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Venerdi, 29 marzo 2024 - Misteri dolorosi - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:Nell'acqua torbida e agitata non vede il suo volto chi vi si specchia. Se vuoi che appaia in te il volto di Cristo che ti guarda, distenditi e riposa. Gesù appare solo a chi è disteso nella quiete, nella pace e nell'umiltà. Perciò bisogna fermarsi nella propria coscienza e tenersi lontano dal chiasso esteriore.
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Meditazioni per il tempo di Natale e Avvento

Gaudiosi

Maria e Giuseppe



Mt 2,14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto.

Quante volte mi sono sentito rivolgere domande come questa: ecco, coi mio andare a Messa, col mio essere onesto e buono, che cosa ho guadagnato? proprio a me, che ho cercato di ubbidire al Signore, devono succedere queste disgrazie? Che cosa ho fatto di male? Sì, nella mentalità del mondo c'è questa convinzione: Chi fa il bene merita il bene, chi fa il male merita il male. Chi soffre deve aver combinato qualcosa. E se non ha combinato nulla di riprovevole c'è un'ingiustizia da parte di... da parte di Dio. Qualcheduno, a dir, il vero fin troppi, arriva a questa bestemmia.

Credo che questo atteggiamento derivi da una diversa interpretazione delle parole bene e male. Dio deve intendere queste parole in modo diverso dall'uomo, in modo certamente più completo, più profondo, meno superficiale, più lungimirante, più esatto. L'uomo misura il bene con il metro degli ottant'anni e del « tutto subito». Dio lo misura col metro dell'eternità e del « tutto a suo tempo ». Così l'uomo non capisce le intenzioni e i metodi del suo Dio. L'uomo ancora misura il bene partendo da se stesso arrivando fino a se stesso e così il suo metro diventa un cerchio che esclude gli altri e diventa catena. Dio misura il bene partendo dai Suo amore per noi, da noi, e arrivando a tutti: il suo metro così non termina più e diviene accoglienza perenne.

Sarebbe bello se l'uomo usasse il metro di Dio per misurare il bene! Ma spesso è impossibile, perché le nostre braccia non riescono ad allargarsi quanto le Sue per tenerlo e i nostri occhi non sono alti abbastanza da vedere ove giunge!

Almeno cerco di non usare li metro dell'uomo e di lasciare Dio libero di usare il Suo. Tu sai, Padre, cosa è bene per me. Tu sai cosa è bene per la Chiesa. Tu sai cosa è bene per il mondo intero e per le generazioni future. Se mi capita qualcosa di male, tu sai già il perché, anzi, hai già previsto nei tuoi progetti di usare questa « disgrazia » come un gradissimo dono d'un amore più grande, proprio come il muratore tralascia di mettere i mattoni nel muro della casa, e quel vuoto diventerà finestra perché entri il sole, diverrà porta perché entri l'amore!

Giuseppe e Maria devono aver ragionato in questo modo mentre quel dono immenso che avevano ricevuto, quel Bimbo, cominciava a diventare pesante, a infiacchire le braccia e stancare gambe e piedi, e obbligava a lasciare parenti e amici, lavoro sicuro e casa pronta, per andare raminghi chissà dove! Il luogo dov’erano diretti ricordava loro un altro Giuseppe, al quale pure l'amore di suo padre era costato esser venduto, vivere da schiavo e in catene. Ma il Suo Dio lo- accompagnava fino nel fondo più buio delle prigioni egiziane, nella disgrazia più grande. Quel Dio aveva misurato i tempi che l'uomo non misura mai, e aveva preparato nel dolore un futuro di salvezza e di speranza. Giuseppe e Maria ricordavano che Dio conduce al bene tutte le cose per coloro che gli sono figli, che Egli mette, alla prova e dà vittoria all'umile che si sottomette. Ricordavano che Dio ha tempi più lunghi da preparare che non i nostri. Questi ricordi divenivano forza e gioia. Gioia e forza per vincere le tentazioni del mondo che trovavano voce talvolta in persone sinora amiche: che ti serve esser padre del Figlio di Dio? cosa ti giova esser madre del Salvatore? che tipo di re è questo? non è tutto un inganno?

Maria e Giuseppe rendevano il proprio silenzio ancor più silenzioso. Chissà come sono grandi i disegni di Dio! Se Giuseppe venduto schiavo è divenuto vicerè d'Egitto, quale gloria prepara Dio per questo bambino! Dio è grande, conosce la storia del futuro. Se la vuole preparare con la nostra sofferenza, con la nostra fatica, con la nostra ancor più grande povertà, eccoci. Se la nostra vita può servire per la gioia di molti uomini, e perché molti uomini possano divenire figli per Dio, eccola. La doniamo a questo bambino. Se noi dobbiamo soffrire così per Lui, chissà quanto dovrà Egli soffrire per noi!

Dio è grande, Dio sa, Dio conduce. Noi siamo suoi. La nostra vita ai Suoi occhi è più preziosa che ai nostri, perché è sua! Ci lasciamo condurre da Lui anche nel deserto, anche nel buio, nella notte. Le mani degli uomini non possono che operare i disegni di Dio per la salvezza e l'amore. A Dio sia gloria!

Giuseppe e Maria non vedevano più che quel bimbo dato alle loro mani. Purché Lui viva, purché Egli sia custodito, purché Egli cresca, noi possiamo sopportare tutto. « Tutto posso in Colui che mi dà forza ».

Il metro dell'amore di Dio aveva raggiunto Maria e Giuseppe: ed essi si lasciavano misurare da quello, e non ne volevano un altro.

Nemmeno io ne voglio un altro. So che il mio Dio è Padre e non cede a nessuno la Sua Paternità. So che la mia vita gli è preziosa. Nessuno mi spaventa più nemmeno se mi dice che è inutile il mio pregare e che non serve il mio esser obbediente e che il mio Dio non paga bene. Non uso più il metro degli uomini. Bene per me è ciò che Dio vuole per me, e ciò che Lui permette per me. E so che questo non è solo bene per me, ma anche per quelli che me ne vorrebbero privare allontanandomi dal Cuore del Padre. Proprio come la fuga notturna di Giuseppe e Maria è stata un bene per loro, e per me!

Autore: di Don Vigilio Covi

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it