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Venerdi, 19 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Leone IX Papa ( Letture di oggi )

San Filippo Neri:Prospero Crivelli era cassiere del banco dei Cavalcanti e di altri banchi fra i più ricchi e i più conosciuti che ci fossero. Maneggiava quindi denari in quantità e aveva finito con l’accondiscendere a tutte quelle tentazioni che il denaro porta con sé come il serpente il veleno. Da banchiere si era fatto usuraio e per giunta più vizioso e licenzioso di Roma. Una sola buona abitudine aveva conservato, quella di andarsi a confessare ogni tanto. Forse spinto dal rimorso più probabilmente anche solo dalla nausea e da schifo che provava di se stesso quando le illusioni del piacere erano passate, andava a confessarsi da Padre Polanco, un padre della Compagnia di Gesù nella speranza di ripulirsi un po’ l’anima e il corpo. Ma il confessore, avendo visto dopo un bel numero di confessioni, che nonostante tutte le sue severe ed aspre esortazioni, il penitente non dava l’ assicurazione necessaria per tenersi lontano dalle occasioni e continuava nelle ricadute, gli negò l’assoluzione. Il Crivelli si trovò d’un tratto tutto solo, senza sostegno, senza difesa contro il rimorso che lo divorava e la sete di peccato che non gli dava requie. Aveva sentito parlare di Filippo come d’un santo e si decise d’andare da lui. Dopo avergli esposto il suo stato pietoso, lo pregò con le lacrime agli occhi che gli impetrasse da Dio la grazia di essere finalmente liberato da una certa occasione mondana, per la quale non aveva potuto obbedire al confessore. Diceva tra i più forti singhiozzi: Fino ad ora non mi è riuscito di avere questa volontà nonostante le prove e le riprove fatte. Soltanto Dio me la può dare per le tue preghiere. Tu che sei accetto più di ogni altro al cielo, usami questa carità, te ne scongiuro; vieni in mio soccorso in tanta miseria, in cui certo morirò, se non m’aiuti. Filippo ne fu commosso grandemente e glielo dimostrò. Vide in quel peccatore disperato l’infelicità più che la colpa, e si mostrò dolce e benigno con lui. Lo guardò coi suoi occhi ineffabili, a lungo, poi gli disse parole così tenere, piene di affetto, di carità e di amore di Dio che egli stesso piangeva, confuso come in una sola anima col Crivelli, il quale se ne stava a mirarlo inginocchiato come davanti a un santo. Va’ pure, disse alla fine Filippo: voglio pregare per te, amico. E pregherò, pregherò tanto che ti distaccherai senz’altro da questa occasione e non peccherai più. Fu vero. L’assoluta fiducia nella preghiera, la ferma certezza nell’aiuto impetrato presso Dio da Filippo, ottennero che il Crivelli abbandonasse in breve ogni sua cattiva pratica. Tornato a confessarsi da Padre Polanco, ne ebbe l’assoluzione. Quando poi Filippo fu sacerdote, il Crivelli gli chiese ed ottenne di divenire suo penitente e fece tali progressi arricchendosi talmente di virtù e di cristiana carità che Filippo lo portava come esempio a quelli stessi per i quali era stato fino allora motivo di scandalo.

UFFICIO DELLE LETTURE
Venerdì della 2° settimana del tempo di Avvento


V. O Dio, vieni a salvarmi.
R. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.

Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.

Inno
Verbo, splendore del Padre,
nella pienezza dei tempi
tu sei disceso dal cielo,
per redimere il mondo.

Il tuo Vangelo di pace
ci liberi da ogni colpa,
infonda luce alle menti,
speranza ai nostri cuori.

Quando verrai come giudice,
fra gli splendori del cielo,
accoglici alla tua destra
nell’assemblea dei beati.

Sia lode al Cristo Signore,
al Padre e al Santo Spirito,
com’era nel principio,
ora e nei secoli eterni. Amen.

  Oppure:

Verbum  supérnum  pródiens,
a Patre lumen éxiens,
qui natus orbi súbvenis
cursu declívi témporis:

  Illúmina nunc péctora  
tuóque amóre cóncrema;
audíta per præcónia
sint pulsa tandem lúbrica.

  Iudéxque cum post áderis
rimári facta péctorìs,
reddens vicem pro ábditis
iustísque regnum pro bonis.

  Non demum artémur malis
pro qualitáte críminis,
sed cum beátis cómpotes  
simus perénnes cælites.

  Sit, Christe, rex piíssime,
tibi Patríque glória
cum Spíritu Paráclito,
in sempitérna sæcula. Amen.

I Antifona
Non punirmi, Signore,
nel tuo sdegno abbi pietà di me.

SALMO 37, 2-5 (I) Implorazione del peccatore in estremo pericolo
Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 Pt 2, 22. 24. 25).

Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, *
non punirmi nella tua ira.
Le tue frecce mi hanno trafitto, *
su di me è scesa la tua mano.

Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano, *
nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
Le mie iniquità hanno superato il mio capo, *
come carico pesante mi hanno oppresso.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

I Antifona
Non punirmi, Signore,
nel tuo sdegno abbi pietà di me.

II Antifona
Ogni mio desiderio
è di fronte a te, o Signore.

SALMO 37, 6-13 (II) Implorazione del peccatore in estremo pericolo
Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 Pt 2, 22. 24. 25).

Putride e fetide sono le mie piaghe *
a causa della mia stoltezza.
Sono curvo e accasciato, *
triste mi aggiro tutto il giorno.

I miei fianchi sono torturati,*
in me non c'è nulla di sano.
Afflitto e sfinito all'estremo, *
ruggisco per il fremito del mio cuore.

Signore, davanti a te ogni mio desiderio *
e il mio gemito a te non è nascosto.

Palpita il mio cuore, †
la forza mi abbandona, *
si spegne la luce dei miei occhi.

Amici e compagni
si scostano dalle mie piaghe, *
i miei vicini stanno a distanza.

Tende lacci chi attenta alla mia vita, †
trama insidie chi cerca la mia rovina *
e tutto il giorno medita inganni.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

II Antifona
Ogni mio desiderio
è di fronte a te, o Signore.

III Antifona
A te confesso la mia colpa;
non abbandonarmi, Dio, mia salvezza.

SALMO 37, 14-23 Implorazione del peccatore in estremo pericolo
Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 Pt 2, 22. 24. 25).

Io, come un sordo, non ascolto †
e come un muto non apro la bocca; *
sono come un uomo
che non sente e non risponde.

In te spero, Signore; *
tu mi risponderai, Signore Dio mio.

Ho detto: «Di me non godano,
contro di me non si vantino *
quando il mio piede vacilla».

Poiché io sto per cadere *
e ho sempre dinanzi la mia pena.
Ecco, confesso la mia colpa, *
sono in ansia per il mio peccato.

I miei nemici sono vivi e forti, *
troppi mi odiano senza motivo,
mi pagano il bene col male, *
mi accusano perché cerco il bene.

Non abbandonarmi, Signore, *
Dio mio, da me non stare lontano;
accorri in mio aiuto, *
Signore, mia salvezza.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

III Antifona
A te confesso la mia colpa;
non abbandonarmi, Dio, mia salvezza.

Versetto
V. Venga a noi la tua misericordia, o Dio,
R. il Salvatore che hai promesso.

Prima Lettura

Dal libro del profeta Isaia 27,1-13
Il Signore coltiverà ancora la sua vigna: rimuoverà il suo popolo e lo radunerà

In quel giorno, il Signore punirà
con la spada potente, grande e pesante,
il Leviatàn serpente guizzante,
il Leviatàn serpente tortuoso
e ucciderà il drago che sta nel mare.
In quel giorno si dirà:
«La vigna deliziosa: cantate di lei!».
Io, il Signore, ne sono il guardiano,
a ogni istante la irrigo;
per timore che venga danneggiata,
ne ho cura notte e giorno.
Io non sono in collera.
Vi fossero rovi e pruni,
io muoverci loro guerra,
li brucerei tutti insieme.
O, meglio, si stringa alla mia protezione,
faccia la pace con me,
con me faccia la pace!
Nei giorni futuri Giacobbe metterà radici.
Israele fiorirà e germoglierà,
riempirà il mondo di frutti.
Il Signore lo ha forse percosso
come i suoi percussori?
O lo ha ucciso come uccise i suoi uccisori?
Lo ha punito cacciandolo via, respingendolo,
lo ha rimosso con soffio impetuoso
come in un giorno di vento orientale.
Proprio così sarà espiata l'iniquità di Giacobbe
e questo sarà tutto il frutto della rimozione
del suo peccato:
mentre egli ridurrà tutte le pietre dell'altare
come pietre che si polverizzano per la calce;
non erigeranno più pali sacri né altari per l'incenso.
La fortezza è divenuta desolata,
un luogo spopolato, abbandonato come un deserto;
vi pascola il vitello,
vi si sdraia e ne bruca gli arbusti.
I suoi rami seccandosi si spezzeranno;
le donne verranno ad accendervi il fuoco.
Certo, si tratta di un popolo privo di intelligenza;
per questo non ne avrà pietà chi lo ha creato,
né compassione chi lo ha fatto.
In quel giorno,
dal corso dell'Eufrate al torrente d'Egitto,
il Signore batterà le spighe
e voi sarete raccolti uno a uno, Israeliti.
In quel giorno suonerà la grande tromba,
verranno gli sperduti in Assiria
e i dispersi in Egitto.
Essi si prostreranno al Signore
sul monte santo, in Gerusalemme.

Responsorio Cfr. Mt 24,31; Is 27,13
R. Il Signore manderà i suoi angeli, e al suono potente della tromba raduneranno tutti i suoi eletti * dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.
V. Verranno e si prostreranno al Signore sul monte santo, in Gerusalemme,
R. dai quattro Venti, da un estremo all'altro dei cieli.

Seconda Lettura

Dal trattato «Contro le eresie» di sant'Ireneo, vescovo  (Lib. 5,19,1; 20,2; 21,1; SC 153,248-250.264-269)
Adamo e Cristo; Eva e Maria

 Il Signore abbracciò la condizione umana e si manifestò nel mondo che era suo. La natura umana portava il Verbo di Dio, ma era il Verbo che sosteneva la natura umana. Nel Cristo c'era quell'umanità che aveva disubbidito presso l'albero del paradiso terrestre, ma in lui la stessa umanità con l'ubbidienza, compiuta sull'albero della croce, distrusse l'antica ribellione. Nel medesimo tempo annullò la seduzione con la quale era stata maledettamente sedotta Eva, la vergine destinata al primo uomo. Ma tutto ciò fu in grazia di quel messaggio di benedizione che l'angelo portò a Maria, la vergine già sottomessa a un uomo. Infatti mentre Eva, sviata dal messaggio del diavolo, disobbedì alla parola divina e si alienò da Dio, Maria invece, guidata dall'annuncio dell'angelo, obbedì alla parola divina e meritò di portare Dio nel suo grembo.
    Quella dunque si lasciò sedurre e disobbedì, questa si lasciò persuadere e ubbidì. In tal modo la vergine Maria poté divenire avvocata della vergine Eva.
    Cristo ricapitolò tutto in se stesso e così tutto venne a far capo a lui. Dichiarò guerra al nostro nemico e sconfisse colui che al principio, per mezzo di Adamo, ci aveva fatti tutti suoi prigionieri. Schiacciò il capo del serpente secondo la parola di Dio riferita nella Genesi: Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: egli ti schiaccerà la testa e tu insidierai il suo calcagno (cfr. Gn 3,15).
    Con queste parole si proclama in anticipo che colui che sarebbe nato da una vergine, quale nuovo Adamo, avrebbe schiacciato il capo del serpente. Questo è quel discendente di Adamo, di cui parla l'Apostolo nella sua lettera ai Galati: La legge delle opere fu posta finché venisse nel mondo il seme per cui era stata fatta la promessa (cfr. Gal 3,19).
    Ancor più chiaramente indica questa realtà nella stessa lettera, nel passo in cui dice: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4,4). Il nemico infatti non sarebbe stato sconfitto secondo giustizia, se il vittorioso non fosse stato un uomo nato da donna, poiché fin dall'inizio della storia il demonio ha dominato sull'uorno per mezzo di una donna, opponendosi a lui col suo potere.
    Per questo si proclama Figlio dell'uorno, egli che ricapitola in sé l'uomo primordiale, dal quale venne la prima donna e, attraverso questa, l'umanità. Il genere umano era sprofondato nella morte a causa dell'uomo sconfitto. Ora risaliva alla vita a causa dell'uomo vittorioso. Responsorio Cfr. Lc 1,26.27.30.31.32
R. L'angelo Gabriele fu mandato alla vergine Maria, sposa di Giuseppe. A lei, turbata per il mistero di luce, egli dà l'annunzio: Non temere, Maria, hai trovato grazia presso Dio. Il figlio che tu concepirai * sarà chiamato Figlio dell'Altissimo.
V. Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe;
R. sarà chiamato Figlio dell'Altissimo.


ORAZIONE
Rafforza, o Signore, la nostra vigilanza nell'attesa del tuo Figlio, perché, illuminati dalla sua parola di salvezza, andiamo incontro a lui con le lampade accese. Per il nostro Signore.

R. Amen.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.