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Venerdi, 19 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Leone IX Papa ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Il Vangelo ci invita a rinnegare se stessi, a dimenticarsi, a imparare a perdere. Ma a nessuno piace perdere. Il mondo di oggi propone, come valore supremo della persona, la propria realizzazione. L'uomo vuole vincere, altroché. Allora che fare? Dobbiamo tagliarci fuori dalla corrente del mondo per seguire Gesù? No, perché il rinnegamento che esige Cristo è la nostra suprema realizzazione: il perdere se stessi è l'unico modo per ritrovarsi. Il rinnegamento che chiede Gesù non è il rinnegamento delle nostre autentiche possibilità ma della parte malata di noi, del nemico che si annida dentro di noi: l'uomo vecchio, l'uomo egoista che si crede Dio di sé stesso. La salvezza non verrà dal successo ma dal sacrificio di sé offerto per amore. E il Padre celeste saprà provvedere e ridonare la vera vita.

UFFICIO DELLE LETTURE
Lunedì della 4° settimana del tempo di Quaresima


V. O Dio, vieni a salvarmi.
R. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.

Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.

Inno
Protesi alla gioia pasquale,
sulle orme di Cristo Signore,
seguiamo l'austero cammino
della santa Quaresima.

La legge e i profeti annunziarono
dei quaranta giorni il mistero;
Gesù consacrò nel deserto
questo tempo di grazia.

Sia parca e frugale la mensa,
sia sobria la lingua ed il cuore;
fratelli, è tempo di ascoltare
la voce dello Spirito.

Forti nella fede vigiliamo
contro le insidie del nemico:
ai servi fedeli è promessa
la corona di gloria.

Sia lode al Padre onnipotente,
al Figlio Gesù redentore,
allo Spirito Santo Amore,
nei secoli dei secoli. Amen.

  Oppure:

Ex more docti mýstico
servémus abstinéntiam,
deno diérum círculo
ducto quater notíssimo.

  Lex et prophétæ prímitus
hanc prætulérunt, póstmodum
Christus sacrávit, ómnium
rex atque factor témporum.

  Utámur ergo párcius
verbis, cibis et pótibus,
somno, iocis et árctius
perstémus in custódia.

  Vitémus autem péssima
quæ súbruunt mentes vagas,
nullúmque demus cállido
hosti locum tyránnidis.

  Præsta, beáta Trínitas,
concéde, simplex Unitas,
ut fructuósa sint tuis
hæc parcitátis múnera. Amen.



I Antifona
Buono è Dio con i giusti
e i puri di cuore.

SALMO 72, 1-12 (I) Perché il giusto soffre
Beato colui che non si scandalizza di me (Mt 11,6).

Quanto è buono Dio con i giusti, *
con gli uomini dal cuore puro!

Per poco non inciampavano i miei piedi, *
per un nulla vacillavano i miei passi,
perché ho invidiato i prepotenti, *
vedendo la prosperità dei malvagi.

Non c'è sofferenza per essi, *
sano e pasciuto è il loro corpo.
Non conoscono l'affanno dei mortali *
e non sono colpiti come gli altri uomini.

Dell'orgoglio si fanno una collana *
e la violenza è il loro vestito.
Esce l'iniquità dal loro grasso, *
dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.

Scherniscono e parlano con malizia, *
minacciano dall'alto con prepotenza.

Levano la loro bocca fino al cielo *
e la loro lingua percorre la terra.
Perciò seggono in alto, *
non li raggiunge la piena delle acque.

Dicono: «Come può saperlo Dio? *
C'è forse conoscenza nell'Altissimo?».
Ecco, questi sono gli empi: *
sempre tranquilli, ammassano ricchezze.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

I Antifona
Buono è Dio con i giusti
e i puri di cuore.

II Antifona
I malvagi, che oggi ridono,
domani piangeranno.

SALMO 72, 13-20 (II) Perché il giusto soffre
Beato colui che non si scandalizza di me (Mt 11,6).

Invano dunque ho conservato puro il mio cuore *
e ho lavato nell'innocenza le mie mani,
poiché sono colpito tutto il giorno, *
e la mia pena si rinnova ogni mattina.

Se avessi detto: «Parlerò come loro», *
avrei tradito la generazione dei tuoi figli.

Riflettevo per comprendere: *
ma fu arduo agli occhi miei,
finché non entrai nel santuario di Dio *
e compresi qual è la loro fine.

Ecco, li poni in luoghi scivolosi, *
li fai precipitare in rovina.

Come sono distrutti in un istante, *
sono finiti, periscono di spavento!
Come un sogno al risveglio, Signore, *
quando sorgi, fai svanire la loro immagine.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

II Antifona
I malvagi, che oggi ridono,
domani piangeranno.

III Antifona
Chi si allontana da te perisce:
mio bene è stare vicino a Dio.

SALMO 72, 21-28 (III) Perché il giusto soffre
Beato colui che non si scandalizza di me (Mt 11,6).

Quando si agitava il mio cuore *
e nell'intimo mi tormentavo,
io ero stolto e non capivo, *
davanti a te stavo come una bestia.

Ma io sono con te sempre: *
tu mi hai preso per la mano destra.
Mi guiderai con il tuo consiglio *
e poi mi accoglierai nella tua gloria.

Chi altri avrò per me in cielo? *
Fuori di te nulla bramo sulla terra.

Vengono meno la mia carne e il mio cuore; †
ma la roccia del mio cuore è Dio, *
è Dio la mia sorte per sempre.

Ecco, perirà chi da te si allontana, *
tu distruggi chiunque ti è infedele.
Il mio bene è stare vicino a Dio: *
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere *
presso le porte della città di Sion.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

III Antifona
Chi si allontana da te perisce:
mio bene è stare vicino a Dio.

Versetto
V. Convertitevi, e credete al Vangelo:
R. il regno di Dio è vicino.

Prima Lettura

Dal libro del Levitico 16, 2-28
Il grande giorno dell'espiazione

Un giorno il Signore disse a Mosè: «Parla ad Aronne, tuo fratello, e digli di non entrare in qualunque tempo nel santuario, oltre il velo, davanti al coperchio che è sull'arca; altrimenti potrebbe morire, quando io apparirò nella nuvola sul coperchio. Aronne entrerà nel santuario in questo modo: prenderà un giovenco per il sacrificio espiatorio e un ariete per l'olocausto. Si metterà la tunica sacra di lino, indosserà sul corpo i calzoni di lino, si cingerà della cintura di lino e si metterà in capo il turbante di lino. Sono queste le vesti sacre che indosserà dopo essersi lavato la persona con l'acqua. Dalla comunità degli Israeliti prenderà due capri per un sacrificio espiatorio e un ariete per un olocausto. Aronne offrirà il proprio giovenco in sacrificio espiatorio e compirà l'espiazione per sé e per la sua casa. Poi prenderà i due capri e li farà stare davanti al Signore all'ingresso della tenda del convegno e getterà le sorti per vedere quale dei due debba essere del Signore e quale di Azazel. Farà quindi avvicinare il capro che è toccato in sorte al Signore e l'offrirà in sacrificio espiatorio; invece il capro che è toccato in sorte ad Azazel sarà posto vivo davanti al Signore, perché si compia il rito espiatorio su di lui e sia mandato poi ad Azazel nel deserto.
Aronne offrirà dunque il proprio giovenco in sacrificio espiatorio per sé e, fatta l'espiazione per sé e per la sua casa, immolerà il giovenco del sacrificio espiatorio per sé. Poi prenderà l'incensiere pieno di brace tolta dall'altare davanti al Signore e due manciate di incenso odoroso polverizzato; porterà ogni cosa oltre il velo. Metterà l'incenso sul fuoco davanti al Signore, perché la nube dell'incenso copra il coperchio che è sull'arca e così non muoia. Poi prenderà un po' di sangue del giovenco e ne aspergerà con il dito il coperchio dal lato d'oriente e farà sette volte l'aspersione del sangue con il dito, davanti al coperchio. Poi immolerà il capro del sacrificio espiatorio, quello per il popolo, e ne porterà il sangue oltre il velo; farà con questo sangue quello che ha fatto con il sangue del giovenco: lo aspergerà sul coperchio e davanti al coperchio.
Così farà l'espiazione sul santuario per l'impurità degli Israeliti, per le loro trasgressioni e per tutti i loro peccati. Lo stesso farà per la tenda del convegno che si trova fra di loro, in mezzo alle loro impurità. Nella tenda del convegno non dovrà esserci alcuno, da quando egli entrerà nel santuario per farvi il rito espiatorio, finché egli non sia uscito e non abbia compiuto il rito espiatorio per sé, per la sua casa e per tutta la comunità d'Israele.
Uscito dunque verso l'altare, che è davanti al Signore, compirà il rito espiatorio per esso, prendendo il sangue del giovenco e il sangue del capro e bagnandone intorno i corni dell'altare. Farà per sette volte l'aspersione del sangue con il dito sopra l'altare; così lo purificherà e lo santificherà dalle impurità degli Israeliti.
Quando avrà finito l'aspersione per il santuario, per la tenda del convegno e per l'altare, farà accostare il capro vivo. Aronne poserà le mani sul capo del capro vivo, confesserà sopra di esso tutte le iniquità degli Israeliti, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati e li riverserà sulla testa del capro; poi, per mano di un uomo incaricato di ciò, lo manderà via nel deserto. Quel capro, portandosi addosso tutte le loro iniquità in una regione solitaria, sarà lasciato andare nel deserto.
Poi Aronne entrerà nella tenda del convegno, si toglierà le vesti di lino che aveva indossate per entrare nel santuario e le deporrà in quel luogo.
Laverà la sua persona nell'acqua in luogo santo, indosserà le sue vesti e uscirà ad offrire il suo olocausto e l'olocausto del popolo e a compiere il rito espiatorio per sé e per il popolo. E farà ardere sull'altare le parti grasse del sacrificio espiatorio.
Colui che avrà lasciato andare il capro destinato ad Azazel si laverà le vesti, laverà il suo corpo nell'acqua; dopo, rientrerà nel campo.
Si porterà fuori del campo il giovenco del sacrificio espiatorio e il capro del sacrificio, il cui sangue è stato introdotto nel santuario per compiere il rito espiatorio, se ne bruceranno nel fuoco la pelle, la carne e gli escrementi. Poi colui che li avrà bruciati dovrà lavarsi le vesti e bagnarsi il corpo nell'acqua; dopo, rientrerà nel campo».

Responsorio Cfr. Eb 9, 11. 12. 24
R. Cristo, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, non con sangue di capri o di vitelli, ma con il proprio sangue * entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna.
V. Cristo, infatti, non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, ma nel cielo stesso,
R. entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna.

Seconda Lettura

Dalle «Omelie sul Levitico» di Origene, presbitero (Om. 9, 5. 10; PG 12, 515. 523)
Cristo Pontefice è la nostra propiziazione

Una volta all'anno il sommo sacerdote, lasciando fuori il popolo, entra nel luogo dove sta il propiziatorio con i cherubini su di esso. Entra nel luogo dove c'è l'arca dell'alleanza e l'altare dell'incenso. Là a nessuno è permesso di entrare fuorché al Pontefice. Ora se considero che il mio vero Pontefice, il Signore Gesù Cristo, vivendo nella carne, durante tutto l'«anno» stava col popolo, quell'«anno», di cui egli stesso dice: Il Signore mi ha mandato a predicare la buona novella ai poveri, a promulgare un anno di grazia del Signore e il giorno di remissione (cfr. Lc 4, 18-19) noto che una volta sola in quest'anno, nel giorno cioè dell'espiazione, entra nel santo dei santi, il che significa che, seguito il suo compito, penetra nei cieli e si pone davanti al Padre per renderlo propizio al genere umano, e per pregare per tutti coloro che credono in lui.
Conoscendo questa sua propiziazione con cui rende il Padre benevolo verso gli uomini, l'apostolo Giovanni dice: Questo dico, figlioletti miei, perché non pecchiamo. Ma anche se siamo caduti in peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto, ed egli stesso è il propiziatore per i nostri peccati (cfr. 1 Gv 2, 1).
Ma anche Paolo ricorda questa propiziazione, quando dice di Cristo: Dio lo ha posto quale propiziatorio nel sangue di lui mediante la fede (cfr. Rm 3, 25). Perciò il giorno della propiziazione durerà per noi fino a che non abbia fine il mondo. 
Dice la parola divina: E imporrà l'incenso sopra il fuoco davanti al Signore, e il fumo dell'incenso coprirà il propiziatorio che è sopra l'arca dell'alleanza, e non morirà, e prenderà del sangue del vitello, e col suo dito lo spargerà sul propiziatorio sul lato orientale (cfr. Lv 16, 12-14). Insegnò agli antichi Ebrei come si doveva celebrare il rito della propiziazione per gli uomini, che si faceva a Dio. Ma tu che sei venuto dal Pontefice vero, dal Cristo, il quale col suo sangue ti rese propizio Dio e ti riconciliò col Padre, non fermarti al sangue della carne, ma impara invece a conoscere il sangue del Verbo, ed ascolta lui che ti dice: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati» (Mt 26, 28).
Non ti sembri poi senza senso il fatto che è sparso sul lato orientale. La propiziazione ti è venuta dall'oriente. Di là è infatti il personaggio che ha nome Oriente, e che è diventato mediatore di Dio e degli uomini. Sei invitato quindi per questo a guardare sempre ad oriente, da dove per te sorge il sole di giustizia, da dove per te sempre nasce la luce, perché tu non abbia mai a camminare nelle tenebre, né quell'ultimo giorno ti sorprenda nelle tenebre. Perché la notte e l'oscurità dell'ignoranza non ti si avvicinino di soppiatto; perché tu abbia a trovarti sempre nella luce della conoscenza, e nel giorno luminoso della fede e sempre ottenga il lume della carità e della pace.

Responsorio    Cfr. Eb 6, 20; 7, 3. 2. 3
R. L'agnello senza macchia è entrato per noi come precursore, divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedek, * e rimane sacerdote in eterno.
V. Egli è re di giustizia, senza principio di giorni né fine di vita,
R. e rimane sacerdote in eterno.


ORAZIONE
O Dio, che rinnovi il mondo con i tuoi sacramenti, fa' che la comunità dei tuoi figli si edifichi con questi segni misteriosi della tua presenza e non resti priva del tuo aiuto per la vita di ogni giorno. Per il nostro Signore.

R. Amen.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.