Santo Rosario on line

Venerdi, 19 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Leone IX Papa ( Letture di oggi )

Sant'Agostino:Tu sollevi chi riempi; io ora, non essendo pieno di te sono, un peso per me.
font

Catechesi sulla confessione per il Tempo di Quaresima



Quaresima

PADRE SLAVKO: ECCOTI I DONI



Gesù ha raccontato molte parabole, con le quali ha commentato i segreti del Suo Regno. Una di tali parabole è anche questa dei talenti. Ecco come la racconta il Vangelo: "Avverrà come di uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.

Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.

Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.

Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco ne ho guadagnati altri cinque.

Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.

Presentandosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.

Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.

Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.

Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.

Toglietegli dunque il talento e datelo a chi ha i dieci talenti.

Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.

E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". (Mt 25,14-30).

Che cosa è importante qui osservare?

L' uomo con cinque talenti li fa fruttare e ne riceve altri cinque. Un altro che ne ha ricevuti due, ne guadagna ancora due e nuove città.

Quello con un solo talento non ha sperperato, e non ha perso il suo talento. Al contrario lo ha conservato e restituito al suo padrone, così come l'aveva ricevuto.

Invece il padrone non è contento di lui; gli riprende anche quello che gli aveva affidato in precedenza, e lo consegna ad uno degli altri servi per farlo fruttare ancora di più. Questa parola suona in modo molto strano e, si potrebbe dire, in modo ingiusto. Soffre sempre chi non possiede mai niente, mentre continua a guadagnare chi già ha tutto!

Invece, se questa parabola si osserva e si spiega alla luce del tema della Confessione, sarà semplice comprendere che non c'è nessuna ingiustizia da parte del padrone, ma una nuova comprensione del compito dell'uomo.

Solo colui che lavora, va avanti, cresce, non si fa spaventare da nulla; anche in caso di perdite, farà qualcosa di buono! Potrà crescere e sarà ricompensato. Chi vuole conservare i semi dei doni, già compie un grande peccato. Chi non cresce, già sta cadendo. "Chi sta fermo, deve stare attento a non cadere".

Da questa parabola possiamo capire perché la pigrizia è compresa tra i peccati principali. Qui non si pensa sicuramente a quando si dorme un'ora in più o quando si è in ritardo a scuola, o non si finiscono in tempo le cose che ci sono state ordinate. La pigrizia rientra nella condizione di collaborazione dell'uomo con Dio. Se collaboro allo sviluppo dei doni ricevuti sono diligente. Se poi non cerco di far fruttare i doni, sono pigro. Se sono pigro, vuol dire che non diventerò mai un uomo maturo creato ad immagine e somiglianza di Dio. Questa è la resistenza più forte all'adempiersi della volontà di Dio. Dio è geloso dei semi che ha posto nei nostri cuori. Per Lui non è la stessa cosa se noi ci comportiamo in un modo o in un altro. Che Padre sarebbe se per Lui non ci fosse differenza fra i modi in cui crescono i suoi figli o sul come vanno avanti? Che giardiniere sarebbe se gli resta indifferente che il fiore cresca solo a metà o raggiunga il pieno fulgore della sua bellezza? Sicuramente se ne rattristerebbe e si sentirebbe avvilito, perché avrebbe lavorato inutilmente e perché si sarebbe giocato la fiducia in sé. L'uomo è fatto in modo da poter crescere. Durante la creazione, Dio ha detto che tutte le cose sono buone. Ma ha detto anche "crescete". Questa è la legge divina. Questa è l'esigenza interiore di tutto ciò che ha creato, e soprattutto dell'uomo. Ogni cosa porta dentro di sé la legge della crescita! E non esiste nessun seme al mondo che può opporsi alla sua crescita, quando se ne creano le possibilità. Solo l'uomo, in tutta la sua libertà, può dire: 'Non cresco!" Può decidere di non crescere. O, detto con parole diverse, egli si può dare alla pigrizia. Se vede qualcosa di buono nella pigrizia, l'uomo si contrappone alla volontà generale di Dio, che ha fissato nella Sua Legge di far crescere tutto ciò che è stato creato.

"Cari figli! Voi siete responsabili dei messaggi. Qui si trova la fonte della grazia, e voi cari figli siete i vassoi nei quali vengono trasmessi questi doni. Perciò, cari figli, vi invito a compiere questo servizio con responsabilità. Ognuno risponderà secondo la propria capacità. Vi invito a distribuire i doni agli altri con amore, e a non conservarli per voi soli. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (8.5.1986).

"Cari figli! Oggi vi ringrazio per la vostra presenza in questo luogo nel quale vi offro grazie speciali. Invito ognuno di voi a incominciare a vivere la vita che Dio desidera da voi e ad incominciare a fare buone opere d'amore e di misericordia. Non desidero che voi, cari figli, viviate i messaggi e nello stesso tempo facciate il peccato, che non mi è gradito. Perciò, cari figli, desidero che ognuno di voi cominci una nuova vita senza distruggere tutto quello che Dio opera in voi e che vi sta dando. Vi do la mia benedizione speciale e resto con voi sulla strada di conversione. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (25.3.1987).


Fonte: Dammi il tuo cuore ferito di P. Slavko Barbaric