Santa Brigida di Svezia
ALLA REGGIA DI STOCCOLMA
Brigida di Svezia era cugina per parte materna di Magnus II Erikson, che nel 1319, a soli tre anni di età, era stato scelto come re dopo la detronizzazione dello zio Birger. Dal 1332, quando aveva raggiunto la maggiore età, regnava a tutti gli effetti come re di Svezia e di Norvegia: era infatti figlio della principessa norvegese Ingeborg e nipote del re ereditario di Norvegia.
Nel 1335 Magnus II sposò Bianca di Namour, che veniva dalle Fiandre e apparteneva alla stirpe francese dei Dampierre. Essendo la nuova regina molto giovane, risultò opportuno affidarla a una dama di corte esperta e intelligente, e la scelta del re cadde sulla cugina Brigida, che fu autorevolmente invitata a stabilirsi a corte.
Brigida non se ne rallegrò: i due sovrani erano giovanissimi, inesperti e superficiali, e il re godeva fama di avere un carattere assai debole. Non era però possibile rifiutare l'invito, e così la futura santa si preparò al distacco dalla sua casa e dai suoi figli, la maggiore dei quali, la sedicenne Marta, era già sposata, mentre la minore, Cecilia, aveva appena un anno. 1 quattro bambini più piccoli furono affidati a conventi domenicani, i due maschietti Karl e Birger restarono a casa con il padre e con il precettore Nils Hermansson, mentre Gudmar, che aveva otto anni e aveva particolarmente bisogno dell'assistenza materna, seguì Brigida a Stoccolma: sarebbe vissuto a corte e avrebbe frequentato la scuola dei nobili.
Al giovane re Brigida portò in dono una copia della traduzione svedese della Bibbia di maestro Matthias e un tesoro di dieci consigli ricevuti per ispirazione. Eccoli:
1. Il re non deve sedere a tavola solo, ma con alcuni sudditi, che in questo modo si confortano fisicamente e spiritualmente della sua presenza e si distolgono da peccati e atteggiamenti disonorevoli.
2. Dopo aver pranzato il re deve trattenersi ancora un poco a tavola, perché la relazione familiare con i sudditi procura al re favore e amore. In questa occasione ascolterà pareri e argomenti che potrà seguire o rifiutare.
3. In tutte le sue azioni sia giusto e misericordioso e non eserciti la giustizia per amicizia, per falsa compassione, per proprio utile e vantaggio privato o per paura. Non deve dimenticare la misericordia a causa dell'ira o dell'impazienza. Non è infatti da re farsi sopraffare dall'ira e neppure giudicare in fretta o abbandonare la via della giustizia per le richieste di qualcuno.
4. Il re non deve affidare gli uffici amministrativi e il ruolo di giudice a persone che sa essere parziali e avide, oppure che guadagnano il denaro in maniera ingannevole, perché queste abbandonano facilmente la giustizia. Il re deve piuttosto ricercare persone naturalmente buone che seguono l'esempio dei loro predecessori e preferiscono operare nella giustizia che arricchirsi.
5. Il re deve controllare coscienziosamente come viene amministrata la giustizia nel suo regno e non deve trascurare di punire chi merita di essere punito. Non deve opprimere gli innocenti, ma essere gentile con gli umili e punire i colpevoli; nei confronti di tutti però deve usare giustizia e misericordia. E dove constata maggiore umiltà, deve prediligere la compassione piuttosto che la giustizia.
6. Il re deve interrogarsi coscienziosamente sui propri giudizi e sulle proprie opere. E se si rende conto di aver sbagliato per troppa fretta e repentino impulso, non deve vergognarsi di correggere ciò che ha fatto.
7. Nelle trattative il re non deve essere troppo precipitoso, ma prudente e accorto, pensando bene alla conclusione di ciò di cui si sta occupando. Deve anche appoggiarsi al consiglio di persone sagge, esperte e timorate di Dio, che dovranno sapere che il re segue i loro consigli.
8. Il re deve evitare parole e gesti superficiali in ogni circostanza, anche davanti ad amici e familiari. Deve fuggire gli adulatori come gli scorpioni, perché essi lo spronano solo nei suoi difetti e danno ai buoni motivo di adirarsi. Il re deve agire in modo da essere temuto dai più giovani, onorato dai più anziani, lodato dai saggi, amato dai giusti e bramato dagli oppressi.
9. Il re non deve ricercare la compagnia di coloro che la Chiesa ha bandito, né favorire coloro che hanno in spregio Dio e i suoi comandamenti; piuttosto deve sollecitare costoro con parole cortesi e ammonimenti e, se non si correggono, mostrare loro la sua severità e le sue opere buone. Perché l'onore del re consiste nell'amare Dio sopra ogni cosa e accrescere con tutte le sue forze l'onore di Dio.
10. Il re deve amare il popolo e il suo regno e trattare bene i suoi soldati, così come fanno i genitori con i figli'. Alla corte di Stoccolma Brigida entrò in contatto con le più alte cariche della vita politica del tempo e sviluppò per questa un interesse che non l'abbandonò più. Per due anni i rapporti con il re e la regina furono ottimi: Brigida, ascoltata e rispettata, riuscì a ottenere dal re non pochi benefici a favore dei deboli e degli oppressi e a creare a corte un'atmosfera più spirituale. Fu anche madrina di battesimo di Erik, primogenito della coppia reale. Ma non durò a lungo: Magnus e Bianca cominciarono a circondarsi di adulatori e a condurre una vita sempre più superficiale e lussuosa. Il re contrasse molti debiti per l'acquisto di nuove province e fece esiliare coloro ai quali doveva grosse somme. Brigida si oppose con decisione, ma non fu ascoltata: i suoi consigli non furono seguiti e le sue profezie ridicolizzate.
Le pesanti critiche rivolte da Brigida ai consiglieri reali e l'influenza che la veggente, nonostante tutto, continuava ad esercitare sul re suscitarono malcontento: «Mia signora, tu sogni e vegli troppo. Sarebbe utile per te bere e dormire di più. Dio dovrebbe aver abbandonato monaci e sacerdoti per parlare alla gente di mondo? È sciocco prestare fede alle tue parole!», le disse un giorno un cavaliere che si fingeva ubriaco mentre sedeva a tavola con importanti personaggi. E poiché gli altri invitati volevano punire l'insolente, Brigida li sollecitò a non farlo, ammettendo di avere molti difetti.
Evidentemente però le sue reazioni non erano sempre così tranquille, tant'è vero che nelle Rivelazioni troviamo questo ammonimento a lei rivolto dal Signore:
Tu, mia nuova sposa, hai peccato in quattro modi nella tua ira. In primo luogo perché a causa delle parole che sono state pronunciate hai provato impazienza nel tuo cuore. Io subii la flagellazione per amor tuo, e quando fui davanti ai giudici non dissi una sola parola. In secondo luogo perché quando hai voluto far sentire il tuo biasimo hai risposto duramente e hai alzato troppo la voce. Quando io fui inchiodato sulla croce, alzai gli occhi al cielo e non parlai. In terzo luogo perché col tuo comportamento hai disprezzato me, mentre avresti dovuto sopportare pazientemente ogni cosa per amor mio. In quarto luogo perché non hai dato il buon esempio al tuo prossimo che si era smarrito e che, vedendo la tua pazienza, avrebbe potuto essere indotto a comportarsi meglio. Per questo io voglio che non ti adiri più. Se qualcuno ti induce all'ira, non parlare finché l'ira non si è allontanata dalla tua anima. Quando nell'animo tuo sarà tornata la quiete e avrai riflettuto sulla causa della tua inquietudine, potrai parlare con bontà. Se però vedi che parlando non ottieni nulla di utile e tacendo non commetti peccato, avrai maggior merito nel tacerei.
Questa difficile situazione di contrasto indusse Brigida a prendere congedo dalla corte, dove tuttavia tornò alcune volte in seguito quando, rimasta vedova, si era stabilita nel convento di Alvastra. In quelle occasioni cercò di consigliare per il meglio Magnus, sovrano dalle tendenze totalitarie, preannunciandogli la rovina che appariva chiara al suo occhio interiore, ma senza successo.
Il temporaneo abbandono della corte di Stoccolma da parte di Brigida nel 1338 fu dovuto, oltre alle già citate ragioni politiche, anche alla morte precoce del piccolo Gudmar, di appena undici anni. Brigida avvertì sempre più la necessità di un'esistenza raccolta, di un approfondimento degli studi religiosi e della spiritualità e, tornata a casa, decise di intraprendere insieme al marito il primo dei suoi grandi pellegrinaggi, quello alla tomba di re Olaf 11, il Santo di Norvegia.
Nel 1335 Magnus II sposò Bianca di Namour, che veniva dalle Fiandre e apparteneva alla stirpe francese dei Dampierre. Essendo la nuova regina molto giovane, risultò opportuno affidarla a una dama di corte esperta e intelligente, e la scelta del re cadde sulla cugina Brigida, che fu autorevolmente invitata a stabilirsi a corte.
Brigida non se ne rallegrò: i due sovrani erano giovanissimi, inesperti e superficiali, e il re godeva fama di avere un carattere assai debole. Non era però possibile rifiutare l'invito, e così la futura santa si preparò al distacco dalla sua casa e dai suoi figli, la maggiore dei quali, la sedicenne Marta, era già sposata, mentre la minore, Cecilia, aveva appena un anno. 1 quattro bambini più piccoli furono affidati a conventi domenicani, i due maschietti Karl e Birger restarono a casa con il padre e con il precettore Nils Hermansson, mentre Gudmar, che aveva otto anni e aveva particolarmente bisogno dell'assistenza materna, seguì Brigida a Stoccolma: sarebbe vissuto a corte e avrebbe frequentato la scuola dei nobili.
Al giovane re Brigida portò in dono una copia della traduzione svedese della Bibbia di maestro Matthias e un tesoro di dieci consigli ricevuti per ispirazione. Eccoli:
1. Il re non deve sedere a tavola solo, ma con alcuni sudditi, che in questo modo si confortano fisicamente e spiritualmente della sua presenza e si distolgono da peccati e atteggiamenti disonorevoli.
2. Dopo aver pranzato il re deve trattenersi ancora un poco a tavola, perché la relazione familiare con i sudditi procura al re favore e amore. In questa occasione ascolterà pareri e argomenti che potrà seguire o rifiutare.
3. In tutte le sue azioni sia giusto e misericordioso e non eserciti la giustizia per amicizia, per falsa compassione, per proprio utile e vantaggio privato o per paura. Non deve dimenticare la misericordia a causa dell'ira o dell'impazienza. Non è infatti da re farsi sopraffare dall'ira e neppure giudicare in fretta o abbandonare la via della giustizia per le richieste di qualcuno.
4. Il re non deve affidare gli uffici amministrativi e il ruolo di giudice a persone che sa essere parziali e avide, oppure che guadagnano il denaro in maniera ingannevole, perché queste abbandonano facilmente la giustizia. Il re deve piuttosto ricercare persone naturalmente buone che seguono l'esempio dei loro predecessori e preferiscono operare nella giustizia che arricchirsi.
5. Il re deve controllare coscienziosamente come viene amministrata la giustizia nel suo regno e non deve trascurare di punire chi merita di essere punito. Non deve opprimere gli innocenti, ma essere gentile con gli umili e punire i colpevoli; nei confronti di tutti però deve usare giustizia e misericordia. E dove constata maggiore umiltà, deve prediligere la compassione piuttosto che la giustizia.
6. Il re deve interrogarsi coscienziosamente sui propri giudizi e sulle proprie opere. E se si rende conto di aver sbagliato per troppa fretta e repentino impulso, non deve vergognarsi di correggere ciò che ha fatto.
7. Nelle trattative il re non deve essere troppo precipitoso, ma prudente e accorto, pensando bene alla conclusione di ciò di cui si sta occupando. Deve anche appoggiarsi al consiglio di persone sagge, esperte e timorate di Dio, che dovranno sapere che il re segue i loro consigli.
8. Il re deve evitare parole e gesti superficiali in ogni circostanza, anche davanti ad amici e familiari. Deve fuggire gli adulatori come gli scorpioni, perché essi lo spronano solo nei suoi difetti e danno ai buoni motivo di adirarsi. Il re deve agire in modo da essere temuto dai più giovani, onorato dai più anziani, lodato dai saggi, amato dai giusti e bramato dagli oppressi.
9. Il re non deve ricercare la compagnia di coloro che la Chiesa ha bandito, né favorire coloro che hanno in spregio Dio e i suoi comandamenti; piuttosto deve sollecitare costoro con parole cortesi e ammonimenti e, se non si correggono, mostrare loro la sua severità e le sue opere buone. Perché l'onore del re consiste nell'amare Dio sopra ogni cosa e accrescere con tutte le sue forze l'onore di Dio.
10. Il re deve amare il popolo e il suo regno e trattare bene i suoi soldati, così come fanno i genitori con i figli'. Alla corte di Stoccolma Brigida entrò in contatto con le più alte cariche della vita politica del tempo e sviluppò per questa un interesse che non l'abbandonò più. Per due anni i rapporti con il re e la regina furono ottimi: Brigida, ascoltata e rispettata, riuscì a ottenere dal re non pochi benefici a favore dei deboli e degli oppressi e a creare a corte un'atmosfera più spirituale. Fu anche madrina di battesimo di Erik, primogenito della coppia reale. Ma non durò a lungo: Magnus e Bianca cominciarono a circondarsi di adulatori e a condurre una vita sempre più superficiale e lussuosa. Il re contrasse molti debiti per l'acquisto di nuove province e fece esiliare coloro ai quali doveva grosse somme. Brigida si oppose con decisione, ma non fu ascoltata: i suoi consigli non furono seguiti e le sue profezie ridicolizzate.
Le pesanti critiche rivolte da Brigida ai consiglieri reali e l'influenza che la veggente, nonostante tutto, continuava ad esercitare sul re suscitarono malcontento: «Mia signora, tu sogni e vegli troppo. Sarebbe utile per te bere e dormire di più. Dio dovrebbe aver abbandonato monaci e sacerdoti per parlare alla gente di mondo? È sciocco prestare fede alle tue parole!», le disse un giorno un cavaliere che si fingeva ubriaco mentre sedeva a tavola con importanti personaggi. E poiché gli altri invitati volevano punire l'insolente, Brigida li sollecitò a non farlo, ammettendo di avere molti difetti.
Evidentemente però le sue reazioni non erano sempre così tranquille, tant'è vero che nelle Rivelazioni troviamo questo ammonimento a lei rivolto dal Signore:
Tu, mia nuova sposa, hai peccato in quattro modi nella tua ira. In primo luogo perché a causa delle parole che sono state pronunciate hai provato impazienza nel tuo cuore. Io subii la flagellazione per amor tuo, e quando fui davanti ai giudici non dissi una sola parola. In secondo luogo perché quando hai voluto far sentire il tuo biasimo hai risposto duramente e hai alzato troppo la voce. Quando io fui inchiodato sulla croce, alzai gli occhi al cielo e non parlai. In terzo luogo perché col tuo comportamento hai disprezzato me, mentre avresti dovuto sopportare pazientemente ogni cosa per amor mio. In quarto luogo perché non hai dato il buon esempio al tuo prossimo che si era smarrito e che, vedendo la tua pazienza, avrebbe potuto essere indotto a comportarsi meglio. Per questo io voglio che non ti adiri più. Se qualcuno ti induce all'ira, non parlare finché l'ira non si è allontanata dalla tua anima. Quando nell'animo tuo sarà tornata la quiete e avrai riflettuto sulla causa della tua inquietudine, potrai parlare con bontà. Se però vedi che parlando non ottieni nulla di utile e tacendo non commetti peccato, avrai maggior merito nel tacerei.
Questa difficile situazione di contrasto indusse Brigida a prendere congedo dalla corte, dove tuttavia tornò alcune volte in seguito quando, rimasta vedova, si era stabilita nel convento di Alvastra. In quelle occasioni cercò di consigliare per il meglio Magnus, sovrano dalle tendenze totalitarie, preannunciandogli la rovina che appariva chiara al suo occhio interiore, ma senza successo.
Il temporaneo abbandono della corte di Stoccolma da parte di Brigida nel 1338 fu dovuto, oltre alle già citate ragioni politiche, anche alla morte precoce del piccolo Gudmar, di appena undici anni. Brigida avvertì sempre più la necessità di un'esistenza raccolta, di un approfondimento degli studi religiosi e della spiritualità e, tornata a casa, decise di intraprendere insieme al marito il primo dei suoi grandi pellegrinaggi, quello alla tomba di re Olaf 11, il Santo di Norvegia.