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Martedi, 23 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Giorgio ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina: Gesù fin dalla nascita ci addita la nostra missione, che è quella di disprezzare ciò che il mondo ama e cerca.

LETTURE A CASO

Lc 14,1-32

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". 3Allora egli disse loro questa parabola:

4"Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? 5Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. 7Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

8O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. 10Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".

11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20Partì e si incamminò verso suo padre.

Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 1,1-18: Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

At 11,1-30

1Gli apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. 2E quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano dicendo: 3"Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!".

4Allora Pietro raccontò per ordine come erano andate le cose, dicendo: 5"Io mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me. 6Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo. 7E sentii una voce che mi diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia! 8Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di immondo è entrato mai nella mia bocca. 9Ribatté nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano. 10Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel cielo. 11Ed ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo, mandati da Cesarèa a cercarmi. 12Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo. 13Egli ci raccontò che aveva visto un angelo presentarsi in casa sua e dirgli: Manda a Giaffa e fa' venire Simone detto anche Pietro; 14egli ti dirà parole per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia. 15Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di noi. 16Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo. 17Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?".

18All'udir questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: "Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!".

19Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei. 20Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. 21E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. 22La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Bàrnaba ad Antiòchia.

23Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, 24da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. 25Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiòchia. 26Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani.

27In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiòchia da Gerusalemme. 28E uno di loro, di nome Àgabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio. 29Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea; 30questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Bàrnaba e Saulo.


Trattato della sobrietà e della custodia del cuore: Estratto della vita dei nostri santi padri: Isacco di Siria

Cerca di entrare nella tua cella interiore e vedrai la cella celeste. L'una e l'altra sono la stessa cosa, e la stessa porta apre la visione di ambedue. La scala che conduce al regno è nascosta dentro di te, nella tua anima. Lavati dalle macchie del peccato, scoprirai i gradini sui. quali potrai salire.

(Autore: Niceforo il solitario)

L'imitazione di Cristo: DOBBIAMO AVERE FIDUCIA IN DIO, QUANDO SIAMO COLPITI DA PAROLE CHE FERISCONO

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, sta' saldo e spera in Me. Che altro sono le parole, se non parole? Volano per l'aria, ma non scalfiscono la pietra. Se sei colpevole, pensa di buon animo ad emendarti; se non sei consapevole d'alcuna colpa, sopporta volentieri ogni contrarietà, per amore di Dio. Non è una gran cosa che tu sopporti, almeno qualche volta, delle parole pungenti, tu, che ancora non sei capace di reggere a gravi percosse. E perché cose tanto piccole ti arrivano fino al cuore, se non perché sei ancora legato alla carne e badi agli uomini più del necessario? Evidentemente, perché temi d'essere disprezzato, non vuoi essere ripreso per i tuoi errori e cerchi scuse per metterli al coperto.

Ma esaminati meglio, e riconoscerai che dentro di te sono ancora vivi il mondo ed il vano desiderio di piacere agli uomini. Infatti, codesta tua ripugnanza ad essere tenuto in poca considerazione e ad essere umiliato per i tuoi difetti, è una chiara dimostrazione che non sei veramente umile, che non sei veramente morto al mondo e che per te il mondo non è stato crocifisso. Ma ascolta la mia Parola e non darai importanza nemmeno a diecimila parole degli uomini.

Ecco, anche se contro di te si dicesse tutto quello che la più perfida malizia può inventare, quale danno ti farebbe questo, quando tu lo lasciassi del tutto correre e ne facessi conto non più che d'una pagliuzza? Ti si potrebbe, forse, strappare anche un solo capello? Ma chi non è raccolto nell'intimo del suo cuore e non ha Dio davanti agli occhi, si lascia turbare facilmente per una parola di biasimo.

Chi, invece, confida in Me e non ricerca l'appoggio al proprio giudizio, sarà immune dal timore degli uomini. Sono Io, infatti, il Giudice e colui che conosce tutti i segreti; Io so come una cosa s'è svolta veramente; Io conosco chi fa l'offesa e chi la patisce. Per mio volere è uscita quella parola, con il mio permesso è avvenuto questo fatto, "perché siano svelati i pensieri di molti cuori" (Lc 2,35). Io giudicherò il reo e l'innocente, ma prima ho voluto provare l'uno e l'altro con occulto giudizio.

La testimonianza degli uomini spesso è fallace; il mio giudizio, invece, è veritiero, resterà immutato e non sarà rovesciato. Il più delle volte resta nascosto e a pochi, nei singoli casi, si fa palese; tuttavia, non sbaglia mai e non può sbagliare, anche se non sembri retto agli occhi di chi manca della sapienza. A Me, dunque, bisogna ricorrere per il giudizio su ogni contesa, e non fidarsi del proprio criterio.

Il giusto, infatti, non si turberà, "qualunque cosa gli venga" (Prv 12,21) da Dio. Non se la prenderà molto, anche se gli sarà fatto qualche addebito calunnioso. Ma nemmeno si darà a fatua esultanza, se con buone ragioni verrà da altri discolpato.

Il giusto, infatti, considera che sono Io colui che "scruta gli affetti ed i pensieri" (Ap 2,23) degli uomini; Io, che non giudico secondo l'apparente aspetto degli uomini. Spesso, quindi, ai miei occhi è riprovevole ciò che, a giudizio degli uomini, può sembrare degno di lode.

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Signore Dio, giudice giusto, forte e paziente, che conosci la fragilità e la cattiveria degli uomini, sii la mia forza e tutta la mia fiducia; la sola coscienza non mi basta. Tu conosci quello che io non conosco; perciò, davanti ad ogni rimprovero mi sarei dovuto umiliare ed avrei dovuto sopportarlo con dolcezza. Perdonami, dunque, benevolo, per tutte le volte che non mi sono comportato così, e dammi di nuovo la grazia d'una sopportazione maggiore.

È meglio per me, per ottenere il perdono, la tua sovrabbondante misericordia, che non la mia pretesa giustizia a difendere ciò che è nascosto nella mia coscienza. Ed anche se fossi consapevole con me stesso di non dovermi rimproverare di nulla, non posso per questo ritenermi giustificato, perché senza la tua misericordia "nessun vivente davanti a Te è giusto" (Sal 142,2).