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Sabato, 20 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi )

Santa Teresina di Lisieux:Ciò che forma la nostra umiliazione nel momento in cui la subiamo, diventa in seguito la nostra gloria fin da questa vita.

I QUINDICI SABATI DEL SANTO ROSARIO DI POMPEI

Introduzione - 1° sabato - 2° sabato - 3° sabato -4° sabato - 5° sabato - 6° sabato -7° sabato - 8° sabato - 9° sabato -10° sabato - 11° sabato - 12° sabato - 13° sabato - 14° sabato - 15° sabato

Nono Sabato




QUARTO MISTERO DOLOROSO: GESÙ, CONDANNATO A MORTE, PORTA SULLE SPALLE LA SUA CROCE Mt 27; Mc 15; Lc 23; Gv 19)

Meditazione:
I. Gesù condannato a morte. Considera, anima mia, come tre volte Pilato, intimidito, si studiò di liberare Gesù; e tre volte il popolo ne richiese ad alte grida la morte. "Via, Via, crocifiggilo!" (Gv 19,15). Pilato poteva far giustizia; invece, mentre dichiara Gesù innocente, libera Barabba, e, per vile rispetto umano, abbandona Gesù in balia dei suoi nemici per farlo crocifiggere. Un banditore pubblica che, per ordine del­l'Imperatore, e conforme alle leggi romane, Gesù di Nazaret, per aver voluto farsi re dei Giudei, è condannato a morire in croce tra due ladri, destinati per i loro latrocini allo stesso supplizio. Anima mia, ecco il momento in cui il tuo Gesù, il tuo Dio, il tuo Creatore, il Salvatore degli uomini, venne dagli uomini condannato ad essere ucciso per le loro stesse mani su di un patibolo infame. E chi potrà ascoltare senza orrore questa crudele sentenza di morte? E tu che fai? Fin dal principio prega Maria che si degni riceverti in sua compagnia nel doloroso viaggio ch'Ella compie oggi col suo Figlio fino al Calvario. O Maria, Madre dei dol6ri, non ascolti Tu le grida furibonde di morte contro il tuo Figlio? Chi ti trattiene in mezzo a questa turba inuma­na? Come puoi resistere a tanta ferocia? Il tuo Gesù dunque, la vita della tua vita, il Re del cielo e della terra, il Creatore degli uomini, l'unica speranza dei peccatori, è condannato a morte! I nemici di lui ricevono questa sentenza con gioia, i suoi amici e discepoli ne sono costernati; ma questo Agnello innocente, mal­grado la ripugnanza della natura e il dolore per si grande ingiustizia, accetta anche la morte con affettuosa. ubbidienza! Oh, le pene strazianti del tuo Cuore, o Gesù mio! Tu senti l'estrema ingratitudine di questo popolo che grida: “Non abbiamo altro Re che Cesare” (Gv 19, 15). "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli " (Mt 27,25). Popolo ingrato! Qual terribile ammaestramento è questo per te, anima mia! Quante volte tu hai rigettato sul demonio e sulla fragilità della carne il peccato che commettevi per tua libera volontà! Così i Giudei, accecati dal loro odio, riputarono poca cosa il ricaricare sé e i loro figli del Sangue del Figlio di Dio. Le grida confuse di quel popolo si univano alla voce dei tuoi peccati, che erano presenti sin d'allora all'Eterno Padre, per domandargli la morte del Salvatore, carico dei peccati del mondo. Ciò fece dire a S. Paolo, che quelli che peccano, di nuovo lo crocifiggono, perché rinnovano la causa della sua morte. Perdonami, mio Dio, perché io sono più malvagio di questo popolo. Esso non vuole vederti, perché non ti conosce: ed io, che ti credo, che ti adoro, che ti confesso per quel che sei, quante volte ho distolto gli occhi, quando a me ti sei presentato per trarmi a te? Rimedia a questo disordine, Signore, fa' che io non ti perda giammai di vista, e che Tu sia sempre l'oggetto dei miei sguardi, delle mie brame, del mio amore. Ascolta, anima peccatrice, la voce del bandi­tore: mira l'affaccendarsi dei soldati per esegui­re la ferale sentenza. In mezzo a questo tumul­to osserva il silenzio, la pace, la mansuetudine e la carità di Gesù, che ode tutto, vede tutto, soffre tutto, senza lagnarsi e senza dare alcun segno d'impazienza. O Dio dell'anima mia, come posso vedere ciò che vedo, e udire ciò che odo? Tu, falso Re? Tu, amico fedele delle anime nostre, un perfido? Degno di morte Tu, autore della vita? Io sono reo di tali colpe: ed il reo vive, mentre l'innocente muore? lì Padrone perde la vita per conservarla al suo schiavo? O divi­no amore, o amore puro, come non mi consu­mi con le tue fiamme? perché non mi assog­getti interamente a te, o Cuore onnipotente che ti sacrifichi per me?

II. Gesù è caricato della Croce. Affinché Gesù Cristo fosse riconosciuto da tutti, gli strappano quel vecchio manto con violenza, rinnovando così le piaghe, e gli rimettono la sua tunica. Essendo essa senza cucitura, e non aperta davanti, bisognò toglierla dalla testa; ma non poté passare senza gran pena, perché s'in­trigò con le spine; onde la corona ne fu aspra­mente scossa, si rinnovò i~ dolore delle puntu­re, e il sangue cominciò a scorrere nuovamente. Quando fu tutto preparato, il Salvatore uscì dalla casa di Pilato in mezzo ad una doppia fila di soldati, che tenevano indietro la folla, e, nell'uscire, trovò la croce che gli era preparata. Questo era il più infame di tutti i supplizi, destinato agli schiavi, o ai colpevoli soggetti alla pubblica maledizione, sicché nessuno gli si appressava per il timore dell'infamia. Questa lunga e pesante croce dunque imporranno sulle spalle peste e lacere di Gesù! E Gesù non restò affatto sgomentato! Egli considerò sempre la croce come una sposa a sé cara, come il rifugio dei suoi amici, come la stella che doveva essere la guida dei suoi eletti tra gli scogli di questo mondo, come il trofeo della sua gloria e l'eterno monumento dell'amor suo infinito. Appena condotto il Salvatore avanti alla croce, vi fissò i suoi occhi e il suo cuore, e le disse non con le parole, ma con la sua anima: - O cara amabile croce, che io ho sospirata in tutta la mia vita! tu sì, sei la sposa promessa­mi, e per ottenerti ho servito trentatré anni. Tu sei la dispensatrice dei miei beni, il trofeo delle mie vittorie, la gloria e la corona dell'amor mio. Ecco il giorno in cui saremo strettamente uniti. Tu sarai lo stendardo dei miei eletti, i quali non dovranno giungere alla gloria se non per la croce. Tu la gloria dei miei servi: chi si glorierà in te, sarà onorato; chi avrà dite vergogna, cadrà nell'infamia. Oggi tu mi accoglierai tra le tue braccia, e io ti bagnerò del mio Sangue, e diverrai la Madre di tutte le nazioni. Vieni dun­que, o mia fedele compagna, andiamo insieme al Calvario, dove io debbo soffrire la morte che strapperà il mio corpo dalle tue braccia, ma non ti toglierà il mio cuore. Tu sarai il terrore dell'inferno e la gioia del paradiso. Quelli che cercheranno me e vorranno seguirmi, pren­deranno per guida te, e otterranno per tuo mezzo tutto ciò che da me desidereranno. Con questi sentimenti di stima e di affetto per la croce, Egli se ne lasciò caricare; l'abbrac­ciò con tenerezza, e in tal guisa precedé noi come capo e modello dei predestinati. E poiché non v'era alcuno superiore alla sua Vergine Madre, diede a Lei il primo posto sotto questo stendardo. Ella lo seguì per le strade di Gerusalemme, secondo le vestigia del sangue che trovava per terra, com'Ella stessa rivelò a S. Brigida. E men­tre Gesù portava sulle spalle questa pesante croce, Lei ne portava una nel suo cuore non meno dolorosa. Così volle insegnare a noi queste tre verità: prima, che è un favore segnalato portare la croce dietro a Gesù Cristo; seconda, quanto debba riputarsi lontano da questi due modelli di perfezione, che sono Gesù e Maria, colui che è senza croce; terza, quanto è grande l'acceca­mento di chi non desidera e non comprende questa fortuna. Gesù volle anch'Egli essere veduto carico della sua croce in pieno mezzogiorno, coi pro­pri abiti in presenza di tutto un popolo, per le strade più frequentate di Gerusalemme, dalla casa di Pilato fino al Calvario, per affermare col suo esempio ciò che aveva insegnato con la dottrina, che chi non porta dopo Lui la sua croce, non è degno di essere suo discepolo.

III. Gesù porta la Croce. Considera, anima mia, il tuo Salvatore che esce dal Pretorio curvo sotto si grave peso, sfinito per il sangue sparso, sicché appena può reggersi in piedi. In tale stato cammina verso il Calvario preceduto da un araldo e da due ladri, che devono essere crocifissi con lui, attorniato dai soldati che continuamente lo maltrattano, e seguito dai Sacerdoti, dai Dottori della Legge, dai Farisei e dai principali Giudei, che lo conducono essi stessi, né lo lasciano, se non dopo averlo vedu­to spirare. Intanto il mansuetissimo Redentore ansante suda, perde il respiro; e tutte le sue piaghe si riaprono per gli sforzi che fa. Infine, uscito dalla città, non potendone più, soccombe sotto la croce, e cade bocconi per terra. I soldati lo caricano di percosse e gli dicono mille ingiurie per farlo rialzare; ma i Giudei, temendo che morisse prima di aver avuto il barbaro piacere di crocifiggerlo, incontrato Simone da Cirene, che veniva dalla campagna, lo costrinsero a prendere la croce di Lui, e portarla sino al Calvario. "lo seguiva una gran fi>lla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, più occupato dei nostri mali che dei suoi dolori, voltandosi verso le donne disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ina piangete su voi stesse e sui vostri figli... Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?»" (Lc 23, 27-28 e 31). Ora Maria, attraversando una strada più breve, come medita S. Bonaventura, va cercan­do dove incontrarsi col Figlio che di là deve passare. Egli giunge, ma ohimé! le ferite, le livi­dure, il sangue annerito Io fanno apparire come un lebbroso. Tra l'amore e il timore Maria lo guarda, e, Gesù, togliendosi un grumo di san­gue dagli occhi (come rivelò a S. Brigida), guardò la Madre. Sguardi di dolore che squar­ciarono i due Cuori più nobili, più amorosi, più santi. Figlio mio! ... disse l'amareggiata Madre, e più non disse, ché la piena del dolore era sì veemente, che, divisa a tutte le creature, asseri­sce S. Bernardino, le avrebbe fatte morire tutte di amarezza. E il Profeta aveva detto: "Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore" (Lam 1,12). Vorrebbe la Madre abbracciarlo; ma l'allontanano con ingiurie, e spingono innanzi l'addolorato Signore. Maria lo segue. Una delle più acerbe ferite, onde fu grave­mente addolorato in questo viaggio il divin Redentore, fu, come meditano il Venerabile Taulero e San Bernardo, una piaga che ebbe alla sua spalla: perché essendovi legata la pesante trave della Croce, gli fu causa d'una grande piaga, facendone una sola di molte che ne aveva. Il dolore gli penetrava nel pietosissi­mo Cuore. O croce santa, consacrata dai sudori e dal sangue del mio Salvatore, anch'io ti abbraccio. Tu sarai il mio rifugio, la mia luce, la mia scienza e tutta la mia sapienza. Non mi abban­donare, non ti allontanare mai da me, benché la mia carne ti tema e ti fugga. In te si trova la salute, la vita, la vittoria sui maligni Spiriti, l'allegrezza del cuore, la perfezione delle virtù. Tu hai confermato gli Apostoli, fortificato i Martiri, sostenuto le Vergini, santificato tutti i Giusti. Tu rallegri gli Angeli, difendi la Chiesa, riempi il Cielo, e, nel tremendo giorno dell'ulti­mo Giudizio, tu comparirai con Gesù per la gloria dei suoi eletti e per confusione eterna dei suoi nemici. Anima mia miserabile e peccatrice, che cosa hai trovato quando hai sfuggito la croce? Qualunque sforzo tu fai per schivarla, tuo malgrado sempre l'incontri, perché vivi in lu~ go di esilio e in una valle di lacrime. Scansan­dola da una parte, cadi dall'altra in una infinità di altre pene che ti rattristano, t'inquietano, ti turbano, ti abbattono e non ti lasciano alcuna speranza. Se ti abbandoni per cercare le dolcezze del mondo, perdi la pace deI cuore, la consolazione interna, la sapienza celeste: il mondo ti divide, ti angustia, ti trascina dietro a sé. Se la fuggi per seguire le inclinazioni della carne, ti trovi in una continua incostanza e in una continua agitazione. se l'abbandoni per correre dietro alle vanità, rimani vuota, affamata, sempre bra­mosa, nè mai contenta. intanto i beni dei quali tu facevi gran conto, si dileguano ad ogni istante: ora perdi la sanità, ora l'onore, indi le ricchezze, infine gli amici. Ciò che desideri, mai non giunge; e, se talvol­ta giunge, non dura. Tu non puoi fare nessun assegnamento sulla vita: la morte è accompagnata da Spaventi e da tormenti, giacché quanto ti sta dintorno ti contamina la coscienza. Ad ogni passo trovi mille disgusti; e di tante inutili cure non ti rimangono spesso che lacrime amare, un dolore senza conforto, una perdita senza risorsa. Ecco, o croce santa, il pericolo in cui mi son trovato per averti fuggita quando a me ti sei pre­sentata, per non averti abbracciata con tutto il mio cuore. O croce santa, luce del paradiso, sicuro asilo degli afflitti, accoglimi tra le tue braccia, e fa' che per mezzo tuo io sia unito con Colui che sopra dite mi ha salvato. Amen.

ORAZIONE A GESU’ CHE PORTA LA CROCE. O Gesù Signore, o Salvatore mio, su questa croce Tu porti tutti i peccati del mondo; ed ecco ciò che rende il tuo carico così pesante. Mentre Tu ascendi al Calvario, i tuoi sospiri penetrano il cielo. Coi movimenti del tuo Cuore Santissimo intenerisci quello dell'Eterno Padre per i poveri peccatori e apri loro la strada alla gloria. Tu serbi un profondo silenzio; ma que­sto silenzio si fa scntire fin da lontano, e invita tutti gli uomini a seguirti. O mia guida, mia speranza, mia vera vita, mio Sommo Bene, dammi di stare dove sei tu con la Santa tua Madre, e dove sono tutti i fedeli tuoi amici. Conducimi con te, Signore, o trascinami dietro di te, affinché non perda mai di vista nè te, nè la tua croce. Io voglio seguirti e imitarti; e voglio piuttosto essere con te croci­fisso, che gustare tutte le delizie della vita. Ma io sono fiacco e vile, o mio Dio; confesso la mia miseria. Tu sei la mia fortezza. Dove vai solo, o vita dell'anima mia? Non odi la voce di chi ti grida dietro, e non può seguirti se non da lontano? Salirai Tu al Calvario senza di me! Dammi questa croce. Ma giacché vuoi essere considerato capo dei malfattori, eccone uno del tuo seguito. Invece d'un ladro, ne salverai due con me, o mio Redentore, o mio Dio. Amen.

Virtù - Amore alla propria croce. Fioretto - Abbraccia di gran cuore la tua croce che consiste nel complesso di tutte le piccole croci inerenti al tuo stato. E se soffri qualche infermità cronica, tienila nascosta agli occhi altrui come un vero tesoro che giornalmente ti arricchisce per l'éter­nità. Ripeti spesso oggi la parola di Gesù Cristo: «Se qualcuno vuoI venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce, e mi segua» (Mt 26, 24). Giaculatoria - O Maria, per quanto peccatore io sia, sei sempre la Madre mia.

PREGHIERE PRIMA DELLA COMUNIONE

I Giudei, o mio Gesù, ti gridano morte a una voce: "Via, via, crocifiggilo!" Ma io, Signore, voglio vederti sempre e abbracciarti sempre con questa Croce, che è il letto nuziale delle tue anime privilegiate. Levalo, dunque, o Maria, da questi uomini inferociti, che non possono sopportare la sua presenza, e dallo a me: io l'accoglierò tra le mie braccia, fascerò le sue Piaghe, l’adorerò, lo ser­virò. Vieni a me, o mio Salvatore, amor mio: vieni a me, che ti desidero, ti cerco, e ti amo sfi­gurato come sei. Entra nell'anima mia, vivi in essa e fa che io muoia per te. Ma perdonami, mio Dio, perché io sono più malvagio di questo popolo. O tesoro dei beni eterni, che ti dai si liberamente a me, e desideri con tanto ardore che io ti possegga come mio bene, vieni a me: oggi, ricevendoti, ti abbraccio con la croce, voglio anche io col Cireneo sollevarti un poco, portando la tua con la mia croce. Io voglio abbandonarmi in te mettendo nelle tue mani tutto ciò che è mio. lo sono già tuo per giustizia, mi hai comprato col sangue e con la morte infame di croce; ritienimi tuo schiavo e fammi tutto tuo. Possedendo te solo, io sono ricco assai. Guai a me, se mi allontano un solo momento dalla tua croce e dall'ubbidienza che ti debbo. La mia povertà è sì grande, che non posso darti altro che me stesso, le mie miserie, le mie infedeltà, i miei peccati. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, lavami col tuo Sangue, prima di unirti a me: purificami con le tue Carni immacolate, e fortificami con la tua croce. Vieni, o Signore, affinché io sia tuo per sempre. O Maria, da te voglio ricevere il tuo Figlio così piagato per i miei peccati. Tu lo incontrasti per le aspre vie del Calvario cadente sotto il peso della croce. Tu vedesti quell'apparato di dolore, i chiodi, i martelli, le funi e gli strumen­ti funesti della morte del Figlio; Tu devi con­durmi incontro a Gesù con questa mia croce, Sotto la quale son caduto più volte. Quelle ingiurie che Tu soffristi dai soldati, raffiguravano i miei peccati: impetrami da Lui che mai più vi ricada, mentre io, imitando la santa Veronica, asciugherò il suo Sangue nel mio cuore. Imprimi su questo cuore ingrato il volto del mio Dio così sfigurato per me, affin­ché, abbracciato alla sua croce, con la sua immagine nel mio cuore, mai più io ti abbandonerò.­. O Santa Veronica, fortunato Cireneo, e voi fedele Maddalena e pie donne, che compatiste Gesù caduto sotto la croce, e sorreggeste Maria in sì fiero cordoglio, pregate per me, prestatemi i vostri affetti, sorreggete la mia fede, conforta-te la mia speranza, accrescete la mia carità in Gesù Crocifisso, che si è fatto mio compagno, mio prezzo, mio cibo. Amen. (Si dica l'Orazione per chiedere a Gesù Cristo la grazia della quale si ha bisogno, e la Domanda alla Beatissima Vergine di Pompei, come a pag. 7).

PREGHIERE DOPO LA COMUNIONE

Io ti adoro, o Amore infinito; ti adoro, o Cuore del mio Gesù, principio della mia vita, luce dell'anima, sorgente della mia salvezza, tesoro di tutti i beni che posseggo e che aspetto. Ora che il tuo Cuore è mio, noi siamo una cosa sola; ora posso dire col tuo Apostolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gai 2.20). Ed ora ti dirò con s. Caterina da Siena; Signore, ti raccomando non il mio, ma il tuo Cuore. Giacché intendo che questo mio cuore sia tutto tuo, fa' in me quello scambio che operasti in questa tua serva; cambiami il cuore, e poni-mi il tuo. Ma se questo è molto, rifammi alme­no il cuore che ho, affinché non viva, non senta, non palpiti che per te. O Cuore infiammato di Gesù, stampa nel mio cuore la tua croce per sostegno nelle tenta­zioni; circondandolo delle tue spine per umiliarlo: brucialo delle tue fiamme per amarti. O fuoco che sempre ardi nel Cuore di Gesù, né mai ti consumi, quanto ammirabili sono le invenzioni della tua carità! Tu, Carità divina, hai sofferto la morte in croce, perché noi l'abbiamo chiesta, e ti saresti sottomessa ad altra sorta di supplizi, se l'avessimo desiderato. Se hai contentato sì barbari desideri, come non esaudirai me, quando ti domanderò la grazia di amarti, la grazia di servirti? Ma quale dev'essere qui la mia confusione, innanzi a te, o Signore, vedendo che ti sei abbandonato per me alla volontà ingiusta e crudele dei tuoi nemici, ed io ricuso di abbandonarmi alla tua? La tua volontà è la regola di ogni rettitudine, ed io non mi sottometto, quando mi accade qualche molestia! Che cosa puoi Tu ordinare per me, che non sia per la tua gloria e per il mio bene? I miei mali si cambiano in bene, le tentazioni e le desolazioni mi uniscono con te, la morte stessa è per me un passaggio alla vita beata; e nondimeno io mi lamento, ti fuggo, e non sono contento di questo ammirabile ordine che hai stabilito con tanta sapienza e bontà! Oh, accecamento di spirito, oh, durezza di cuore! Cambia, o mio Dio, sin da oggi queste disposizioni del mio cuore: io mi abbandono senza riserva alla tua volontà. Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta. Qui abbraccio con te la mia croce; qui crocifiggimi il corpo e l’anima, il cuore e lo spirito, affinché si faccia la tua volontà e non la mia, ora e sempre, in vita e in morte, nel tempo e nella eternità. A te mi rivolgo quest’oggi o Cuore addolorato di Maria, Cuore affranto dalle angosce, straziato dalla croce di Gesù, e trafitto dalle mie iniquità. Io mi prostro ai tuoi piedi, o Madre afflittissima, e ti domando perdono se con le mie innumerevoli ricadute nei peccati sono stato causa del tuo Gesù sotto la croce e dell’aumento delle tue amarezze. Come è possibile, o Madre mia, che io viva in pace col peccato, quando questo toglie la viat a te e al tuo Figlio? Dalle tue mani ho ricevuto ora il tuo Gesù e dalle tue mani intendo ricevere tutte le croci e le amarezze della vita. E se io debbo essere crocifisso al mondo e divenire l’abiezione e l’obbrobrio del popolo, Tu, o Maria, allora sarai veramente la mia buona Madre, l’unica mia consolazione. O SS. Trinità, ti ringrazio di avermi dato Gesù Cristo con la sua croce, e ti ringrazio con questo santo Sacrificio, che ti offro insieme a tutte le Messe che si celebrano oggi nel mondo e con tutte quelle che si celebreranno sino alla fine. Angeli di Dio, santi Spiriti che circondate il trono dell’Agnello, adorate voi per me Gesù nel mio cuore. O celeste Gerusalemme, canta per me inni di lode e ringraziamento per tanti benefici a me recati dalla croce di Gesù. Anime beate, che foste in terra tribolate, abbattute sotto la croce; e voi, anime peccatrici, che ora godete in cielo la gloria della Misericordia divina, fatta a voi copiosa per virtù della croce del Salvatore, voi pregate Gesù, pregate Maria, che si degnino farmi un giorno occupare un posto tra voi in cielo. Amen

(Seguono le Orazioni per domandare la grazia di cui si ha bisogno, e le altre Invocazioni e Preghiere per acquistare le Indulgenze, da pag. 8 a pag. 9).

GRAZIA DELLA VERGINE DEL ROSARIO DI POMPEI IN S. BENEDETTO DEL TRONTO: La guarigione di Virgilio Ascolani.

La salutare pratica dei Quindici Sabati prese radice e vigore nella città di S. &nedetto del Tronto dopo la prodigiosa guarigione del fanciullo Virgilio Ascolani, avvenuta nel giorno memorabile in cui in Valle di Pompei si faceva dal Cardinal Monaco La Valletta la solenne dedicazione di questo mondiale Santuario, cioè agli 8 di Maggio dell'anno 1891. L'attestato del fatto straordinario fu scritto e a noi mandato dall'Ill.mo e Rev.mo Parroco di San Benedetto del Tronto, D. Francesco Sciocchetti. Ill.mo Sig. Avv. Bartolo Longo, «Le Vergine del SS. Rosario, sotto il titolo di Madonna di Pompei, venerata ed amata in que­ste rive del ridente Adriatico, come in ogni al­tra parte d'Italia, sparge anche qui le sue gra­zie. Nei primi del Maggio del 1891 i coniugi Alessandro Notar Ascolani e Costanza Marinelli piangevano la vicina perdita del loro vispo e grazioso bambino a nome Virgilio. Colpito il fanciullo da una fiera polmonite, abbandonato pure dai medici, i quali avevano sperimentato l'assoluta impotenza ed ineffica­cia dei rimedi dell'arte salutare, era prossimo alla sua fine. Il padre, non reggendo alla vista degli ulti­mi patimenti del suo angioletto, aspettava il tri­ste annuncio in attigua camera. La desolata madre poi, raccogliendo tutte le sue forze per vincere il più spietato dei dolori, aveva fatto preparare la bianca veste, che dove­va ricoprire le innocenti spoglie nella tomba. In mezzo a tanta desolazione rimaneva una sola speranza: la potenza della Madonna di Pompei. Gli addolorati genitori, fiduciosi nell'intercessione di sì prodigiosa Madre, avevano fatto ricor­so alle pubbliche e alle private preghiere, ed ave vano ripetutamente telegrafato a Lei, Sig. Avvocato, perché il bambino fosse caldamente raccomandato dalle povere Orfanelle alla Regina del Rosario. U8 Maggio 1891, giorno solenne e memoran­do nella Nuova Pompei, mentre in cotesto monu­mentale Santuario si procedeva alla solenne Consacrazione del Tempio, dedicandolo alla Regina del SS. Rosario, qui in S. Benedetto del Tronto i devoti della Vergine di Pompei erano adunati in questa chiesa di S. Giuseppe, dinznzi l'Immagine prodigiosa di cotesta Valle. Anche i parenti del piccolo infermo si univano con essi, e con le lagrime imploravano la tanto sospirata grazia. Sia mille volte benedetto il Signore! In quel momento il fanciullo incomincia a ria­versi; nasce più viva la speranza, si accresce la fiducia nella potente mediazione di Maria, ed un indicibile senso di gioia inonda l'animo di tutti. Il medico appositamente richiamato, visto l'inaspettato miglioramento, non poté conte­nersi dall'esclamare: - Qui trattasi di un miracolo!... Difatti in pochi giorni il caro bambino, per­fettamente risanato, tornò ad essere la gioia e la consolazione dei suoi genitori. S. Benedetto del Tronto, Ottobre 1891. Devotissimo Servitore Francesco parroco Sciocchetti. (Da IL ROSARIO E LA NUOVA POMPEI, Quad. di Novembre - Dicembre 1891, pag 547 e seg.)

NELL'AMERICA DEL SUD IN RAFAELA (REP. ARGENTINA): Grazia istantanea ottenuta per la devozione dei Quindici Sabati nella festa del Rosario.

Dalla Colonia Rafaela (Repubblica Argentina), riceviamo dalla Signora Pasqualina Alfredo, in data 20 Febbraio 1899, il seguente attestato di grazia ottenuta mercè la efficacissi­ma pratica dei Quindici Sabati del SS. Rosario. Questa grazia è meravigliosa per l'istanta­neità con cui si conseguì, ed è mirabile per la semplicità con cui è stata scritta da una madre avventurata. Preg. Sig. Avv. Comm. Bartolo Longo, «Questa mia è per narrarle una singolare grazia ottenuta il giorno 2 di Ottobre 1898, prima Domenica di Ottobre, festa della grande solennità della Vergine di Pompei. Il mio bambino nato l'8 di Aprile 1897 e fatto cristiano il 22 dello stesso mese, era stor­pio di tutti e due i piedi. Fu chiamato un medico che lo operò, ma senza risultato. Mandai per il Dottor Gentile della Colonia Sunchales. Questi dichiarandosi impotente a curare il bambino, mi consigliò di portarlo a Buenos-Ayres, dove giunsi dopo ventiquattro ore di vapore. Andai in cerca del celebre Dottor Francesco Garcia. Costui visitò il povero figlio mio; ma anch'egli disse di non poterlo guarire, e mi mandò al grande Ospedale dei bambini. Dopo ventidue giorni di inutili prove e di cure fatte dai sei medici dell'Ospedale, dovetti ritornarmene scorata a Rafaela, col bambino sempre storpio. Il giorno 18 di Luglio 1898 vado a trovare mio fratello Clemente Marchisio, il quale aveva un libro dei Quindici Sabati. Egli mi dice: - Abbi fiducia nella Beata Vergine del Rosario di Pompei, pratica fervorosamente i Quindici Sabati col suo Santissimo Rosario, e, implorando il suo divino aiuto, vedrai che tuo figlio sanerà. Subito, avuto il libro, principiai la pia prati­ca dei Quindici Sabati. Giunse la prima Domenica di Ottobre, gior­no della festa della Beata Vergine del Rosario. Io commemoravo il decimo Sabato, quando ecco che improvvisamente il bambino, storpio da tanto tempo, si mette a camminare. Che consolazione non fu quella per me che sono madre di otto bambini! Ma fu una grande meraviglia ancora per la gente che conosceva il mio bambino storpio. Termino il fatto nel ringraziare la Taumaturga Vergine del Rosario di Pompei per la guarigione di mio figlio. Testimoni sono il Dott. Gentile della Colonia Sunchales, Giuseppe Marchisio e Antonio Marchisio».