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Martedi, 23 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Giorgio ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Per sua natura, l'amore divino è una forza ardente e nella misura in cui si espande in profondità, si fa sempre più sentire. Questo amore si sente sia nel godimento per la presenza del Signore sia nel vuoto doloroso per la Sua assenza. La presenza dell'Amato produce dolcezza e delizia. Per farci entrare sempre di più in intimità con Sé, il Signore a volte si nasconde e l'anima soffre terribilmente malgrado abbia raggiunto un elevato stato di santità. Per le anime che vengono dalla dura battaglia della vita, la dolce presenza di Dio è refrigerio. Senza le Sue consolazioni esse si sentono perse come i naviganti senza remi.
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Catechesi sulla confessione per il Tempo di Quaresima



Quaresima

PADRE SLAVKO: LA DOMANDA GIUSTA



Ed ora a voi che dite: "Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni", mentre non sapete cosa sarà domani!

Ma che è mai la vostra vita? Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare. Dovreste dire invece: Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello. Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo. Chi dunque sa fare il bene e non lo compie, commette peccato" (Gc 4,13-17).

Santa Teresa d' Avila nelle sue sante esperienze ha registrato anche questo aspetto: "E' facile essere combattuti tra bontà e cattiveria a favore della bontà. Ma quando il dibattimento interiore è tra ciò che è bene e ciò che è il meglio assoluto, allora la situazione è sicuramente diversa".

Se vogliamo comprendere fino in fondo questo concetto e farne l'esperienza, la domanda del cristiano non è: "Odi Dio o qualcuno degli uomini?" Perché l'odio è dettato dal male e distrugge ogni persona, indipendentemente dal fatto che uno sia credente o meno. La domanda del cristiano sarà: "Ami Dio più di ogni altra cosa ed il tuo prossimo come te stesso"?

Il Cristianesimo è, secondo il desiderio di Cristo, la scuola dell'amore. Se nasce una conversazione sull'odio, ciò deve verificarsi solo come un discorso riguardo ad una malattia che si deve evitare e debellare.

La domanda cristiana non è: "Hai rubato qualcosa ad altri, o ti sei appropriato di quello che non ti appartiene"?

La domanda cristiana sarà: "Hai fatto buon uso delle cose materiali che erano a tua disposizione"? Ciò significa che anche quando affermo "io non rubo" non ho risposto neppure lontanamente alla domanda cristiana su quello che faccio di bene con le cose che ho a mia disposizione.

E quando uno crede di poter dire: "Questo è mio, questo mi hanno lasciato i miei vecchi, non ho preso da nessuno la mia ricchezza, l'ho guadagnata con i calli delle mie mani", anche questo tale deve ammettere di non avere ancora raggiunto quel livello dell'amore cristiano che stimola ed esorta a fare delle cose un uso caritatevole e premuroso, attento e generoso!

La domanda cristiana non è: "Bestemmi Dio? Racconti bugie, chiacchiere e pettegolezzi?"

La domanda cristiana è: "Come ho impiegato e fatto uso del dono della favella?" E anche quando posso rispondere di non aver offeso nessuno, rimane col suo pungolo la vera richiesta cristiana: "Ho saputo ringraziare e glorificare Dio? Ho saputo dare consiglio agli altri, donare una parola di incoraggiamento, trattare in modo giusto e sereno i miei figli?"

Tutti abbiamo potuto qualche volta sperimentare la verità di queste domande e di queste riflessioni sulla nostra pelle; per esempio, se qualcuno ci passa accanto e non dice nulla e non saluta, noi restiamo offesi o delusi e ci sentiamo disprezzati, mentre quel tale continuerà ad affermare di non averci fatto alcun male!

Ma la vera questione non è se stavo distruggendo la vita mia e quella degli altri, bensì: " Che cosa ho fatto o non ho fatto affinché la mia vita e quella degli altri possa crescere nel bene?"

Quando comincio a riflettere in tal modo, comprendo subito perché si parla di alcoolismo, di droga, di eccessivo godimento dei cibi e di piaceri voluttuosi del corpo in genere. E' chiaro che bere non è peccato perché Dio ha creato la, sete e le bevande. Ma quando l'uomo si riduce in modo tale da non farsi più guidare dalle semplici necessità del corpo, bensì da qualche altra passione, allora distrugge se stesso ed il suo corpo. Annienta la sua possibilità di crescere. Egli blocca o impedisce il positivo. Entra nella fase di distruzione.

E' proprio perché esiste una simile fase di distruzione che il peccato assume significato crescente, ma sempre in relazione ai valori contrari di sano, buono, trasparente e generoso.

Sbaglia enormemente, dunque, il cristiano che ritiene di porre il suo essere esclusivamente in lotta contro il peccato. Allora egli si stancherà, diventerà pauroso, maldisposto, svogliato o perderà per sempre il senso della missione cristiana. E così la sua vita non sarà affatto diversa da quella di coloro che non conoscono Cristo.

Pensare di comprendere il Cristianesimo semplice­mente come lotta contro il peccato, ci condurrà alla stessa condizione di quel giardiniere che trascorre tutto il suo tempo a pulire il giardino dalle piante nocive, ma non si sforza mai di piantare un nobile albero da frutto. In questo senso il giardiniere dovrebbe chiedersi: "Perché è tutta la vita che pulisco il giardino eppure non cambia mai nulla? Sempre di nuovo la stessa malerba!" Forse perderà ogni entusiasmo e tutta la vita sarà per lui un peso. Invece, se nella terra pronta seminasse dei buoni semi, quelli comincerebbero a germogliare ed a crescere, ed egli non si stancherebbe tanto facilmente di pulire il giardino e di creare le condizioni migliori per un così brillante e nobile risultato!

Il Cristianesimo non si riduce allora ad una battaglia contro il peccato, ma è la battaglia a favore dei valori positivi. Una lotta che dura tutta la vita e che può richiedere sacrifici per potersi donare agli altri. Qui è tutta la bellezza della professione cristiana, degli esercizi cristiani, delle preghiere, dei digiuni, della Confessione, dell'invito ad eroici atti d'amore.

D'altronde, se qualcuno vi dicesse: "Dio mi ha dato le gambe per non farmi cadere", non sareste sicuramente d'accordo con lui, ma cerchereste di dimostrargli che le gambe servono per camminare, e non solo per non cadere. Ma se qualcuno dovesse rimanere nella sua convinzione, allora la sua condizione sarebbe quella, veramente avvilente, di dover stare seduto per tutta la vita. Perché, allorché decidesse di alzarsi, potrebbe effettivamente cadere.

E sarebbe un problema più grave per chi sta sempre seduto e non vuole muoversi, che non per chi, camminando, potrebbe talvolta anche cadere. Trasferito sul piano della nostra missione cristiana, possiamo chiederci: chi si danneggia di più, uno che per la paura di cadere non si alza, o uno che si alza, cammina e qualche volta cade?

"Cari figli! Voi siete troppo presi dalle cose materiali, e per esse perdete tutto quello che Dio desidera darvi. Vi invito a chiedere i doni dello Spirito Santo, che adesso vi sono necessari per poter testimoniare la mia presenza e tutto quello che io vi do. Cari figli, abbandonatevi totalmente a me, perché io possa guidarvi pienamente. Non preoccupatevi delle cose materiali. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (17.4.1986). "Cari figli! Oggi vi invito tutti a vivere l'amore verso Dio e verso il prossimo nella vostra vita. Senza amore, cari figli, voi non potete fare nulla. Perciò vi invito, cari figli, a vivere l'amore reciproco. Solo così potrete amare ed accettare me e tutti quelli che vengono nella vostra parrocchia: tutti sentiranno il mio amore attraverso di voi. Perciò vi prego, cari figli, di cominciare da oggi ad amare con amore fervente, con quell'amore con cui vi amo io. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! " (29.5.1986).

Fonte: Dammi il tuo cuore ferito di P. Slavko Barbaric