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Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:« Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose...» (Mi. 13, 45). Sì, abbia­mo promesso grandi cose ma cose ben più grandi ci sono state promesse. Siate fedeli a Cristo e pregate per ottenere la perseveranza. Ricordate di dire a voi stessi: « Sono stato creato per cose più grandi ». Non scendete mai al di sotto dell'ideale propostovi. Fate in modo che nulla vi soddisfi all'infuori di Dio.

I QUINDICI SABATI DEL SANTO ROSARIO

Devozioni


Norme per far bene i 15 sabati. – Indulgenze ammesse.
La pratica dei Quindici Sabati consiste nell'impegno di rivivere per quindici sabati consecutivi i quindici misteri del Rosario, che sono, in sintesi, la storia della nostra salvezza, il Vangelo che si prega con la Madre di Dio.

Quel che emerge soprattutto, in questa pia pratica, è la partecipazione all'Eucaristia, memoria del Figlio di Dio incarnato, morto e risorto; quindi la meditazione approfondita di un mistero per ogni singolo sabato, e la recita del Rosario intero, o, per lo meno, della terza parte. Va da sé che, avendone bisogno, alla parte­cipazione dell'Eucaristia si premetterà la Confessione sacramentale. Questa pratica vuol essere un aiuto per vivere una particolare atmosfera spirituale cre­scendo nell'amore di Dio e della Madre Divina. In questo clima l'anima è facilmente indotta a fare grandi passi e certamente scopre nuovi orizzonti nel campo dello spirito. Quando poi situazioni difficili o esigenze particolari toccano la nostra sensibilità e più urgente è il bisogno del ricorso all'aiuto divi­no, i Quindici Sabati sono un mezzo che la spi­ritualità cristiana ha scoperto per ottenere risposte dal Cielo. La storia della nuova Pompei è tutta un intreccio di questi richiami e queste risposte in cui la mediazione della Madre Divina emerge mirabilmente. Bartolo Longo, apostolo del Rosario, è anche apostolo dei Quindici sabati che diffuse, ai suoi tempi, in tutto il mondo, profondendo nelle pagine da lui compilate una spiritualità affascinante. Ora vorremmo domandarci: È attuale que­sta devozione? Può darsi che oggi, dopo la riforma liturgica e le nuove esperienze del contatto personale con la Parola, qualcuno riconosca un minore mordente alla pratica dei Quindici Sabati. Ma per rispondere basterà far notare che i vari punti dettati dal Beato Bartolo Longo sono autentiche spinte alla contemplazione, a fare che la Parola diventi la nostra preghiera con Maria. D'altronde, se la storia non può essere smentita, quanto ci ha narrato con vivacità di stile e precisa documentazione l'apostolo dei Quindici Sabati è la risposta più semplice ma anche la più convincente: quella del prodigio che è garanzia di Dio. Ne daremo testimonianza al termine delle meditazioni di ciascun sabato, riportando le narrazioni autentiche del Beato.

In quale periodo dell’anno si pratica la devozione dei 15 sabati.
Qualunque periodo dell'anno si presta per questa santa devozione, ma nel Santuario di Pompei la si suole premettere alle due grandi giornate dell'8 maggio e della prima domenica di Ottobre, quando, alle ore 12, a Pompei e simultaneamente in molte chiese del mondo, si recita la Supplica alla B. V. del Rosario. Per l'8 maggio, l'inizio è all'ultimo sabato di gennaio, eccetto l'anno in cui l'8 maggio cade di sabato. In questo caso si anticipa al penulti­mo sabato di gennaio. Per la Prima Domenica di Ottobre, l'inizio dei Quindici Sabati corrisponde all'ultimo sabato di giugno. Chi fosse impedito in giorno di sabato può optare per la domenica. Farebbe quindi le Quindici Domeniche. Infine, in casi particolari, si può anche riassu­mere la pia pratica in quindici giorni consecutivi.

Utilità dei 15 sabati.
Un Sommo Pontefice Leone XIII, nella famosa Enciclica sul Rosario del l° settembre 1883, Supremi Apostolatus officio, scriveva: "Il bisogno dell'aiuto divino non è oggi minore di quanto non lo fosse al tempo in cui 5. Domenico, per risanare le piaghe della società, introdusse l'uso del Rosario. Egli, illuminato dall'alto, capì non esser-vi allora rimedio più efficace che ricondurre gli uomini a Cristo invitandoli a contemplare con frequenza i misteri della Redenzione e ricorrendo nella mediazione di Maria che ha il potere di estirpare tutte le eresie. Quindi egli compose la formula del S. Rosario in modo da poter contemplare per ordine i misteri della nostra salvezza intrec­ciando a questa meditazione un mistico serto di Ave Maria e la preghiera al Padre insegnataci da nostro Signore Gesù Cristo. Noi dunque, cercando per un male non dis­simile lo stesso rimedio, non dubitiamo che questa stessa preghiera, introdotta dal santo Patriarca con tanto vantaggio del mondo cattolico, sarà efficacissima per fronteggiare la diffi­cile situazione dei nostri tempi". Ed affermava: "Desidero che tutto il popolo cristiano riprenda l'antica consuetudine di reci­tare quotidianamente il Rosario alla SS. Vergine". I Predecessori avevano pensato ugualmente. Il Pontefice dell'immacolata, Pio IX, nel suo Breve del 3/12/1869, scriveva: "Come S. Domenico adoperò la preghiera quale invitta spada per abbattere la nefasta eresia degli Albigesi ... così i fedeli, forniti di questa arma­tura, cioè della quotidiana recita del Rosario della Beata Vergine, più agevolmente potranno ottenere di sradicare tanti errori che oggi imperversano dappertutto ...". Urbano VI attestò che per il Rosario piovo­no ogni giorno benedizioni sul popolo cristiano. Leone X testimoniò: "Il Rosario venne isti­tuito come opportuno rimedio contro i mali che sovrastano il mondo". Nel 1812 le Cortes di Spagna solennemente dichiararono che Domenico di Gusman non oppose agli eretici altre armi che l'orazione, la pazienza e l'istruzione. Ora, tanto Leone XIII quanto tutti gli altri Pontefici alludono al Rosario, cioè di quindici decadi con la meditazione dei misteri. La Sacra Congregazione delle indulgenze con decreto del 6 agosto 1726, confermato il 13 dello stesso mese e anno da Benedetto XIII, dichiarò "necessaria nella recita del Rosario la meditazione dei misteri per l'acquisto delle indulgenze, fatta eccezione per gli incapaci". L'eccellenza di questa nobile e dolce devo­zione consiste nel fatto che unisce la vita attiva alla vita contemplativa: si recitano con la bocca in devoto atteggiamento del corpo le più belle preghiere della Chiesa, e con l'animo si medita la vita di Gesù e di Maria rivivendo le azioni della loro vita mortale, cioè il loro amore per noi, le loro pene, i loro trionfi. S. Pio V affermava: "Al propagarsi di questa devozione i cristiani, accesi dalla meditazione dei misteri, infiammati da quelle preghiere, cominciarono a mutarsi ad un tratto in uomini nuovi, le tenebre delle eresie si dileguarono e si diffuse la luce della fede cattolica". Un Sacerdote napoletano scriveva: "Se non vedo nelle anime dei miei penitenti un vero mutamento di vita in meglio, dirò francamente che non fanno la meditazione dei misteri". Ma ognuno può dedurre quanto sia opportu­na la pratica dei Quindici Sabati per ottenere il trionfo della Religione, la conversione dei pec­catori, la pace nelle famiglie, considerando che con questo esercizio ci si impegna a fare la Comunione e a recitare il Rosario intero o, per lo meno, la terza parte, in ciascun sabato medi­tando i più alti misteri della nostra Redenzione.

Vantaggi spirituali.
Essenza del Rosario è esprimere il culto per­fetto, interno ed esterno, la vera preghiera dello spirito seguita dalle opere. Beata quell'anima che ne fa suo pascolo quoti­diano! Con l'esercizio dei Quindici Sabati l'anima prende tale amore al Rosario da giungere a recitarlo intero ogni giorno. Come infatti leggiamo nella storia del Rosario, molti, avendo provato gli effetti utilissimi dei Quindici Sabati, non hanno più smesso di recitare il Rosario intero ogni giorno, non senza specialis­sime grazie. Una delle ragioni per cui di tante anime devote ben poche sono veramente perfette è che tutt'altro si impegnano a meditare fuorché la Passione del Signore, mentre sappiamo che tutti i Santi altro specchio non hanno avuto a cui conformarsi se non il Crocifisso. È dottrina di S. Tommaso che i misteri della vita, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo e tutti gli atti compiuti con la sua uma­nità ci portano come per mano alla più nobile e sicura perfezione e all'esercizio perfetto delle virtù. Ce lo disse il Redentore che Egli è la porta, la verità e la via, e chi cammina per questa strada trova l'abbondanza dei lumi e favori celesti. Ora, meditando un mistero per ciascuno dei Quindici Sabati o Domeniche, cioè un punto principale della vita di Gesù e di Maria, si arri­va ad imprimere nella mente tutta la loro vita, cioè tutto il Vangelo in compendio. E ricordan­do spesso durante il giorno quanto hanno fatto e patito per noi, si acquista la santa abitudine di meditare la Passione di Gesù e della SS. Vergine, e si accende sempre più il nostro amore per essi. Ecco come il Rosario conduce gradatamente l'anima all'amore di Dio, termine ultimo di ogni perfezione. Da ciò procede che il vero devoto del Rosario entra nell'intimità del Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria. Ben centocinquanta volte benedice Maria e ben centocinquanta volte benedice il nome di Gesù. Il cristiano, meditando un tratto della vita di Gesù e di Maria, viene stimolato alla imitazio­ne delle virtù che si meditano; e, mortificando le proprie passioni, migliora se stesso. Questo è accetto a Dio il quale vuole la nostra perfezio­ne. Infatti, come due amici, frequentandosi assi­duamente, sogliono conformarsi anche nélle abitudini, così noi, conversando familiarmente con Gesù e la Vergine nel meditare i misteri del Rosario, e formando insieme una sola vita nell'Eucaristia, possiamo divenire, pur nei nostri limiti, simili ad essi, e apprendere da questi sommi modelli il vivere umile, povero, nascosto, paziente e perfetto.Con la pratica dei Quindici Sabati si conse­guono tutti gli effetti prodigiosi del Salterio Mariano, che il Beato Alano così riassume: "La riforma dei costumi nelle famiglie e nei popoli, la penitenza e contrizione dei peccati, il disin­ganno e il disprezzo del mondo, il rispetto e la venerazione alla Chiesa, la più agevole e alta perfezione".

Valore della pratica dei 15 sabati.
Se qualcuno indicasse un luogo dove è nascosto un tesoro, tutti si affaticherebbero a gara nel prenderne e arricchirsene. Ben altro tesoro di ricchezze indefettibili e di meriti celesti è riposto nella devozione dei Quindici Sabati del Rosario. L'eccellenza di questo tesoro ognuno ben può valutare dalla preziosità del Rosario inte­ro, che è l'orazione più cara a Maria, la più favorita dai Santi, privilegiata dai Pontefici, dif­fusa tra i popoli, confermata da Dio stesso con stupendi prodigi e dalla Beatissima Vergine con grandi promesse. Si aggiungano a tutto questo i meriti e le grazie smisurate che ottiene l'anima contem­plando la vita, la passione e la gloria di Gesù Cristo. L'eccellente pratica dei Quindici Sabati non contiene soltanto quello che vi è di più santo e di più efficace nel Rosario, cioè la memoria delle azioni di Gesù, ma la frequenza dei sacra­menti, massime la Comunione fatta in memoria di quel che fece per noi il Salvatore, la perseve­ranza nella preghiera e l'intercessione della Vergine Santissima. Ancora, essa congiunge a tutte queste cose una diligenza particolare, per essere graditi a Dio e santificarsi durante la spazio di quindici settimane.

Principali esercizi per trarre da questa devozione i beni di cui essa è feconda.
Affinché il cristiano sia più facilmente esau­dito da Maria nelle sue domande, è necessario anzitutto che si rimetta in pace con Gesù per mezzo della Confessione fatta con umiltà e con desiderio di correggersi dei propri peccati, vizi e difetti; soprattutto si terrà immune dal pecca­to mortale vegliando particolarmente su tutte le azioni, e vivrà in un grande raccoglimento, evitando tutte le occasioni di cadute. Le persone di virtù e di pietà si debbono sforzare di essere esatte nelle cose più piccole per amore di Gesù e di Maria. È stato scritto che, per avere tutte le qualità del vero devoto della SS. Vergine, è bene consa­crare all'orazione almeno un'ora al giorno. Ora, ben la consacra un'ora al giorno colui che in una volta o a più riprese recita il Rosario intero. Perciò sarà bene domandare alla SS. Vergine, con i Quindici Sabati, la grazia di reci­tare il Rosario intero tutti i giorni, di meditare i santi misteri e di praticarne con perseveranza le virtù per il resto della vita. È anche da raccomandare di esercitarsi nel corso del giorno in qualche opera di carità: es. fare l'elemosina secondo le proprie forze, visitare gli ammalati, vestire qualche povero, far celebrare una Messa, o distribuire qualche corona, o insegnare agli altri a dire il Rosario, o insegnare il Catechismo, suscitare negli animi l'interesse per il Vangelo, aiutare con la pre­ghiera e con la carità le Missioni Cattoliche, ecc.; dire una buona parola a qualche traviato per il suo ravvedimento, promuovere il mante­nimento del Santuario di Pompei e delle Qpere di beneficenza, cosa che la SS Vergine ha dimostrato con i miracoli di gradire tanto,far leggere i prodigi e le grazie che largisce la Vergine del Rosario per amore del suo tempio di Pompei, grazie che sono riportate nel perio­dico "Il Rosario e la Nuova Pompei". E chi può, aggiungerà all'Eucaristia una penitenza che si imporrà: una mortificazione degli occhi, un digiuno, un'ora di orazione, un'ora di silenzio, un'ora di lettura che tratti del Rosario, ecc.

La Vergine Promise a S. Domenico, al Beato Alano e ad altri Santi (come riferiscono il Surio, il Biosio, il Ven. Sarnelli, ecc.) una grazia speciale ogni volta che viene onorata col Rosario di quindici poste".
Ma riuscirà alla Vergine SS. oltremodo gra­dito indurre altre persone a praticare questa devozione, facendo loro rilevare i vantaggi grandi che se ne ritraggono. Soprattutto si onorerà ciascun mistero con la pratica di una virtù ad imitazione di nostro Signore e della S. Vergine. Quelle persone che si comunicano una volta alla settimana possono nel corso di sette giorni prolungare i frutti del mistero che hanno celebrato rivivendolo nelle preghiere, nelle peni­tenze,nelle elemosine; potranno ripetere ogni giorno la giaculatoria, esercitarsi in quella virtù che si è meditata nel sabato precedente, e così festeggeranno, in quindici settimane, (o anche in quindici giorni) i principali misteri di nostra santa Religione che la Chiesa celebra nel corso di un anno. Infine è utile che la devozione dei Quindici Sabati venga praticata in una chiesa o cappella pubblica in cui sia esposta l'effigie della Vergine di Pompei.

I QUINDICI SABATI



PRIMO SABATO


PRIMO MISTERO GAUDIOSO: L'ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE (Luca I, 26-55)
Meditazione: I. Finalmente si aprono i cieli e discende nel mondo Colui che dai Profeti è chiamato il giu­sto, il desiderio dei patriarchi, l'aspettato delle genti, l'inviato del Signore. Compiute sono le settimane di Daniele; avverate le profezie di Giacobbe, poiché lo scettro di Giuda è già pas­sato in mano di Erode, re straniero. Una fan­ciulla, restando vergine, deve dare al mondo un Uomo, che è il Figlio dell'Altissimo. Anima mia, intendi tu che vuoi dire: il Verbo si fa uomo? .. O bontà e misericordia infinita del Signore! Tanto dunque ti amò que­sto Dio, da volere che il suo Figlio Unigenito si fosse umiliato sino ad assumere la condizione di servo (Fil 2,7)? E ciò, affinché potesse patire e morire su di una croce per riscattarti dall'inferno e aprirti le porte del paradiso! Per sacrificarsi ogni giorno sugli altari e dimorare sempre con te, dandosi pure in cibo nella santa Eucaristia! Santissima Trinità, vi adoro umilmente, e vi ringrazio di tanto amore. Il Padre dà agli uomi­ni il suo Figlio: il Verbo consente di farsi Uomo, e lo Spirito Santo si offre di operare questo grande mistero. Qual è la mia corrispondenza a tanta carità? Considera, anima mia, da un canto l'altissi­ma dignità e i sublimi favori della Vergine Beata, dall'altro la perfetta umiltà di Lei. E un Dio che crea Immacolata Colei che doveva essergli madre; e dal primo momento della concezione di lei ne eleva la santità oltre ogni vetta. Ecco le parole del Signore nel Cantico dei Cantici: "... le fanciulle sono senza numero, ma unica è la mia colomba, la mia perfetta ..." (Ct 6, 8-9). E questa fu la madre di Dio eletta per l'umiltà somma che in Lei rifulse. Nella Cantica Maria è assomigliata al nardo odorifero: perché, dice Sant'Antonino, la picco­la e odorosa pianticina del nardo figura l'umiltà di Maria, il cui odore sali al cielo, e trasse nel suo seno verginale il Verbo divino. Poiché, aggiunge lo stesso santo arcivescovo domenicano, l'umiltà della Vergine fu la disposizione più perfetta e più prossima ad essere Madre di Dio. San Bernardo conclude: Se Maria piacque a Dio per la sua verginità, non di meno fu per l'umiltà che concepì il Piglio di Dio: La Vergine stessa, apparendo un dì a 5. Brigida, disse: Donde io meritai una tal grazia di esser fatta Madre del mio Signore, se non perché conobbi il mio niente, e mi umiliai? E per attestarla a tutte le genti Ella lo aveva Signi­ficato nel suo umilissimo Cantico: Perché Dio ha guardato l'umiltà della sua Serva, .. "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente" (Lc. 1, 48-49). Gli occhi umilissimi di Maria come di semplice ed umile colomba, coi quali Ella rimirava sempre la divina grandezza, non perdevano mai di vista il proprio nulla. E fecero tal violenza a Dio stesso, che l'Altissimo fu tratto nel seno di Lei: "Come Sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi Sono colombe" (Ct 6, 1) E dal suo canto il Signore, per maggiore merito di questa madre, non vuole farsi di lei figlio senza averne prima il consenso. E le spe­disce un messaggero celeste, l'Arcangelo Gabriele, la forza di Di, per rivelarle il grande avvenimento dell' Incarnazione del Verbo nel seno di lei. O grande, o santa umiltà di Maria! Tu ren­desti questa madre piccola a se stessa, ma gran­de davanti a Dio! indegna agli occhi suoi, ma degna agli occhi di quel Signore immenso che non è compreso dal mondo! E come, o Signora, esclamerò anch'io con San Bernardo, come hai potuto unire nel tuo cuore un concetto dite stessa così umile, con tanta purità, con tanta innocenza, con tanta pienezza di grazia che Tu possiedi? O Regina umilissima, Dio ti salvi; per te e da te cominciò l'opera della nostra redenzione. Deh! fammi parte della tua umiltà, e dammi il perfetto amore dite e del tuo Figlio.

II. Anima mia, guarda: l'Angelo non è in­viato alle grandi città, ai palazzi dei principi, alle figlie dei re ornate di oro, ma a Nazaret, piccola città, ad una Vergine, sposa di Giuseppe l'artigiano. Non è dunque la nascita, né i doni della natura che traggono gli sguardi di Dio; il vero merito ai suoi occhi è l'umiltà, la modestia, l'innocenza dei costumi, l'amore della purità. Viveva Maria Solitaria nella sua Povera casetta, come fu rivelato a santa Elisabetta benedettina; e sospirava e pregava Dio più intensamente che mai perché mandasse al mondo il Redentore promesso, allorché le apparve l'Arcangelo Gabriele. Tre titoli le dà questi di una incomprensibile grandezza. Il primo riguarda Lei stessa: Ti saluto, o piena di grazia: cioè Tu sei la più santa fra tutte, Tu sei un tesoro di tutte le grazie e favori di Dio. Il secondo riguarda Dio: il Signore è con te: cioè Tu sei da Lui protetta, accompagnata, governata. Il terzo riflette gli uomini: benedetta Tu fra le donne: cioè Tu sei privilegiata, innalzata sopra tutti .. Con quale rispetto indiriz­ziamo noi queste medesime parole a Maria quando recitiamo il suo Rosario? E Maria si turba alle parole di un Angelo che le parla di Dio. Le lodi la molestano, la spa­ventano: niente Ella appropria a se stessa, ma tutto a Dio. Ella si turbò, come rivelò a S. Brigida, perché, essendo piena di umiltà, abor­riva ogni sua lode, e desiderava che il solo suo Creatore e Datore di ogni bene fosse lodato e benedetto. Qual differenza tra Maria e Lucifero! Lucifero, vedendosi dotato di gran bellezza, aspirò come dice lsaia, ad esaltare il suo trono sulle stelle e rendersi simile a Dio. E che avreb­be detto e preteso il superbo, se mai si fosse veduto ornato dei pregi di Maria? L'umile Verginella non fece così: quanto più si vide esaltata, tanto più si umiliò: e questa umiltà fu la bellezza onde innamorò il Re dei re. "E si domandava che senso avesse un tale saluto" (Lc 1,29). E tu, anima mia, come imiti Maria nelle lodi pericolose, che ti danno gli uomini? Ohimè! piena di orgoglio, tu credi di meritarle, te ne compiaci, e se mostri di rigettarle ciò fai per procurarne altre maggiori! Quante vergognose cadute, effetto della adulazione!... O Maria, o divina riparatrice di tutti i nostri mali, o degna Madre di Dio , quanto mi confonde la tua umiltà! Ecco, per questo "tutte le generazioni ti chiameranno beata" (Lc 1,48). Quanto mi dolgo di aver offeso tante volte il mio Dio, con la mia superbia, e contri­stato il tuo Cuore dolce ed umile. Ma se mi guardi con l'occhio pietoso di Madre, presto sarò con Lui riconciliato: se saprò amarti, ces­serò di essere infelice. Ma nella tua mano sono tutte le grazie: Tu puoi salvare chi vuoi. O piena di grazia, salva quest'anima mia.

III. Finalmente, rassicurata che non perderà la sua verginità, Maria dà il suo consenso con due parole: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,28). O parole benedette, che hanno consumato il mistero dell'Incarnazione, hanno compiuto le profezie e riparato la disubbidienza dei nostri primi padri, e le dolorose conseguenze del tri­ste colloquio di Eva con l'Angelo delle tenebre! Parole ammirabili in cui risplende la fede più viva, la umiltà più profonda, la obbedienza più sommessa, l'amore più tenero, l'abbandono più perfetto alla volontà divina. Parole, che la Chiesa per riconoscenza mette tre volte al gior­no sulle labbra dei suoi figli. Dille anche tu con­tinuamente, anima mia, e con i sentimenti medesimi di Maria. Impara ad essere umile e rassegnata a ciò che dispone Iddio sopra dite. Confonditi: sei tanto maligna e tanto dissimile da Maria e, quel che è peggio, non sai piangere, né sai pregare. Comincia almeno da ora a ravvederti del tuo deplorevole stato, detesta la tua vita disordina­ta, comincia a darti all'orazione. E, se ti senti un cuore di macigno, volgiti a Maria, e pregala che per amore di questa sua Annunciazione voglia scambiare il tuo cuore col Cuore suo così umile e così puro. O gran Madre di Dio, mare immenso di gra­zie e di beatitudine, beato sarò ancor io, se vivrò sotto la tua protezione. Sì, da questo gior­no io non lascerò mai sino alla morte di salutar­ti, di amarti, d'invocarti con l'orazione tua pre­diletta, che Tu stessa mi hai insegnata, col santo Rosario. Esso ogni dì mi ricorda la tua esimia umiltà, la tua purità e pienezza di gra­zia, la tua divina maternità, la mia redenzione e salvezza. Tu, ai giorni nostri, hai aperto una fonte di grazia tra le rovine della famosa Pompei, presso la città della morte, per dimo­strare ai peccatori che chiudono la morte nell'anima, come da te verrà la vita a tutti quel-li che t'invocano, o Regina del Rosario di Pompei; per rivelare al mondo che scaccia dal suo seno Gesù, come Tu, o Sovrana della Nuova Pompei, ridonerai Gesù all'agitata umana famiglia con vita novella di grazia e di fede. Deh, Madre di misericordia, fa' che Gesù regni nel mio cuore; vi regni da re, da assoluto padrone, da Signore delle forze e delle potenze mie, sì che dalla vita di Lui io viva e in Lui io mi consumi, per vivere di Lui e con Lui per l'eternità! Sii benedetta e amata da tutti i popoli, o Signora della Valle di Pompei, o nostro rime­dio, nostra consolazione, nostra gloria. Amen.

Virtù – Umiltà. Fioretto - Umiliati internamente alla vista delle tue miserie. Umiliati ancora esternamente occupando l'ultimo posto, dando la preferenza agli altri. Soffri oggi i rimproveri, tanto giusti quanto ingiusti, senza scusarti. Soffoca l'orgoglio col parlar sempre sottomesso, e col non parlar dite stesso, né in bene né in male. Giaculatoria - O Maria, Vergine bella e Immacolata, rendi il mio cuore puro ed umile come il tuo cuore.

PREGHIERE PRIMA DELLA COMUNIONE
O Gesù, Verbo eterno, ti adoro nascosto in questo Sacramento, come ti adoro rinchiuso nel seno umilissimo di Maria. Ti ringrazio che ti sei degnato farti uomo, e che hai scelto una creatu­ra umana per tua madre. O Cuore umilissimo del mio Gesù, chi mi darà l'umiltà della Madre tua Immacolata per attirarti nel mio cuore? Quanto, ahimè, esso è indegno di tanto onore! Come ardirò io accostarmi e unirmi a te, fonte di purezza e santità infinita, io, che sono mac­chiato di superbia? Deh! muoviti a compassio­ne di me; e, per la tua divina Incarnazione, dammi tutto quello che mi manca per riceverti degnamente: infondimi le virtù.

O Maria, vera e degna Madre di Dio, per quella ineffabile consolazione che sentisti in quei momenti in cui, per opera dello Spirito Santo, accogliesti nel tuo seno l'Onnipotente fatto bambino, il Creatore tuo Figlio; deh, concedimi un istante di quel tuo amore, di quella tua fede umile e forte, affinché io faccia onorevole accoglienza al tuo Gesù! Unisco i miei desideri, i miei affetti, le mie adorazioni, i miei ringrazia­menti con tutti quelli che Tu facesti in quei nove mesi che portasti in seno il Figlio di Dio.

S. Gabriele, messaggero e ministro dei misteri della Redenzione, e voi, Angeli del paradiso, che, stupiti, foste i soli spettatori di questa grande opera dell'Eterno, di ridursi bambino piccolissimo nel seno di una sua crea­tura, voi adoratelo per me, e beneditelo con le vostre lodi che io ignoro, ma che sono doverose per il segnalato beneficio che ora sto per avere, albergando in me il vostro infinito Signore.

San Giuseppe, sposo Purissimo di Maria, tu fosti eletto nei decreti dell'eterna Sapienza a custode del Figlio di Dio; mettimi in cuore quindi gli affetti di umiltà, di venerazione e di amore che tu stesso sentisti nell'apprendere dall'An-gelo in sogno, e poi da Maria a voce, l'alto mistero dell'incarnazione del Verbo; affinché io divenga innanzi agli occhi miei quale sono in verità, cioè miseria e peccato.

Angelo mio custode, accompagnami e sug­geriscimi gli affetti più santi, più umili, più puri.

PREGHIERA PER DOMANDARE LA GRAZIA DELLA QUALE SI HA BISOGNO
O mio Salvatore e mio Dio, per la tua Nascita, per la tua Passione e Morte, per la tua gloriosa Risurrezione, fammi questa grazia (si espone la grazia che si vuole). Te la domando per l'amore di questo Mistero, ad onor del quale ora mi ciberò delle tue Carni Sacrosante e del tuo Sangue divino; te la domando per il Cuore tuo dolcissimo, per Maria Immacolata, per il tuo santissimo Nome, Gesù mio, per cui hai promesso ogni grazia. Amen.

PREGHIERA ALLA B. V. DI POMPEI
O Regina gloriosa del santo Rosario, che hai posto il tuo novello trono di grazia nella Valle di Pompei, Figlia del Divin Padre, Madre del Divin Figlio e sposa dello Spirito Santo, per i tuoi gaudi, per i tuoi dolori, per le tue glorie, per i meriti di questo Mistero, ad onore del quale ora mi appresso alla santa Mensa, ti supplico d'impetrarmi questa grazia. (Si chiede la grazia).