Santo Rosario on line

Venerdi, 19 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Leone IX Papa ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Le abitudini formate in gioventù, per lo più durano tutta la vita: se sono buone c i conducano alla virtù e ci danno morale certezza di salvarci. Al contrario guai a noi se ne prendiamo delle c attive.

LETTURE A CASO

Mc 13,1-36

1Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!". 2Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta". 3Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4"Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?".

5Gesù si mise a dire loro: "Guardate che nessuno v'inganni! 6Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti. 7E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. 8Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori.

9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro. 10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte. 13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.

14Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti; 15chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; 16chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 17Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! 18Pregate che ciò non accada d'inverno; 19perché quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino al presente, né mai vi sarà. 20Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni. 21Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete; 22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti. 23Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto.

24In quei giorni, dopo quella tribolazione,

il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore
25e gli astri si metteranno a cadere dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

26Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; 29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. 30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

33State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. 34È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. 35Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, 36perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 2,41-52: Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri.

2 Cor 10,1-18

1Ora io stesso, Paolo, vi esorto per la dolcezza e la mansuetudine di Cristo, io davanti a voi così meschino, ma di lontano così animoso con voi; 2vi supplico di far in modo che non avvenga che io debba mostrare, quando sarò tra voi, quell'energia che ritengo di dover adoperare contro alcuni che pensano che noi camminiamo secondo la carne. 3In realtà, noi viviamo nella carne ma non militiamo secondo la carne. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, 4ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, 5distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all'obbedienza al Cristo. 6Perciò siamo pronti a punire qualsiasi disobbedienza, non appena la vostra obbedienza sarà perfetta.

7Guardate le cose bene in faccia: se qualcuno ha in se stesso la persuasione di appartenere a Cristo, si ricordi che se lui è di Cristo lo siamo anche noi. 8In realtà, anche se mi vantassi di più a causa della nostra autorità, che il Signore ci ha dato per vostra edificazione e non per vostra rovina, non avrò proprio da vergognarmene. 9Non sembri che io vi voglia spaventare con le lettere! 10Perché "le lettere - si dice - sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la parola dimessa". 11Questo tale rifletta però che quali noi siamo a parole per lettera, assenti, tali saremo anche con i fatti, di presenza.

12Certo noi non abbiamo l'audacia di uguagliarci o paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sé; ma mentre si misurano su di sé e si paragonano con se stessi, mancano di intelligenza. 13Noi invece non ci vanteremo oltre misura, ma secondo la norma della misura che Dio ci ha assegnato, sì da poter arrivare fino a voi; 14né ci innalziamo in maniera indebita, come se non fossimo arrivati fino a voi, perché fino a voi siamo giunti col vangelo di Cristo. 15né ci vantiamo indebitamente di fatiche altrui, ma abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede, di crescere ancora nella vostra considerazione, secondo la nostra misura, 16per evangelizzare le regioni più lontane della vostra, senza vantarci alla maniera degli altri delle cose già fatte da altri.

17Pertanto chi si vanta, si vanti nel Signore; 18perché non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda.


La Città di Dio: Libro II - Immoralità del politeismo: La depravazione civile mostra che...

22. 1. Ma per quanto attiene al problema in esame, comunque esaltino che fosse o che sia la società romana, secondo i loro più autorevoli scrittori molto prima della venuta di Cristo era divenuta moralmente molto depravata; anzi non esisteva affatto ed era andata in rovina per costumi molto degenerati. Ma affinché non andasse in rovina, i suoi dèi protettori dovevano dare al popolo che li onorava soprattutto comandamenti di vita morale. Da esso erano appunto onorati con tanti templi, tanti sacerdoti e tante forme di sacrifici, con numerosi e vari misteri, con tante solennità festive e con celebrazioni di tanti e grandi spettacoli. Ma i demoni con queste cose fecero soltanto il proprio interesse non preoccupandosi come vivevano, anzi preoccupandosi che vivessero sfrenatamente perché, soggiogati dal terrore, offrissero in loro onore tutte quelle manifestazioni. E se le hanno date, si renda noto, si mostri, si scriva, quali leggi degli dèi date allo Stato trasgredirono i Gracchi per turbare tutti gli istituti con le sedizioni, quali leggi trasgredirono Mario, Cinna e Carbone per giungere anche alle guerre civili, iniziate per motivi ingiusti, condotte con crudeltà e con maggior crudeltà portate a termine, che trasgredì infine lo stesso Silla. Perché ogni uomo anzi deve detestare la sua vita, costumi e azioni narrati da Sallustio e da altri scrittori, ognuno deve ammettere che la società allora era in sfacelo.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: L'UOMO NON SI STIMI DEGNO DI CONSOLAZIONE, MA PIUTTOSTO MERITEVOLE DI CASTIGHI

PAROLE DEL DISCEPOLO
Signore, non sono degno della tua consolazione né d'alcuna tua visita spirituale; e quindi, Tu operi giustamente con me, quando mi lasci nella povertà e nella desolazione. Anche se potessi versare un mare di lacrime, ancora non sarei degno della tua consolazione. Altro non merito che le tue percosse e le tue punizioni, perché T'ho offeso in materia grave e spesso, ed ho peccato molto in tante cose. Dunque, considerata realisticamente la mia condizione, neppure del più piccolo tuo conforto io sono degno. Ma Tu, o clemente e misericordioso Iddio, che non lasci perire le tue opere, "per far conoscere l'abbondanza della tua bontà verso di noi, vasi di misericordia" (Rm 9,23), Tu ti degni di consolare il tuo servo, anche di là d'ogni suo merito, oltre ogni umana misura. Le tue consolazioni, infatti, non somigliano ai vani discorsi degli uomini.

Che cosa ho fatto io, Signore, perché Tu mi conceda qualche celeste consolazione? Non rammento d'aver compiuto alcunché di buono; rammento, invece, d'essere stato sempre incline ai vizi e indolente a correggermi.È la verità, e non posso negarla. Se dicessi altrimenti, Tu sorgeresti contro di me per accusarmi, e non ci sarebbe chi prendesse le mie difese. Che cosa ho meritato con i miei peccati, se non l'Inferno ed il fuoco eterno? Lo confesso con sincerità: merito ogni genere d'obbrobrio e di disprezzo e non sono degno d'essere annoverato fra i tuoi fedeli. E sebbene queste parole riescano penose ai miei orecchi, pure, per amore di verità, mi farò accusatore contro me stesso dei miei peccati, per poter più facilmente ottenere la tua misericordia. Che cosa dirò io, peccatore quale sono, e pieno d'ogni vergogna? Non ho voce se non per dire soltanto questa parola: Ho. peccato, Signore, ho peccato; abbi pietà di me, perdonami! "Lasciami un poco; lascia ch'io sfoghi con il pianto il mio dolore, prima di scendere nella terra tenebrosa e coperta dalla caligine della morte" (Gb 10,20-22).

Che cosa domandi più di tutto al colpevole e misero peccatore, se non che si penta e s'umilii per le sue colpe? Dalla vera contrizione e dall'umiliazione del cuore nasce la speranza del perdono, trova quiete la coscienza sconvolta, si recupera la grazia perduta; l'uomo si munisce contro l'ira futura; Dio e l'anima penitente si corrono incontro, ricambiandosi il santo bacio. L’umile contrizione per i peccati, o Signore, è sacrificio a Te gradito, che emana al tuo cospetto una fragranza molto più soave del profumo dell'incenso. Questa è pure quel balsamo profumato, del quale hai voluto che fossero cosparsi i tuoi sacri piedi, perché Tu non hai mai disprezzato "un cuore contrito ed umiliato" (Sal 50,19). In quest'umile contrizione si trova rifugio dalla faccia irata del Nemico; in essa si lava e si purifica ogni impurità che l'anima da qualche parte ha contratto.