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Martedi, 23 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Giorgio ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Questo anno volge al termine. Prova ad immaginare di avere ancora solo un anno di vita. Cosa faresti? Cosa smetteresti di fare? Forse smetteresti di identificarti troppo con il tuo lavoro? Smetteresti di perdere tempo con le cose insignificanti. Smetteresti di arrabbiarti per futili motivi. Smetteresti di rovistare troppo il tuo passato. Smetteresti di rimproverarti per le tue fragilità, per gli errori commessi dimenticando che sono stati proprio essi a renderti umile. E cosa faresti? Forse penseresti più spesso e con gratitudine ai momenti belli che il Signore ti ha dato di vivere. Diresti di continuo "ti voglio bene" alle persone che sono intorno a te. Faresti un viaggio sognato tutta la vita o pianteresti un giardino di rose e di fiori per i tuoi familiari. Faresti lunghe passeggiate nei boschi. Torneresti nella casa della tua infanzia con un cuore colmo di gratitudine. Passeresti più tempo con la tua famiglia. Faresti un intenso cammino di preghiera... La vita è così breve, così fragile, vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo.

LETTURE A CASO

Mt 23,1-39

1Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 2"Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. 4Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattéri e allungano le frange; 6amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe 7e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente. 8Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. 10E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. 11Il più grande tra voi sia vostro servo; 12chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.

13Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci 14.

15Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.

16Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati. 17Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? 18E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. 19Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? 20Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; 21e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita. 22E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.

23Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. 24Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!

25Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. 26Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!

27Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.

29Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, 30e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; 31e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. 32Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!

33Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? 34Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l'altare. 36In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.

37Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 38Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! 39Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 20, 19-31: Otto giorni dopo, venne Gesù.

Eb 12,1-29

1Anche noi dunque, circondàti da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, 2tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. 3Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. 4Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato 5e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli:

Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui;
6perché il Signore corregge colui che egli ama
e sferza chiunque riconosce come figlio
.

7È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? 8Se siete senza correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete bastardi, non figli! 9Del resto, noi abbiamo avuto come correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre degli spiriti, per avere la vita? 10Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di renderci partecipi della sua santità. 11Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.

12Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite 13e raddrizzate le vie storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

14Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore, 15vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati; 16non vi sia nessun fornicatore o nessun profanatore, come Esaù, che in cambio di una sola pietanza vendette la sua primogenitura. 17E voi ben sapete che in seguito, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, perché non trovò possibilità che il padre mutasse sentimento, sebbene glielo richiedesse con lacrime.

18Voi infatti non vi siete accostati a un luogo tangibile e a un fuoco ardente, né a oscurità, tenebra e tempesta, 19né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano che Dio non rivolgesse più a loro la parola; 20non potevano infatti sopportare l'intimazione: Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata. 21Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo. 22Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa 23e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, 24al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele.

25Guardatevi perciò di non rifiutare Colui che parla; perché se quelli non trovarono scampo per aver rifiutato colui che promulgava decreti sulla terra, molto meno lo troveremo noi, se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli. 26La sua voce infatti un giorno scosse la terra; adesso invece ha fatto questa promessa: Ancora una volta io scuoterò non solo la terra, ma anche il cielo. 27La parola ancora una volta sta a indicare che le cose che possono essere scosse son destinate a passare, in quanto cose create, perché rimangano quelle che sono incrollabili.

28Perciò, poiché noi riceviamo in eredità un regno incrollabile, conserviamo questa grazia e per suo mezzo rendiamo un culto gradito a Dio, con riverenza e timore; 29perché il nostro Dio è un fuoco divoratore.


Lettera ai cristiani di Filadelfia: Fuggire la faziosità

Figli della vera luce fuggite la faziosità e le dottrine perverse. Dove è il pastore ivi seguitelo come pecore. Molti lupi degni di fede con lusinghe malvagie seducono chi corre nel Signore. Ma essi non avranno posto nella vostra unità.

(Autore: Sant'Ignazio di Antiochia)

L'imitazione di Cristo: L'UOMO NON SI STIMI DEGNO DI CONSOLAZIONE, MA PIUTTOSTO MERITEVOLE DI CASTIGHI

PAROLE DEL DISCEPOLO
Signore, non sono degno della tua consolazione né d'alcuna tua visita spirituale; e quindi, Tu operi giustamente con me, quando mi lasci nella povertà e nella desolazione. Anche se potessi versare un mare di lacrime, ancora non sarei degno della tua consolazione. Altro non merito che le tue percosse e le tue punizioni, perché T'ho offeso in materia grave e spesso, ed ho peccato molto in tante cose. Dunque, considerata realisticamente la mia condizione, neppure del più piccolo tuo conforto io sono degno. Ma Tu, o clemente e misericordioso Iddio, che non lasci perire le tue opere, "per far conoscere l'abbondanza della tua bontà verso di noi, vasi di misericordia" (Rm 9,23), Tu ti degni di consolare il tuo servo, anche di là d'ogni suo merito, oltre ogni umana misura. Le tue consolazioni, infatti, non somigliano ai vani discorsi degli uomini.

Che cosa ho fatto io, Signore, perché Tu mi conceda qualche celeste consolazione? Non rammento d'aver compiuto alcunché di buono; rammento, invece, d'essere stato sempre incline ai vizi e indolente a correggermi.È la verità, e non posso negarla. Se dicessi altrimenti, Tu sorgeresti contro di me per accusarmi, e non ci sarebbe chi prendesse le mie difese. Che cosa ho meritato con i miei peccati, se non l'Inferno ed il fuoco eterno? Lo confesso con sincerità: merito ogni genere d'obbrobrio e di disprezzo e non sono degno d'essere annoverato fra i tuoi fedeli. E sebbene queste parole riescano penose ai miei orecchi, pure, per amore di verità, mi farò accusatore contro me stesso dei miei peccati, per poter più facilmente ottenere la tua misericordia. Che cosa dirò io, peccatore quale sono, e pieno d'ogni vergogna? Non ho voce se non per dire soltanto questa parola: Ho. peccato, Signore, ho peccato; abbi pietà di me, perdonami! "Lasciami un poco; lascia ch'io sfoghi con il pianto il mio dolore, prima di scendere nella terra tenebrosa e coperta dalla caligine della morte" (Gb 10,20-22).

Che cosa domandi più di tutto al colpevole e misero peccatore, se non che si penta e s'umilii per le sue colpe? Dalla vera contrizione e dall'umiliazione del cuore nasce la speranza del perdono, trova quiete la coscienza sconvolta, si recupera la grazia perduta; l'uomo si munisce contro l'ira futura; Dio e l'anima penitente si corrono incontro, ricambiandosi il santo bacio. L’umile contrizione per i peccati, o Signore, è sacrificio a Te gradito, che emana al tuo cospetto una fragranza molto più soave del profumo dell'incenso. Questa è pure quel balsamo profumato, del quale hai voluto che fossero cosparsi i tuoi sacri piedi, perché Tu non hai mai disprezzato "un cuore contrito ed umiliato" (Sal 50,19). In quest'umile contrizione si trova rifugio dalla faccia irata del Nemico; in essa si lava e si purifica ogni impurità che l'anima da qualche parte ha contratto.