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Mercoledi, 24 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Non basta osservare i comandamenti di Dio e della sua Chiesa. Ognuno esamini bene i doveri particolari del proprio stato, per osservarli.

LETTURE A CASO

Mc 16,1-20

1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. 2Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. 3Esse dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?".4Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. 5Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. 6Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. 7Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto". 8Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.

9Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. 10Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. 11Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere.

12Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. 13Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere.

14Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato.

15Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno".

19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.

20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 6, 30-34: Erano come pecore che non hanno pastore.

1 Tm 6,1-20

1Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina. 2Quelli poi che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, proprio perché sono credenti e amati coloro che ricevono i loro servizi.

Questo devi insegnare e raccomandare.

3Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina secondo la pietà, 4costui è accecato dall'orgoglio, non comprende nulla ed è preso dalla febbre di cavilli e di questioni oziose. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, 5i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la pietà come fonte di guadagno.

6Certo, la pietà è un grande guadagno, congiunta però a moderazione! 7Infatti non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via. 8Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. 9Al contrario coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. 10L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.

11Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. 12Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.

13Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, 14ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,

15che al tempo stabilito sarà a noi rivelata
dal beato e unico sovrano,
il re dei regnanti e signore dei signori,
16il solo che possiede l'immortalità,
che abita una luce inaccessibile;
che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

17Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere; 18di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi, 19mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.

20O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza, 21professando la quale taluni hanno deviato dalla fede.

La grazia sia con voi!


I Lettera ai Corinti: LVII. Sottomissione ai presbiteri

1. Voi che siete la causa della sedizione sottomettetevi ai presbiteri e correggetevi con il ravvedimento, piegando le ginocchia del vostro cuore. 2. Imparate ad assoggettarvi deponendo la superbia e l'arroganza orgogliosa della vostra lingua. E' meglio per voi essere trovati piccoli e ritenuti nel gregge di Cristo, che avere apparenza di grandezza ed essere rigettati dalla sua speranza. 3. Così parla la sapienza maestra di virtù: "Ecco, io emetterò per voi una parola del mio spirito e insegnerò a voi il mio discorso. 4. Poiché chiamai e non ascoltaste, prolungai i discorsi e non foste attenti, ma frustraste i miei consigli e disobbediste ai miei richiami. Anch'io riderò della vostra rovina, e mi rallegrerò se arriverà lo sterminio su di voi e se improvviso giungerà il tumulto e sovrasterà la catastrofe simile al turbine e quando avverranno l'angoscia e l'oppressione. 5. Accadrà che voi m'invocherete e non vi ascolterò; i cattivi mi cercheranno e non mi troveranno. Odiarono la sapienza, non vollero saperne del timore del Signore, né vollero ascoltare i miei consigli e disprezzarono le mie esortazioni. 6. Per questo mangeranno i frutti della loro condotta e si sazieranno della loro empietà. 7. Saranno uccisi per aver commesso ingiustizie contro i fanciulli e il giudizio distruggerà gli empi. Chi mi ascolta riposerà fiducioso sulla speranza e vivrà tranquillo lontano da ogni male".

(Autore: San Clemente Romano)

L'imitazione di Cristo: LA MANCANZA D'OGNI CONFORTO

Non è difficile disprezzare il conforto umano, quando si ha quello di Dio. Grande, anzi grandissima cosa, invece, sono: il saper sopportare la privazione del conforto sia umano sia divino, l'accettare di soffrire in buona pace, per la gloria di Dio, la desolazione del cuore, il non cercare se stesso in alcuna cosa, il non avere di mira il proprio merito. Che c'è di straordinario che tu sia lieto e devoto, quando scende su di te la Grazia divina? E, questo, un momento sospirato da tutti. Galoppa leggero chi è portato dalla Grazia di Dio. Che cosa c'è di strano se non sente alcun peso chi è sostenuto dall'Onnipotente ed è guidato dal Condottiero supremo?

Ci fa piacere avere qualche cosa che ci conforti; difficilmente l'uomo si spoglia di se stesso. Il santo martire Lorenzo, invece, seppe staccarsi da questo mondo e vinse anche l'affetto verso il suo Pontefice, perché ripudiò tutto quello che nel mondo gli appariva caro. Sopportò di buon animo, per amore di Cristo, d'essere separato dal Sommo Pontefice Sisto, che egli amava moltissimo. Per amore del Creatore, dunque, riuscì a superare l'amore verso un uomo: al conforto umano preferì la volontà di Dio. Così impara anche tu a lasciare, per amore di Dio, qualche congiunto e caro amico. E non affliggerti se un amico t'abbandona, sapendo bene che tutti, alla fine, dobbiamo separarci l'uno dall'altro.

È necessario che l'uomo combatta molto ed a lungo dentro di se stesso, prima che impari a superarsi completamente e a volgere a Dio tutto il suo affetto. Quando l'uomo fa affidamento sulle sole sue forze, facilmente slitta verso le consolazioni umane. Ma chi ama davvero Cristo e segue alacremente la via della virtù, non cerca tali dolcezze sensibili, ma per amore di Cristo preferisce sostenere le prove difficili e le dure fatiche. Quando, dunque, ti viene concessa da Dio una consolazione spirituale, ricevila e ringrazia; ma renditi conto che è dono di Dio, non frutto del tuo merito. Non insuperbirtene, non esserne troppo lieto, non presumere scioccamente di te; al contrario, per questo dono sii più umile, più cauto e più prudente in tutte le tue azioni, perché quell'ora passerà e le terrà dietro la prova. Quando, però, ti sarà stata tolta la consolazione divina, non disperare; attendi con umiltà e pazienza un'altra visita celeste, perché Egli può darti una consolazione anche più grande.

Per chi ha fatto esperienza delle vie del Signore, questa non è cosa nuova né strana: nei grandi Santi e negli antichi Profeti si verificò spesso tale avvicendamento di condizioni di spirito. Perciò, uno di essi, avvertendo la presenza della Grazia, diceva: "Nella mia prosperità ho detto: non sarò smosso in eterno" (Sal 29,7). Ma poi, allontanatasi la Grazia e sperimentando ciò ch'era avvenuto in lui, aggiunge: "Tu hai distolto il tuo volto da me, ed io sono stato conturbato" (Sal 29,8).Eppure, in tale stato non dispera, ma con maggiore insistenza prega il Signore e dice: "A Te, o Signore, leverò il mio grido e innalzerò a Dio la mia preghiera" (Sal 29,9). Alla fine raccoglie il frutto della sua preghiera e proclama d'essere stato esaudito, dicendo: "Ascolta, Signore, abbi misericordia; Signore, vieni in mio aiuto" (Sal 29,11).

Ma come? "Hai mutato - dice - il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia" (Sal 9,12). Se così avvenne per i grandi Santi, noi, che siamo deboli e poveri, non dobbiamo disperarci se talvolta ci troviamo in fervore, talvolta in aridità, Perché lo Spirito viene e s'allontana secondo che vuole. Per questo, il santo Giobbe dice: "Tu, o Signore, visiti l'uomo alle prime luci del mattino, e subito lo metti alla prova " (Gb 7,18). 251n che cosa, pertanto, posso io porre la mia speranza o in chi devo io confidare, se non unicamente nella grande misericordia di Dio, se non unicamente nella speranza della Grazia celeste? Sia, infatti, ch'io abbia con me uomini virtuosi o pii confratelli o amici fedeli o libri santi o magnifici trattati o canti ed inni soavi, Tutto ciò mi aiuta poco, ha ben poco sapore quando sono abbandonato dalla Grazia e lasciato nella mia miseria. Allora, non c'è migliore rimedio della pazienza e della rassegnazione mia alla volontà divina.

Non ho mai trovato alcuno tanto religioso e pio, che non abbia patito qualche volta la privazione della Grazia o non abbia sentito l'affievolimento del fervore. Nessun Santo fu mai rapito così in alto e così inondato da luce soprannaturale, che prima o poi non sia stato tentato. Non è degno, infatti, della profonda contemplazione di Dio chi non è stato provato da qualche tribolazione per amore di Dio. Di solito, un segno della consolazione che verrà è preceduto dalla tentazione. La consolazione celeste viene promessa a coloro che prima sono passati attraverso la prova della tentazione: "Al vincitore - dice il Signore - darò da mangiare dell'albero della vita"(Ap 2,7).

In realtà, la consolazione divina è concessa perché l'uomo sia più forte a sostenere le tribolazioni. Ma la tentazione insiste ancora, perché egli non insuperbisca del bene compiuto. Il diavolo non dorme, e la carne non è ancora morta; perciò, non desistere dal prepararti alla battaglia, perché a destra e a sinistra ci sono nemici che non si concedono mai riposo.