Santo Rosario on line

Venerdi, 29 marzo 2024 - Misteri dolorosi - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Lavoriamo di cuore, Iddio saprà pagarci da buon padrone. L’eternità sarà abbastanza lunga per riposarci.

LETTURE A CASO

Mt 1,1-25

1Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, 4Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, 5Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, 7Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, 8Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

12Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, 13Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, 14Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.

17La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.

18Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati".

22Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,


che significa Dio con noi. 24Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, 25la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 16, 12-15: Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve l'annunzierà.

At 8,1-40

1Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samarìa. 2Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. 3Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione.

4Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio.

5Filippo, sceso in una città della Samarìa, cominciò a predicare loro il Cristo. 6E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. 7Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. 8E vi fu grande gioia in quella città.

9V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samarìa, spacciandosi per un gran personaggio. 10A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: "Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande". 11Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie. 12Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare. 13Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano.

14Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni.

15Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; 16non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. 17Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

18Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro 19dicendo: "Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo". 20Ma Pietro gli rispose: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio. 21Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. 22Pèntiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero. 23Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d'iniquità". 24Rispose Simone: "Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto". 25Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi della Samarìa.

26Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: "Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta". 27Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etìope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, 28se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. 29Disse allora lo Spirito a Filippo: "Va' avanti, e raggiungi quel carro". 30Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?". 31Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. 32Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:

Come una pecora fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.
33Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.


34E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?". 35Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. 36Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?". 37. 38Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. 39Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. 40Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.


Il Pastore d'Erma - I precetti: Primo precetto: Un solo Dio

XXVI, 1. "Prima di tutto credi che vi è un solo Dio, il quale ha creato tutte le cose e le ha ordinate dal non essere all'essere; le contiene tutte ed egli solo non è contenuto. 2. Credi in lui e temilo, e temendolo sii continente. Questo osserva e allontana da te ogni cattiveria. Rivestiti di ogni virtù santa e vivrai in Dio, se custodirai tale precetto".

(Autore: Erma)

L'imitazione di Cristo: NELLA DESOLAZIONE ABBANDONARSI A DIO

PAROLE DEL DISCEPOLO
Signore Dio, Padre santo, sii benedetto ora ed in eterno, perché come Tu vuoi, così è stato fatto, e quello che Tu fai è buono. Che il tuo servo allieti in Te, non in sé né in alcun altro, perché Tu solo sei letizia vera, Tu la speranza mia ed il premio mio; Tu, o Signore, la gioia mia e la gloria mia. Che cosa possiede il tuo servo, che non abbia ricevuto da Te, e senza suo merito? Tutte le cose che hai date e fatte a me, sono tuo dono. "Povero io sono, e tribolato sino dalla mia giovinezza" (Sal 87,16), e talvolta l'anima mia si rattrista fino alle lacrime; non di rado si sgomenta per le passioni che la minacciano. Desidero il gaudio della pace, imploro la pace dei tuoi figli, da Te nutriti nella luce della consolazione.

Se Tu le dai la pace, se Tu le infondi santa letizia, l'anima del tuo servo sarà piena di melodia e canterà devota le tue lodi. Ma se Tu ti ritrarrai da lui, come spessissimo fai, il tuo servo non potrà percorrere svelto la via dei tuoi Comandamenti; ma piuttosto gli si piegheranno le ginocchia fino ad opprimergli il petto, Poiché per lui non sarà più come prima, ieri o ieri l'altro, quando la tua lampada gli splendeva sul capo, e sotto l'ombra delle tue ali era al sicuro dagli assalti delle tentazioni. O Padre giusto e degno di perpetua lode, è venuta l'ora in cui il tuo servo dev'essere messo alla prova. O Padre degno d'essere amato, è giusto che in quest'ora il tuo servo patisca qualche cosa per Te.

O Padre degno di perpetua venerazione, è giunta l'ora, che Tu dall'eternità prevedevi sarebbe venuta, nella quale il tuo servo dev'essere momentaneamente sopraffatto da cose esteriori, sebbene interiormente continui a vivere vicino a Te. È giunta l'ora nella quale egli dev'essere per un po' di tempo vilipeso, umiliato e ridotto a nulla in faccia agli uomini, logorato dai patimenti e dalla tiepidezza, per poter, poi, di nuovo risorgere con Te nell'aurora d'una nuova luce ed essere glorificato tra gli eletti del Cielo. O Padre santo, così Tu hai predisposto e così hai voluto; e quello che hai ordinato Tu, si è adempiuto. È questo il dono che Tu fai a chi Ti ama: patire ed essere tribolato in questo mondo per amore tuo, quante volte e da parte di chiunque permetterai che sia fatto. Nulla avviene sulla terra fuori del tuo disegno provvidenziale e senza una tua ragione. "Bene per me, o Signore, se sono stato umiliato, perché io impari a conoscere le tue vie della giustizia" (Sal 118,71) e rigetti dal mio cuore ogni genere d'orgoglio e temerarietà.

Mi è utile che la vergogna abbia ricoperto il mio volto cosicché, per consolarmi, io cerchi Te piuttosto che gli uomini. Da ciò ho anche imparato a temere l'imperscrutabile tuo giudizio, con il quale Tu affliggi il giusto insieme con l'empio, ma non senza equità e giustizia. E grazie Ti siano rese, perché non hai risparmiato il castigo alle mie colpe, ma mi hai trafitto con aspre battiture, infliggendomi dolori e caricandomi d'angustie esterne ed interiori. Non c'è, fra tutti coloro che vivono sotto il cielo, chi mi consoli, se non Tu, o Signore mio Dio, celeste medico delle anime, che percuoti e risani, che "ci fai scendere negli abissi della terra e da essi ci ritogli" (Tb 13,2). La tua rigida disciplina sia sopra di me, e la tua stessa sferza mi ammaestrerà. Ecco, o Padre diletto, io sono nelle tue mani e m'inchino sotto la tua verga che mi corregge.

Percuoti pure il mio dorso e il mio collo, perché io raddrizzi la mia vita tortuosa, conformandola secondo la tua volontà. Fa' di me un pio ed umile discepolo, come ben sai fare, perché io cammini secondo ogni tuo cenno. A Te affido me stesso e tutte le cose mie, perché Tu mi corregga: è meglio essere duramente rimproverato quaggiù, oggi, che non in futuro. Tu conosci tutto ed ogni singola cosa, e nulla Ti rimane occulto della coscienza dell'uomo. Tu conosci le cose che verranno, prima che accadano, né hai bisogno che alcuno Ti informi o Ti rammenti quello che si fa sulla terra. Tu conosci ciò che è opportuno ed utile al mio profitto spirituale e quanto serve la tribolazione a togliere la ruggine dei vizi.

Disponi di me secondo il tuo beneplacito e come io stesso desidero; e non disprezzarmi per la mia vita piena di colpe, che nessuno conosce meglio e più chiaramente di Te. Dammi, o Signore, la grazia di conoscere quello che si deve conoscere; di amare ciò che si deve amare; di lodare ciò che a te sommamente piace; d'apprezzare ciò che Tu stimi prezioso; di disprezzare quello che ai tuoi occhi è spregevole. Non permetterai ch'io giudichi "secondo il modo di vedere degli occhi corporali né ch'io prenda decisioni secondo ciò che hanno udito uomini inesperti" (Is 11,3).

Ma fa' ch'io abbia discernimento delle cose sensibili e di quelle spirituali in ispirito di verità, e che, soprattutto, io cerchi sempre di piacere alla tua volontà. Nel giudicare, i sensi degli uomini spesso s'ingannano, come s'ingannano coloro che seguono il mondo, amando soltanto le cose visibili.

Ma è, forse, migliore un uomo per il fatto che è stimato da un altro uomo più grande di quello che è? Chi esalta un altro uomo, è un uomo bugiardo che inganna un bugiardo, un vanitoso che inganna un vanitoso, un cieco che inganna un cieco, un debole che inganna un debole; anzi, mentre lo loda senza fondamento, in realtà lo fa maggiormente vergognare. Infatti - dice nella sua umiltà San Francesco - quanto ciascuno è ai tuoi occhi, tanto egli è; e nulla di più.