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Giovedi, 28 marzo 2024 - Misteri luminosi - San Castore di Tarso ( Letture di oggi )

Sant'Agostino:Svegliati, uomo: per te Dio si è fatto uomo.
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Catechesi sulla confessione per il Tempo di Quaresima



Quaresima

L'arte di confessarsi: Parte prima.



A chi devo rivolgermi per confessarmi?

Ad un sacerdote, innanzitutto.. Uso deliberatamente questo termine generico per sottolineare come l'importanza fondamentale, nella pratica del sacramento della Penitenza, non debba tanto essere accordata alle qualità personali dell'uomo che ascolta la confessione quanto alla sua qualità di ministro di Cristo. E' in quanto manchiamo di fede che spesso ci attacchiamo esageratamente al valore umano del confessore, che può essere reale ed obiettivo o derivante dalla nostra simpatia o fiducia.

E' innegabile che si debba prendere in considerazione questo fattore purchè da un punto di vista che si situi, per così dire, a margine del sacramento. Esso influirà sui consigli che seguiranno l'accusa e precederanno l'assoluzione.

Ma il sacramento non è costituito da questi consigli, da cui potrebbe persino prescindere totalmente. L'importante è l'avere a che fare con il Cristo che detiene il perdono, con il Cristo vivente ed agente nella sua Chiesa. Avendo ricevuto dalla Chiesa i poteri di assolvere validamente, ogni prete agisce in persona Christi, in nome di Cristo. Egli apre alla nostra anima la fonte del perdono, che è il sangue del Cristo Redentore, e la lava in esso.

E' quindi erroneo per mancanza di fede l'atteggiamento di quei penitenti che differiscono la liberazione da un peccato grave o ritardano indefinitamente una confessione che li libererebbe da un malessere crescente (purificandoli dai focolai di infezione che si propagano poco a poco), perchè "il loro" confessore non c'è. Se comprendessero la natura del sacramento, assolutamente valido nella sua opera purificatrice indipendentemente dalla qualità del sacerdote che lo amministra, se comprendessero che il confessore è prima di tutto "ministro di Cristo", cioè orecchio di Cristo che ascolta la confessione, saggezza di Cristo che giudica, bocca di Cristo che pronuncia la cancellazione, essi si attaccherebbero meno alle apparenze umane e non rinvierebbero oltre.

E' venuto il momento di spiegare perchè bisogna confessare i propri peccati ad un prete, invece di accontentarsi di una confessione espressa direttamente a Dio nell'intimo del proprio cuore. E' perchè siamo membra della Chiesa. La nostra colpa ha offeso Dio e ci ha guastati in quanto trasgressione all'amore dovuto al nostro Creatore ed al virtuoso amore che dobbiamo a noi stessi in quanto figli di Dio. Ma essa ha anche danneggiato la Chiesa, il Corpo mistico. "Ogni anima che si eleva, eleva il mondo." Ogni cristiano che decade ostacola la perfezione della comunità cristiana. Il più oscuro dei peccati causa una ferita all'albero di cui ciascuno di noi è un ramo. L'intero albero soffre sia quando ce ne distacchiamo completamente con il peccato mortale che quando ce ne separiamo solo parzialmente. Nella mia vitalità io dipendo dalla Chiesa, poichè Dio ha affidato per me le Sue grazie alla Chiesa, corpo di Cristo. Devo quindi rialzarmi per uscire dalla mia colpa. Nei primi secoli, questa responsabilità davanti alla Chiesa appariva in modo più esplicito, quando l'accusa era pubblica, fatta davanti alla comunità riunita. Attualmente la disciplina è addolcita, ma è comunque sempre davanti alla Chiesa, nella persona del prete che mi ascolta, che mi accuso, ed è dalla Chiesa che ricevo la riconciliazione per il ministero del prete che mi assolve.

Quindi ci si confessa al prete in quanto è prete. Il che non ci impedisce di sceglierlo umanamente capace di comprenderci e consigliarci. Non intendiamo parlare, non essendo lo scopo di questo scritto, di quel che si dice (forse un po' impropriamente) la "direzione". Pur rimanendo strettamente sul piano della confessione, è sicuramente meglio, per i progressi dell'anima, indirizzarsi abitualmente allo stesso confessore. In poco tempo (purchè si seguano, nel modo di accusarsi, i consigli che daremo più avanti) egli comprenderà con chi ha a che fare. Conoscerà le nostre tendenze e le nostre debolezze abituali. Anche quando abbiamo poche cose da dire, egli sa qual'è il punto sul quale è bene insistere nelle sue esortazioni. Poco a poco gli si rivelano le difficoltà in cui ci dibattiamo, la nostra situazione particolare, per cui non rischia, come accadrebbe ad un estraneo, di sconcertarci con qualche osservazione intempestiva. In un momento difficile della nostra vita, egli può fermarci in tempo su una china pericolosa. Ed in ogni momento è in grado di suggerirci le decisioni opportune, di trarci dal nostro torpore quando allentiamo la vigilanza.

Come sceglierlo? Innanzitutto di buon senso e di giudizio sicuro. Ovviamente santo, se è possibile, ma un prete equilibrato e perspicace sarà sempre preferibile ad un altro dalla vita più fervente ma con un giudizio meno ponderato. Non si dimentichi che si tratta di un consigliere e che tanto vale la saggezza del consigliere, tanto vale il consiglio. Ma si tratta anche di una guida e dobbiamo auspicare che sia esigente: un confessore bonaccione, che si accontentasse di cullarci con parole lenitive congedandoci con l'assoluzione ed un'esortazione generale, rischierebbe di lasciarci incancrenire nel nostro peccato o nelle nostre gravi imperfezioni. Per questo occorre, al bisogno, provocare il confessore a questa esigenza benefica ed accettare umilmente i suoi inviti allo sforzo. Ricordiamo che la prima condizione da realizzare affinchè ci sia utile, è che ci confidiamo. Se ci è impossibile aprirci con franchezza, nemmeno il miglior confessore della città potrà far niente per noi. Scegliamolo quindi in modo da non sentirci paralizzati in sua presenza, in modo da considerarlo volentieri come un padre comprensivo, capace di rendersi conto del nostro caso e di interessarsene, aperto alle realtà della vita, sicuro nelle sue diagnosi, e di una ferma bontà nei suoi consigli.

Se non lo troviamo, non è comunque il caso di desolarsi; rechiamoci da un prete: egli possiede la grazia di stato e lo Spirito Santo si servirà ugualmente di lui per il nostro miglior bene, purchè stiamo all'ascolto.

Se riusciamo a trovarlo, non cambiamolo facilmente. Sempre restando pienamente liberi di una scelta alternativa, non lasciamoci smontare da alcune impressioni nè, a maggior ragione, dalle sue esigenze o da qualche offesa all'amor proprio; perseveriamo fino ad aver la prova evidente che, malgrado uno sforzo leale e costante da parte nostra, alla sua scuola non facciamo alcun progresso.