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Venerdi, 29 marzo 2024 - Misteri dolorosi - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:Una volta vidi in spirito le sofferenze che il prof. Sopocko avrebbe subito a cagione di quell'opera della misericordia che Dio intendeva portare avanti per suo mezzo. Fui presa da spavento. Dissi al Signore: «Forse che la causa per la quale il prof. Sopocko si batte non è tua? A me pare che gli ordini di agire e poi gli crei continuamente degli ostacoli». Gesù rispose: «Giorno e notte il mio sguardo è posato su di lui. Io non premio i risultati, ma la costanza e le fatiche che si sostengono per me. Le contrarietà moltiplicano i meriti».

LETTURE A CASO

Gv 3,1-36

1C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. 2Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". 3Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". 4Gli disse Nicodèmo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". 5Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. 7Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". 9Replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?". 10Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? 11In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

22Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava. 23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato.

25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione. 26Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: "Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui". 27Giovanni rispose: "Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. 29Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. 30Egli deve crescere e io invece diminuire.

31Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; 33chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. 34Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. 35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 10, 37-42: Chi non prende la sua croce e non mi segue non è degno di me

Rm 4,1-24

1Che diremo dunque di Abramo, nostro antenato secondo la carne? 2Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, certo ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. 3Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia. 4A chi lavora, il salario non viene calcolato come un dono, ma come debito; 5a chi invece non lavora, ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. 6Così anche Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:

7Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate
e i peccati sono stati ricoperti;
8beato l'uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!

9Orbene, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia. 10Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non certo dopo la circoncisione, ma prima. 11Infatti egli ricevette il segno della circoncisione quale sigillo della giustizia derivante dalla fede che aveva già ottenuta quando non era ancora circonciso; questo perché fosse padre di tutti i non circoncisi che credono e perché anche a loro venisse accreditata la giustizia 12e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo hanno la circoncisione, ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.

13Non infatti in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede; 14poiché se diventassero eredi coloro che provengono dalla legge, sarebbe resa vana la fede e nulla la promessa. 15La legge infatti provoca l'ira; al contrario, dove non c'è legge, non c'è nemmeno trasgressione. 16Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi. 17Infatti sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli; è nostro padre davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono.

18Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. 19Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara. 20Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, 21pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. 22Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.

23E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato come giustizia, 24ma anche per noi, ai quali sarà egualmente accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, 25il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.


Protreptico ai Greci: Capitolo 7

Ma venga a noi (poichè non basta la sola filosofia) anche la stessa poesia, sebbene interamente occupata nella menzogna, a testimoniare una buona volta la verità, o piuttosto a confessare dinanzi a Dio la sua deviazione da essa, rappresentata dai suoi miti. Si presenti qualunque poeta voglia venire per primo. Arato, dunque, pensa che la potenza di Dio attraversa l'universo: ...perchè ben salde tutte le cose crescano, per questo, lui sempre per primo, e ultimo si propiziano; salve, padre, grande prodigio, e grande aiuto per gli uomini! Allo stesso modo anche Esiodo di Ascra parla oscuramente di Dio: Giacchè egli è di tutti sovrano e di tutti signore, Nè degli immortali alcun altro con te sul potere ha conteso. Inoltre, anche sulla scena essi svelano la verità: l'uno, Euripide, volto lo sguardo all'etere e al cielo, " Questo stima Dio ", dice; l'altro, Sofocle, il figlio di Sofillo: Uno in verità, un solo è Dio, che fece il cielo e la terra vastissima, e dei flutti marini il rilucente rigonfiamento, e la forza dei venti. Ma noi, molti mortali, errando in cuore, come conforto delle nostre pene, i simulacri degli dei innalzammo, immagini di pietra o bronzo o d'oro o d'avorio. Ed a questi dedicando sacrifizi e solenni feste vane in questo modo d'esser pii crediamo. Questo qui, ormai anche temerariamente presentò sulla scena agli spettatori la verità. E il tracio interprete dei misteri e nello stesso tempo poeta, Orfeo, figlio di Eagro, dopo l'esposizione dei riti sacri e la trattazione della divinità degli idoli, introduce la palinodia della verità, cantando così una buona volta, sebbene tardi, un discorso veramente sacro: Parlerò a quelli ch’è lecito, chiudete le porte o profani, tutti ugualmente; tu, ascoltami, figliuol della Luna, Museo, giacche il vero dirò, Nè le cose che pria ti parvero in petto della vita diletta ti priveranno. E tu guarda alla divina parola, ed a questa sta attento, e dirigi rettamente del cuore l'urna ove ha sede intelletto; e per la via dritta incamminati, e guarda solo al Signore, del mondo, immortale. Quindi continuando, soggiunge apertamente: Uno solo ‚, da s‚ nato, e da uno solo son nate tutte le cose; e in esse ei si aggira, e nessun dei mortali lo vede, ed ei vede tutti... Così dunque Orfeo: col tempo almeno egli comprese finalmente di essere stato nell'errore. Ma tu non indugiare, accorto mortale, ed affrettati, e indietro rivolgendoti, propiziati così Dio. I Greci infatti, sebbene, avendo indubbiamente ricevuto talune scintille del Verbo divino, abbiano fatto sentire solo pochi accenti della verità, testimoniano la potenza di essa che non è stata nascosta; ma insieme, d'altra parte, rivelano la propria debolezza, perchè non giunsero fino al termine. Giacchè oramai credo che a chiunque è diventato chiaro che coloro che fanno o anche dicono qualche cosa senza il Verbo della Verità, sono simili a quelli che si sforzano di camminare senza piedi. Ti spingano alla salvezza anche gli attacchi che i poeti comici, costretti dalla forza della verità, fanno ai vostri dei. Il poeta comico Menandro, per esempio, dice nella commedia intitolata " L'auriga ": Non mi piace un dio che vada fuori con una vecchia a spasso, Nè che penetri dentro le case con la tavoletta, come un sacerdote questuante: tali infatti sono i sacerdoti questuanti di Cibele. Donde a ragione Antistene diceva ad essi, quando chiedevano l'elemosina: "Io non nutro la madre degli dei, perchè la nutrono gli dei". Di nuovo lo stesso poeta comico, nella commedia intitolata " La sacerdotessa", indignato contro questa consuetudine, cerca di combattere l'empia arroganza di questo errore, aggiungendo saggiamente: se, dunque, l'uomo trae coi cembali Dio dovunque voglia quei che fa questo è più grande di Dio. Ma sono questi strumenti d'audacia e di forza, trovati dagli uomini... E non solo Menandro, ma anche Omero ed Euripide e molti altri poeti smascherano i vostri dei e non temono minimamente di insultarli. Per esempio, Atena la chiamano " mosca canina ", ed Efesto " zoppo di tutti e due i piedi", e ad Afrodite Elena dice: Nè coi tuoi piedi all'Olimpo fare ritorno mai più. Di Dioniso scrive Omero apertamente: Ei che una volta di Dioniso furente perseguitò le nutrici pel monte di Nisa santissimo; ed esse tutte versarono a terra i sacri arredi, dal crudo Licurgo (percosse)... Degno veramente della socratica scuola è Euripide, Poichè guardò solo la verità e disprezzò gli spettatori, sia quando smaschera Apollo, che le sedi del centro della terra abita, e dà ai mortali sicurissimi oracoli, con queste parole: a lui ubbidendo uccisi la madre, lui giudicate empio ed uccidete; lui, e non io, peccò, che più ignorante e del bello e del giusto egli è di me, sia quando introduce Eracle furioso e, in altro punto, ubbriaco e insaziabile. Come no, infatti? Egli che, mentre banchettava con carni mangiava dopo fichi verdi sguaiatamente latrando così che l'avrebbe un barbaro compreso... E già nel dramma intitolato " Ione " presenta senza alcun ritegno gli dei agli spettatori: Come può esser giusto che voi stessi che faceste per gli uomini le leggi siate accusati di violarle? Se - ciò non sarò, ma voglio far l'ipotesi - tu e Poseidone e Zeus ch’è re del cielo delle nozze violente il conto rendere agli uomini doveste, il fio pagando delle ingiustizie, vuotereste i templi.

(Autore: Clemente alessandrino)

L'imitazione di Cristo: SOPPORTARE TUTTO PER LA VITA ETERNA

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, non lasciarti abbattere dal peso dei compiti che ti sei assunto per amor mio né, per alcun motivo, t'abbattano mai le tribolazioni; ma in ogni circostanza ti fortifichi e ti consoli la mia promessa. Io basto a ricompensarti oltre ogni limite e misura. Quaggiù non durerà a lungo il tuo travaglio né sarai per sempre oppresso da dolori. Aspetta un po' e vedrai finire d'un tratto i tuoi mali. Verrà l'ora in cui ogni travaglio ed ogni agitazione cesseranno. È poco e di breve durata tutto ciò che passa con il tempo.

Compi i doveri del tuo stato; lavora fedelmente nella mia vigna; Io sarò la tua ricompensa. Scrivi, leggi, canta, sospira, taci, prega, sopporta virilmente le avversità: di tutte codeste e d'altre maggiori battaglie è ben degna la vita eterna. Verrà la pace in un determinato giorno, che è noto al Signore; e non ci sarà notte né giorno come di codesto vostro tempo, ma luce perpetua, chiarita infinita, pace stabile, riposo sicuro. Non dirai, allora: "Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?" (Rm 7,24). Né griderai: "Ahimè, il mio esilio s'è prolungato!" (Sal 119,5).

Ché, la morte sarà cacciata nell'abisso e la salvezza sarà per sempre; più nessuna angustia, ma gioia beata e compagnia soave e gloriosa dei Beati. Oh!, se tu vedessi le eterne corone dei Santi in Cielo. E di quanta gloria esultano ora essi, che un tempo erano ritenuti in codesto mondo spregevoli e quasi immeritevoli perfino di vivere! Senza dubbio, ti prosterneresti subito fino a terra e desidereresti essere sottomesso a tutti, piuttosto che comandare anche ad un uomo solo; Né desidereresti trascorrere giorni lieti in codesta vita, ma goderesti di soffrire per amore di Dio e stimeresti come il più grande guadagno essere considerato un nulla tra gli uomini. Oh! se tu gustassi queste verità e se esse ti penetrassero in fondo al cuore, come oseresti lamentarti anche una sola volta?

Per la vita eterna non si devono forse sopportare tutte le tribolazioni? Non è cosa di poca importanza perdere o guadagnare il Regno di Dio. Solleva, dunque, il tuo volto al Cielo. Eccomi, insieme con tutti i miei Santi, i quali hanno sostenuto la loro grande battaglia in codesto mondo: ora sono nella gioia, ora ricevono consolazione, ora sono sicuri, ora riposano; e rimarranno con me nel Regno del Padre mio, per sempre.