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Venerdi, 29 marzo 2024 - Misteri dolorosi - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:"Amate i vostri nemici" - Gesù E chi sono i miei nemici? Se devo amarli, pregare per loro e benedirli, ho pure il dovere di conoscerli. Ecco, il primo nemico è l'altro, il diverso. Colui che non ha i miei gusti, non condivide le mie idee, perché c'è la incompatibilità di carattere e di mentalità. L'altro nemico è l'avversario, quello che è sempre contro di me, mi critica senza motivo, mi mette i bastoni tra le ruote. Poi, l'ipocrita, il doppiogiochista. Si presenta affabile e cordiale, ma poi mi pugnala alle spalle. Insomma, una persona subdola e sleale. Infine, il persecutore; colui che di proposito mi fa del male con la calunnia, maldicenza, invidia; colui che non mi dà tregua con la sua cattiveria, che cerca sempre di screditarmi e umiliarmi. Tutti questi nemici, e tanti altri ancora, sono da amare. L'essenziale è di non rassegnarsi che il nemico rimanga tale. Bisogna credere che l'amore è più forte del rancore, che il perdono è la grande novità, che la misericordia apre sempre una nuova via.
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Nell'intimità della Santa Famiglia - meditazioni tratte dagli scritti della Serva di Dio Maria Costanza Zauli




Sacra Famiglia

17. CONTEMPLAZIONE SEPARATI DALL'AMORE

Si è fatta maggior luce sui particolari della morte di San Giuseppe, perché, quasi vi fossi stata realmente presente, l'ho avuta chiarissima all'intelletto tanto da poter completare quanto ho già detto.

Il santo custode della Famiglia nazarena era rimasto, per la certa previsione della prossima morte, quasi avvolto da un alone di tristezza, sapendo non essere ancora aperte le porte del cielo e di dovere forse attendere a lungo in un luogo ove l'attesa avrebbe costituito una vera pena. L'amorosissimo figlio comprese questa giusta angoscia e, quando vide prossima l'ora del trapasso, ottenne con la sua preghiera, una grazia segnalatissima.

Accanto al modesto trapunto dove agonizzava quell'essere tanto amato, Gesù, preso da una santissima emozione, sollevò gli occhi in alto, entrando in più intimo colloquio col divin Padre per raccomandargli lo spirito di Giuseppe e ricordandogli la fedeltà, la generosità con la quale aveva atteso al suo delicato compito e tutto quello che aveva fatto per lui e per la Madre sua, chiese, come compenso, un raggio, un'irradiazione del sole della divinità, che avesse sottratto quell'anima eletta dalla pena che si soffriva nel limbo.

Intanto, per meglio tranquillizzare il morente, Gesù gli confidò prossimo il compimento della redenzione, promettendogli che sarebbe venuto presto a liberarlo e a portarlo con sé in paradiso.

Con quale trasporto d'incontenibile gioia Giuseppe accolse questa promessa che gli colmava il cuore di amore e di gratitudine!

Era ancora nella soavità di questo sentimento, quando il Padre celeste, in risposta alla supplica del Figlio, mandò sull'anima del suo fedele servo una specie di fuoco, simile a quello della Pentecoste, che accese di vivida luce la stanzetta e fu ammirato da Maria e da Gesù. Toccato da quell'ardore, lo spirito di San Giuseppe si elevò ad un altissimo grado di contemplazione estatica e finì per svincolarsi dall'involucro mortale. Mi pare sia rimasto in questa specie di estasi e avvolto di luce fin nella regione di ombre ove attendevano le anime dei giusti, pregustando i gaudi celesti.

Questo singolare favore tornò di gran conforto in quella luttuosa circostanza. Gesù e Maria, avvenuta quella preziosa morte, rimasero in raccolto silenzio per più di mezz'ora. Nei loro occhi brillavano le lacrime, calme, silenziose, signore della sensibilità dominata. Poi il divin Figlio, dopo essersi cinto di un candido grembiule, incominciò attorno alla salma i laboriosi preparativi per la sepoltura, attenendosi agli usi e alle prescrizioni giudaiche, aiutato dalla Madre che, sempre inginocchiata in terra, in atteggiamento che era di ammirazione, porgeva l'occorrente.

Terminata la preparazione della salma, seguendo gli usi locali e le prescrizioni della legge, ma senza clamore e strepito, si procedette alla sepoltura. Avrei notato che gli abiti di Gesù e di Maria come pure i loro atteggiamenti, esprimevano lutto e dolore e che soltanto qualche giorno dopo furono riprese, in casa, le consuete occupazioni.

4 settembre 1950


PREGHIERA CON LE PAROLE DI MADRE ZAULI
San Giuseppe, nostro amabile patrono, ti preghiamo di ottenerci la grazia di corrispon-dere con la massima fedeltà alla nostra voca-zione, in modo da compiacere in pieno il nostro Dio.

A te, dopo che a Maria santissima, fu dato di penetrare il più a fondo possibile il gran palpito dell'Amore infinito; fa' che noi pure, coltivando a tua imitazione il silenzio interiore e il sacro raccoglimento, siamo immersi in una sempre maggiore intimità con il Cuore divino.

Come tu attendevi al tuo umile mestiere con lo sguardo su Gesù, che avevi sempre sotto gli occhi, aiuta anche noi ad attendere alle nostre occupazioni senza mai perdere di vista l'Ostia santa, Sole della nostra vita.

In te risplende particolarmente l'umiltà, tanto profondamente e sinceramente sentita: aiutaci ad imitarti, per essere irradiati intima-mente dalla Luce dello Spirito Santo.

Tu, che avesti il privilegio di stringere tante volte al tuo cuore il Verbo Incarnato, ottienici la grazia immensa di farlo tutto nostro ed immedesimarci in Lui quando lo riceviamo nella santa Comunione.

Tu che, con Maria, fosti il primo adoratore in spirito e verità, insegnaci a saperci valere della preziosità del sacramento eucaristico e ad unirci a te nell'offerta continua di Gesù Ostia al Divin Padre per la Chiesa e per il mondo intero. Amen.

Fonte: Preghiere a Gesù e Maria