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Venerdi, 29 marzo 2024 - Misteri dolorosi - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Chi prega regolarmente e con fede difficilmente avrà seri problemi di malumore e di depressione. Una giornata storta può capitare a tutti, anche a chi prega, ma passa presto e lascia il posto all'ottimismo e ai sentimenti positivi. Essere aperti allo Spirito Santo, pregare con fede, è come possedere dentro di sé una forza di gravitazione che attrae le persone per bene e gli eventi benedetti. Uniti nella preghiera.

LETTURE A CASO

Lc 14,1-35

1Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. 2Davanti a lui stava un idropico. 3Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no curare di sabato?". 4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. 5Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?". 6E non potevano rispondere nulla a queste parole.

7Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: 8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. 10Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".

12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".

15Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!". 16Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. 18Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. 19Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. 20Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. 21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. 22Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. 23Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. 24Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena".

25Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: 26"Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. 33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

34Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà? 35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 16, 12-15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve l'annunzierà.

Rm 2,1-29

1Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose. 2Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose. 3Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio? 4O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? 5Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, 6il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere: 7la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità; 8sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all'ingiustizia. 9Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il Giudeo prima e poi per il Greco; 10gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco, 11perché presso Dio non c'è parzialità.

12Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati con la legge. 13Perché non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati. 14Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi; 15essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono. 16Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo.

17Ora, se tu ti vanti di portare il nome di Giudeo e ti riposi sicuro sulla legge, e ti glori di Dio, 18del quale conosci la volontà e, istruito come sei dalla legge, sai discernere ciò che è meglio, 19e sei convinto di esser guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre, 20educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perché possiedi nella legge l'espressione della sapienza e della verità... 21ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi? 22Tu che proibisci l'adulterio, sei adùltero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi? 23Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge? 24Infatti il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani, come sta scritto.

25La circoncisione è utile, sì, se osservi la legge; ma se trasgredisci la legge, con la tua circoncisione sei come uno non circonciso. 26Se dunque chi non è circonciso osserva le prescrizioni della legge, la sua non circoncisione non gli verrà forse contata come circoncisione? 27E così, chi non è circonciso fisicamente, ma osserva la legge, giudicherà te che, nonostante la lettera della legge e la circoncisione, sei un trasgressore della legge. 28Infatti, Giudeo non è chi appare tale all'esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne; 29ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella lettera; la sua gloria non viene dagli uomini ma da Dio.


Il lavoro dei monaci: San Paolo organizza una colleta per i poveri: esige dei testimoni a scanso di dicerie.

16. 17. In vista delle occupazioni a cui si dedicano i servi di Dio e delle malattie che non si riuscirà mai ad eliminare del tutto dalla vita quaggiù, l’Apostolo non soltanto consente che i buoni fedeli contribuiscano ad alleviare la povertà dei santi nella Chiesa, ma li esorta con ragioni quanto mai salutari. Omettiamo di considerare il diritto che egli, per quanto affermi che personalmente non se n’è mai servito, tuttavia impone che debba essere rispettato dai fedeli allorché dice: Colui che riceve l’istruzione faccia partecipe il suo catechista di tutti i beni di cui dispone. Omettiamo di fermarci su questo diritto che l’Apostolo più volte riconosce ai predicatori del Vangelo sulla gente che evangelizzano; e vediamo come egli rivolga ordini ed esortazioni alle Chiese della gentilità affinché facciano delle collette per sovvenire alle necessità dei santi di Gerusalemme: i quali avevano venduto tutte le loro proprietà, se n’erano divisi il ricavato e conducevano una perfetta vita comune, e nessuno chiamava proprio quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune, e in Dio godevano di una grande unità di cuore e d’anima. Di tale iniziativa scrive ai Romani: Adesso mi recherò a Gerusalemme per rendere un servigio ai santi. Le comunità di Macedonia e di Acaia infatti han creduto bene di fare un gesto di solidarietà verso i poveri di tra i santi di Gerusalemme. È stato un gesto spontaneo ma era anche un debito che avevano. I pagani infatti sono stati resi partecipi dei beni spirituali un tempo di pertinenza dei giudei, e quindi è per loro un dovere soccorrerli con beni materiali. Pensiero assai affine a quello di prima ai Corinti: Se noi abbiamo sparso fra voi semi spirituali è cosa straordinaria che veniamo a raccogliere frutti materiali? Identico pensiero in seconda ai Corinti: Vogliamo darvi notizia, fratelli, della grazia che Dio ha concessa alle Chiese di Macedonia. Sebbene in mezzo a grandi prove e tribolazioni, la gioia di cui erano ripieni e la povertà che in loro era estrema han dato frutti copiosissimi di generosità in mezzo a loro. Sono stati generosi – posso attestarlo con tutta sincerità – conforme alle loro disponibilità e oltre le loro disponibilità. Ci hanno rivolto numerose suppliche al fine di partecipare alla grazia e alla comunione di servizio in favore dei santi. E non soltanto nella misura che era lecito aspettarsi ma fino ad offrire volontariamente se stessi prima a Dio e poi, per volere divino anche a noi: tanto che noi abbiamo dovuto scongiurare Tito affinché, come ha cominciato, così porti a termine anche fra voi quest’opera di carità. E siccome voi siete soliti primeggiare sempre in tutto – fede, eloquenza, scienza, premurosità di vario genere e così pure in affezione verso di noi – vi esortiamo a primeggiare anche in quest’opera di generosità. Non è un comando quello che vi do, ma solo per saggiare quale sia il meglio della vostra carità dietro l’impulso dell’emulazione per gli altri. Conoscete infatti quale sia stata la liberalità del nostro Signore Gesù Cristo: il quale, essendo ricco, si è reso povero per voi, allo scopo d’arricchirvi con la sua povertà. Vengo dunque a darvi un consiglio: ciò infatti si addice a voi che già fin dall’anno scorso prendeste l’iniziativa non solo nell’esecuzione dell’opera ma anche nel deciderla. Orbene, portate ora a compimento l’opera intrapresa, di modo che, come fu pronto lo spirito nel volere, così lo sia anche nell’attuare il proposito. Naturalmente, secondo le disponibilità di ciascuno. In effetti, quando c’è la prontezza di volontà, essa è gradita se offre secondo quel che ha, non in proporzione di ciò che non ha. Non deve infatti succedere che, mentre si procura il nutrimento agli altri, voi abbiate a trovarvi nella strettezza ma si miri all’uguaglianza. Nell’ora presente la vostra prosperità si riversi sulla loro indigenza, perché poi il loro benessere si riversi sulla vostra indigenza, e così si ottenga l’uguaglianza, come sta scritto: “ Chi aveva molto non ne ebbe d’avanzo e chi aveva poco non si trovò in penuria”. Ringrazio poi il Signore che ha messo in cuore a Tito uno zelo altrettanto vivo. Egli ha accettato la mia esortazione, non solo, ma essendo ancor più zelante, di sua spontanea volontà s’è posto in via verso di voi. Con lui abbiamo inviato anche un altro fratello che riscuote elogi in tutte le chiese per la sua opera di evangelizzazione. Non solo, ma è stato anche designato dalle chiese come nostro compagno di viaggio per quest’opera di grazia che viene servita da noi a gloria del Signore e come segno della nostra buona volontà. Vogliamo infatti evitare che ci siano di quelli che vengano a sollevare critiche per l’abbondanza della raccolta che noi amministriamo: poiché è nostro proposito compiere il bene non solo dinanzi a Dio ma anche di fronte alla gente. Da queste parole risulta che Paolo esigeva dalle popolazioni divenute sante nel Signore che si dessero da fare per somministrare ai servi di Dio – i santi – quelle sostanze di cui avessero bisogno. Nel consigliare tale beneficenza, egli adduceva il motivo che essa tornava a vantaggio più di colui che la compiva che non di coloro al cui sostentamento era diretta. E, riguardo a questi ultimi, l’offerta recava un altro vantaggio ancora: era cioè uno stimolo a usare santamente del dono dei fratelli, e loro non avrebbero servito il Signore per lucro ricevendo il contributo come un mezzo per ovviare alla necessità, non per fomentare la pigrizia. Nella beneficenza che Tito stava per consegnargli, il glorioso Apostolo dice che ci mette tanta scrupolosità da ricordare come dalle Chiese gli sia stato assegnato un compagno di viaggio, un uomo di Dio stimato da tutti, le cui benemerenze nell’evangelizzazione erano – com’egli si esprime – elogiate in tutte le Chiese. E nota che quel fratello era stato designato a fargli da compagno per eliminare qualunque diceria della gente: perché cioè nessuno fra le persone deboli nella fede o malvagie di animo potesse pensare che egli trattenesse per sé e mettesse nella sua tasca quello che andava raccogliendo per sovvenire alle necessità dei santi. Diceria facile a spandersi se fosse mancato l’attestato di fratelli dai costumi irreprensibili che l’avessero accompagnato nel consegnare e distribuire il denaro ai bisognosi.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: DOBBIAMO RIMETTERE OGNI NOSTRA PREOCCUPAZIONE NELLE MANI DI DIO

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, lascia ch'Io faccia con te quello che voglio: Io so quello che ti è necessario. Tu pensi da uomo; tu hai pensieri umani in molte cose, come ti suggerisce l'umano sentimento.

PAROLE DEL DISCEPOLO
Quello che Tu dici, o Signore, è vero. La tua sollecitudine per me è maggiore di quella ch'io posso avere per me stesso. Chi non rimette ogni sua preoccupazione in Te, si affida troppo al caso. Signore, purché la mia volontà si conservi sempre retta e stabilmente unita a Te, fa' di me qualunque cosa Ti sarà piaciuta. Infatti, qualunque cosa farai a mio riguardo non può essere che il bene. Se Tu vuoi ch'io giaccia nelle tenebre dello spirito, sii benedetto; se invece mi vuoi nella luce, sii Tu ancora benedetto. Se Ti degni di darmi consolazioni, sii Tu benedetto; se invece mi vuoi far soffrire, sii Tu parimenti e sempre benedetto.

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, se desideri camminare con Me, devi comportarti proprio così. Devi essere disposto tanto a patire, quanto a godere. Devi essere volentieri indigente e povero tanto, quanto saresti lieto nell'abbondanza e nella ricchezza.

PAROLE DEL DISCEPOLO
Signore, volentieri soffrirò per tuo amore qualunque cosa vorrai che mi succeda. Voglio accettare dalla tua mano, con lo stesso animo, il bene ed il male, la dolcezza e l'amarezza, la gioia ed il dolore; e voglio renderTi grazie per tutte le cose che mi possono accadere. Preservami da ogni peccato, e non temerò né la morte né l'Inferno. Purché Tu non mi respinga per sempre e non mi cancelli dal libro della Vita, non mi potrà nuocere qualunque tribolazione mi sopravvenga.