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Sabato, 30 marzo 2024 - Misteri gaudiosi - San Leonardo Murialdo ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:Dice la Storia naturale che l'ape genera senza amplesso. L'ape di buona razza è piccola, rotonda, solida e compatta. L'ape è la più linda tra tutti i volatili: il cattivo odore la disturba, quello buono l'attrae. Così la Vergine Maria generò il Figlio di Dio senza carnale congiungimento, perché lo Spirito Santo scese su di lei e la potenza dell'Altissimo stese su di lei la sua ombra (Lc 1,35). Questa buona ape fu piccola per l'umiltà, rotonda, cioè perfetta, per la contemplazione della gloria celeste, solida per la carità - colei che per nove mesi portò in grembo l'Amore non poteva essere senza amore -, compatta per la povertà, più pura di tutti per la verginità. Perciò il fetido odore della lussuria - neanche a dirlo - le fa ribrezzo, mentre la delizia il soave profumo della purezza e della castità.

LETTURE A CASO

Gv 2,1-25

1Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". 4E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora". 5La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà".

6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono. 9E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo 10e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono". 11Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

12Dopo questo fatto, discese a Cafàrnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. 15Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato". 17I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. 18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?". 19Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". 20Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?". 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. 24Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti 25e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 24, 37-44: Vegliate, per essere pronti al suo arrivo.

Gal 1,1-23

1Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, 2e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia. 3Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, 4che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro, 5al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

6Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. 7In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. 8Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! 9L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! 10Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!

11Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo; 12infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. 13Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, 14superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. 15Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque 16di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, 17senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.

18In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; 19degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. 20In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco. 21Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. 22Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; 23soltanto avevano sentito dire: "Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere". 24E glorificavano Dio a causa mia.


Papia di Gerapoli: II frammento:Frammento in Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiastica, III, 39, 1-16. La questione del presbitero Giovanni

1. Di Papia ci sono tramandati cinque libri intitolati: Cinque libri di spiegazione dei detti del Signore. Ne fa menzione anche Ireneo, come dell’unica opera scritta da lui, dicendo a un dipresso così: Queste cose anche ecc. (cfr. IRENEO, V, 33, 4; vedi framm. I, 4).

2. Così [dice] Ireneo. Però lo stesso Papia, nel proemio dei suoi discorsi, rivela di non esser stato affatto uditore e spettatore dei santi Apostoli; ma insegna d’avere appreso le cose che riguardano la fede dai loro familiari. Ecco come egli si esprime:

3. "Non esiterò ad aggiungere alle [mie] spiegazioni ciò che un giorno appresi bene dai presbiteri e che ricordo bene, per confermare la verità di queste [mie spiegazioni]. Poiché io non mi dilettavo, come fanno i più, di coloro che dicono molte cose, ma di coloro che insegnano cose vere; non di quelli che riferiscono precetti di altri, ma di quelli che insegnano i precetti dati dal Signore alla [nostra] fede e sgorgati dalla stessa verità.

4. Che se in qualche luogo m’imbattevo in qualcuno che avesse convissuto con i presbiteri, io cercavo di conoscere i discorsi dei presbiteri: che cosa disse Andrea o che cosa Pietro o che cosa Filippo o che cosa Tommaso o Giacomo o che cosa Giovanni o Matteo o alcun altro dei discepoli del Signore; e ciò che dicono Aristione ed il presbitero Giovanni , discepoli del Signore.

Poiché io ero persuaso che ciò che potevo ricavare dai libri non mi avrebbe giovato tanto, quanto quello che udivo dalla viva voce ancora superstite .

5. E qui conviene osservare che Papia pone due volte il nome di Giovanni: il primo [Giovanni] lo annovera con Pietro, Giacomo e Matteo e gli altri Apostoli, ed è evidente che vuole indicare l’Evangelista. Egli poi distingue nella sua esposizione, e colloca il secondo Giovanni tra gli altri che sono fuori del numero degli Apostoli , anteponendo a lui Aristione;

6. e lo chiama espressamente presbitero. Resterebbe quindi confermata l’asserzione di coloro che sostengono che in Asia ci furono due personaggi che portavano questo stesso nome e che in Efeso vi sono due tombe chiamate ambedue ancora oggi di Giovanni. Bisogna fare attenzione a costoro: perché se si esclude il primo, è verosimile che il secondo abbia avuto la rivelazione (Apocalisse), che ci fu tramandata sotto il nome di Giovanni.

7. Questo Papia, di cui parliamo, confessa di avere ricevuto i detti degli Apostoli da coloro che li avvicinarono e di essere invece stato uditore diretto di Aristione e del presbitero Giovanni. Egli ricorda sovente i loro nomi e nei suoi scritti riferisce ciò che essi hanno tramandato. Anche questo possa non essere stato detto inutilmente.

8. Alle testimonianze di Papia, riferite sopra, mette conto che ora se ne aggiungano altre, nelle quali egli narra alcuni fatti prodigiosi e fornisce altre notizie, pervenute a lui dalla tradizione. q. Abbiamo già detto sopra che l’apostolo Filippo aveva dimorato a Gerapoli con le sue figlie. Bisogna ora che io riferisca una storia meravigliosa che Papia, che viveva in quei tempi, dice d’avere appreso dalle figlie di Filippo. Egli parla infatti della risurrezione di un morto, avvenuta ai suoi tempi, e poi ancora di un altro miracolo accaduto a Giusto, soprannominato Barsaba, il quale bevette un veleno mortifero, e, per la grazia del Signore, non ne ebbe danno.

10. Questo Giusto è colui che, dopo l’ascensione del Signore, i santi Apostoli avevano proposto insieme a Mattia ed avevano poi fatta orazione affinché la sorte designasse quale dei due avrebbe dovuto completare il loro numero, invece di Giuda il traditore. Il libro degli Atti narra così il fatto: "E proposero due, Giuseppe, chiamato Barsaba e soprannominato il Giusto, e Mattia; e pregarono dicendo…"

11. Il medesimo Papia ci fornisce altre notizie pervenute a lui dalla tradizione non scritta, alcune strane parabole e alcuni insegnamenti del Salvatore, e altre cose piuttosto favolose.

12. Tra le quali egli dice anche che, dopo la risurrezione dei morti, vi sarà un periodo di mille anni, nel quale si stabilirà su questa terra il regno materiale di Cristo. Io credo che queste sue concezioni derivino dall’avere frainteso le narrazioni degli Apostoli, non avendo egli capito che gli Apostoli si esprimevano con un linguaggio simbolico per mezzo di figure.

13. Egli infatti appare uomo d’ingegno molto limitato, come si può arguire dai suoi scritti. Tuttavia la sua opinione fu adottata da molti scrittori ecclesiastici venuti dopo di lui, che s’appoggiano alla sua antichità, come Ireneo e qualcun altro che mostrò d’avere le sue stesse idee . 14. Nella sua opera egli ci riferisce anche altre spiegazioni del sopra ricordato Aristione sui discorsi del Signore e tradizioni del presbitero Giovanni, alle quali noi rimandiamo i lettori desiderosi d’imparare. Ora è necessario che noi, alle testimonianze sopracitate, facciamo seguire la tradizione che egli riferisce intorno a Marco, autore del Vangelo. Ecco le sue parole:

15. "Anche questo diceva il presbitero: Marco, interprete di Pietro, scrisse con esattezza, ma senza ordine, tutto ciò che egli ricordava delle parole e delle azioni di Cristo; poiché egli non aveva udito il Signore, né aveva vissuto con Lui, ma, più tardi, come dicevo, era stato compagno di Pietro. E Pietro impartiva i suoi insegnamenti secondo l’opportunità, senza l’intenzione di fare un’esposizione ordinata dei detti del Signore. Cosicché non ebbe nessuna colpa Marco, scrivendo alcune cose così come gli venivano a mente, preoccupato solo d’una cosa, di non tralasciare nulla di quanto aveva udito e di non dire alcuna menzogna a riguardo di ciò". Questo fu raccontato da Papia intorno a Marco.

16. Di Matteo poi disse questo:

"Matteo scrisse i detti [del Signore] in lingua ebraica; e ciascuno poi li interpretava come poteva". Papia si serve di testimonianze ricavate dalla prima lettera di Giovanni e dalla prima di Pietro. Ed espone anche un altro racconto, di una donna accusata presso il Signore di molti peccati , racconto contenuto nel Vangelo degli Ebrei. Anche queste notizie, che abbiamo aggiunto alle riferite, possano non essere senza utilità.

(Autore: Papia di Gerapoli)

L'imitazione di Cristo: NEL SACRAMENTO L'ANIMA DEVOTA DEVE TENDERE CON TUTTA SE STESSA ALL'UNIONE CON CRISTO

PAROLE DEL DISCEPOLO
Chi mi darà, o Signore, ch'io possa trovare Te Solo, aprirTi tutto il mio cuore e godere di Te, come desidera l'anima mia, sicché, ormai, nessuno mi disprezzi né alcuna creatura mi possa scuotere o sfiorare con il suo sguardo, ma Tu solo parli a me ed io a Te, come chi ama suole discorrere con l'amato, e l'amico suole sedere a banchetto con l'amico? Questo io chiedo, questo io desidero: unirmi tutto a Te, distaccare il mio cuore da tutte le cose create ed imparare a gustare di più le cose celesti ed eterne per mezzo della Santa Comunione e della frequente celebrazione della Messa.

Ah! Signore Dio, quando sarò tutto unito ed assorbito in Te, totalmente dimentico di me? Tu in me ed io in Te! Così, concedi che possiamo rimanere uniti in un solo Spirito! Veramente Tu sei "il mio Amato, riconoscibile fra mille e mille" (Ct 5,10), con il quale all'anima mia piacque abitare tutti i giorni della sua vita.

Veramente Tu sei Colui che mi porta la pace; Colui, nel quale è la pace suprema, il riposo vero; Colui, fuori del quale non ci sono che fatica, dolore e miseria infinita. " Veramente Tu sei un Dio misterioso" (Is 45,15) e non tratti con gli empi; ma la tua conversazione è con gli umili e con i semplici. "Oh, quant 'è soave il tuo Spirito, o Signore!" (Sap 12,1). Per dare una dimostrazione della tua dolcezza verso i tuoi figli, Ti degni di ristorarli con il soavissimo Pane che scende dal Cielo. "Non c'è davvero altra nazione così grande, che abbia la Divinità tanto vicina a sé quanto Tu, o Dio nostro" (Dt 4,7), che sei presente a tutti i tuoi fedeli, ai quali Tu doni Te stesso in cibo e salutare possesso, come quotidiano conforto e come mezzo d'elevazione del cuore al Cielo.

Quale altra gente, infatti, è tanto gloriosa, quanto il popolo cristiano? O quale creatura sotto il cielo può dirsi da Te amata così, come l'anima devota, nella quale entra Dio per nutrirla con il suo Corpo glorioso? O grazia ineffabile, degnazione ammirabile, amore incommensurabile prodigato all'uomo in modo così singolare! Ma che cosa renderò al Signore in cambio di codesta grazia, d'un amore tanto eccelso? Non c'è altra offerta ch'io possa fare più gradita di quella di donare tutto il mio cuore al mio Dio e d'unirmi intimamente con Lui.

Allora, trasalirò di giubilo nel profondo, quando l'anima mia sarà compiutamente unita a Dio. Allora, Egli mi dirà: Se tu vuoi essere con Me, anch'Io voglio essere con te. Ed io Gli risponderò: Degnati, Signore, di rimanere con me, perché io desidero ardentemente essere con Te.Questo è tutto il mio desiderio, che il cuore mio resti unito a Te.