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Venerdi, 19 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Leone IX Papa ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Nonostante la buona volontà e il desiderio sincero di amare Dio sopra ogni cosa, ci scontriamo sempre con la nostra fragilità e la possibilità di cadere, ben sapendo però che - con l'aiuto della grazia divina - siamo in grado di rialzarci subito e più forti di prima. Una volta ho assistito a un incontro di pugilato e ho capito che uno non perde quando va al tappeto, ma quando non si rialza più. Ecco, essere santi è cadere sette volte e rialzarsi otto.

LETTURE A CASO

Gv 5,1-47

1Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, 3sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. 4Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto. 5Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. 6Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?". 7Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me". 8Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". 9E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.

Quel giorno però era un sabato. 10Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: "È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio". 11Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina". 12Gli chiesero allora: "Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?". 13Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. 14Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: "Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio". 15Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. 16Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. 17Ma Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero". 18Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

19Gesù riprese a parlare e disse: "In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. 20Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. 21Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; 22il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, 23perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. 24In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 25In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. 26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; 27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. 28Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: 29quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

31Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; 32ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. 33Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. 35Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.

36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, 38e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. 40Ma voi non volete venire a me per avere la vita.

41Io non ricevo gloria dagli uomini. 42Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. 43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. 44E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? 45Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. 46Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. 47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 1, 1-8: Raddrizzate le vie del Signore.

Ef 2,1-22

1Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, 2nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. 3Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. 4Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, 5da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. 6Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, 7per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.

8Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; 9né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. 10Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.

11Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne per mano di uomo, 12ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. 13Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo.

14Egli infatti è la nostra pace,
colui che ha fatto dei due un popolo solo,
abbattendo il muro di separazione che era frammezzo,
cioè l'inimicizia,
15annullando, per mezzo della sua carne,
la legge fatta di prescrizioni e di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace,
16e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,
per mezzo della croce,
distruggendo in se stesso l'inimicizia.
17Egli è venuto perciò ad annunziare pace
a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini.
18Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri,
al Padre in un solo Spirito.

19Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, 20edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. 21In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; 22in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.


Le lettere: Quarta lettera

1. Antonio saluta nel Signore tutti i suoi cari fratelli di Arsinoe e delle vicinanze e tutti quel­li che stanno con loro. Saluto nel Signore voi tut­ti, miei cari, che vi siete preparati a andare verso Dio, voi piccoli e grandi (At 8,10), uomini e donne, figli d’Israele per la vostra natura spirituale. Figli, ve­ramente è grande la beatitudine che avete rice­vuto perché grande è la grazia che è stata conces­sa a questa vostra generazione. Poiché siete santi visitati da Dio, è bene che nella lotta non vi la­sciate prendere dal peso della fatica fino al mo­mento in cui offriate voi stessi come vittime in tutta purezza a Dio. Senza purezza, infatti, nes­suno è degno dell’eredità.

È importante, miei cari, che voi vi interro­ghiate sulla natura spirituale nella quale non vi è più né maschio né femmina, ma soltanto quella natura immortale che ha un inizio, ma mai una fine. Bisogna conoscere perché essa è precipitata a tal punto di bassezza e di vergogna da colpire tutti noi. Conta molto sapere questo perché la nostra natura è immortale e quindi non destina­ta a dissolversi col corpo.

2. Dio vide la gravità della ferita dell’uomo e nella sua misericordia visitò le sue creature. Dopo un certo tempo, per la sua bontà, diede loro la legge, venne in loro aiuto, si servì di Mosè (II Lettera, 2; III Lettera, 2) perché questi consegnasse la legge. Mosè per loro gettò le fondamenta della casa della verità e voleva sanare la grande ferita ma non poté terminare la costruzione della casa. Poi si radunò l’assemblea di tutti i santi e questi chiesero al Padre per la sua bontà di inviare il nostro Salvatore per la salvezza di tutti. Egli è il nostro grande, fedele sacerdote, il vero medico in grado di curare la nostra profonda ferita. Per volontà del Padre, egli fu senza gloria: «Pur essendo di natura divina, spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo (Fil 2,6-7) e consegnò se stesso per i nostri peccati. I nostri peccati lo hanno umiliato, ma «per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is 53,5).

3. Per questo, miei cari figli nel Signore, vo­glio che sappiate che egli per la nostra stoltezza ha assunto la forma della stoltezza, per la nostra debolezza la forma della debolezza, per la nostra povertà la forma della povertà, per la nostra morte la forma mortale; per noi ha sopportato tutte queste cose. Perciò, miei cari nel Signore, non dobbiamo concedere sonno ai nostri occhi, né riposo alle nostre palpebre (Sal 131,4), ma preghiamo e invochiamo con forza la bontà del Padre finché non ci soccorra e possiamo così dare consolazio­ne a Gesù nel giorno della sua venuta, dare effi­cacia al ministero dei santi che per noi si adope­rano supplendo (Gv 4,36) alla nostra negligenza sulla terra ed esortarli a venirci in aiuto nel tempo delle no­stre afflizioni. Così godranno «insieme chi semi­na e chi miete» (1Cor 10,15).

4. Figli, voglio che sappiate quale grande af­flizione ho per voi. Vedo infatti la grande vergo­gna che si abbatte su tutti noi e considero la gran­de fatica dei santi e i loro gemiti davanti a Dio perché essi vedono tutta la fatica del Creatore e tutti i piani malvagi del demonio e dei suoi servi che meditano sempre il male per la nostra perdi­zione. I demoni riceveranno la loro eredità all’in­ferno e per questo vogliono la nostra perdizione perché così aumenta il numero dei dannati.

Diletti nel Signore, a voi «parlo come a perso­ne intelligenti» perché conosciate tutto il di­segno della salvezza che il nostro Creatore ha disposto per noi e che ci è stato rivelato median­te la predicazione pubblica e nascosta. Si dice che noi siamo esseri razionali, ma in realtà ab­biamo uno spirito irrazionale. Voi non sapete quali siano le numerose macchinazioni e arti del diavolo; egli ci invidia da quando ha saputo che noi abbiamo cercato di riconoscere la nostra ver­gogna e abbiamo anche cercato il modo di sfug­gire a quelle opere che ci rendono suoi complici. E noi non solo non vogliamo obbedire ai malvagi consigli che i demoni seminano nei nostri cuori, ma molti di noi si beffano delle loro macchina­zioni. I demoni poi sanno che il Creatore ci ha concesso il suo perdono, che Egli rappresenta la loro morte in questo mondo e che per loro eredi­tà ha preparato la Geenna a causa della loro malvagità.

5. Figli, desidero che sappiate che io prego in­cessantemente, giorno e notte, Dio per voi affin­ché egli apra gli occhi del vostro cuore perché ve­diate i molti mali occulti che i demoni giorno do­po giorno seminano in noi in questo nostro tempo. Voglio che Dio vi conceda la sapienza del cuore e lo spirito di discernimento, perché pos­siate offrire i vostri cuori quali vittime pure al Padre con molta purezza, senza macchia. In veri­tà, figli, i demoni a ogni occasione danno prova della loro invidia nei nostri riguardi con i loro cattivi disegni, con le loro occulte persecuzioni, con azioni maliziose, con attività seduttrici, con pensieri blasfemi, e inoltre ogni giorno seminano l’infedeltà nei nostri cuori, sollecitano la nostra ammirazione e il nostro stupore per le loro opere.

Seminano poi, giorno dopo giorno, la soffe­renza in noi, ci avviliscono per fiaccare il nostro vigore, ci insegnano ad essere iracondi l’un l’al­tro, a maledirci a vicenda, a giustificare le nostre azioni, a condannare quelle degli altri e, anche quando siamo soli, ci sollecitano a giudicare il nostro prossimo. Seminano nei nostri cuori il di­sprezzo per mezzo della superbia. Per causa loro noi diventiamo duri di cuore, a vicenda ci di­sprezziamo, nutriamo amarezza gli uni per gli altri, ci scambiamo parole dure, siamo sempre afflitti, accusiamo sempre gli altri e mai noi stes­si. Pensiamo che le nostre sofferenze siano causa­te dal nostro prossimo, e lo giudichiamo dalle apparenze, mentre il ladro ha fissato la sua di­mora in casa nostra. Per le contese e le divisioni che ci sono tra di noi cerchiamo la giustificazio­ne nelle parole per apparire giusti davanti a noi stessi.

I demoni ci spingono a compiere opere supe­riori alle nostre possibilità e poi ci impediscono quelle che potremmo fare e chef ci sarebbero di vantaggio. Perciò ci fanno ridere quando do­vremmo piangere e ci fanno piangere quando do­vremmo ridere; cercano in tutti i modi di allon­tanarci dalla via della purezza e si servono di molti altri inganni per ridurci in loro schiavitù. Ma non è questo il momento per manifestarvi tutto ciò che riguarda i demoni.

Quando i nostri cuori sono pieni di tutti que­sti pensieri che costituiscono il nostro alimento, allora Dio, dopo aver sopportato a lungo la no­stra malvagità, ha pietà di noi e viene a visitarci per convertirci e farci abbandonare questo nostro grave corpo. Allora il male che abbiamo commesso si manifesterà nel nostro corpo perché esso sia tormentato con disprezzo e poi noi di nuovo rivestiremo questo corpo per la bontà di Dio e così la nostra condizione sarà peggiore della prima (Lc 11,26). Non cessate, dunque, di invocare la bontà del Padre perché il suo aiuto ci accompagni e vi insegni quali cose siano migliori per voi.

6. Figli miei, in verità vi dico che questo cor­po nel quale abitiamo è per noi perdizione, è ca­sa dove domina la guerra. Io vi dico che gli spiri­ti maligni come riempiono l’aria così alberghe­ranno nell’anima di chi si sarà compiaciuto della propria volontà, si sarà sottomesso ai suoi pen­sieri, accoglierà ciò che viene seminato nel suo cuore e ne godrà, e qui riporrà la speranza del suo cuore come se si trattasse di un grande mi­stero e se ne servirà per giustificare le sue azioni. La sua anima gli consiglierà il male e mediante il corpo custodirà i mali segreti che tiene celati in se stesso. Su un uomo simile, grande è il pote­re dei demoni, perché egli non ha voluto disono­rarli davanti a tutti.

Non conoscete le loro molteplici macchina­zioni? Se le conosceremo, potremo evitare i de­moni. Anche se vai in cerca, non troverai il loro peccato, né la loro iniquità è materialmente tan­gibile perché essi non hanno un corpo visibile. Siamo invece noi che offriamo loro i nostri corpi; la nostra anima accoglie la loro malvagità e l’a­nima, accogliendo i demoni, li introduce nei no­stri corpi. Perciò, figli, non concediamo loro spa­zio, altrimenti provocheranno l’ira di Dio contro di noi e i demoni prenderanno dimora nelle no­stre case e ci scherniranno. Infatti essi sanno che la nostra perdizione viene dal prossimo e dal prossimo ci viene la vita. Chi mai ha visto Dio? Chi gioirà con lui e lo terrà accanto a sé perché non fugga via da lui, ma lo assista nella sua dolo­rosa condizione? Chi mai ha visto il diavolo farci guerra, impedirci di compiere il bene, aggredir­ci, assumere un corpo materiale perché lo temia­mo e fuggiamo da lui? I demoni agiscono segre­tamente, siamo noi che li manifestiamo attraver­so le loro opere.

7. Tutti quei demoni hanno un’identica so­stanza. Quando si separarono da Dio, si formò di loro una grande varietà per la diversità del loro comportamento. Per questa ragione hanno nomi diversi a seconda della loro attività. Alcuni sono stati chiamati arcangeli, altri troni, dominazio­ni, principati, potestà, cherubini. Hanno avuto questi nomi perché hanno obbedito alla volontà del loro Creatore. Per quanto riguarda gli altri, per il loro malvagio comportamento, sono stati chiamati, e non poteva essere diversamente, ca­lunniatore, Satana; altri furono chiamati demo­ni, spiriti malvagi e impuri, spiriti seduttori, principi di questo mondo. Di loro vi sono molte altre specie.

Alcuni uomini, nonostante il peso del corpo nel quale abitiamo, hanno fatto loro resistenza. Di questi alcuni hanno ricevuto il nome di pa­triarchi, altri di profeti, re, sacerdoti, giudici, apostoli e molti altri sono stati eletti per le loro rette azioni. Tutti questi nomi furono dati a uo­mini come a donne, a seconda delle loro azioni, perché tutti hanno una stessa origine. Perciò chi pecca contro il suo prossimo, pecca contro se stesso; chi fa del male al prossimo, fa del male a se stesso; e così chi fa del bene al prossimo, fa del bene a se stesso. In verità, chi può fare del male a Dio? Chi è in grado di nuocergli o di offrirgli ri­poso? Chi potrebbe servirlo oppure benedirlo co­me se gli fosse necessaria la sua benedizione? Chi può tributargli l’onore che gli è dovuto? Chi può glorificarlo secondo la sua grandezza?

Per questo, finché siamo rivestiti del peso di questo corpo, destiamo Dio in noi stessi esortan­doci reciprocamente e consegnandoci alla morte per la salvezza delle nostre anime e per amore l’uno dell’altro; in tal modo manifesteremo quel­la misericordia che è stata usata per noi. Chi co­nosce se stesso, conosce tutti; perciò è scritto: «Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza» (Sap 1,14). Queste parole della Scrittura ci istruiscono sulla natura spirituale racchiusa in questo corpo cor­ruttibile. E questa natura spirituale, che non fa parte del corpo fin dall’inizio, un giorno gli verrà tolta. Chi sa di amare se stesso, ama tutti.

8. Miei cari figli, vi prego di non considerare fatica, né di avere a noia l’amore reciproco. Pren­dete questo corpo di cui siete rivestiti e fatene un altare; su quest’altare collocate tutti i vostri pen­sieri e davanti a Dio abbandonate ogni malvagio proposito: «Alzate le mani verso il tempio» (Sal 133,2) di Dio, vale a dire innalzate il vostro spirito e im­plorate da Dio il suo grande fuoco invisibile per­ché scenda dal cielo su di voi e distrugga l’altare e quanto sopra vi è posto; e tutti i profeti di Baal, i vostri nemici e le loro opere inique, abbiano timore e fuggano davanti a voi come davanti al profeta Elia (1Re 18,38 40). Allora vedrete sul mare come delle orme di uomo che vi porteranno una piog­gia spirituale, la consolazione dello Spirito Pa­raclito.

Miei cari figli nel Signore, stirpe d’Israele, non occorre proclamare la beatitudine o menzio­nare i nomi del vostro essere corporeo perché questo è destinato alla morte. Voi ben sapete l’a­more che nutro per voi: non è un amore carnale, ma spirituale, opera di Dio. Perciò sono sicuro che la vostra grande beatitudine consiste nel fat­to che avete cercato sia di conoscere la vostra miseria che di rinsaldare la vostra natura invisi­bile che non è destinata a morire col corpo. Per­ciò credo che vi sia stata concessa la beatitudine in questa vita. Vi sia ben chiaro questo: non cre­diate che l’intraprendere l’opera di Dio e il pro­gredire in essa sia opera vostra, ma dipende da una certa potenza che sempre vi soccorre.

Cercate sempre di offrire voi stessi come vitti­me a Dio (Rm 12,1) e accogliete con amore la potenza che vi aiuta. Consolerete così Gesù nel suo ritorno, tutta l’assemblea dei santi e anche me, povero uomo che sono rivestito di questo corpo fatto di fango e di tenebra. Vi dico queste cose per con­fortarvi e vi prego perché noi tutti siamo stati creati da un’unica natura invisibile che ha un principio, ma non una fine. Quelli che conoscono se stessi, sanno che la natura che ci unisce è im­mortale.

9. Voglio che sappiate che il nostro Signore Gesù Cristo è il vero intelletto del Padre. Da lui sono state create tutte le nostre nature spirituali a immagine della sua immagine, perché egli è il capo di tutto il creato e del corpo che è la chie­sa (Col 1,18). Perciò noi tutti siamo membra, gli uni degli altri «corpo di Cristo» (1Cor 12,27), e «la testa non può dire ai piedi: non ho bisogno di voi» (1Cor 12,11) e «se un mem­bro soffre, tutte le membra soffrono insieme» (1Cor 12,26). E così se un membro si rende estraneo al corpo e non comunica con la testa, ma si compiace delle passioni del corpo, riceve una ferita incurabile e ha dimostrato quale è il suo principio e quale la sua fine.

Perciò il Padre della creazione ebbe pietà per questa nostra ferita che non poteva essere sanata da nessuna creatura, ma soltanto dalla bontà dello stesso Padre. Ci mandò allora il suo Figlio unigenito che ha assunto «la condizione di ser­vo» (Fil 2,7) per la nostra schiavitù e ha consegnato se stesso per i nostri peccati. Le nostre iniquità lo hanno umiliato, ma «per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is 53,5). Ci ha radunati da tutte le nazioni per far risorgere dalla terra i nostri cuori e per insegnarci che noi tutti abbiamo un’unica natura e siamo membra gli uni degli altri. Perciò dob­biamo amarci a vicenda perché chi ama il suo prossimo, ama Dio e chi ama Dio, ama la propria anima.

10. Vi sia ben chiaro, miei cari figli nel Si­gnore, santa stirpe d’Israele, che voi vi preparate ad andare verso il Signore e ad offrire voi stessi come vittime a Dio in tutta purezza, quella pu­rezza che nessuno può ereditare senza già posse­derla. Non sapete forse, miei cari, che i nemici della virtù meditano il male contro la verità? Perciò siate vigili, non concedete sonno ai vostri occhi, né riposo alle vostre palpebre (Sal 131,4), invocate il vostro Creatore giorno e notte perché dall’alto vi soccorra e preservi in Cristo i vostri cuori e i vostri pensieri.

Noi, o figli, abitiamo nella gasa del ladro e siamo legati dai ceppi della morte. In noi c’è ne­gligenza, bassezza, estraneità al bene e tutto questo non solo ci danneggia, ma è causa di sof­ferenza per tutti gli angeli e i santi di Cristo per­ché per noi sono afflitti. Questa nostra deplore­vole condizione, figli cari, rattrista tutti i santi; invece la nostra salvezza e la nostra glorificazio­ne li rende gioiosi. Sappiate ancora che la bontà del Padre, fin dal suo inizio a tutt’oggi, non cessa di farci del bene, perché sfuggiamo alla morte che abbiamo meritato. Siccome siamo stati crea­ti liberi, i demoni continuamente ci cercano. Ecco perché sta scritto: «L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva» (Sal 33,8).

11. Ora voglio, figli, che sappiate che da quando Dio si è mosso in nostro soccorso fino ad oggi, tutti quelli che si sono allontanati dal bene e hanno compiuto le opere malvagie dei demoni sono considerati figli degli stessi demoni. Lo san­no coloro che appartengono al loro numero e per questo hanno tentato di far sì che ciascuno di noi segua la propria volontà. Sanno che il diavolo è precipitato dal cielo a causa della superbia e per questa ragione aggrediscono soprattutto coloro che hanno raggiunto un notevole grado di santi­tà perché essi si servono del nostro orgoglio e della nostra vanagloria. Sanno che in questo mo­do ci hanno allontanati da Dio, sanno che chi ama il prossimo ama Dio, e così i nemici della virtù piantano la loro fonte di divisione nei no­stri cuori perché fra di noi ci sia un’inimicizia ta­le da non consentirci di parlare, neppure a di­stanza, col nostro prossimo.

Voglio, o figli, che sappiate che ci sono stati molti altri che nella loro vita hanno sostenuto grandi fatiche, ma, perché privi di discernimen­to, sono periti. In verità, figli, non credo che ci si debba stupire se per negligenza e per mancanza di discernimento, voi cadrete al livello del diavo­lo per aver pensato di essere vicini a Dio e in at­tesa della luce finirete avvolti dalle tenebre. Per­ciò Gesù ha voluto che voi vi cingiate di un pan­no e laviate i piedi ai più piccoli di voi (Gv 13,4 5). Egli stesso ci ha dato l’esempio per insegnarci a non dimenticare la nostra origine. La superbia infatti ha segnato l’inizio della nostra caduta; la super­bia è apparsa per prima. Disponetevi, dunque, alla più grande umiltà con tutto il vostro cuore, con tutta la vostra mente, con tutta la vostra ani­ma, con tutto il vostro corpo: solo così ereditere­te il regno di Dio.

12. In verità, figli miei nel Signore, io prego giorno e notte il mio Creatore dal quale ho rice­vuto lo Spirito di aprire gli occhi del vostro cuo­re perché conosciate l’amore che nutro per voi e di aprire le orecchie del vostro cuore perché pos­siate intendere la vostra miseria. Chi comprende il suo disonore, cerca subito la grazia alla quale è chiamato, chi comprende la sua condizione mor­tale, comprende pure la vita eterna. Figli miei, vi «parlo come a persone intelligenti» (1Cor 10,15). In verità temo che lungo la strada siate colpiti dalla fame proprio in un luogo in cui dovreste essere ben forniti. Avrei voluto vedervi di persona, faccia a faccia, ma aspetto il tempo in cui ci potremo ve­dere l’un l’altro, quando non ci saranno più «né lutto, né lamento, né affanno» (Ap 21,4), quando «felicità perenne splenderà sul capo» (Is 35,10) di tutti. Avrei vo­luto dirvi ancora altre cose, ma «Da’ consigli al saggio e diventerà ancora più saggio» (Pro 9,9). Vi salu­to tutti, figli dilettissimi, uno per uno.

(Autore: Sant'Antonio Abate)

L'imitazione di Cristo: NELLA SOPPORTAZIONE DELLE OFFESE STA LA PERFEZIONE DELLA PAZIENZA

PAROLE DEL SIGNORE
Che è quello che vai dicendo, figlio? Cessa di lagnarti, meditando sulle mie sofferenze e su quelle di tanti Santi. "Tu non hai ancora sofferto fino a spargere il sangue" (Eb 12,4). E’ poco quello che patisci, in confronto con coloro che tanto hanno patito, che sono stati gravemente tentati, in mille modi provati ed angariati. Per poter sopportare più pazientemente le tue sofferenze, così piccole, occorre, quindi, che tu ritorni con il pensiero a quelle degli altri, più penose. E se a te non sembrano piccole, guarda anche che questo non sia frutto della tua incapacità di sopportazione. Ad ogni modo, piccole o grandi che siano, cerca di sopportarle tutte pazientemente. Quanto meglio ti disponi a patire, tanto più agisci da saggio e tanto maggior merito guadagni; porterai, anche più lievemente, il peso della sofferenza, quando ti sia energicamente addestrato ad essa nello spirito e con l'abitudine. E non dire: non riesco a sopportare questo da parte del tale; né devo subire ingiurie siffatte; egli m'ha fatto un grave torto e mi rimprovera di quello che non ho mai pensato; potrei invece, sopportare volentieri affronti da parte di qualche altro, e nel modo che avrò ritenuto giusto doverli sopportare.

Un simile ragionamento è sciocco: invece di tener conto della virtù della pazienza o di Colui, dal quale un giorno sarà premiata, valuta piuttosto le persone e le offese subite. Non ha vera pazienza chi vuole patire soltanto quanto gli pare e da chi gli garba. Ha, invece, vera pazienza chi non bada da quale persona venga messo alla prova: se da un Superiore, da uno pari oppure da uno inferiore; se da una persona buona e santa oppure da un malvagio ed indegno. Ha vera pazienza chi, senza riguardo agli uomini, da qualunque creatura gli venga qualche contrarietà, per quanto grave sia e per quante volte succeda, tutto accetta con animo grato dalle mani di Dio e lo ritiene un grande acquisto. La ragione è che non c’è pena, per piccola che sia, ma sofferta per amore di Dio, che potrà passare senza merito presso di Lui.

Sii, pertanto, preparato alla battaglia, se vuoi conseguire la vittoria. Senza lotta non puoi raggiungere la corona per la tua sofferenza. Se non vuoi soffrire, tu rifiuti di essere un giorno coronato. Se, invece, desideri la corona, lotta con coraggio e sopporta con pazienza. Non si giunge al riposo senza fatica né si giunge alla vittorià senza battaglia.

PAROLE DEL DISCEPOLO
Rendimi possibile, o Signore, con la tua Grazia, ciò che a me sembra impossibile per la mia natura. Tu sai quanto poco io sia capace di soffrire; Tu sai che al sorgere d'una difficoltà, anche lieve, m'abbatto subito. Oh, mi diventi caro e desiderabile, a gloria del tuo nome, qualsiasi genere di tribolazione, poiché il patire e l'essere perseguitato per Te sono molto salutari per l'anima mia.