Santo Rosario on line

Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Le nostre preghiere sono in prevalenza preghiere vocali; dovrebbero essere ardenti di parole provenienti dalla fornace di un cuore pieno d'amore. In queste preghiere parliamo a Dio con grande rispetto e fidu­cia. Pregate a mani giunte, occhi bassi e in alto i cuo­ri, e le vostre preghiere diverranno come un sacrificio puro e santo offerto a Dio. Non tirate per le lunghe o non correte troppo; non elevate la voce o bisbigliate, ma siate devoti; con grande dolcezza, con naturale semplicità, senza alcuna affettazione, offrite la vostra lode a Dio con tutto quanto il cuore e l'anima. Dob­biamo capire il significato delle preghiere che recitia­mo e sentire la dolcezza di ciascuna parola, perché queste preghiere siano di grande vantaggio; dobbiamo meditare a volte su di esse, e spesso, durante il giorno, trovare in esse il nostro riposo.
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Aprile, mese dedicato alla Vergine della Rivelazione
Santa Maria del Terzo Millennio alle Tre Fontane



Vergine Rivelazione

1939 RITORNO DALLA SPAGNA - I NOVE PRIMI VENERDI’ DEL MESE

Terminata la guerra civile in Spagna, nel 1939 rimpatriavo in Italia col fermo proposito di uccidere il Papa.

Avevo lasciato mia moglie incinta tre anni prima. Nel frattempo c'era una bambina, Isola, che non conoscevo. Avevo desiderio di vederli, ma ancor più di dire a mia moglie che dovevamo lasciare la Chiesa Cattolica. Appena la invece di chiederle di farmi conoscere mia figlia, le raccontai della “conversione” e le imposi di uscite subito dalla “sinagoga di satana”.

Iolanda era sbalordita: “Ma come! Io e la bambina abbiamo tanto pregato insieme, davanti al quadro della Madonna di Pompei, per ottenere la grazia del tuo ritorno! E tu adesso mi dici che è tutto sbagliato’?! che dobbiamo distruggere il quadro... buttarlo...”.

“Si - gridavo - dobbiamo distruggere tutte le immagini sacre, i rosari, i crocifissi... bruciare subito tutti questi oggetti d’idolatria e di superstizione diabolica!”.

E incominciai ad aprire cassetti, a rovistare nei mobili cercando qualsiasi oggetto religioso per distruggerlo e bruciano. Libretti di preghiera, coroncine del S. Rosario, quadri sacri, immaginette... tutti ebbero la stessa sorte. Incominciai col quadro della Madonna di Pompei, che gettai in terra calpestandolo e dopo averlo frantumato ne bruciai l’immagine, poi staccai dalla parete un Crocifisso di legno, che spezzai sulle ginocchia e fattolo in tanti pezzi lo gettai nel secchio dell’immondizia; infine strappai, ruppi, bruciai, gettai nell’immondizia tutti gli oggetti di pietà che scovai.

Gridavo furibondo e svegliai la piccola Isola che dormiva nel suo lettino. La bambina si mise a piangere molto spaventata. Nel furore del mio fanatismo l’avevo dimenticata!

Nel 1940 incominciai a frequentare una sala della Chiesa Cristiana Evangelica Battista in via Urbana n. 154. Qui si svolgeva il culto e le lezioni bibliche presiedute dal pastore Vincenzo Veneziano. Le mie nuove idee religiose, in realtà non le avevo mai avute, non mi impedirono di frequentare le riunioni clandestine dei compagni. Lo studio della Bibbia soddisfaceva anche il mio orgoglio: non ero più totalmente ignorante, c’era qualcosa che conoscevo e che mi permetteva di distinguermi da tanti cattolici, anche da quelli istruiti, perché, allora, pochi conoscevano il Vecchio Testamento, che non era considerato alla portata di tutti i fedeli.

Nel frattempo verso la fine del 1939 avevo trovato lavoro come manovale pulitore presso 1’A.T.A.G., Azienda Tranviaria Auto filotranviaria Governatorato (di Roma). Pulivamo l’interno e l’esterno delle vetture tranviarie e degli autobus di notte, sotto il controllo severo del personale addetto alla sorveglianza. Il lavoro era duro, ma potevo contare su una paga sicura, anche se modesta.

Feci economicamente un altro passo avanti quando nel 1940 fui assunto dall’Azienda come bigliettaio; ma litigi, tradimenti, percosse e umiliazioni non diminuirono nella mia famiglia.

Per questa nuova mansione era necessaria la licenza elementare che non avevo. Ricordo che all’esame di aritmetica mi trovai in una difficoltà insormontabile per colpa di una divisione. La cosa era grave perché il biglietto non aveva sempre lo stesso prezzo: il costo variava a seconda delle fasce orarie introdotte a beneficio dei lavoratori che si recavano sul posto di lavoro; vi erano poi biglietti differenziati per soldati e studenti o frazionati durante la stessa corsa perché durante il tragitto potevano esserci più capolinea. Fortunatamente un collega portò in quel momento la notizia che era nato mio figlio Carlo. E la commissione mi aiutò dandomi licenza elementare ed auguri.

Sebbene insistessi molto, con minacce e anche con percosse, non riuscivo a piegare mia moglie ad accettare il protestantesimo.

In ultimo la poverina, provata da tante sofferenze, mi propose un patto:

“perché non fai - mi disse - i primi nove venerdì del mese,confessandoti e comunicandoti. Sé alla fine vorrai ancora rimanere nella tua scelta, io ti seguirò e abbandonerò la Chiesa, se invece il Signore ti avrà fatto cambiare idea, la farai finita e tornerai nella Chiesa”.

“Va bene - risposi - farò come tu dici; e lo farò bene: Confessione e Comunione. Ma alla fine dei primi nove venerdì del mese, se non ho cambiato idea, tu verrai con me.”

Nella sua Fede semplice e popolana Iolanda credeva che il miracolo sarebbe certamente avvenuto. Io invece pensavo che le cose, comunque sarebbero andate, avrebbero migliorato una situazione famigliare insostenibile.

Arrivò l’ultimo dei nove venerdì, io rimasi fermo nelle mie convinzioni e Iolanda, come promesso, mi segui nell'errore.

Nella Chiesa Battista fui battezzato insieme a mia moglie ed a mia sorella Elena, che dopo l’Apparizione tornerà nella Chiesa.

Ero molto attivo e non mancai mai alle riunioni. Venivo puntualmente con tutta la famiglia.

Nulla mi fermò, neanche i bombardamenti se c’erano i mezzi pubblici, andavamo con i mezzi, se non era possibile andavamo a piedi, rischiando anche la vita. Mi mettevo sulle spalle Gianfranco e tenendo per mano Carlo ci muovevamo anche con l’allarme aereo.

Arrivati, spesso, conoscevamo la sorte di qualche assente: Quello è morto... quell’altro è ferito...” Avevamo la sala del culto in comune con la Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno. Ogni tanto i pastori facevano degli incontri - verifica. In uno di questi, trovai il pastore avventista Giovanni Cupertino più incisivo del mio, più intransigente verso la Chiesa, per cui decisi di diventare avventista. Il mio odio contro la Chiesa era più forte dell’amore per la conoscenza della verità. Passai a questo gruppo l'8 settembre 1945.

La comunità avventista di Roma era formata da una quindicina di persone, ma io divenni per loro un infaticabile e zelante apostolo; e quando la lasciai, gli avventisti erano circa centocinquanta, la maggior parte convinti da me. Sebbene fossi ignorante nella conoscenza della lingua, per il mio grande attivismo fui messo a capo della Gioventù Missionaria Avventista di Roma e del Lazio.

Dopo la guerra, incominciarono ad arrivarmi a casa dei pacchi viveri, dono degli avventisti americani. Io e mia moglie facevamo tanti pacchettini e li portavamo a quelli che erano più poveri di noi. Dentro c’era zucchero, caffè, riso... e tante altre cose da mangiare.

Quando consegnavo quel ben di Dio, dicevo: “Questo lo manda il Signore”. “Grazie Madonna! Grazie!” rispondevano.

E io: “Lascia stare la Madonna, ho detto che te lo manda il Signore!” Poi tornavo e spiegavo chi erano le persone che, con sacrificio, avevano mandato quei pacchi, e spesso li convincevo a seguirmi. Ero rozzo nei modi e arrogante nel parlare, ma tenace nella propaganda religiosa.

Su segnalazione andavamo nelle case a propagandare la Bibbia e altri libri della nostra Chiesa cercando nuovi adepti. Perfino sul posto di lavoro ero infaticabile, trovavo sempre il tempo per parlare di Cristo e del suo Ritorno anche ai compagni.

Una volta l’autista di un autobus, sul quale facevo servizio come bigliettaio, incominciò a bestemmiare. Lo ripresi dicendogli che era un temerario, perché bestemmiava Dio che avrebbe potuto punirlo facendolo morire all’istante.

Giuseppe, questo il nome dell’autista, era un convinto comunista e prese in burletta la mia ammonizione, anzi si divertì tanto da continuare a bestemmiare più forte. Gridava: “Dio, se ci sei mandami un colpo!” Rideva, saltava, si toccava le parti del corpo che aveva detto voleva colpite... Quando terminò questo brutto spettacolo mi disse:

“Hai visto? Non è successo nulla, perché non esiste Dio, né l’inferno, né il paradiso!”

L’indomani non venne al lavoro; dissero che non stava bene. Rapidamente peggiorò; dissero che stava morendo. L’andai a trovare con l’inseparabile Bibbia.

Aprì la porta la figlia. Mi disse: “Il compagno Giuseppe è in quella stanza”. Non disse “mio padre” perché i comunisti si chiamavano compagno e compagna”.

Appena lo vidi, capii che gli era rimasto poco tempo. Gli parlai di Cristo per convertirlo alle mie idee religiose.

Mi ascoltò e mi disse: “A quale Cristo devo credere? A quello dei Preti o al tuo? Mettetevi prima d’accordo tra di voi!

“A Cornacchiò, lasseme morì in pace!” E il compagno Giuseppe mori così, senza conoscere Cristo.

Su una cosa, però, aveva ragione: noi Cristiani orgogliosamente disobbedienti a Pietro, presentiamo all’umanità, che ha fame e sete di Verità, un Cristo che abbiamo diviso e reso non credibile.

Ero terribile nella propaganda, ma anche cattivo e manesco con tutti. Odiavo i Preti, che chiamavo cani e ai miei figli insegnavo ad odiarli, a sputargli addosso. Perfino “Don Basilio”, lo scomunicato e velenoso settimanale anticlericale, rifiutò di pubblicare un mio articoletto contro il Clero perché rischiava un altro sequestro.

Davanti alla Parrocchia d’Ognissanti in Via Appia ne ho fatte di cose bizzarre e stravaganti. Sparlavo del Clero e della S. Messa e dicevo: “Non è Sacrificio ma una cena, il sacerdote non vale niente ecc.”.

Ricordo che chiusi nelle ante della porta dell’autobus un Sacerdote, facendo finta di non vederlo. Il poverino cadde a terra.

Dopo l’apparizione conobbi una religiosa che mi invito ad andare con lei a fare una visita ad un sacerdote malato; entrato in casa salutai il Sacerdote che stava seduto su una seggiola. C’era anche una tavola preparata per celebrarvi la S. Messa, il Sacrificio vero di Dio fatto uomo. Gli domandai cosa fosse successo, come si fosse rotto la gamba. Mi disse che in Piazza Gioacchino Belli mentre saliva sull’autobus, all’improvviso si erano chiuse le porte e lui, cadendo, si era rotto la gamba.

Lo guardai e gridai: “Padre sono stato io! L’ho fatto apposta perché odiavo i preti! Le chiedo perdono del misfatto commesso!”. Mi perdonò con un abbraccio e mi benedisse.

Piangevamo tutt’e tre. Servii la S. Messa ed insieme lodammo l’infinita misericordia di Dio e la sempre Vergine e Immacolata Maria Madre di Dio e Madre nostra.

Un’altra volta nascosi sotto il mio seggiolino la borsa di un sacerdote appena salito sulla vettura gremita di gente. Il malcapitato non si accorse di nulla perché era occupato a cercare i soldi del biglietto. Quando mi chiese se avessi notato qualcosa, gli dissi che avevo visto la borsa in mano ad un viaggiatore appena sceso, ma non l’avevo chiamato, perché pensavo che fosse sua. Quella borsa di pelle nera era quella che avevo con me il 12 aprile alla Grotta. Quanto male Vi ho fatto o Sacerdoti! Dopo l’apparizione ho sempre pregato per Voi perché restiate fedeli fino alla morte e vi dico che rimanete Sacerdoti anche se spogliati del talare. Vi amo.

Testi presi da varie fonti: Biografia di Cornacchiola, S.A.C.R.I.; La Bella Signora delle Tre Fontane di padre Angelo Tentori; La vita di Bruno Cornacchiola di Anna Maria Turi; ...

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