Catechesi sulla confessione per il Tempo di Quaresima
L'anima onesta al confessionale: Principi fondamentali
Prima di entrare nell'argomento, è necessario richiamare i principi fondamentali del Sacramento della Confessione.
Gesù Cristo disse agli Apostoli ed ai loro successori: « I peccati di coloro ai quali li riterrete, saranno ritenuti, ed i peccati di coloro ai quali li perdonerete, saranno perdonati ».
Il ministro di Dio dunque perdona i peccati non a nome proprio, ma a nome del Signore.
Gesù Cristo non stabilì il tempo in cui si sarebbe dovuto chiedere l'assoluzione sacramentale; ma poiché tanti non si davano pensiero di rimettersi nella grazia di Dio dopo la colpa, il Sommo Pontefice, Capo Supremo della Chiesa, stabilì, già da secoli: « Tutti i fedeli devono confessarsi almeno una volta l'anno ». Chi non soddisfa a questo precetto ecclesiastico, si rende reo di peccato mortale.
Non basta confessarsi; è necessario confessarsi bene. Per riuscirvi si richiede:
1° Pensare i peccati commessi
2° Essere pentiti del male operato; e tale pentimento sia nobilitato dall'amore di Dio, cioè essere pentiti non soltanto per i castighi meritati, ma più che tutto per l'offesa recata al Signore.
3° Promettere di non peccare più, col fermo proposito di fuggire le occasioni prossime di grave peccato.
4° Manifestare al Sacerdote le proprie colpe, con umiltà e sincerità.
5° Compiere l'opera buona che impone il Confessore, come penitenza dei peccati.
Si è tenuti a confessare solamente le colpe gravi; i peccati veniali, o leggeri, è bene confessarli, ma non si è tenuti a farlo.
I peccati di pensiero si confessano come pensieri, le parole come parole e le azioni come azioni. Perciò chi dicesse: « Mi accuso di un cattivo pensiero contro la purezza » e volesse includere anche il discorso disonesto o l'atto impuro, non si confesserebbe esattamente.
Oltre al peccato mortale, bisogna confessare le circostanze che mutano la specie di peccato, poiché un peccato, per circostanze particolari, potrebbe essere doppio ed anche triplo. Così, se un padre di famiglia pronunzia una bestemmia davanti ai figli, commette due peccati: il primo è la bestemmia ed il secondo è lo scandalo dato ai figli.
Dei peccati gravi si deve manifestare al Confessore anche il numero; se questo si conosce esattamente, non si può aumentare o diminuire; se il numero non è possibile saperlo a motivo dei molti atti ripetuti, si deve dire il numero approssimativo. Ad esempio: Ho perduto la Messa la domenica, una o due volte al mese ... Ho bestemmiato un paio di volte al giorno, o alla settimana, o al mese. -
Poiché non tutto si può ricordare nell'atto della Confessione, si dica in ultimo: Chiedo perdono a Dio anche dei peccati che non ricordo. -
I peccati confessati restano perdonati direttamente; quelli dimenticati sono assolti indirettamente. Se dopo la Confessione ci si ricordasse di qualche peccato grave, si resti tranquilli; è lecito accostarsi alla Santa Comunione. Però alla prossima Confessione, ricordando il peccato tralasciato, c'è l'obbligo di confessarlo.
Chi nasconde volontariamente una colpa grave, o per vergogna o per altro motivo, non riceve il perdono di alcun peccato, anzi macchia la coscienza di un altro peccato gravissimo, che si chiama « sacrilegio »; se poi va a comunicarsi, raddoppia il sacrilegio. Meglio non confessarsi mai, anziché confessarsi male! La medicina lasciataci dal Divin Redentore diventerebbe veleno.
È molto pericoloso il dire: « Pecco ... faccio quello che voglio ... e poi mi confesserò! » Sarebbe questo un abuso della divina misericordia. Guai a sfidare la bontà di Dio! ... Non si dimentichi che con Dio non si scherza!
Si mettano in pratica i consigli del Confessore, come si fa tesoro della ricetta che rilascia il medico del corpo.
Chi sa di essersi confessato male, o per aver taciuto un grave peccato o per mancanza di vero dolore e proposito, deve rifare le sue confessioni, a cominciare dall'ultima fatta bene.
Fonte:L'ANIMA ONESTA AL CONFESSIONALE di DON GIUSEPPE TOMASELLI
Gesù Cristo disse agli Apostoli ed ai loro successori: « I peccati di coloro ai quali li riterrete, saranno ritenuti, ed i peccati di coloro ai quali li perdonerete, saranno perdonati ».
Il ministro di Dio dunque perdona i peccati non a nome proprio, ma a nome del Signore.
Gesù Cristo non stabilì il tempo in cui si sarebbe dovuto chiedere l'assoluzione sacramentale; ma poiché tanti non si davano pensiero di rimettersi nella grazia di Dio dopo la colpa, il Sommo Pontefice, Capo Supremo della Chiesa, stabilì, già da secoli: « Tutti i fedeli devono confessarsi almeno una volta l'anno ». Chi non soddisfa a questo precetto ecclesiastico, si rende reo di peccato mortale.
Non basta confessarsi; è necessario confessarsi bene. Per riuscirvi si richiede:
1° Pensare i peccati commessi
2° Essere pentiti del male operato; e tale pentimento sia nobilitato dall'amore di Dio, cioè essere pentiti non soltanto per i castighi meritati, ma più che tutto per l'offesa recata al Signore.
3° Promettere di non peccare più, col fermo proposito di fuggire le occasioni prossime di grave peccato.
4° Manifestare al Sacerdote le proprie colpe, con umiltà e sincerità.
5° Compiere l'opera buona che impone il Confessore, come penitenza dei peccati.
Si è tenuti a confessare solamente le colpe gravi; i peccati veniali, o leggeri, è bene confessarli, ma non si è tenuti a farlo.
I peccati di pensiero si confessano come pensieri, le parole come parole e le azioni come azioni. Perciò chi dicesse: « Mi accuso di un cattivo pensiero contro la purezza » e volesse includere anche il discorso disonesto o l'atto impuro, non si confesserebbe esattamente.
Oltre al peccato mortale, bisogna confessare le circostanze che mutano la specie di peccato, poiché un peccato, per circostanze particolari, potrebbe essere doppio ed anche triplo. Così, se un padre di famiglia pronunzia una bestemmia davanti ai figli, commette due peccati: il primo è la bestemmia ed il secondo è lo scandalo dato ai figli.
Dei peccati gravi si deve manifestare al Confessore anche il numero; se questo si conosce esattamente, non si può aumentare o diminuire; se il numero non è possibile saperlo a motivo dei molti atti ripetuti, si deve dire il numero approssimativo. Ad esempio: Ho perduto la Messa la domenica, una o due volte al mese ... Ho bestemmiato un paio di volte al giorno, o alla settimana, o al mese. -
Poiché non tutto si può ricordare nell'atto della Confessione, si dica in ultimo: Chiedo perdono a Dio anche dei peccati che non ricordo. -
I peccati confessati restano perdonati direttamente; quelli dimenticati sono assolti indirettamente. Se dopo la Confessione ci si ricordasse di qualche peccato grave, si resti tranquilli; è lecito accostarsi alla Santa Comunione. Però alla prossima Confessione, ricordando il peccato tralasciato, c'è l'obbligo di confessarlo.
Chi nasconde volontariamente una colpa grave, o per vergogna o per altro motivo, non riceve il perdono di alcun peccato, anzi macchia la coscienza di un altro peccato gravissimo, che si chiama « sacrilegio »; se poi va a comunicarsi, raddoppia il sacrilegio. Meglio non confessarsi mai, anziché confessarsi male! La medicina lasciataci dal Divin Redentore diventerebbe veleno.
È molto pericoloso il dire: « Pecco ... faccio quello che voglio ... e poi mi confesserò! » Sarebbe questo un abuso della divina misericordia. Guai a sfidare la bontà di Dio! ... Non si dimentichi che con Dio non si scherza!
Si mettano in pratica i consigli del Confessore, come si fa tesoro della ricetta che rilascia il medico del corpo.
Chi sa di essersi confessato male, o per aver taciuto un grave peccato o per mancanza di vero dolore e proposito, deve rifare le sue confessioni, a cominciare dall'ultima fatta bene.
Fonte:L'ANIMA ONESTA AL CONFESSIONALE di DON GIUSEPPE TOMASELLI