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Martedi, 16 aprile 2024 - Misteri dolorosi - Santa Bernadette Soubirous ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:Gesù mio, d'ora in poi lavorerò a diffondere l'onore e la gloria del tuo nome, lottando fino al giorno in cui dirai: Adesso basta! O giornate grigie di lavoro, per me voi non siete affatto tanto grigie, perché ogni momento mi reca nuove grazie e mi dà la possibilità di fare il bene.
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Vita di San Paolo apostolo di San Giovanni Bosco



San Paolo

Paolo parla agli Ebrei e predica loro Gesù Cristo Progresso del Vangelo in Roma. Anno di Cristo 61.

Paolo giunto a Roma fu consegnato al prefetto del pretorio, cioè al generale delle guardie pretoriane, così appellate perchè era loro special cura di custodire la persona dell' imperatore. Il nome di quell'illustre romano era Afranio Burro, di cui la storia fa molto onorevole menzione. Giulio centurione si diè premura di raccomandare Paolo a quel prefetto che lo trattò con singolarissima benignità. Le lettere dei governatori Felice e Festo, che certamente dovevano aver fatto conoscere la innocenza di lui, la buona testimonianza che gli rese il Centurione Giulio fecero mettere Paolo in buona opinione e riverenza presso Burro. Il quale diedegli piena licenza di vivere da solo dovunque gli fosse piaciuto, a sola condizione che fosse guardato da un soldato, quando usciva di casa. Paolo però aveva sempre al braccio la catena quando era in casa; che se usciva, la catena che legavagli il braccio, passava dietro a tenergli seco legato il soldato che lo accompagnava; di maniera che quel soldato era sempre attaccato con Paolo per la medesima catena. Il santo Apostolo affittò una casa, nella quale prese alloggio egli co' suoi compagni, tra cui sono specialmente nominati Luca, Aristarco e Timoteo, quel fedele suo discepolo di Listri.

Tre giorni dopo il suo arrivo egli mandò ad invitare i principali Ebrei che dimoravano in Roma, pregandoli di venire a lui nel suo alloggio. Raccoltisi in buon numero egli loro parlò cosi: io non vorrei che lo stato in cui mi vedete, e le catene da cui sono legato vi mettessero cattiva opinione di me. Dio sa che ho fatto nulla contro al mio popolo, nè contro alle usanze e leggi di mia patria. Fui incatenato in Gerusalemme, di poi messo in mano dei Romani. Costoro mi esaminarono, e non avendo trovato in me cosa che meritasse castigo, volevano rimandarmi libero; ma opponendosi fortemente gli Ebrei, fui costretto di appellarmi a Cesare.

Questa è la sola cagione per cui sono stato condotto a Roma. Io qui non voglio accusare i miei fratelli, ma desidero di far sapere a voi il motivo della mia venuta, e nel tempo stesso parlarvi del Messia e della Risurrezione che è appunto il motivo di queste catene. Sopra questa materia desidero molto di potervi aprire l'animo mio.

A tali parole i Giudei risposero: veramente a noi nè furono scritte lettere dalla Giudea nè alcuno venne a rapportarci cosa contro di te. Siamo anche noi nel più vivo desiderio di sapere i tuoi sentimenti, perciocchè noi sappiamo che la setta de' cristiani è contraddetta per tutto il mondo.

Paolo accettò volentieri l'invito, e assegnandoloro un giorno si raccolse un gran numero di Giudei nella casa di lui. Egli allora prese ad esporre la dottrina di Gesù Cristo, la divinità della sua persona, la necessità della fede in lui, confermando ogni cosa colle parole de' Profeti e di Mosè. Tale era il desiderio di ascoltare e tale l'ansietà di predicare, che il discorso di Paolo fu prolungato da mattina fino a sera. Tra gli Ebrei che lo ascoltavano molti credettero ed abbracciarono la fede, ma parecchi gli si opposero fortemente.

Il santo Apostolo vedendo tanta ostinazione da parte di coloro che avrebbero dovuto essere i primi a credere, disse loro queste dure parole: di questa inflessibile ostinazione che io scorgo qui tra di voi in Roma, come pure ho trovato in tutte le parti del mondo, la colpa è vostra. Questa vostra durezza fu già predetta dal profeta Isaia, quando disse: vattene a questo popolo e gli dirai: voi udirete colle orecchie, ma non intenderete, vedrete cogli occhi ma non ravviserete nulla; perchè questo popolo è ingrassato e impinguato, e tiene turate le orecchie e chiusi gli occhi.

Statevi pur sicuri, proseguiva Paolo, che la salvezza che voi non volete, Dio non ve la darà; anzi la porterà ai Gentili, che l'accoglieranno.

Le parole di Paolo furono quasi inutili agli Ebrei. Essi partirono da lui continuando le gare e le vane discussioni sopra le cose udite senza aprire il cuore alla grazia che loro si offeriva. Pel che altamente addolorato Paolo si volse ai Gentili che con umiltà di cuore lo andavano ad ascoltare ed in gran numero abbracciavano la fede.

Il santo Apostolo esprime egli medesimo la grande sua consolazione pel progresso che faceva il Vangelo durante la sua prigionia scrivendo ai fedeli di Filippi: Quando voi, o fratelli, avete saputo che io era tenuto in prigione a Roma, ne avrete provato pena, non tanto pel conto della mia persona, quanto per la predicazione del Vangelo. Sappiate adunque che è ben altrimenti. Le mie catene sono tornate ad onore di Gesù Cristo e servirono a farlo meglio conoscere non solamente a quelli della città che venivano da me per farsi istruire nella fede, ma nella corte e nel palazzo del medesimo imperatore. Di questo dovete meco rallegrarvi e ringraziare Iddio.

Fonte: http://www.donboscosanto.eu/