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Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:In tutta la vostra vita avete sempre molti difetti da eliminare. Datevi pace umiliandovi davanti a Dio e correggendo sempre qualche cosa.

LETTURE A CASO

Mt 11,1-30

1Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

2Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: 3"Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". 4Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, 6e beato colui che non si scandalizza di me". 7Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! 9E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. 10Egli è colui, del quale sta scritto:

Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che preparerà la tua via davanti a te.


11In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. 13La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire. 15Chi ha orecchi intenda.

16Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:

17Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.

18È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. 19È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere".

20Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: 21"Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. 22Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. 23E tu, Cafàrnao,

sarai forse innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi precipiterai!


Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! 24Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!".

25In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.

28Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 6, 51-58: La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Rm 9,1-33

1Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: 2ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. 3Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. 4Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, 5i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.

6Tuttavia la parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tutti i discendenti di Israele sono Israele, 7né per il fatto di essere discendenza di Abramo sono tutti suoi figli. No, ma: in Isacco ti sarà data una discendenza, 8cioè: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come discendenza sono considerati solo i figli della promessa. 9Queste infatti sono le parole della promessa: Io verrò in questo tempo e Sara avrà un figlio. 10E non è tutto; c'è anche Rebecca che ebbe figli da un solo uomo, Isacco nostro padre: 11quando essi ancora non eran nati e nulla avevano fatto di bene o di male - perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sull'elezione non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama - 12le fu dichiarato: Il maggiore sarà sottomesso al minore, 13come sta scritto:

Ho amato Giacobbe
e ho odiato Esaù
.

14Che diremo dunque? C'è forse ingiustizia da parte di Dio? No certamente! 15Egli infatti dice a Mosè:

Userò misericordia con chi vorrò,
e avrò pietà di chi vorrò averla.


16Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia. 17Dice infatti la Scrittura al faraone: Ti ho fatto sorgere per manifestare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato in tutta la terra. 18Dio quindi usa misericordia con chi vuole e indurisce chi vuole

19Mi potrai però dire: "Ma allora perché ancora rimprovera? Chi può infatti resistere al suo volere?". 20O uomo, tu chi sei per disputare con Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò: "Perché mi hai fatto così?". 21Forse il vasaio non è padrone dell'argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare? 22Se pertanto Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza vasi di collera, già pronti per la perdizione, 23e questo per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso vasi di misericordia, da lui predisposti alla gloria, 24cioè verso di noi, che egli ha chiamati non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani, che potremmo dire?

25Esattamente come dice Osea:

Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo
e mia diletta quella che non era la diletta.
26E avverrà che nel luogo stesso dove fu detto loro:
"Voi non siete mio popolo",
là saranno chiamati figli del Dio vivente
.

27E quanto a Israele, Isaia esclama:

Se anche il numero dei figli d'Israele
fosse come la sabbia del mare,
sarà salvato solo il resto;
28perché con pienezza e rapidità
il Signore compirà la sua parola sopra la terra
.

29E ancora secondo ciò che predisse Isaia:

Se il Signore degli eserciti
non ci avesse lasciato una discendenza,
saremmo divenuti come Sòdoma
e resi simili a Gomorra
.

30Che diremo dunque? Che i pagani, che non ricercavano la giustizia, hanno raggiunto la giustizia: la giustizia però che deriva dalla fede; 31mentre Israele, che ricercava una legge che gli desse la giustizia, non è giunto alla pratica della legge. 32E perché mai? Perché non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse dalle opere. Hanno urtato così contro la pietra d'inciampo, 33come sta scritto:

Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo
e un sasso d'inciampo;
ma chi crede in lui non sarà deluso
.


La Città di Dio: Libro II - Immoralità del politeismo: I misteri cartaginesi di Celeste.

4. E prima di tutto per quale ragione i loro dèi non vollero preoccuparsi affinché gli uomini non avessero pessimi costumi? Il vero Dio ha giustamente trascurato individui da cui non era adorato. Ma per quale ragione questi dèi, dato che uomini molto ingrati lamentano che n'è stata loro proibita l'adorazione, non hanno aiutato con leggi i propri adoratori a vivere moralmente? Era giusto che come gli uomini si sono preoccupati dei loro sacrifici, così essi si preoccupassero delle loro azioni. Si risponde che si è cattivi per volontà propria. E chi lo nega? Tuttavia era di dèi provvidi non tenere nascosti ai propri adoratori comandamenti di moralità, ma presentarli in una chiara promulgazione, rimproverare personalmente i trasgressori mediante profeti, minacciare palesemente pene ai malvagi, promettere ricompense agli onesti. Quando mai si è fatta udire con parole espresse e autorevoli una tale promulgazione nei loro templi? Andavamo anche noi da giovanetti qualche volta a osservare le profanazioni di osceni spettacoli, guardavamo gli invasati, ascoltavamo i coristi, ci deliziavamo delle rappresentazioni veramente indecenti che si facevano in onore di dèi e dee, della vergine Celeste e di Cibele madre di tutti loro 4. Davanti al suo trono, nel giorno solenne del suo bagno, erano cantati pubblicamente da mimi pervertiti canzoni tali, quali non era conveniente che udisse, non dico la madre degli dèi, ma neanche la madre di un qualche senatore o di qualsiasi persona onesta, anzi neanche la madre degli stessi mimi. L'umano pudore ha qualche cosa nei confronti dei genitori che neanche la perversità riesce a togliere. Gli stessi mimi si sarebbero vergognati di eseguire a scopo di prova generale nelle loro case davanti alle loro madri lo sconcio di quelle oscene parole e azioni drammatiche. Eppure lo compivano in pubblico davanti alla madre degli dèi, mentre vedeva e udiva una gran calca dell'uno e dell'altro sesso. E se la gente attirata dalla curiosità poté assistere perché confusa nella folla, dovette andarsene confusa almeno per l'offesa alla decenza. Che cosa sono le profanazioni del sacro se quelli sono riti sacri? E che cos'è l'insozzarsi se quello è un bagno? E si chiamavano pietanze, quasi fosse dato un pranzo, durante il quale come a un proprio banchetto mangiassero le immonde divinità. Non si capisce dunque di che razza siano gli spiriti che si dilettano di tali oscenità? A meno che si ignori l'esistenza di spiriti immondi i quali ingannano col titolo di dèi o si conduca una vita in cui si desiderano propizi o si temono irati loro anziché il vero Dio.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: L’UOMO DA SÉ NON HA NULLA DI BUONO E DI NULLA PUO’ GLORIARSI

PAROLE DEL DISCEPOLO
“O Signore, che cosa é l'uomo, perché Te ne ricordi; il figlio dell 'uomo, perché Te ne curi?" (Sal 8,5). Quali meriti ha acquistato l'uomo, perché Tu gli conceda la tua Grazia? Signore, di che posso lagnarmi, se Tu m'abbandoni? O quali giuste ragioni potrei opporTi, se non farai quello che chiedo? In verità, posso pensare e dire solo questo: Signore, nulla io sono, nulla posso, nulla di buono io ho da me stesso; anzi, manco di tutto e tendo sempre al nulla. E se non sarò aiutato e rianimato interiormente da Te, diventerò del tutto tiepido e mi dissolverò.

Invece Tu, o Signore, sei sempre lo stesso e sussisti in eterno, sempre buono, giusto e santo, tutto facendo bene, giustamente e santamente, e tutto disponendo con sapienza. Io, invece, più incline a regredire che ad avanzare nel bene, non so mantenermi sempre nello stesso stato: "sette età diverse passano sopra di me" (Dn 4,13.20.22). Tuttavia, quando a Te piaccia, quando Tu mi porga la mano soccorritrice, il mio stato si muta subito in meglio, perché Tu solo, senza bisogno dell'uomo, potrai venire in mio aiuto e rendermi così saldo, che la mia faccia non sia soggetta a tanti mutamenti ed il mio cuore si volga a Te ed abbia pace in Te solo. Perciò, s'io sapessi disprezzare ogni conforto che viene dagli uomini, sia per acquistare la devozione sia per la necessità che mi spinge a cercare Te, poiché non c'è uomo che mi consoli, allora potrei con ragione sperare nella tua Grazia ed esultare per il dono d'altre tue consolazioni mai provate. Siano rese grazie a Te, dal quale tutto deriva, ogni volta che mi succede qualcosa di buono

. Io, davanti a Te, sono vanità, sono un nulla; sono un pover'uomo incostante e debole. Di che, dunque, posso io gloriarmi, o perché bramo d'essere stimato? Forse, per il mio nulla? Ma questo è il colmo della vanità! Oh! gloria davvero vana, morbo pestifero, massima presunzione, che allontana dalla vera gloria e spoglia della grazia del Cielo. Infatti, mentre l'uomo si compiace di sé, dispiace a Te; mentre anela alle lodi degli uomini, egli resta privo delle vere virtù. Gloria vera e gioia santa è gloriarci in Te, non già in noi; gioire nel tuo nome, non nella nostra virtù; non cercare diletto in alcuna creatura, se non per Te. Sia lodato il tuo nome, e non il mio; siano esaltate le tue opere, non le mie; sia benedetto il tuo santo nome ed a me non sia riservata, da parte degli uomini, alcuna lode.

Sei Tu la gloria mia, Tu l'esultanza del mio cuore! In Te mi glorierò ed esulterò tutti quanti i giorni della mia vita: "di me stesso, invece, non mi vanterò, fuorché delle mie debolezze" (2 Cor 12,5). Cerchino i Giudei gloria gli uni dagli altri; io cercherò quella che viene da Dio solo. Certo, ogni gloria che viene dagli uomini, ogni onore temporale, ogni grandezza del mondo, se confrontati con la tua gloria eterna, sono vanità e stoltezza. O mia Verità e mia Misericordia, Dio mio, Trinità beata, a Te soltanto siano lode, onore, virtù e gloria per gl'infiniti secoli dei secoli!