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Venerdi, 19 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Leone IX Papa ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Un solo grammo di umiltà vale frutta più che mille chili di onori.

LETTURE A CASO

Gv 11,1-57

1Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. 2Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, il tuo amico è malato".

4All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato". 5Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. 6Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi, disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!". 8I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?". 9Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce". 11Così parlò e poi soggiunse loro: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo". 12Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se s'è addormentato, guarirà". 13Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!". 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".

17Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. 20Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà". 23Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà". 24Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno". 25Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?". 27Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo".

28Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama". 29Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: "Va al sepolcro per piangere là". 32Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". 33Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: 34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!". 37Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?".

38Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. 39Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni". 40Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?". 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. 42Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato". 43E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". 44Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. 47Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione". 49Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla 50e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera". 51Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione 52e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

54Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.

55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: "Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?". 57Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché essi potessero prenderlo.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 21, 28-32: Pentitosi, andò. I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.

1 Tm 3,1-16

1È degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro. 2Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, 3non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. 4Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, 5perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? 6Inoltre non sia un neofita, perché non gli accada di montare in superbia e di cadere nella stessa condanna del diavolo. 7È necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del diavolo.

8Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto, 9e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. 10Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. 11Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto. 12I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie. 13Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù.

14Ti scrivo tutto questo, nella speranza di venire presto da te; 15ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità. 16Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà:

Egli si manifestò nella carne,
fu giustificato nello Spirito,
apparve agli angeli,
fu annunziato ai pagani,
fu creduto nel mondo,
fu assunto nella gloria.


La Città di Dio: Libro IV - Imperialismo romano e politeismo: La dea che opera pace e serenità.

16. Mi meraviglio assai di un fatto. Hanno destinato singoli dèi a cose particolari e perfino a particolari movimenti. Così hanno chiamato Agenoria la dea che muoveva ad agire, Stimola la dea che stimolava fuor di misura ad agire, Murcia la dea che non muoveva al di là della misura e rendeva l'uomo murcido, come dice Pomponio, cioè troppo indolente e inattivo, Strenia la dea che rendeva l'uomo strenuo. E intrapresero a celebrare pubblici festeggiamenti di tutti questi dèi e dee, ma non vollero festeggiare pubblicamente la dea che chiamarono "Quiete", perché doveva render quieto l'uomo, sebbene avesse un tempietto fuori Porta Collina. Fu indizio di un animo inquieto o piuttosto si volle segnalare che chi continuava ad adorare quella schiera non di dèi ma di demoni non poteva raggiungere la quiete? Ad essa ci invita il vero medico con le parole: Imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete quiete per la vostra anima.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: SI DEVE NASCONDERE LA GRAZIA SOTTO LA CUSTODIA DELL'UMILTÀ

PAROLE DEL SIGNORE
O figlio, per te è più utile e più sicuro tenere nascosta la grazia della devozione; non insuperbirtene né parlarne molto né farne gran conto; ma piuttosto, disprezzare te stesso e temere che possa essere stata concessa ad uno indegno. Non ci si deve attaccare con troppa tenacia a questo slancio di devozione, che ben presto potrebbe tramutarsi in un sentimento contrario. Quando sei nella Grazia, medita quanto di solito sei povero e meschino, allorché ne sei privo. Il progresso nella vita spirituale non consiste tanto nel godere la grazia della consolazione, quanto piuttosto nel saper sopportare con umiltà, con rassegnazione e con pazienza d'esserne privato, cosicché, quando ti trovi in quelle condizioni, non ti lasci raffreddare nel fervore della preghiera né lasci cadere del tutto le altre pratiche di pietà che ti sono abituali.

Ma come meglio potrai e saprai, fa' volonterosamente quello che dipende da te, e non lasciarti andare del tutto a causa dell'aridità o dell'angoscia spirituale che provi. Ci sono, infatti, molti che, quando qualcosa non è andata secondo il loro desiderio, diventano subito impazienti e pigri. Non sempre, però, "l'uomo è padrone della sua vita" (Ger 10,23); spetta soltanto a Dio donare e consolare quando vuole, quanto vuole e chi vuole, nella misura che a Lui piacerà, e non di più. Alcuni indiscreti furono causa della propria rovina, perché non seppero usare prudentemente dalla grazia della devozione; vollero fare più di quello che potevano, non misurando il limite della loro pochezza, ma seguendo più l'impulso del cuore che il giudizio della ragione. E poiché presunsero di fare cose maggiori di quanto a Dio piaceva, perdettero presto anche la Grazia. Divennero poveri e furono abbandonati nell'abiezione essi, che avevano riposto, come aquile, il loro nido nel cielo, cosicché, umiliati e immiseriti, imparassero a non volare con le proprie ali, ma a sperare sotto le mie.

Quelli che sono ancora novizi e poco esperti nelle vie del Signore, possono facilmente ingannarsi e perdersi, se non si lasciano reggere dai consigli di persone prudenti. E se vogliono seguire il loro criterio anziché affidarsi ad altri, ricchi d'esperienza, faranno una triste riuscita, a meno che non vogliano recedere dalla propria idea. Raramente quelli che si ritengono, a proprio giudizio, sapienti, tollerano con umiltà d'essere guidati dagli altri. È meglio avere una cultura limitata ed un'intelligenza modesta, ma con umiltà, che possedere tesori di scienza, ma con vuoto compiacimento di sé. È mèglio per te avere poco che molto, se il molto ti fa insuperbire. Non opera con sufficiente saggezza chi s'abbandona tutto alla gioia, dimentico della sua passata povertà e di quel casto timor di Dio, che fa temere di perdere la grazia ricevuta.

Come pure, non ha sufficiente profumo di virtù chi, nel tempo della contrarietà e di qualsiasi tribolazione, si comporta con troppo scoraggiamento, e nei suoi pensieri e nei suoi sentimenti conserva in Me fiducia meno piena di quella che Mi si deve. Chi in tempo di quiete avrà voluto essere troppo sicuro, al momento della lotta si troverà spesso troppo abbattuto e pauroso. Se, invece, sapessi restare umile e modesto dentro di te e sapessi ben moderare e regolare il tuo spirito, non incapperesti così facilmente nel pericolo e nel peccato. Cosa saggia è che, quando hai ricevuto il fervore spirituale, mediti che cosa ti potrà accadere, se quella luce interiore si dileguasse.

Ma quando così ti accadesse, pensa che quella luce può ritornare di nuovo: quella luce che per un dato tempo ti ho tolta per la tua salvaguardia e per la mia gloria. Questa prova ti torna spesso più utile che se tutto ti riuscisse sempre felicemente, conforme al tuo volere. Infatti i meriti non si devono misurare secondo questo criterio, cioè se uno abbia molte visioni o consolazioni spirituali o se sia molto esperto nelle Sacre Scritture o se sia posto in un grado più alto; Ma piuttosto secondo quest'altro criterio, cioè se uno sia fondato sulla vera umiltà e pieno di carità divina, se cerchi sempre puramente ed integralmente l'onore di Dio, se reputi se stesso un nulla e si disprezzi veramente, e se goda perfino d'essere più disprezzato e più umiliato che onorato.