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Sabato, 20 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Cristo Risorto, Tu hai incontrato in intimo segreto Tua Madre e Maria Maddalena. Hai incontrato i Tuoi discepoli e molti fratelli. E noi? Trova tempo e vieni da noi almeno un po'. Ogni giorno sarebbe perfetto per portarci la Tua luce e la Tua pace. Vieni e illumina questo tempo di guerra; porta la Tua luce in ogni nostra prova. Se vuoi, vieni proprio ora: rovescia i potenti dai troni, disarma la mano armata, metti gli ultimi in prima fila. Dichiara la guerra alla paura e rendi perfetta ogni nostra preghiera, anche se stanca e distratta. Facci entrare nella limpida luce pasquale e invadi il nostro cuore con dolci melodie e canti di lode.
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Catechesi sulla confessione per il Tempo di Quaresima



Quaresima

L'anima onesta al confessionale: Principi fondamentali



Prima di entrare nell'argomento, è ne­cessario richiamare i principi fondamen­tali del Sacramento della Confessione.

Gesù Cristo disse agli Apostoli ed ai loro successori: « I peccati di coloro ai quali li riterrete, saranno ritenuti, ed i peccati di coloro ai quali li perdonerete, saranno perdonati ».

Il ministro di Dio dunque perdona i peccati non a nome proprio, ma a nome del Signore.

Gesù Cristo non stabilì il tempo in cui si sarebbe dovuto chiedere l'assolu­zione sacramentale; ma poiché tanti non si davano pensiero di rimettersi nella grazia di Dio dopo la colpa, il Sommo Pontefice, Capo Supremo della Chiesa, stabilì, già da secoli: « Tutti i fedeli devono confessarsi almeno una volta l'an­no ». Chi non soddisfa a questo precetto ecclesiastico, si rende reo di peccato mor­tale.

Non basta confessarsi; è necessario confessarsi bene. Per riuscirvi si richie­de:

1° Pensare i peccati commessi

2° Essere pentiti del male operato; e tale pentimento sia nobilitato dall'amore di Dio, cioè essere pentiti non soltanto per i castighi meritati, ma più che tutto per l'offesa recata al Signore.

3° Promettere di non peccare più, col fermo proposito di fuggire le occasioni prossime di grave peccato.

4° Manifestare al Sacerdote le proprie colpe, con umiltà e sincerità.

5° Compiere l'opera buona che impone il Confessore, come penitenza dei pec­cati.

Si è tenuti a confessare solamente le colpe gravi; i peccati veniali, o leggeri, è bene confessarli, ma non si è tenuti a farlo.

I peccati di pensiero si confessano co­me pensieri, le parole come parole e le azioni come azioni. Perciò chi dicesse: « Mi accuso di un cattivo pensiero con­tro la purezza » e volesse includere an­che il discorso disonesto o l'atto impuro, non si confesserebbe esattamente.

Oltre al peccato mortale, bisogna con­fessare le circostanze che mutano la spe­cie di peccato, poiché un peccato, per cir­costanze particolari, potrebbe essere dop­pio ed anche triplo. Così, se un padre di famiglia pronunzia una bestemmia da­vanti ai figli, commette due peccati: il primo è la bestemmia ed il secondo è lo scandalo dato ai figli.

Dei peccati gravi si deve manifestare al Confessore anche il numero; se questo si conosce esattamente, non si può au­mentare o diminuire; se il numero non è possibile saperlo a motivo dei molti at­ti ripetuti, si deve dire il numero appros­simativo. Ad esempio: Ho perduto la Messa la domenica, una o due volte al mese ... Ho bestemmiato un paio di vol­te al giorno, o alla settimana, o al me­se. -

Poiché non tutto si può ricordare nel­l'atto della Confessione, si dica in ulti­mo: Chiedo perdono a Dio anche dei pec­cati che non ricordo. -

I peccati confessati restano perdona­ti direttamente; quelli dimenticati sono assolti indirettamente. Se dopo la Con­fessione ci si ricordasse di qualche pecca­to grave, si resti tranquilli; è lecito acco­starsi alla Santa Comunione. Però alla prossima Confessione, ricordando il pec­cato tralasciato, c'è l'obbligo di confes­sarlo.

Chi nasconde volontariamente una colpa grave, o per vergogna o per altro motivo, non riceve il perdono di alcun peccato, anzi macchia la coscienza di un altro peccato gravissimo, che si chiama « sacrilegio »; se poi va a comunicarsi, raddoppia il sacrilegio. Meglio non con­fessarsi mai, anziché confessarsi male! La medicina lasciataci dal Divin Redentore diventerebbe veleno.

È molto pericoloso il dire: « Pecco ... faccio quello che voglio ... e poi mi con­fesserò! » Sarebbe questo un abuso della divina misericordia. Guai a sfidare la bon­tà di Dio! ... Non si dimentichi che con Dio non si scherza!

Si mettano in pratica i consigli del Confessore, come si fa tesoro della ricet­ta che rilascia il medico del corpo.

Chi sa di essersi confessato male, o per aver taciuto un grave peccato o per mancanza di vero dolore e proposito, de­ve rifare le sue confessioni, a cominciare dall'ultima fatta bene.

Fonte:L'ANIMA ONESTA AL CONFESSIONALE di DON GIUSEPPE TOMASELLI