprio seno. Io, Madre di misericordia, farò lo stesso con papa Gregorio se tor­nerà a Roma con l'intenzione di risiedervi; con il deside­rio di essere compassionevole - come un pastore pieto­so e indulgente - verso le anime poste sotto la sua tute­la, che corrono il pericolo di essere dannate in eterno e la cui triste perdita gli darebbe dolore, con la volontà di rinnovare lo stato della Chiesa con ogni sorta di umiltà pastorale e doverosa carità. Sì, sarò una madre piena di bontà, che lo solleverà da terra come se fosse un bambi­no nudo e tremante di freddo: sottrarrò il suo cuore a qualsiasi diletto terreno e affetto mondano, seguendo in ciò la volontà divina e lo scalderò con l'amore materno che arde nel mio cuore. Lo sazierò con il mio latte, ossia con le mie preghiere, simili al latte, che farò al mio Dio che è mio Figlio, per amore suo, affinché lo perdoni e invii lo Spirito Santo nel cuore di papa Gregorio. Così, sarà saziato da una vera carne, tanto che non desidererà altro di questo mondo se non vivere per l'onore e la glo­ria di Dio. Ecco, gli ho mostrato la vera carità e l'amore che gli testimonierò, se mi obbedirà, ossia se trasferirà il suo trono a Roma con grande umiltà...». Libro IV, 139

Un’altra visione che il Conte di Nola lesse a Papa Gregorio XI in persona

«Lode a Dio per il suo diletto! E onore alla Santa Vergine Maria per la compassione che prova per tutti quelli che sono stati riscattati con il prezioso sangue di Dio! Santo Padre, ecco cos'è accaduto a colei il cui cuo­re ardeva dell'amore divino e delle visite dello Spirito Santo. Questa persona ha udito una voce che le diceva: 'Ascolta, tu che vedi le cose dello spirito! Di' quanto ti verrà ordinato e scrivi a papa Gregorio le parole che senti: colei che ti parla è la Madre che Dio ha voluto per sé assumendo da lei il suo corpo. Mio Figlio ha fatto una grande misericordia a papa Gregorio, quando gli ha annunciato, tramite me, le sue sante volontà, come è successo nella rivelazione precedente; e tale favore gli è stato concesso più in considerazione delle orazioni, del­le preghiere e delle lacrime sparse dagli amici di Dio, che dei suoi meriti. Perciò io e il diavolo, suo nemico, abbiamo avuto una grande disputa al suo riguardo; in­fatti nell'altra lettera ho ammonito papa Gregorio in persona affinché si trasferisse immediatamente a Roma con grande umiltà, amore e carità divina e li ristabilisse il suo trono e rimanesse fino alla morte. Ma il diavolo ed alcune persone che gli sono vicine gli hanno consi­gliato di ritardare la partenza e di restare dove si trova­va, spinto in questo da un piacere mondano e dall'amo­re per parenti ed amici, sangue del suo sangue. Così ora il diavolo ha maggior diritto ed occasione di tentarlo, poiché il Papa obbedisce più ai suoi consigli e agli amici mondani che alla volontà mia e di Dio. Tuttavia, poiché Gregorio desidera essere convinto della volontà divina, è giusto soddisfare questo suo desiderio. Sappia dunque per certo che Dio vuole che, senza porre tempo in mezzo, faccia ritorno a Roma e che, così facendo, si affretti a raggiungerla in marzo o all'inizio di aprile, se desidera avermi per Madre. Se disobbedirà, sappia che non lo visiterò mai più con simili visioni e consolazioni sulla terra... Il Papa sappia inoltre che in questo modo in Francia non regnerà mai la pace, poiché i suoi abitanti non ne godranno mai se non avranno placato mio Figlio, che è Figlio di Dio, con grandi opere di carità, pietà e umiltà, poiché l'hanno offeso con azioni malvagie, provocando la sua indignazione e la sua collera. Sappia infine che il cammino intrapreso dagli eserciti che hanno raccolto la feccia del popolo per andare al sepolcro di mio Figlio mi disgusta quanto l'oro che venne fuso dagli israeliti, con cui il diavolo fece un vitello; i loro disegni, infatti, sono animati dall'arroganza e dalla cupidigia. Qualora provino il desiderio di recarsi al mio sepolcro, saranno motivati dalla superbia e dal desiderio di possedere, e non dall'onore e dalla gloria di Dio'. A questo punto la visione è cessata. Ora, dopo aver pronunciato tali parole, la Madre di Dio mi disse: «Di' al mio vescovo di piegare questa let­tera originale e sigillarla, dopo averne fatto una copia da presentare aperta all'abate, nunzio del Papa e conte di Nola, affinché entrambi possano leggerne il contenuto e, al termine della lettura, la strappino in tanti pezzi; in­fatti, così come questa lettera verrà divisa in tante parti, allo stesso modo se il Papa non fa ritorno a Roma entro la data prestabilita, contravverrà al fatto che tutti deb­bano stare sotto un unica obbedienza e sudditanza e sottostare a lui in seno alla Chiesa; perciò la Chiesa sarà divisa in tante parti nelle mani dei suoi nemici. Sappi per certo che, oltre a queste tribolazioni, non soltanto egli vedrà con i suoi occhi che quanto dico è vero, ma non potrà ristabilire l'obbedienza e la pace nelle terre della Chiesa e a ciò nulla varranno tutti i suoi eserciti. Le parole che ti dico ora non devono ancora essere scritte all'abate, poiché il seme si nasconde nella terra finché non si trasforma in spiga'». Libro IV, 140

La rivelazione di questo capitolo venne fatta a Napoli allo stesso Papa, in occasione della festa di San Policarpo

Nostro Signore Gesù Cristo apparve alla sua sposa Santa Brigida, mentre pregava per papa Gregorio XI, e le disse: «Medita sulle parole che sto per dirti. Sappi che questo Papa è come un paralitico che non riesce a muovere le mani per lavorare, né i piedi per camminare, perché la paralisi è generata dal sangue, dall'umore cor­rotto e dal freddo: similmente l'amore smodato per i fa­miliari e il gelido amore che nutre nei miei confronti bloccano questo Papa. Ma sappi che, grazie alle pre­ghiere della Vergine, mia Madre, inizierà a muovere le mani e i piedi, compiendo la mia volontà e cercando di rendermi onore recandosi a Roma, dove intraprenderà la strada del bene senza tuttavia seguirla fino in fondo». Allora Santa Brigida disse: «Signore, mio Dio, la re­gina di Napoli e diverse altre persone dicono che è im­possibile che giunga a Roma, perché il re di Francia, i cardinali ed altri ancora glielo impediscono; inoltre ho sentito dire che secondo molti possiede lo Spirito di Dio, ha delle rivelazioni divine e delle visioni e con que­sto pretesto essi lo dissuadono dal venire a Roma. Per­ciò temo che ostacolino il suo arrivo». Rispose Dio: «Hai letto che, mentre Geremia faceva profezie a Gerusalemme, il re iniquo diede ascolto a mol­te persone animate da spirito scaltro e menzognero: per questo il sovrano e il suo popolo patirono la prigionia; in­fatti, se il re avesse creduto solo a Geremia, la mia collera si sarebbe placata. Similmente di questi tempi nessuno - saggio o scellerato, amico o nemico che sia -' 'predica il bene dell'anima, bensì il soddisfacimento della carne e del sangue; ciononostante prevarrò e porterò questo Pa­pa a Roma e non alla loro consolazione; ma non ti è dato sapere se assisterai al suo arrivo oppure no». Libro IV, 141

Rivelazioni riguardanti lo stesso papa Gregorio XI

Santo Padre, mentre questa persona, che Sua San­tità conosce bene, era intenta a pregare, cadde in con­templazione e fu rapita in estasi; allora vide un trono su cui era seduto un uomo di indicibile bellezza e di in­commensurabile potenza: era nostro Signore Gesù Cri­sto; attorno al suo trono si trovavano una moltitudine di santi e una schiera di angeli; e davanti al trono, in lonta­nanza, c'era un vescovo che indossava gli abiti pontifi­cali. Ma il Signore era seduto sul trono e mi parlava in questi termini: «Il Padre mio mi ha dato tutta la poten­za in terra e in cielo; e benché ti dia l'impressione di parlare con una sola bocca, in realtà non parlo da solo, poiché il Padre parla in me insieme allo Spirito Santo, essendo noi tre Persone in un solo Dio». Poi parlò a quel vescovo, dicendo: «Ascolta le paro­le che dico, papa Gregorio XI. Perché mi odi tanto? Perché la tua audacia verso di me è così grande e la tua presunzione nei miei confronti così insopportabile? La tua corte mondana, infatti, rovina la mia corte celeste. Mi privi con orgoglio delle mie pecore; mi spogli dei beni della Chiesa, che appartengono a me ed estorci ingiustamente i beni dei sudditi della mia Chiesa per darli ai tuoi amici temporali. E ancora prendi, ricevi ed usur­pi in modo iniquo i beni dei poveri per distribuirli inde­bitamente ai ricchi. E questo il motivo per cui la tua au­dacia è troppo grande e la tua presunzione è insoppor­tabile; infatti, sei entrato nella mia corte con eccessiva audacia e non perdoni a chi mi appartiene di diritto. Cosa ti ho detto Gregorio? Ho tollerato con pazienza la tua nomina alla più alta carica della Chiesa, al sommo pontificato e ti ho reso note le mie volontà con lettere che ti sono state inviate da Roma e che erano frutto di una ri­velazione divina. Ti ho messo in guardia contro le gravi conseguenze che il tuo operato poteva suscitare nei tuoi confronti. E tu cosa mi rendi in cambio di tutti i benefici di cui ti ho colmato? Tu fai sì che nel tuo cuore regnino una grande superbia, un'insaziabile cupidigia, un'abomi­nevole lussuria e il perniciosissimo abisso di un'orribile simonia. Come se non bastasse, benché pastore e prelato di ogni mia pecora, tu rapisci e sottrai innumerevoli ani­me, perché mandi all'inferno quasi tutti coloro che si ri­volgono al tuo cuore. E questo ti rende colpevole, poiché non consideri con discernimento ciò che bisogna fare per indurli a seguire la retta via dello spirito e il modo in cui correggerli. Sebbene, in virtù delle cose che ti ho appena detto, io possa condannarti secondo questa giustizia, gra­zie alla mia misericordia ti avviso nuovamente che devi curarti della salvezza della tua anima e che devi salire sul trono di Roma appena possibile. Rimetto il tempo al tuo giudizio; sappi comunque che più ritarderai, più diminui­ranno e si allontaneranno da te il progresso della tua ani­ma e la promozione della tua virtù. D'altra parte più pre­sto verrai a Roma, più presto le virtù e i doni dello Spiri­to Santo cresceranno in te e sarai infiammato dal fuoco del tuo amore e della tua carità. Vieni dunque e non tardare. Vieni, non con la su­perbia e la pompa mondana che ti sono consuete, bensì con carità e umiltà. E, dopo che sarai giunto, estirpa, strappa, dissipa ogni vizio dal tuo cuore e scaccia da te il consiglio della carne, del sangue e degli amici monda­ni. Forza, dunque; non temere; innalzati con generosità e rivestiti di forza. Inizia con fiducia a rinnovare la mia Chiesa che ho creato con il mio sangue, affinché sia ri­generata spiritualmente e ritorni al suo originario stato e al suo sacro splendore, perché ora, al confronto, i po­striboli vengono tenuti in maggior conto... In verità, Gregorio, figlio mio, ti avverto ancora una volta: torna umilmente a me; segui i consigli miei che sono tuo Padre e tuo Creatore; non dimenticare che se mi obbedirai come ti chiedo, avrai in me un Padre pie­tosissimo. Intraprendi dunque con coraggio la via della giustizia, e prospererai. Non disprezzare quanti ti ama­no, perché se obbedisci avrò misericordia e ti colmerò di benedizioni; ti rivestirò addirittura con preziosissimi ornamenti degni di un vero papa e ti vestirò io stesso, affinché tu sia in me ed io in te, dove sarò glorificato in eterno». Ora, dopo che la persona rapita in estasi ebbe visto e udito queste cose, la visione cessò. Libro IV, 142

Quarta rivelazione che Santa Brigida invia a papa Gregorio nel giugno dell'anno del Signore 1373

Sommo vescovo, nostro Signore Gesù Cristo mi ha detto di scriverti le seguenti parole, che dovrai mostrare al Papa: «Qualora egli domandi dei segni, digli che i se­gni li chiedevano i farisei: io ho risposto loro che così come Giona è stato nel ventre della balena tre giorni e tre notti, io, Figlio della Vergine, sono rimasto morto per tre giorni e tre notti sulla terra, poi sono resuscitato e salito all'eterna gloria. Similmente papa Gregorio rice­verà un segno del mio avvertimento, affinché salvi le anime e la Chiesa torni al suo stato originario e ritrovi la sua condizione migliore; allora egli sperimenterà il se­gno e il frutto di una consolazione eterna. Ma, qualora non obbedisca alle mie parole e non torni a Roma, rice­verà un altro segno ancora; in questo caso, infatti, non soltanto perderà il potere temporale, ma anche quello spirituale e soffrirà le tribolazioni del cuore finché avrà vita: sebbene il suo cuore possa dargli tregua di tanto in tanto, sarà sconvolto dai rimorsi di coscienza e dalla pe­na interiore. Il terzo segno che gli do, è il fatto stesso che Dio di­ca a una donna parole meravigliose: e questo a che pro e con che intento se non per la salvezza delle anime, in modo che i malvagi facciano ammenda e i buoni siano migliori? Nonostante il Papa sia stato cacciato dal tro­no, sarebbe meglio che il Pontefice si umiliasse e cercas­se di fare pace, se possibile, prima che un numero spro­positato di anime perda la vita e precipiti nella danna­zione eterna. Quanto alle sorti del regno di Francia, egli non ne sarà al corrente fin quando non sarà giunto in Italia. Quando una corda è contesa da una parte da un'infinità di persone, che ne tirano a sé un'estremità, e dall'altra da un uomo soltanto, che la tira a sua volta, ha la meglio la maggioranza; ma nel caso del Papa numerose anime sono distrutte a causa di una soltanto. Per questo egli dovrà guardare me, che sono un solo Dio; infatti, ben­ché molti lo dissuadano dal venire a Roma e l'ostacolino il più possibile, è bene che egli si affidi a me soltanto ed io l'aiuterò al punto che nessuno potrà prevalere su di lui. Come gli uccellini che si alzano sul nido, schiamaz­zano e gioiscono al ritorno della madre, così io gli andrò incontro con gioia, lo innalzerò ed onorerò il suo corpo e la sua anima. Questo Papa si chiede se debba venire a Roma per compiere la riforma della Chiesa' e per la pace; ebbene, desidero che venga il prossimo autunno con questo sco­po in mente e che sappia che nulla mi sarà più gradito, da parte sua, della sua venuta in Italia». Libro IV, 143

Il Papa e i sacerdoti benché peccatori non perdono la facoltà di assolvere dai peccati

Volgi dunque il capo a Dio, e lo vedrai; non avendo il Papa commesso eresia, la vera fede è credere che, malgrado i numerosi peccati che ha commesso, egli ab­bia comunque la piena facoltà e autorità di unire e as­solvere le anime, poiché tale potere gli è stato dato da San Pietro e affidato da Dio... Similmente affermo che, malgrado i loro peccati li rendano indegni davanti al Dio di gloria, i sacerdoti sono veri sacerdoti - e quindi consacrano, somministrano l'eucarestia e gli altri sacra­menti ai fedeli e con le loro mani sull'altare innalzano e toccano realmente il corpo di Cristo - purché non siano eretici. Libro VII, 7