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Martedi, 23 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Giorgio ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:Nel compimento finale (escatologico), la misericordia si rivela come amore, mentre nella storia attuale, che è insieme storia di peccato e di morte, l'amore deve rivelarsi come misericordia.

LETTURE A CASO

Lc 7,1-50

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, 5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga". 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. 8Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va' ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa". 9All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!". 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

11In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!". 14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!". 15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo". 17La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.

18Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi 19e li mandò a dire al Signore: "Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?". 20Venuti da lui, quegli uomini dissero: "Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?". 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella. 23E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!".

24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? 25E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re. 26Allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco io mando davanti a te il mio messaggero,
egli preparerà la via davanti
a te.

28Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. 29Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. 30Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio.

31A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? 32Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri:

Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!

33È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. 34È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. 35Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli".

36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; 38e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.

39A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice". 40Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di' pure". 41"Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. 42Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?". 43Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene". 44E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. 47Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco". 48Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati". 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?". 50Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 10, 1-12. 17-20. La vostra pace scenderà su di lui.

Gc 3,1-18

1Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo, 2poiché tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. 3Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. 4Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra. 5Così anche la lingua: è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale grande foresta può incendiare! 6Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna. 7Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, 8ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. 9Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. 10È dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev'essere così, fratelli miei! 11Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? 12Può forse, miei fratelli, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce.

13Chi è saggio e accorto tra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza. 14Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. 15Non è questa la sapienza che viene dall'alto: è terrena, carnale, diabolica; 16poiché dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. 17La sapienza che viene dall'alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. 18Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace.


La Città di Dio: Libro III - La storia di Roma in una visione critica: L'eccidio di Romani ordinato da Mitridate.

22. Ometto, ripeto, questi fatti, sebbene non vorrei passare sotto silenzio che Mitridate, un re dell'Asia, diede ordine che in un solo giorno fossero uccisi i Romani che soggiornavano in qualsiasi posto dell'Asia e che attendevano con molte ricchezze ai propri affari. Così fu fatto. Fu uno spettacolo raccapricciante che un individuo, dovunque fosse stato trovato, in un campo, in una via, in un castello, nella casa, in un borgo, in piazza, in un tempio, a letto, a mensa, senza che se l'aspettasse e contro ogni diritto venisse ucciso. Grande fu il lamento di coloro che venivano uccisi, grande il pianto dei presenti e forse anche di coloro che uccidevano. Dura fu la condizione degli ospitanti non solo nel vedere a casa propria quelle stragi ma anche nel doverle compiere, costretti come erano a cambiare improvvisamente il viso da una gentile espressione di cortesia a un gesto da nemico compiuto in tempo di pace e, direi, con ferite d'ambo le parti, perché il ferito era colpito nel corpo e chi colpiva nella coscienza. Tutti quei Romani non si erano curati degli àuspici? Non avevano forse gli dèi domestici e pubblici da consultare, quando dalle loro case partirono per quel viaggio senza ritorno? Se non li hanno consultati, i nostri contemporanei non hanno motivo per lamentarsi della nostra civiltà, giacché da tempo i Romani disprezzano queste inutili pratiche. Se poi li hanno consultati, mi si dica quale profitto hanno dato dette pratiche quando erano ammesse dalle leggi umane senza alcuna restrizione.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: GIUDIZIO E PENE DEI PECCATORI

In ogni tuo atto guarda alla tua fine e pensa al momento nel quale ti troverai davanti al Giudice severo, cui nulla rimane nascosto, e che non si può placare con doni, che non accetta scuse, ma che giudicherà soltanto secondo giustizia. O infelicissimo ed insensato peccatore, che cosa risponderai a Dio, che conosce tutte le tue iniquità, tu, che talvolta temi, pieno di spavento, lo sguardo d'un uomo incollerito? perché non ti premunisci per il giorno del Giudizio, quando nessuno potrà essere scagionato o difeso da altri, ma ognuno sarà per se stesso un peso anche troppo grave? Ora, la tua fatica porta frutti, il tuo pianto è accetto, il tuo gemito è degno d'ascolto; ora, il tuo dolore ha potere di soddisfazione e di purificazione.

Ha qui, sulla terra, un grande e salutare Purgatorio l'uomo paziente, che, quando è offeso, si duole più della cattiveria dell'altro, che del torto da lui subito. Ed egli prega volentieri per i suoi avversari e perdona con tutto il cuore le offese, non tarda a chiedere perdono agli altri, è più pronto alla pietà che al risentimento. Fa spesso violenza a se stesso e si sforza di sottomettere completamente il corpo allo spirito.

È meglio espiare ora i propri peccati e sradicare i vizi, che tenerseli da espiare nella vita futura. Davvero, con l'amore disordinato che abbiamo per il nostro corpo, perdiamo il giusto discernimento! Che altro divorerà quel fuoco, se non i tuoi peccati?

Quanto più, ora, sei indulgente con te stesso ed accontenti il corpo, tanto più dura sconterai, poi, la pena, e più materia da ardere accumulerai. Là, dove l'uomo più ha peccato, sarà anche più gravemente punito. Là, gli accidiosi saranno pungolati con sproni di fiamma, ed i golosi saranno tormentati da sete e fame insaziabili.

Là, i lussuriosi e gli amanti dei piaceri saranno immersi in pece ardente e in fetido zolfo, e gli invidiosi urleranno di dolore come cani arrabbiati. Non ci sarà alcun vizio che non abbia il suo speciale tormento. Là, i superbi saranno ricolmi d'ogni confusione e gli avari saranno attanagliati dalla più sordida miseria. Là, un'ora sola di pena sarà più tormentosa che cento anni della più aspra penitenza in questa vita. Là, per i dannati non ci sarà alcun riposo, non ci sarà alcun sollievo, mentre qui, talvolta, c'è una tregua alle fatiche e si possono godere le consolazioni degli amici. Sii, ora, preoccupato e pentito dei tuoi peccati, per essere sicuro in compagnia dei Santi nel giorno del Giudizio. Allora, infatti, "i giusti staranno con grande fiducia di fronte a quanti li hanno oppressi" (Sap 5,1).

Allora, sederà a giudicare Colui che ora si sottomette umilmente ai giudizi degli uomini. Avranno, allora, grande fiducia il povero e l'umile, mentre il superbo sarà per ogni verso atterrito. Allora, si vedrà quant'è stato saggio in questo mondo chi imparò ad essere stolto e disprezzato per Cristo. Allora, ci tornerà cara ogni tribolazione sofferta con pazienza, e "ogni iniquo chiude la sua bocca" (Sal 106,42). Allora, ogni anima devota si rallegrerà ed ogni peccatore sarà triste e malinconico. Allora, il corpo mortificato avrà gaudio più grande, che se fosse stato sempre nutrito di delizie.

Allora, le vesti grossolane si faranno splendide e quelle si seta si faranno tenebrose. Allora, avrà più lode il tugurio poveretto, che il palazzo dorato. Allora, gioverà di più la costante pazienza, che tutto il potere del mondo. Allora, la semplicità e l'obbedienza saranno esaltate più di tutta l'astuzia mondana. Allora, la coscienza pura e retta darà più gioia, che non la profonda filosofia. Allora, sulle bilance di Dio avrà maggior peso il disprezzo della ricchezza, che ogni tesoro terreno. Allora, trarrai più consolazione dalle devote preghiere, che non dai pranzi prelibati.

Allora, ti compiacerai di più d'avere mantenuto il silenzio, che non d'aver fatto lunghe chiacchiere. Allora, varranno di più le buone opere, che non le molte belle parole. Allora, una vita austera ed una dura penitenza daranno più piacere, che non qualsiasi diletto terreno.

Impara, dunque, a patire, ora, piccole pene, per essere liberato, allora, da sofferenze più gravi. Fa', qui, ora, la prova di quello che potresti soffrire poi, di là. Se, ora, non sai sopportare il poco, come potrai sopportare, allora, i tormenti eterni? Se, ora, una piccola contrarietà ti rende impaziente, che cosa sarà per te la Geenna? Ecco: davvero non ti è consentito di godere due felicità, cioè godertela prima, qui, al mondo, e regnare, poi, con Cristo. Se fino ad oggi tu fossi sempre vissuto fra gli onori ed i piaceri, che cosa tutto ciò t'avrebbe giovato, qualora in questo medesimo istante ti toccasse morire? Dunque, tutto è vanità, fuorché amare Dio e servire a Lui solo.

Chi ama Dio con tutto il cuore non teme la morte né i tormenti né il Giudizio né l'Inferno, perché il perfetto amore apre la via sicura che conduce a Dio. Chi, invece, si diletta a peccare, non fa meraviglia che tema la morte e il Giudizio. Tuttavia, è già una buona cosa che, se non è ancora l'amore di Dio a tenerti lontano dalla colpa, ti trattenga almeno la paura dell'Inferno. Chi, però, pospone il timore di Dio al timore dell'Inferno, non riuscirà a perseverare nel bene, ma cadrà ben presto nei lacci del diavolo.