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Sabato, 20 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Non c'è posto migliore di un reparto maternità per capire il senso dell'attesa. Aprensioni e certezze, timori e serenità, speranze e sogni si confondono in dialoghi serrati. I bambini che ancora stanno nel seno della mamma, non si vedono ma ci sono e hanno già trasformato la vita delle madri; hanno le loro esigenze, ascoltano, percepiscono se sono accolti o rifiutati. Sono loro, i due bambini annunciati a Maria e Elisabetta, che calcano la bellissima scena del Vangelo d'oggi. Maria, ancora confusa del grande dono che Dio le ha fatto, non ci sta nella pelle, non vede l'ora di condividere il suo segreto e la sua gioia con Elisabetta, anche essa in dolce attesa. "... e benedetto è il frutto del tuo seno!" - è la prima adorazione del Signore che continuerà poi nel Sacramento dell'Eucaristia per tutti i secoli a venire. Quei due bambini sono l'incontro della sete e della sorgente, dell'attesa e della speranza, della promessa e del compimento. Lasciamo per un momento le cose del mondo e puntiamo gli occhi su Gesù Bambino. E se riuscissimo a farlo davvero!
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Meditazioni per il tempo di Natale e Avvento

Gaudiosi

Elisabetta



Concepì e si tenne nascosta per cinque mesi: e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini». Lc 1, 24

Non sempre l'uomo si mette in mostra. Ci sono stati e ci saranno periodi della mia vita in cui ho cercato - e cercherò - di nascondermi.

Credo che il nascondiglio faccia parte della vita autentica, come per la pianta è necessario star nascosta sotto terra fino a che il seme non sia morto, come per l'acqua è necessario scorrere sotto i sassi, nascosta, fino a che non trova il suo spazio per donarsi, come per la vita dell'uomo è necessario rimanere nascosta nel grembo, fino alla sua ora.

Quando Dio mi tocca e si unisce a me - ed Egli non manca di chiamare a questi appuntamenti i figli destinati ad assomigliargli - cerco inevitabilmente il nascondiglio, fatto di silenzio, di semplicità, di spazio vuoto e libero da ogni altra cosa e persona. Sembra allora che la presenza degli altri mi rubi qualcosa, mi tolga un certo che di prezioso e di vitale. Mi tolgono quasi dalla presenza di Dio, che è l'unica che ho trovato piena e che vorrei gustare e di cui lasciarmi riempire.

Elisabetta si tenne nascosta cinque mesi. Elisabetta si è sentita privilegiata da Dio. Ha compreso che qualcosa di ancor più nascosto è nato in lei, di intimo e segreto. Ed allora eccola partecipare di questo nascondersi, e si ritira. Vive in un deserto nuovo, cercato, creato attorno a sé. Aveva fatto l'esperienza del deserto, sentendosi inutile alla vita perché il suo grembo era sterile, e tutti quelli che vivevano e si muovevano attorno a lei erano un richiamo a ciò che le mancava. Vedeva in tutti gli uomini dei figli, lei che figli non aveva. Ed era isolata. Costretta a rimanere esclusa dalla vita. Deserto arido, pungente, mortificante.

Ora lo continua, ma non è più così. Ora è il deserto che nasconde e custodisce la vita. Ora è un deserto di gioia e di consolazione. Un deserto che è preparazione a tornare tra gli uomini.

« Si tenne nascosta per cinque mesi ». Un deserto necessario: in esso ella è ancora rivolta con i pensieri e col cuore a se stessa, e in esso vede il Signore chinato su di lei. E' il periodo di passaggio. Aveva visto se stessa rifiutata dal Signore, per tutti gli anni della sua vita, ed ora il Signore la accoglie.

Ora contempla ancora se stessa come accolta da Dio, e gode di questo dono che le viene fatto. E nel dono di Dio che ha ricevuto vede la benevolenza del Padre per se stessa. Non più vergogna! non più umiliazione! ora è come tutte le donne!

Sono cinque mesi di gioia, cinque mesi di lode a Dio per quel che le ha concesso, cinque mesi di attenzione a se stessa!

E' un deserto che prepara una nuova stagione.

Cinque mesi per preparare Elisabetta a vedere il proprio dono come dono di Dio all'umanità, come dono del Padre al Figlio, cinque mesi per prepararsi ad unire se stessa al Padre nel donare il proprio figlio, per considerare il dono ricevuto come un compito, per comprendere che il proprio figlio non era destinato a lei, per una sua personale soddisfazione, ma che quel figlio era per lei l'occasione di donarsi, di sacrificarsi, di offrire se stessa al Signore per la salvezza degli uomini.

Mesi di nascondimento per Elisabetta, perché mesi di maturazione, di passaggio dal possesso egoistico del dono di Dio all'unione di sé, della propria vita, a quel dono! Passaggio dal ricevere al donare, dall'attenzione a sé (che produce vergogna prima e poi vanto) all'attenzione ai progetti di Dio.

Solo dopo questa maturazione, dopo questo passaggio, lento ma necessario, Elisabetta sarà pronta ad incontrare la Madre che l'avvicina al Suo Signore!

Il mio nascondiglio, il mio deserto terminerà. E' sempre e solo un passaggio. E' luogo di maturazione.

Luogo in cui dovrò staccarmi da me stesso, imparare a distogliere lo sguardo dalla mia vita senza compiacermi se il Padre vi ha posto il Suo. Se Egli mi sta arricchendo di doni, non sono per la mia gloria, ma perché la mia vita possa entrare in un servizio più pieno e deciso alla Sua Volontà. Se il Padre mi ha dato qualcosa, me ne chiederà il frutto, perché ha nascosto nel mio cuore un seme; cerco il deserto, cercherò di rimanere nascosto: il seme di Dio, quando germoglierà e porterà frutto, toglierà la mia vita dal buio, dal riparo e la metterà sul moggio. Ma non voglio farlo io. lo non conosco i tempi che conosce Dio. Cinque mesi? anche più, se Egli lo vuole. E ancora di nuovo, ogni volta Egli vuole usare la mia vita per diffondere la Sua.

Autore: di Don Vigilio Covi

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it