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Mercoledi, 24 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi )

Santa Teresina di Lisieux:Quant'è grande la nostra anima! Eleviamoci al di sopra di ciò che passa, teniamoci a distanza dalla terra. Più in alto l'aria è pura. Gesù si nasconde, ma si sa che non è lontano.

LETTURE A CASO

Lc 9,1-62

1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie. 2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. 3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. 4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. 5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi". 6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.

7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti", 8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti". 9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.

10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida. 11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure. 12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta". 13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente". 14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta". 15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. 16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?". 19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto". 20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio". 21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.

22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".

23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.

24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. 25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?

26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.

27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". 36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro. 38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho. 39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito. 40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". 41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio". 42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre. 43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.

Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: 44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini". 45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.

46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande. 47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: 48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".

49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci". 50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme 52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". 55Ma Gesù si voltò e li rimproverò. 56E si avviarono verso un altro villaggio.

57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada". 58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". 59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre". 60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio". 61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa". 62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 10, 26-33 Gesù dice: “Non abbiate paura”

1 Tm 2,1-15

1Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, 2per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità. 3Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, 4il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. 5Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, 6che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l'ha data nei tempi stabiliti, 7e di essa io sono stato fatto banditore e apostolo - dico la verità, non mentisco -, maestro dei pagani nella fede e nella verità.

8Voglio dunque che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese.

9Alla stessa maniera facciano le donne, con abiti decenti, adornandosi di pudore e riservatezza, non di trecce e ornamenti d'oro, di perle o di vesti sontuose, 10ma di opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà.

11La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. 12Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. 13Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; 14e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. 15Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia.


La Città di Dio: Libro II - Immoralità del politeismo: ...quindi infondate le accuse dei pagani.

21. 4. Cicerone confessava questo stato di cose molto tempo dopo la morte dell'Africano che nei suoi libri ha fatto disputare sulla società, ma prima ancora della venuta di Cristo. Se questi mali fossero noti al pubblico e dichiarati esplicitamente quando la religione cristiana era conosciuta e vigorosa, chi non avrebbe ritenuto di doverli imputare ai cristiani? Perché i loro dèi non si preoccuparono che non andasse del tutto in rovina la società civile che Cicerone, molto tempo prima che Cristo venisse, lamenta con tanta tristezza ormai perduta? Si informino i panegiristi della società romana in quale condizione era anche con quegli antichi uomini e costumi, se cioè in essa era in vigore la vera giustizia ovvero se neanche allora era viva nei costumi ma dipinta con colori. L'ha detto inconsapevolmente lo stesso Cicerone nel lodarla. Ma altrove, se Dio vorrà, esamineremo questo argomento. Cicerone ha presentato brevemente con le parole di Scipione che cos'è la società civile e che cos'è il popolo aggiungendo molte opinioni sue e di coloro che ha fatto parlare in quel dialogo. Ed io mi sforzerò a suo tempo di dimostrare in base alla definizione dello stesso Cicerone che quella non fu mai una società civile perché non si ebbe mai in essa la vera giustizia. In base a definizioni abbastanza probabili fu per certi suoi aspetti una società civile e fu meglio amministrata dagli antichi che da quelli che seguirono. Ma la vera giustizia si ebbe soltanto nella società, di cui Cristo è fondatore e sovrano, se è ammesso di considerare anche essa uno Stato pubblico, perché non si può negare che è uno Stato del popolo. Se poi questo nome, che si usa diversamente nei vari luoghi, è forse meno adatto al nostro modo di parlare, v'è certamente giustizia in quella città, di cui la sacra Scrittura dice: Azioni gloriose sono state narrate di te, o città di Dio.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: RICONOSCERE LA PROPRIA DEBOLEZZA E LA MISERIA DELLA VITA PRESENTE

PAROLE DEL DISCEPOLO
Confesserò contro di me il mio peccato" (Sal 31,5); a Te, o Signore, confesserò la mia debolezza. Ciò che mi deprime e rattrista è spesso cosa da nulla. Mi propongo di comportarmi da forte, in avvenire; ma quando sopraggiunge una piccola tentazione, la mia angustia si fa grande. Talvolta, una cosa assolutamente da nulla mi scatena contro una tentazione grave. E mentre mi ritengo un tantino sicuro, non avvertendo il pericolo, ecco che mi trovo talvolta quasi sopraffatto da un lieve soffio d'aria."Vedi, dunque, o Signore, la mia miseria" (Sal 24,18) e la mia fragilità che Ti si rivela in ogni occasione. Abbi pietà di me "e salvami dal fango, cosicché io non vi affondi" (Sal 68,15) né vi resti immerso per sempre.

Ciò che spesso mi risospinge indietro e mi confonde davanti a Te, è questa mia grande facilità a cadere e questa mia grande debolezza nel resistere alle tentazioni. Ed anche se non cedo del tutto, pure la loro insistenza già mi riesce molesta e gravosa, e m'affligge molto vivere quotidianamente così, in questa lotta. La mia debolezza mi si rivela palese da questo, che le fantasie, che dovrei avere sempre in orrore, sono molto più pronte ad irrompere su di me, che non a partirsene. Almeno Tu, o potentissimo Dio d'Israele, difesa delle anime che hanno fede in Te, guarda alla fatica e all'afflizione del tuo servo ed assistilo in ogni impresa cui s'accinge! Rinfrancami con la tua celeste fortezza, perché non prenda in me il sopravvento l'uomo vecchio, cioè la misera carne non ancora del tutto dominata dallo spirito; contro di essa bisognerà sempre lottare, finché c'è fiato in questa infelicissima vita. Ahimè, che vita è questa, dove non vengono a mancare tribolazioni e miserie; dove tutto è pieno d'insidie e nemici! Una tribolazione od una tentazione passa e ne viene un'altra; anzi, mentre dura ancora la lotta con la precedente, ne sopraggiungono altre più numerose ed impensate.

E come si può amare una vita che serba così grandi amarezze, che è soggetta a tante disgrazie e miserie? Come, anzi, si può chiamare vita, se genera tante morti e sciagure? Oppure la si ama, e molti cercano in essa la propria gioia. Il mondo è spesso accusato d'essere ingannevole e vano; e tuttavia, non lo si abbandona facilmente, perché siamo troppo dominati dagli appetiti della carne. Alcune cose, però, ci inducono ad amare il mondo, altre ci inducono a condannarlo. "La concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita" (1 Gv 2,16) trascinano ad amare il mondo, mentre le pene e le sofferenze, che giustamente ne conseguono, generano in noi odio e disgusto del mondo.

Ma - doloroso a dirsi - i piaceri peccaminosi hanno il sopravvento nell'anima dedita al mondo, la quale stima delizia lo stare tra le spine, perché non ha conosciuto né gustato mai la soavità di Dio né l'intimo godimento della virtù. Coloro, invece, che hanno un totale disprezzo del mondo e cercano di vivere per Dio nella santità della disciplina, non ignorano le divine dolcezze, promesse a chi sa veramente rinunciare al mondo; e vedono più chiaramente quanto gravi siano gli errori del mondo ed in quanto diversi modi esso s'inganni.