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Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:All'inizio di questo Nuovo anno, non ti auguro di non essere toccato dalla sofferenza e dal dolore, neppure dal destino crudele che tocca ad altre persone. Sarebbe impensabile. Sarebbe impossibile. Ti auguro, invece, di essere toccato nel tuo profondo da qualcosa di stupendo, che potrei chiamare "la grazia". Sì, è una parola vecchia, ma perfettamente rispecchia quello che desidero per te. La grazia rinnova il cuore e lo rende felice: è come la luce tenue dell'aurora. Ecco, ti auguro proprio questo, cioè di essere toccato spesso dalla grazia di Dio. Che sia un anno spumeggiante di grazia e di benedizione.
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Vita di San Paolo apostolo di San Giovanni Bosco



San Paolo

S. Paolo libera una fanciulla dal demonio. - È battato con verghe. - Vien posto in prigione - Conversione del carceriere e della sua famiglia. - Anno di C. 51.

S. Paolo co' suoi compagni andavano or qua or là spargendo il seme della parola di Dio per la città di Filippi. Un giorno andando alla proseuca ebbero ad incontrare una pitonessa che noi diremmo maga o strega. Ella aveva indosso un demonio che parlava per bocca di lei e indovinava molle cose straordinarie; la qual cosa dava molto vantaggio a' suoi padroni; poichè la gente ignorante l'andava a consultare e per farsi astrologare doveva pagare bene i consulti. Costei adunque si mise a seguitare S. Paolo e i suoi compagni gridando loro dietro così: questi uomini sono servi dell'altissimo Iddio; essi vi mostrano la strada della salute. S. Paolo la lasciò dire senza por mente, finchè annoiato e sdegnato si volse a quello Spirito maligno, che parlava per bocca di lei e disse in tuono minaccioso: In nome di Gesù Cristo ti comando che tu esca sull'istante da questa fanciulla. Il dire e il fare fu una cosa sola, perchè costretto dalla potente virtù del nome di Gesù Cristo, dovette uscire da quel corpo, e per la sua partenza la maga rimase senza magia.

Voi, o lettori, comprenderete la ragione per cui il demonio lodava S. Paolo, e questo santo apostolo ne abbia rifiutate le lodi. Lo Spirito maligno voleva che S. Paolo lo lasciasse in pace, e così il volgo credesse che fosse la medesima dottrina quella di Paolo e le indovinazioni di quella indemoniata. Il santo Apostolo volle dimostrare che non eravi alcun accordo tra Cristo e il demonio, e rifiutando le sue adulazioni dimostrò quanto fosse grande la potenza del nome di Gesù C. sopra tutti gli spiriti dell'inferno.

I padroni di quella fanciulla avendo veduto che col demonio era andata ogni speranza di guadagno, si sdegnarono fortemente contro S. Paolo, e senza aspettare sentenza alcuna presero lui e i suoi compagni e li condussero al Palazzo della Giustizia. Giunti alla presenza de' giudici dissero: questi uomini di razza Ebrea mettono sossopra la nostra città per introdurre una religione nuova che certamente è un sacrilegio. Il popolo sentendo che era offesa la religione montò in furore e si scagliò contro di loro da tutte le parti.

I medesimi giudici si mostrarono pieni di dolore e stracciandosi di dosso le vesti, senza fare alcun processo, senza esaminare se vi fosse delitto o no, li fecero battere fieramente con verghe, e quando furono o sazii o stanchi di batterli, ordinarono che Paolo e Sila venissero condotti in prigione, imponendo al carceriere di guardarli colla massima diligenza. Costui non solo li serrò nella prigione, ma per vie più assicurarsi strinse i loro piedi tra i ceppi. Quei santi uomini nell'orrore della carcere, coperti di piaghe, lungi dal lamentarsi, giubilavano di allegrezza e lungo la notte andavano cantando lodi a Dio. Gli altri prigionieri ne erano maravigliati.

Era la mezzanotte e cantavano tuttora e benedicevano Iddio, quando d'improvviso sentesi un fortissimo terremoto che con orribile scroscio fa tremar fin dalle fondamenta quell'edifizio. A questa scossa cadono le catene ai prigionieri, si rompono i loro ceppi, le porte della prigione si aprono, e tutti i ditenuti si trovano posti in libertà. Si destò il carceriere e correndo per sapere che fosse avvenuto, trovò aperte le porle. Allora egli più non dubitando che i prigionieri fossero fuggiti, e perciò forse egli stesso dovesse pagarla colla testa, nell'eccesso del dolore corre, sfodera una spada, l'appunta al petto e già sta per uccidersi. Paolo, o pel chiaror della luna o al lume di qualche lampada, veduto quell'uomo in tal atto di disperazione, fermati, si pose a gridare, non farti alcun male, eccoti siamo qui tutti. Rassicurato da queste parole si acqueta alcun poco, e fattosi portar lume entrò nel carcere e trova i prigioneri ciascuno a suo posto. Preso da maraviglia e mosso da un interior lume della grazia di Dio, tutto tremante si getta a' piedi di Paolo e di Sila dicendo: signori, che debbo io fare per esser salvo?

Ognuno può immaginarsi quanta allegrezza abbia provato Paolo in suo cuore a tali parole! egli si volse a lui e rispose: credi nel Figliuol di Dio Gesù Cristo e sarai salvo tu e tutta la tua famiglia.

Quel buon uomo senza frapporre indugio condusse in casa i santi prigionieri, lavò loro le piaghe con quell'amore e riverenza che avrebbe fatto a suo padre. Radunata di poi la sua famiglia furono ammaestrati nelle verità della fede. Ascoltando essi con umilta di cuore la parola di Dio, impararono in breve quanto era necessario per diventare cristiani. Sicchè s. Paolo vedendoli pieni di fede, e della grazia dello Spirito Santo, tutti li battezzò. Quindi si posero a ringraziare Iddio dei benefizi ricevuti. Quei nuovi fedeli vedendo Paolo e Sila sfiniti e cadenti per le battiture e pel lungo digiuno, corsero tosto ad apprestar loro la cena, colla quale furono ricreati. I due Apostoli provarono maggior conforto per le anime che avevano guadagnate a Gesù Cristo; laonde pieni di gratitudine verso Dio ritornarono in prigione aspettando quelle disposizioni che la divina Provvidenza avrebbe fatto conoscere a loro riguardo.

Intanto i magistrati si pentirono di aver fatto battere e chiudere in prigione coloro ai quali non avevano potuto trovare colpa di sorta, e mandarono alcuni uscieri a dire al carceriere che lasciasse in libertà i due prigionieri. Lietissimo di tale notizia il carceriere corse tosto a comunicarla agli Apostoli. Voi, disse, potete sicuramente andarvene in pace. Ma a Paolo sembrò doversi fare altrimenti. Se fossero così di nascosto fuggiti sarebbesi creduto esser eglino colpevoli di grave misfatto, e ciò con danno del Vangelo. Egli pertanto chiamò a sè gli uscieri e disse loro: i vostri magistrati senza aver cognizione di questa causa, senza alcuna forma di giudizio, hanno pubblicamente fatto battere noi che siamo cittadini romani; ed ora di nascosto ci vogliono mandar via? Certo non sarà così: vengano essi stessi e ci conducano fuori della prigione. Quei messi portarono ai magistrati questa risposta; i quali avendo inteso che erano cittadini romani furono presi da forte timore, imperciocchè il battere un cittadino romano era delitto capitale. Per la qualcosa vennero tosto alla prigione e con benigne parole si scusarono di quanto avevano fatto, e trattigli onoratamente di prigione li pregarono di voler uscire dalla città. Gli Apostoli vennero tosto alla casa di Lidia, ove trovarono i compagni immersi in costernazione a cagione di loro; e ne furono grandemente consolati al vederli posti in libertà. Dopo di che partirono dalla città di Filippi. Così quei cittadini rigettarono le grazie del Signore per le grazie degli uomini.

Fonte: http://www.donboscosanto.eu/